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  1. #1
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    Predefinito Apocalisse tra 20 anni. A porte chiuse.

    Riporto degli articoli che ho trovato. Debora billi : Beppe Caravita è un giornalista del Sole24Ore, con un bellissimo blog che leggo sempre. E che mi basta come garanzia per prendere molto sul serio ciò che riporta, anche se non conosco la faccia dell'autore.

    Il post di ieri mi ha fatto "ghiacciare il sangue" , come avrebbe detto mia nonna. Non è la prima volta naturalmente che leggo previsioni disastrose per l'ambiente planetario, e come molti qui avranno capito da un pezzo me ne occupo anche marginalmente, visto che ritengo il problema energetico perfino più pressante.

    Ma quando si legge, come nel post di Beppe, di illustrissimi scienziati che si riuniscono per un seminario scientifico, e lo fanno a porte chiuse, con ingresso vietato ai giornalisti, e poi per vie traverse si viene a sapere che tutti i partecipanti hanno convenuto che abbiamo i giorni contati, ebbene diventa obbligatorio preoccuparsene. Direi anzi urgente. Direi addirittura assolutamente pressante.


    Alcune notizie trapelate grazie a gole profonde e giornalisti presenti (in corridoio):

    - al 2030 quasi tutta l’Australia sarà desertificata. In alcune regioni non piove da sei anni filati e ogni quattro giorni, da quelle parti, si rileva il suicidio di un contadino per fallimento.

    - da Roma in giù, per quanto riguarda l’Italia, sarà un deserto.

    - la maggior parte delle città del pianeta diverranno rapidamente delle megalopoli. Un caso è già stato simulato, a modello. Phoenix, con la desertificazione dell'Arizona, è prevista passare da meno di un milione di abitanti (oggi) a 30 milioni al 2030 e a oltre 50 nel 2050.

    - l’Amazzonia si ridurrà alle dimensioni di una piccola foresta.

    - altrettanto diverrà il Borneo, oggi foresta pluviale.

    - Oceani sempre più caldi, e innalzamento del livello dei mari non dovuto tanto allo scioglimento dei ghiacci (che c'è e ci sar&#224 quanto alla semplice espansione termica delle acque.
    Ultima modifica di Lemora777; 02-11-2006 alle 14:18

  2. #2
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    Apocalisse a Venezia
    DI BEPPE CARAVITA
    Blogs.it Tra ieri e oggi me n’è capitata una bella, che non posso che raccontarvi qui. Alcuni giorni fa mi invitano a Venezia, a intervistare un professore americano, per la precisione di Harvard, che partecipa a un seminario scientifico alla Venice University sul nuovo concetto di sviluppo sostenibile.

    Bè, il tema mi interessa e ci vado. Arrivo a Venezia e poi a S. Servolo, vado al seminario e poi scopro che è chiuso ai giornalisti. Ovvero a me a un altro collega della Rai, che staziona nelle vicinanze.

    Perché un workshop scientifico sulla sostenibilità ambientale deve essere chiuso alla stampa? Per non avere scocciatori che fanno stupide domande nella sala? Me lo chiedo, ci passo sopra, faccio la mia intervista al professore (molto accademica) e mi portano alla cena di prammatica.

    Ho la fortuna di sedere a tavola con due concittadini piuttosto significativi, l’ambasciatore Umberto Cattani, oggi presidente dell’Ice e il direttore generale del Ministero dell’Ambiente Corrado Clini (ex medico del lavoro di Porto Marghera, e tra i primi in Italia a fare il monitoraggio ambientale).

    Parlo con loro. Scopro che il ministero dell’Ambiente è oggi il più internazionalizzato d’Italia. Che ha attivato 60 progetti in Cina, altri in Irak e nei Balcani. Che crea posti di lavoro ai giovani, competenze pregiate, che promuove nel mondo intelligenza e tecnologia italiana. Questo caso mi colpisce e mi interessa. Corrisponde in pieno alla mia personale visione della pubblica amministrazione futura in Italia.

    Quasi quasi mi fermo un altro giorno (a gratis) a Venezia, mi dico. E approfondisco la vicenda di questo Corrado Clini, che mi pare persona fuori dal comune.
    Il giorno dopo, ovvero oggi, incontro per caso a colazione in albergo il mio collega della Rai. Che torna a S. Servolo proprio per una intervista a Clini. Decido di seguirlo, invece di prendere il treno di ritorno per Milano.

    Arriviamo a S. Servolo. La seconda giornata del workshop già iniziata. E’ appena finita una prima relazione sulle grandi sfide climatiche a ambientali. Clini è disponibile a una intervista sulla sua vicenda, gliela faccio.

