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Che poi, alla fine, era davvero troppo, pensare che una storia con protagonista un miserabile coglionazzo™ potesse andare da qualche parte che non fosse la distruzione di quello che rappresenta il suo regista. Marco Risi gira un film senza nerbo e senza nemmeno particolare perizia, su una storia che è praticamente un'ininterrotta colata di piscio caldo sulla testa, e senza mai dare l'impressione di avere la minima cognizione del soggetto, prima ancora di avere un opinione abbastanza forte sul tema.
"Il branco" è un film vuoto, pedestre, che non ha niente da dire. Ha solo da vendere un'immagine forte, ma fallisce completamente perchè non è capace di portarla da nessuna parte. Risi espone (poche) idee con la verve del morto del sonno, e le pasticcia pure. Ad ogni inquadratura, più che un regista sembra la parodia di un flaneur, che non fa altro che ripetere il classico ritornello di tanta pseudointellettualità tipicamente italiana: sarò inconsistente, forse sarò pure una frode che è persino sul punto di trasformarsi in barzelletta... ma almeno "IO" sono meglio di tutti questi qua. Un ritornello che, al giorno d'oggi, più che autoritario sembra improduttivo, autoconsolatorio ed anche un po' ripugnante.
Del resto, davvero, basti vedere il protagonista, che è profondamente debole: un miserabile coglionazzo™ totalmente ipocrita e alienato che si fa condizionare dal gruppo, finendo addirittura per suggerire merdate su merdate, mentre nel frattempo se la tira con il resto del gruppo come se lui fosse un qualcosa da prendere sul serio... quando in realtà è poco altro che un'orgogliosa groupie che in realtà è disperatamente attaccata alla gambina di una manciata di teppistelli. Un cretino così disconnesso dalla realtà che finisce per andare persino contro il suo stesso interesse, e che verrà giustamente arrestato per mano della stessa persona che voleva "salvare", diventando così più vittima che carnefice. "Loro sono animali, TU sei un verme." diceva la sventurata più fortunata, e per lui è e sarà sempre così.
Sul resto...
Risi cerca di andare sul sicuro inquadrando a morte un personaggio che esiste solo nella sua sceneggiatura, ma alla fine la pochezza del tutto risalta anche accentuando i lati più negativi della storia, e dei personaggi - una cricchetta di disadattati senza il minimo valore, senza alcun ideale, e totalmente assenti di spirito, praticamente dei 14enni che non sono mai cresciuti dalla fase di bad boy - che rappresenta. Del resto, come potrebbe essere il contrario? La parte tecnica, a parte qualche chiaroscuro (peraltro inutili), è da livello televisivo, la recitazione è sottozero (persino Zingaretti è sottotono) con tanto di parlata che sembra pure fasulla per quanto è caricaturale, le musiche minimali, i personaggi delineati a livello macchiettistico... e persino la trama completamente assente.
Risi aveva ripreso il neorealismo riambientandolo ai nostri tempi, dando qualche spruzzatina di commedia all'italiana (i cui protagonisti sono quasi sempre dei poveracci da deridere, ed in effetti, scrostata tutta la pena e lo schifo, alla fine la storia del miserabile coglionazzo™ è una commedia dell'ipocrisia che sfocia nel grottesco), ma questo film distrugge sia il suo periodo più profilico e riuscito, che il revival del neorealismo italiano. Dopo solo 5 anni. Anche perchè, semplicemente, i tempi sono di nuovo cambiati. E di ste cagatine sconclusionate, fini a sè stesse, e dalla produzione discutibile e dalle intenzioni totalmente travisabili, alla fine non glien'è fregato un cazzo al pubblico e sono state distrutte dalla critica. E giustamente.
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