Ma andiamo con ordine e partiamo dalla campagna che vede protagonista un marine, posto indubbiamente al livello più basso di questa catena alimentare a tre. Pistola alla mano, buio pesto, pila per fendere l'oscurità, qualche flare, e in seguito un arsenale ridotto a cinque strumenti di morte per far fuori le ostilità. Un fps classico che gioca molto sull'effetto sorpresa, sul vedo non vedo e riesce anche a regalare qualche sprazzo di sano divertimento e qualche momento di tensione (e nulla più). Quattro ore totali per il giocatore medio. Stessa durata anche per la campagna con protagonista l'Alien ma ben altra sorte, sotto il profilo qualitativo. Qua, come nel caso del Predator, entra in gioco il fattore stealth. Il peggior nemico di Sigourney Weaver vanta capacità motorie indiscutibili che gli permettono di percorrere qualsiasi parete e cogliere il nemico alla sprovvista (potendo vedere al buio) per poi sbranarlo grazie a una micidiale potenza negli attacchi corpo a corpo. Attacchi melee che sono il fiore all'occhiello anche del Predator, che dal canto suo può inoltre contare su un arsenale futuristico di tutto rispetto e un sistema di mimetizzazione già ammirato nelle pellicole cinematografiche.Le vicende dei tre protagonisti, così come l'impianto narrativo, risultano legate a doppio filo a tal punto che anche le ambientazioni di gioco verranno condivise dalle varie razze, nelle loro specifiche sezioni. Fin qui è palese che la varietà sia di casa e che a ognuno dei protagonisti sia stata resa giustizia, essendogli fornite le capacità che gli spettano di diritto. A fare da contraltare arriva però una scarsa intelligenza artificiale dei nemici, nonché dei veri e propri difetti strutturali che specie nella campagna dell'Alien si faranno oltremodo evidenti. Se l'ostico sistema di controllo farà imprecare i meno pazienti, la ridondanza dello sbranare i nemici farà appisolare i più vigili. Si potrebbe ancora parlare di un non perfetto bilanciamento tra le tre razze presenti, della frequente antipatia del nostro alter ego nei confronti del fondale, di un level design tutt'altro che ispirato, di alcune ambientazioni sottotono (che disgraziatamente dovrete ripetere al cambio del protagonista), o ancora di un'imposizione stealth dall'alto che a tratti sembra anestetizzare l'esperienza di gioco. È anche vero però che AvP offre molta carne al fuoco, ma soprattutto un'esperienza ludica che si distacca e non di poco dai suoi diretti concorrenti. E ciò è apprezzabile.
Dal punto di vista meramente tecnico siamo di fronte a un titolo contraddittorio, volendo essere magnanimi. Agli onnipresenti problemi di aliasing e alle texture da dimenticare si aggiungono modelli poligonali tutt'altro che esaltanti, pur essendo presenti dei giochi di luce gradevoli e un frame rate solido. Un po' meglio invece il comparto audio, ma anche qui il sentore è che si potesse fare qualcosa di più. Prima di chiudere è doveroso quantomeno citare la modalità multiplayer, che si lascia decisamente apprezzare grazie (stavolta) a discreto bilanciamento delle razze e ad alcune modalità sfiziose che aumenteranno la longevità del titolo.
Alien vs Predator è quindi un titolo contraddittorio, con tante frecce al proprio arco ma purtroppo non sempre capace di scagliarle nella direzione giusta. Un prodotto comunque atipico (il che non è un male) che fa di tutto per soddisfare i fan della serie e chi, stanco delle solite minestre, è tentato da qualche nuovo sapore.
6,5
Alien vs Predator è quindi un titolo contraddittorio, con tante frecce al proprio arco ma purtroppo non sempre capace di scagliarle nella direzione giusta. Un prodotto comunque atipico (il che non è un male) che fa di tutto per soddisfare i fan della serie e chi, stanco delle solite minestre, è tentato da qualche nuovo sapore.