    Intanto però arriva il collega della Rai piuttosto stralunato. Lui da anni si occupa di temi scientifici e ambientali. E mi racconta il tono dello scenario appena delineato da tre esperti. Diana Liverman di Oxford, Hans Schellnhuber, del Potsdam institute of climate change impact, E B.l. Turner della Clark University.

    Questo scenario dice (per quello che abbiamo appurato, fuori dalla porta):

    - che al 2030 quasi tutta l’Australia sarà desertificata. In alcune regioni non piove da sei anni filati e ogni quattro giorni, da quelle parti, si rileva il suicidio di un contadino per fallimento.

    - che da Roma in giù, per quanto riguarda l’Italia, sarà un deserto.

    - che la maggior parte delle città del pianeta diverranno rapidamente delle megalopoli. Un caso è già stato simulato, a modello. Phoenix, con la desertificazione dell'Arizona, è prevista passare da meno di un milione di abitanti (oggi) a 30 milioni al 2030 e a oltre 50 nel 2050.

    - che l’Amazzonia si ridurrà alle dimensioni di una piccola foresta.

    - che altrettanto diverrà il Borneo, oggi foresta pluviale.

    - oceani sempre più caldi, e innalzamento del livello dei mari non dovuto tanto allo scioglimento dei ghiacci (che c'è e ci sarà) quanto alla semplice espansione termica delle acque.

    Nessuno dei presenti al workshop (una ventina di esperti), ci dicono, solleva obiezioni a questo genere di previsioni.

    Questi solo alcuni spunti di uno scenario assolutamente apocalittico, costruito (presumo) sul trend di riscaldamento globale dell’Ipcc (Intergovernmental panel on Climate Change dell’Onu) e su modelli di simulazione delle emissioni antropiche (umane) e del loro impatto. E modelli tra i più aggiornati.

    Ne avevo già letti in passato di scenari di questo tipo. Come questo o questo.

    Però si trattava di contributi individuali, malamente tenuti celati o ipocritamente disconosciuti. Qui a S.Servolo, invece, sono venti scienziati, delle più prestigiose università del mondo, a ripetere spontaneamente (ma a porte chiuse) gli stessi concetti.

    Questo scenario inoltre è costruito sulla base dell’assunto che non si faccia nulla di più, da qui al 2030, per limitare le emissioni dei gas serra. Oltre a quell’autentico palliativo che è il trattato di Kyoto, con i suoi obbiettivi limitati a pochi punti percentuali di riduzione e il suo faticoso mercato di certificati di risparmio di Co2. A cui peraltro non aderiscono né gli Usa (come governo centrale) né soprattutto Cina e India, paesi oggi in fase di accelerato sviluppo economico (e tra i massimi diffusori di gas serra).

    Non solo. Lo scenario non tiene conto dei cosiddetti feedback positivi, ovvero di quegli amplificatori naturali del fenomeno di riscaldamento che potrebbero attivarsi a causa del riscaldamento antropico stesso. Il più temuto tra questi è lo scioglimento del permafrost, ovvero della tundra ghiacciata (in particolare siberiana) che cela nelle sue viscere enormi quantità di metano, gas serra venti volte più attivo dell’anidride carbonica. Il metano da permafrost potrebbe ulteriormente accelerare l’apocalisse, e rendere concreta la terribile profezia di James Lovelock, contenuta nel suo ultimo libro, di una possibile estinzione della civiltà odierna e anche della massima parte del genere umano.

    Da oggi al 2030 ci separano 24 anni. Pochissimi per una riconversione energetica planetaria, e su tecnologie in gran parte ancora da sviluppare. Al 2050 i giochi saranno ormai fatti. Per il meglio o per il peggio. Il sottoscritto e il mio collega Rai ci guardiamo nelle palle degli occhi fuori dalla stanza del workshop. Gli chiedo: “tu hai mai sentito di uno scenario del genere fatto da autorevoli professori di Harvard, Oxford etc? “. “Mai così terribile. Questi qui stanno ragionando sull’apocalisse – mi risponde”. Capiamo perfettamente, ora, perché i giornalisti non sono stati ammessi nella sala.

    Chiediamo a Clini un commento. Ammette che lo scenario, nel caso di una prosecuzione delle politiche energetiche basate sulle fonti fossili, prevede un clima compromesso entro la metà del secolo.

    E poi che la catena dei fenomeni, e dei possibili effetti amplificativi, non è del tutto prevedibile.

    Clini non usa parole forti. Le misura e pacatamente. Ma ieri sera aveva etichettato questo workshop come una riflessione su un possibile (e credo necessario) progetto Manhattan per salvare il genere umano.

