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Discussione: L'errore di Marx?

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  1. #1
    →Read Only Member L'avatar di Davyl
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    Citazione Originariamente Scritto da Empt˙Words Visualizza Messaggio
    Veramente, ciò che Marx ha detto in tal senso - e in modo assolutamente corretto - è che la struttura non va rimossa o negata, ma bensì va presa come trampolino di lancio affinché la liberazione dell'individuo possa estendersi a tutta la società.
    La società, la struttura e il lavoro non sono dei fini ma dei semplici mezzi che, finché restano tali, cioè non vengono esaltati come fine (come accadeva invece nella dialettica astratta di Hegel, massima espressione di ogni masturbazione metafisica), possono divenire un aiuto affinché l'uomo diventi sempre più libero.
    Esattamente. Dall'analisi dell'economista si è giunti al concetto di "Struttura", posta alla base dei rapporti economico-sociali che si instaurano tra gli individui e che funga, appunto, da trampolino.

    A proposito di Hegel, una cosa non mi è chiara: che droghe usava?

    Citazione Originariamente Scritto da Empt˙Words Visualizza Messaggio
    Se per "immaginario" intendi le seghe mentali sull'aldilà, le teodicee e le monadologie, allora sì, senza dubbio Marx aveva poca simpatia per l'immaginario. Se invece intendi la produzione artistica - cioè quello che effettivamente si intende per "immaginazione" dal Kant della Critica del giudizio in poi - allora proprio no, Marx è uno dei filosofi che maggiormente mirava a proteggere l'attività artistica in assoluto. E quest'ultima, con il primo tipo di immaginario qui sopra elencato, non ha proprio nulla a che fare.
    Sì, possiamo dire così
    Anche se Platone e Leibniz rullano.

    Citazione Originariamente Scritto da Empt˙Words Visualizza Messaggio
    Scusa, ma quelli che tu sembri spacciare per punti di debolezza mi paiono proprio i punti di forza del pensiero di Marx. E' semplicemente stato il primo, in Occidente, ad essersi reso conto che nessuna dottrina è eterna e permanente, che ciascuna "eternità" è in realtà un'illusione, anche se ognuna di queste teorie può aprire una strada verso l'infinito. Cose che in Oriente il Buddha diceva già 6 secoli avanti Cristo, per dire. Sono gli speculatori onanistico-metafisici del calibro di Aristotele, Descartes, Hegel o Schopenhauer che semmai hanno bloccato l'Occidente nel pericolosissimo mito della contemplazione disinteressata, cancellando per millenni la possibilità della liberazione umana nella vita umana stessa e costringendoli all'illusione del Paradiso.
    E a tal punto si giunge ben oltre l'analisi del pensiero marxista, ma si arriva ad una questione di "gusti", di scelte di vita, in un certo senso.

    Personalmente reputo la mia filosofia di vita una filosofia dell'esistenza, non della realtà; del soggetto, non dell'oggetto. Mi accingo spesso a formulare ipotesi, stabilire velate ovvietà soggettive in canoni oggettivi, ed è ciò a cui punto, a dispetto di qualcosa che possa scadere nel "superato", ma portando avanti un pensiero che sia sillogisticamente valido al suo interno.
    Te, magari, fai il diretto opposto, e non posso biasimarti. Come già detto, sono scelte di vita.
    E' davvero basso l'interesse che nutro per la realtà come oggetto a sè stante, come Non-Io fichtiano che tende ad influenzare l'Io, mentre valorizzo il mondo dell'estrema soggettività: "Il mondo è una mia rappresentazione", ma non mi cimento nell'analisi di ognuna di tali rappresentazioni.

  2. #2
    Stella Danzante
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    Citazione Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
    A proposito di Hegel, una cosa non mi è chiara: che droghe usava?
    Il suo ego, suppongo.

    Citazione Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
    E a tal punto si giunge ben oltre l'analisi del pensiero marxista, ma si arriva ad una questione di "gusti", di scelte di vita, in un certo senso.

    Personalmente reputo la mia filosofia di vita una filosofia dell'esistenza, non della realtà; del soggetto, non dell'oggetto. Mi accingo spesso a formulare ipotesi, stabilire velate ovvietà soggettive in canoni oggettivi, ed è ciò a cui punto, a dispetto di qualcosa che possa scadere nel "superato", ma portando avanti un pensiero che sia sillogisticamente valido al suo interno.
    Te, magari, fai il diretto opposto, e non posso biasimarti. Come già detto, sono scelte di vita.
    E' davvero basso l'interesse che nutro per la realtà come oggetto a sè stante, come Non-Io fichtiano che tende ad influenzare l'Io, mentre valorizzo il mondo dell'estrema soggettività: "Il mondo è una mia rappresentazione", ma non mi cimento nell'analisi di ognuna di tali rappresentazioni.
    A me veramente sembra che nessuna delle due cose debba essere preferita all'altra: la conoscenza scientifica, oggettiva e percettiva dovrebbe essere sostenuta da una spiritualità e da un'etica (inter-)soggettive. La possibilità della correlazione e coincidenza tra i due aspetti è chiaramente mostrato da personalità come Nietzsche, Bergson, Gandhi o Leonardo, oltre che da pressoché tutto il pensiero Vedanta e taoista (pensieri dei quali, peraltro, ritengo che Schopenhauer non abbia compreso una beneamata ceppa, proponendone una deformazione ampiamente cristianizzata).

