Tiscali

Recensione Call of Duty: World at War

Banzai! Stavolta i venti di guerra soffiano da Oriente...
Marco Modugno Di Marco Modugno(4 dicembre 2008)
Quasi lo stesso si può dire per il sonoro, dotato di musiche sempre al loro posto in grado di affrescare gli ambienti di gioco con la giusta atmosfera, e di voci (in inglese nella versione da noi provata) che recitano senza incertezze o ingenuità da principianti. Peccato che il titolo scivoli proprio su uno degli elementi essenziali, cioè sulla riproduzione del suono delle armi. Se quando parliamo di cannoni ed esplosioni tutto va bene, il doppiaggio delle armi leggere, troppo simili ad una marmitta montata su un motore a due tempi o ad un elettrodomestico in procinto di guastarsi per essere credibili, proprio non va. Dove sono finiti il caratteristico abbaiare gutturale del BAR americano, lo schiocco secco del fucile Mauser tedesco o quello più metallico del Garand, la litania inconfondibile dell'MG42? I ragazzi Treyarch dovrebbero fare un po' di ripasso, approfittando del recente Brothers in Arms: Hell's Highway che in questo ambito rasentava la perfezione.
Call of Duty: World at War - Immagine 4
Ottime le animazioni quando tocca ricorrere alle baionette. Oplà!
Call of Duty: World at War - Immagine 5
Portare bombole di gelatina di benzina sulla schiena può avere dei risvolti piuttosto spiacevoli.
Call of Duty: World at War - Immagine 6
I giapponesi si mimetizzano nella giungla come camaleonti.
Una parentesi critica, infine, riguardante la sola versione per PS3, la merita la scelta di configurazione dei tasti del gamepad. Il grilletto è quella parte esterna del meccanismo di scatto di un'arma da fuoco che consente il rilascio del cane o del percussore, provocando così l'esplosione del colpo. Viene normalmente azionato con il dito indice della mano che impugna l'arma. Così recita correttamente Wikipedia e a tanta saggezza ci permetteremmo da aggiungere che, a partire dall'epoca di fabbricazione del primo rudimentale archibugio, gli armaioli si adoperarono per scoprire per esso la posizione più comoda e intuitiva, consci che preziose frazioni di secondo spese a cercare frenetici il fatidico meccanismo potessero significare, per un soldato al fronte, la differenza tra la vita e la morte.
Dopo decenni di sperimentazione si verificò, appunto, che l'indice è il dito dotato di riflessi più veloci (vi evito la spiegazione medica del perché) e che la sistemazione ottimale del grilletto era sotto il corpo dell'arma, in forma di virgola, azionabile appunto con il più autorevole e imperativo tra le dita della mano. Inspiegabilmente, però, gli sviluppatori Treyarch (e non sono stati i soli...), al momento di assegnare i comandi di COD: WAW al “pluribottonato” gamepad della PS3, hanno scelto di far sparare i giocatori con il tasto dorsale destro, relegando il grilletto dello stesso lato al lancio delle granate a frammentazione. Approfittiamo di questa sede autorevole per rivolgere loro la più elementare delle domande: perché? Perché inventarsi un grilletto alternativo più scomodo là dove ce n'è già uno, funzionale e nella posizione più intuitiva del mondo? Chissà perché disperiamo di ottenere risposte convincenti ma tant'è, chiedere è lecito...
Da più parti, una volta iniziati i test del gioco, si sono levate proteste circa la ripetizione pedissequa di uno schema di gameplay già visto e rivisto. La sensazione, talvolta, è effettivamente quella di un'espansione per Modern Warfare, però ben riuscita e arricchita di qualche piccola novità, prime fra tutte l'uso della baionetta, del lanciafiamme e delle bottiglie incendiarie in combattimento, che fanno piacere e alimentano la nostra ben riposta fiducia nel franchise.