    Oggi e domani, a S.Servolo si parlerà sul che fare. E come informare la gente di quello che sta per succedere.

    Ne sta discutendo la neo-fondazione Clinton (i paesi industriali, sostiene, devono mettere in ricerca e investimenti almeno il 5-10% del Pil), ne stanno discutento in tanti, in prevalenza a porte chiuse (per ora). Il seminario della Venice University conferma un dato di consenso ormai emergente e acquisito. Abbiamo al più dieci anni di tempo prima che l’onda ci sommerga, il caldo ci arrostisca (e ci ammazzi l’agricoltura) le migrazioni e le inurbazioni creino conflitti, stragi e guerre, la follia collettiva ci imponga dittature o persino regresso barbarico.

    Troppo apocalittico? Provate a pensare all’intera Sicilia e Puglia desertificata, a Napoli e Roma megalopoli di baraccati, di guerre per l’acqua e forse il cibo sull’intera fascia (ex) temperata del pianeta.

    L’attuale crisi politica italiana, al confronto, assomiglia a un’orchestrina suonante (stonata) sulla tolda del Titanic. Credo dobbiamo darci, un po’ tutti, una seria, serissima regolata.

    Oggi facciamo un sacrificio fiscale (se anche lo facciamo) di poche frazioni del nostro reddito. Dovremmo farne persino di più per finanziare solo la ricerca energetica necessaria a fermare l’apocalisse. Siamo come al solito meschini, egoisti e ridicoli.

    Ci sono infatti due strade (parallele) per evitarci il disastro: un fortissimo impulso sull’innovazione tecnologica e insieme un ridisegno dei sistemi sociali per renderli il più possibile sostenibili con le condizioni e i trend in atto.

    L’innovazione tecnologica non implica la fine della democrazia. Semmai l'investimento rapido in nuove fonti compatibili (che ancora in gran parte sono da inventare). Il ridisegno forzato delle società sì, implica una nuova (e forse terribile) fase autoritaria su scala globale. Il motivo è evidente. Si scatenerà una guerra come mai l'abbiamo vista.

    Ci conviene quindi investire subito, e alla grande, su programmi accelerati nella fusione nucleare, nella fissione di quarta generazione, nel fotovoltaico, nell’eolico di alta quota, nel risparmo energetico, nell’efficienza dei sistemi.

    Alternativamente dovremo erigere illusorie mura (insanguinate) intorno ai nostri confini e alle nostre città. Inutili mura, dato che poi questi sistemi collasseranno dall’interno. Ci sta provando Bush a creare i presupposti di queste muraglie (Patriot act, legge marziale e similia), ma non fermeranno l’apocalisse.

  3. #3
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    quindi?

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Maestro Muten Visualizza Messaggio
    quindi?
    Quindi io comincierei a "preoccuparmi".Non so voi

  5. #5
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    ma tanto ne sono uscite tante di questo genere di teorie
    ...
    diffida che e meglio

  6. #6
    Utente Bannato L'avatar di gino morfino
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    Dammi retta, sono tutte cavolate.
    Dicevano anche che nel mille sarebbe finito il mondo. invece?
    Dicevano che nel duemila sarebbe finito il mondo. Invece?

    Certo, se si continua così( smog eccetera), il pianteta ne soffre, ma adesso si esagera un po'.

    Non credo all'apocalisse.







    ps.credo solo nella propaganda di febui.

  7. #7
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    ah beh si nell'anno 1000 c'erano le tecnologie di adesso...
    poi non gli scienzati non hanno mai detto nulla riguardo l'anno 2000....

