Sono le due grandi menti che avrebbero dovuto dare vita al nuovo Silent Hills, ma poi Konami ha silurato il progetto, cancellando prima la collaborazione con uno e poi liberando l'altro da qualsiasi onere contrattuale: parliamo di Guillermo del Toro, affermato regista che fatica a entrare nel mondo dei videogiochi, e Hideo Kojima, ora a capo del suo studio indipendente.
Geoff Keighley - lo stesso che si rammaricò pubblicamente di non aver potuto avere Kojima ai TGA 2015 - ha riunito questi due personaggi, i quali sono ormai legati da una solida amicizia, nel suo ultimo evento DICE in streaming, intervistandoli congiuntamente sui loro progetti per il futuro.
La prima domanda è per Del Toro, il quale qualche tempo fa aveva dichiarato che, dopo l'ennesima delusione, intendeva abbandonare il mondo del game development: "Fatta eccezione per quest'uomo - ha aggiunto, indicando Kojima - farò qualsiasi cosa mi chieda di fare!"
L'argomento è proseguito in maniera scherzosa, con Del Toro che ha ripetuto la sua teoria secondo cui sarebbe un "albatross", ossia un portajella: "Questa volta gli cadranno i denti. Andrà a fare la pipì, sentirà qualcosa che cade nel WC e saranno i suoi denti. Entrerò nell'edifico e questo esploderà."
Ritornati i seri, i due hanno dichiarato che sarebbero entrambi molto felici di tornare a lavorare insieme, ma per il momento non hanno ufficializzato alcuna collaborazione a proposito del primo titolo in sviluppo presso Kojima Production, per il quale Hideo-san sta ricevendo supporto da parte di Sony.
"Mi sento molto libero ora" dichiara Kojima a proposito di questa nuova collaborazione. Al momento attuale, il suo sviluppo non è neppure lontanamente legato al mercato o alla necessità di ottenere rapidamente un successo finanziario, obiettivi per i quali sarebbero necessari "aggiustamenti che non posso fare". Del Toro ha appoggiato la tesi, dichiarando che le persone creative non dovrebbero mai auto-censurarsi quando si tratta di seguire i propri impulsi ed ambizioni.
Sul suo coinvoglimento nello sviluppo di videogiochi, il regista ha dichiarato che entrambi i media debbano riappropriarsi del loro ruolo in quanto "arte": i prodotti di consumo sono fatti per essere usati e gettati, mentre i pezzi d'arte sono destinati a durare e ad essere studiati ed ammirati in futuro. Del Toro mira dunque a realizzare film e videogiochi che appartengano a questa categoria.

"Ciò che puoi fare con questi media è fantastico, ed è limitato solo dai bastardi con i soldi" afferma Del Toro senza mezzi termini, aggiungendo che la concezione di cinema, TV, videogiochi e internet a "scatola chiusa" è ormai anacronistica e che le compagnie sono dei "dinosauri" destinati a precipitare giù da una scarpata.
"La bellezza del videogioco è l'interattività - spiega Kojima - se 100 persone guardassero un film, quelle 100 persone avrebbero guardato lo stesso film. Nei giochi non puoi costringere le persone a fare quello che non vogliono fare o essere qualcuno che non vogliono essere. Questa è la principale differenza tra film e videogiochi."
infine, Keighley ha chiesto ai due ospiti di parlare vicendevolmente delle loro opere e di cosa ne apprezzano. Del Toro ha dichiarato che a monte di tutto c'è una passione in comune per molti elementi, persino musicali: pare che i due si siano ritrovati spesso a cantare la stessa canzone, uno in Spagnolo e l'altro in Giapponese, pur senza capire una parola l'uno dell'altro.
Del lavoro di Kojima, Guillermo apprezza ogni elemento, considerandolo non solo uno sviluppatore ma anche uno scrittore e un cineasta "E' un mondo in cui puoi riconoscere la sua voce nel momento in cui inizi a giocare". Ha tessuto soprattutto lodi per il personaggio di Psycho Mantis, a cui si è ispirato per un nemico di Hellboy 3.
Kojima, dal canto suo, ha dichiarato di amare tutte le pellicole di Del Toro - tranne Mimic, generando un "Oh, come on!" da parte del regista - in special modo Il Labirinto del Fauno e Hellboy: in quest'ultimo gli ha riconosciuto il pregio di aver introdotto dei momenti veramente toccanti in una pellicola di genere pop.