    Citazione Originariamente Scritto da Paolo111
    Ecco perchè la sua opera non può essere riassunta in pochi slogan e perchè il suo studio dura davvero per tuta la vita per chi la sa apprezzare e comprendere.
    Precisamente. Un'etica che devi diventare te stesso con tutta la tua persona, che sfora già di per sé il sistema, che usa il linguaggio e la teoria per sfondarli e aprire un varco alla pratica. Se una persona può ancora leggere Hegel e continuare a giocare al piccolo metafisico, una persona che legge sul serio il Capitale non potrà più rimanere alla contemplazione inerte della realtà.

    In ogni caso, giusto per ripondere a qualche punto della tua questione successiva, Marx aveva già analizzato con una certa precisione che il punto terminale del capitalismo fosse il sistema bancario, cioè il momento in cui il plusvalore si autoproduce in totale libertà. In quelle analisi Marx aveva già astratto il denaro sia dalla forma merce (che del denaro era solo il fondamento), sia dalla forma cartacea. Per quanto mi riguarda, l'analisi marxiana permette di prevedere benissimo, ad esempio, l'avvento del denaro elettronico, anche se temo che Marx alla vista di una carta di credito sarebbe scoppiato a piangere e si sarebbe semplicemente suicidato..

  3. #3
    Roy Keane
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    Ou ragazzi..

    Incontro qualche difficoltà nel leggervi. Però continuate così! Siete i primi filosofi del forum!

  4. #4
    →Read Only Member L'avatar di Davyl
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    Citazione Originariamente Scritto da EmptÿWords Visualizza Messaggio
    A me veramente sembra che nessuna delle due cose debba essere preferita all'altra: la conoscenza scientifica, oggettiva e percettiva dovrebbe essere sostenuta da una spiritualità e da un'etica (inter-)soggettive. La possibilità della correlazione e coincidenza tra i due aspetti è chiaramente mostrato da personalità come Nietzsche, Bergson, Gandhi o Leonardo, oltre che da pressoché tutto il pensiero Vedanta e taoista (pensieri dei quali, peraltro, ritengo che Schopenhauer non abbia compreso una beneamata ceppa, proponendone una deformazione ampiamente cristianizzata).
    Ed, infatti, non metto in dubbio il possibile connubio tra riduttivo materialismo e illusoria metafisica, così come non credo che non si possa giungere ad una hegeliana sintesi di entrambe per dar vita a qualcosa che le unisca e perfezioni, ma, ripeto - premesso il fatto che non è sempre vero che esse si escludano a vicenda; certo, con le dovute accortenze - è lo studio oggettivo della Natura che non attira, non mi soddisfa, perchè il mio miglior passatempo è definire i caratteri dell'Io, caratteri che siano comuni a tutti gli individui, comuni, sì, ma non d' "immediata" percezione come può esserlo la scienza, e si consideri, altresì, che come è vero che noi siamo "gettati nel mondo" (quindi evidente dicotomia Uomo-Natura, In sè-Per s&#232, è anche vero che, da quel momento, lo stesso mondo diventa parte di noi, del nostro immaginario, di una nostra rappresentazione, tant'è che, con la nostra fine biologica, trova il suo termine anche il nostro degli infiniti modelli di realtà disponibili.

    Ma la cosa peggiore di tutto questo è che intanto siamo off topic.
    Ultima modifica di Davyl; 16-07-2008 alle 03:46

  5. #5
    Stella Danzante
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    Citazione Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
    Ed, infatti, non metto in dubbio il possibile connubio tra riduttivo materialismo e illusoria metafisica, così come non credo che non si possa giungere ad una hegeliana sintesi di entrambe per dar vita a qualcosa che le unisca e perfezioni, ma, ripeto - premesso il fatto che non è sempre vero che esse si escludano a vicenda; certo, con le dovute accortenze - è lo studio oggettivo della Natura che non attira, non mi soddisfa, perchè il mio miglior passatempo è definire i caratteri dell'Io, caratteri che siano comuni a tutti gli individui, comuni, sì, ma non d' "immediata" percezione come può esserlo la scienza, e si consideri, altresì, che come è vero che noi siamo "gettati nel mondo" (quindi evidente dicotomia Uomo-Natura, In sè-Per sè), è anche vero che, da quel momento, lo stesso mondo diventa parte di noi, del nostro immaginario, di una nostra rappresentazione, tant'è che, con la nostra fine biologica, trova il suo termine anche il nostro degli infiniti modelli di realtà disponibili.
    Guarda che è almeno dai tempi di Husserl che si dice che studiare il mondo esterno e studiare "l'Io" sono esattamente la medesima cosa. Per non dire da Schopenhauer. Da Kant. Da Seneca. Dai Veda.

    Tra l'altro, l'operazione di "definire i caratteri comuni" in verità non è che un'operazione scientifica come le altre, applicata sull'oggetto "Io" anziché sull'oggetto percepito. Cioè stai trattando l'Io come un oggetto senza nemmeno accorgerti di farlo.
    Da' retta a me, prendi Il mondo come volontà e rappresentazione e buttalo nel bidone: ti risparmi tanta confusione..

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