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Maestro Muten Visualizza Messaggio
    ma tanto ne sono uscite tante di questo genere di teorie
    ...
    diffida che e meglio
    Prima di dire una cosa del genere si dovrebbe tenere in considerazione le statistiche atmosferiche e di altro genere .I cambiamenti drastici di clima non è una teoria campata in aria.Parliamo dell' inquinamento ... il nostro pianeta è gia molto danneggiato.. se andiamo avanti cosi pensate che il danno non si aggraverà sempre di piu? il petrolio, il carbone, il gas... stanno provocando un radicale cambiamento climatico,l' effetto serra avrà conseguenze catrastrofiche per il pianeta,aumentano la temperatura in modo impressionante,ed è logico che succeda.Inoltre gli articoli che ho postato non sono gli unici che pregnosticano questa "catastrofe",e non stiamo parlando di profezie come quella di Nostradamus,ma di scenziati che prima di affermare cose del genere credo ci penserebbero 10 volte.Inoltre il problema non riguarda solo l' inquinamento causato dall' uomo ma da fenomeni naturali inspiegabili che rafforzano la teoria che stiamo andando verso una "catastrofe".
    Le temperature medie dell Europa rischiano di scendere di 4-6ーC nei prossimi vent anni Gli scienziati hanno scoperto che la Corrente del Golfo, quel motore naturale che da secoli scalda lEuropa, si è affievolita.
    E' la realizzazione dei peggiori pronostici dei profeti del clima, che da anni promettono che il riscaldamento globale fermerà prima o poi la Corrente che fa da barriera al freddo che viene dal Nord, aprendo le latitudini temperate dellE uropa e dell America al gelo. Ora questa ipotesi pare trovare una conferma, racconta il ォGuardianサ: uno studio dettagliato delle correnti nell Oceano Atlantico ha rivelato che nel novembre 2004 un braccio della Corrente del Golfo si è fermato per una decina di giorni, all Amprovviso e senza spiegazioni. I monitoraggi dei ricercatori hanno anche dimostrato che il gigantesco volume della Corrente - solitamente equivalente a circa 60 flussi del Rio delle Amazzoni - ・drasticamente sceso. L Allarme era già stato lanciato dal professore Harry Bryden, del National Oceanography Center, a Southampton, lAnno scorso, quando aveva calcolato che il flusso della circolazione delle correnti nellAtlantico si era ridotto di circa 6 milioni di tonnellate al secondo dal 1957 al 1998. Ora sedici stazioni di rilevamento subacquee, distribuite a diversa profondità nell Atlantico, tra la Florida e il Nord Africa, hanno confermato che la tendenza persiste, anche se ultimamente si osserva una leggera ripresa. Ma rimane quello stop inspiegabile nel millenario moto della Corrente del Golfo, facendo venire in mente l Apocalittico scenario appunto del film ォLAlba del giorno dopo (uscito, per strana coincidenza, proprio nell Anno in cui il flusso si era fermato), che racconta di una glaciazione catastrofica dovuta alle correnti impazzite per il riscaldamento globale. Gli scienziati avvertono che la nuova era glaciale non arriverà da un giorno all Altro, come nel film. Ma anche dilazionati nel tempo per anni, gli effetti sarebbero, è il caso di dirlo, agghiaccianti. Senza la barriera protettiva della Corrente del Golfo infatti le temperature medie delle coste europee crollerebbero in qualche caso anche di 10ーC. Il professor Bryden calcola che, se la Corrente del Golfo rimane debole come adesso, in un decennio la Gran Bretagna diventerà più fredda di un grado, mentre uno stop della Corrente porterebbe a un crollo di 4-6 gradi in 20 anni.
    Si tratta comunque di calcoli ipotetici, visto che le cause del fenomeno sono sconosciute. Gli scienziati non nascondono di essere perplessi: "Non abbiamo mai visto nulla del genere, non lo capiamo, non sappiamo come sia potuto accadere", dice Bryden dello sciopero di 10 giorni della Corrente del Golfo. Per Lloyd Keigwin, del Woods Hole Oceanographic Institution nel Massachusetts, "si tratta del cambiamento più brutale nell intera storia dell osservazione del clima". E se si ripeterà durando magari non 10, ma 30, 60 o più giorni? "Quando arriverà il momento di telefonare al primo ministro e dirgli di cominciare a immagazzinare carburante?", si chiede Keigwin, che non se la sente di escludere un nuovo stop della Corrente del Golfo in qualsiasi momento.

    Sono consapevole del fatto che la maggior parte non prenderà sul serio questo genere di informazioni,e questo perchè i "Piani Alti" sanno bene come manipolare la popolazione in modo che non si interessino di questo genere di cose.Complici mass media che invece di trasmettere questo tipo di informazioni continua a trasmettere stronzate,tanto per continuare a tenerci indifferenti nonchè all' oscuro di cio che realmente ci riguarda.
    Ultima modifica di Lemora777; 02-11-2006 alle 15:23

  9. #9
    Forza Cascina!!!! L'avatar di FreeFly
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    secondo me si esagera... il problema non riguarda tanto la natura, perche tra un pò non ne avremo quasi piu bisogno, il problema è che si stanno sviluppando armi sempre piu potenti, che potrebbero davvero rovinare il mondo. provate a cercare B-61 su google e fateci un pensiero sopra..

    PS: piccola chicca: "non si sa ne quando ne come verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma avrà un cosi alto potenziale distruttivo che la quarta verrà combattuta con sassi e bastoni"

  10. #10
    Detective delle medie L'avatar di bardocksj
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    io ti credo ho paura anche tanta quindi devo cercare di far passare la mia vita tra i risparmi Giusto???
    per evitare la catasrofe dovremmo fare così????
    VIVA DETECTIVE CONAN!!!!!!!!!!!!!!!

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