Se poi qualcuno potrà lamentare, specie nei livelli ambientati in Europa, un senso di deja-vu causato dall'aver giocato ad altri shooter bellici che in passato percorrevano le stesse ambientazioni, quel che è possibile cogliere immediatamente, fin dalle prime battute della trama, è la diversa prospettiva con cui vengono narrati gli eventi bellici.
Call of Duty: World at War - Immagine 7
All'assalto, compagni! La fabbrica sarà presto in nostre mani!
Call of Duty: World at War - Immagine 8
La guerra non è roba da gentlemen. Tenete pronti gli antiemetici...
Call of Duty: World at War - Immagine 9
Vedere Berlino ridotta così fa male al cuore. A prescindere da tutto.
Come già accaduto proprio con l'ultimo capitolo di Brothers in Arms, si ha la netta sensazione che gli sviluppatori intendano accantonare censure e buonismi per sbattere in faccia al giocatore (necessariamente adulto) tutto l'orrore e lo squallore della guerra. Torture, vessazioni, esecuzioni sommarie, nemici che bruciano vivi invocando pietà o si lanciano suicidi contro le nostre armi quando capiscono che tutto è perduto. Questo il menu che Treyarch serve, ben al sangue, al giocatore a volte esterrefatto di fronte all'impatto emotivo di certe scene. A meno di non essere già predisposti a psicopatologie gravi, la violenza contenuta in COD: WAW non alimenta affatto l'aggressività e la voglia di uccidere, ma suscita piuttosto un senso di nausea per le evidenti propensioni omicide dell'animale umano rivelando, se ce ne fosse bisogno, che al di l della storia da sempre scritta dai vincitori, non esistono soldati buoni o cattivi.
A chi rimanessero dubbi, suggerisco la visione dei film di Clint Eastwood, Flag of Our Fathers e Letters From Iwo-Jima, recentemente dedicati proprio a una delle più sanguinose battaglie della campagna del Pacifico.
Dell'ottimo multiplayer, da noi provato in anteprima, ho già scritto diffusamente in occasione della preview che dedicai al comparto multigiocatore della versione per la console Microsoft, cui rimando per non tediarvi con un'inutile ripetizione di quanto detto allora. Nulla cambia infatti nel porting giocabile sul Sony Network in termini di graduatorie, punti esperienza, armi e poteri sbloccabili. Doveroso aggiungere, però, che il cooperativo che ci consente di giocare i livelli della campagna con altri tre amici (o selezionati a caso in rete) e la presenza di modalità inedite nel precedente capitolo aggiungono longevità ad un gioco già di spessore elevatissimo. Senza nulla togliere all'atteso Resistance 2, tra tanti FPS COD deve restare la prima scelta per tutti gli appassionati, senza timore di sprecare nemmeno un centesimo degli euro (non pochi in questo periodo di crisi) necessari ad acquistarlo. Sapete cosa fare...
12
8,5
Giocone. Ecco la prima parola che mi viene in mente pensando a COD: WAW. E pensare che ne ho appena finito un altro che risponde al nome di Gears of War 2. Parliamo però di un'esclusiva Xbox 360, in quel caso, e quindi, prima di andare fuori tema, è bene fugare tutte le perplessità sull'effetto “minestra riscaldata” e dire che sì, il nuovo capitolo di COD somiglia, perlomeno nel gameplay (specie in multiplayer), al precedente. Ma che no, non per questo merita di essere guardato con sufficienza. Si tratta comunque, come nel caso del predecessore, di vero e proprio stato dell'arte dell'FPS, come di meglio non potrete trovare in giro. Corredato di novità sufficienti a convincervi a provarlo e di fedeltà allo schema tecnico e di gioco già visto tali da costituire una garanzia di qualità, in tempi dove la fregatura mascherata sotto la patina lucente di un bel motore grafico senz'anima è sempre in agguato.
voto grafica9
voto sonoro7
voto gameplay8
voto durata9