Le skill andranno utilizzate con giudizio, dato che il recupero dei punti magia non sarà affatto immediato
Analogo al capitolo precedente anche il sonoro: alcune delle musiche proposte sono infatti ereditate da Atelier Rorona - soprattutto quelle della città di Arland - mentre altre ne sono un'evidente riarrangiamento; non mancano comunque i nuovo temi, tutti gradevoli e ben legati all'ambientazione. Buoni gli effetti sonori, come colpi di spada o esplosioni, anche se alcuni di essi (soprattutto i versi dei mostri) tendono forse eccessivamente al buffo - comunque in linea con lo spirito del gioco. Analogo anche il discorso relativo ai dialoghi: potrete scegliere le voci in Inglese o in Giapponese (consigliato), ma in entrambi i casi i sottotitoli saranno disponibili esclusivamente in Inglese.
Il sistema di Atelier Totori è talmente semplice da essere banale: con l'unica eccezione della barra combo, il cui utilizzo non richiede comunque nessuna pratica particolare, si configura per il resto come il più classico dei JRPG con Battle System a turni a cui si aggiunge una parte alchemica anch'essa elementare. Questo tanto per dire che i neofiti non avranno grossi problemi a prenderci la mano, mentre gli appassionati - magari coloro i quali hanno giocato ad Atelier Rorona - non avranno proprio nessuna fatica a fare pressoché tutto.
Rorona è visibilmente più matura nell'aspetto e nelle forme rispetto al gioco precedente, ma ha mantenuto immutato il carattere pasticcione
Sebbene andando avanti nella vicenda le possibilità tendano a divenire più vaste, complice lo sblocco di nuove locazioni, nuovi personaggi, nuovi nemici e nuove ricette alchemiche, nel complesso però il gioco continua a strutturarsi come un database di missioni random collegate tra loro da più che saltuari siparietti tra i personaggi. Sebbene in più di un'occasione sia in grado di strappare un sorriso, o addirittura una risata, sostanzialmente Atelier Totori non brilla per originalità da nessuna parte lo si rigiri, limitandosi forse ad essere un JRPG classico, funzionale, gradevole, ma senza troppe pretese.
Chiarito questo, c'è anche da dire che il gioco fa del suo meglio per mantenere l'esperienza frizzante dall'inizio alla fine: è praticamente impossibile limitarsi a svolgere missioni per conto della gilda senza essere “interrotti” simpaticamente dai numerosi siparietti, e molto spesso le “commissioni” che vorremmo svolgere sono posticipate per far fronte a qualche mini-avvenimento. Il risultato è che le ore di gioco si susseguono con spensieratezza, ed alla fine le serate passate con Totori & C., pur non avendo cambiato il mondo dei videogiochi, si ricordano con piacere. Certo Atelier Totori: Adventurer of Arland è un gioco che non fa per tutti, ma i fan del genere (e quelli di Rorona in particolare) non potranno fare a meno di apprezzarlo.
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Il secondo capito degli Alchimisti di Arland si mantiene sulla falsariga del predecessore, offrendo un sistema di gioco decisamente semplice, ai limiti dell'elementare, ed una struttura a missioni e commissioni con limiti di tempo. Mantiene anche il difetto di una trama portante priva di mordente, addirittura meno frenetica di quella di Atelier Rorona, a cui però si accostano una miriade di sotto-trame e siparietti tra i vari personaggi. Si tratta sostanzialmente di un titolo onesto e poco più, destinato agli appassionati di JRPG “vecchia scuola” senza eccessive pretese di spettacolarità. Imperdibile per chi ha amato Rorona e attende Meruru...



