Cap. 58: Vita Nuova.

Era ormai impossibile sfuggire al confronto diretto coi due cyborg. Dopo oltre due anni di allenamento, Gohan sapeva di non essere ancora all’altezza dei due nemici. Pur non avendo possibilità di cavarsela, il ragazzino si trasformò subito in Super Saiyan. Il suo metro di paragone era il Vegeta che aveva combattuto contro Cooler, e sentiva che la differenza era ancora notevole.
«Gohan…!» esclamò d’impulso Mr. Popo. Quest’ultimo avrebbe preferito, in altre circostanze, che l’allievo non affrontasse subito i due nemici; eppure sapeva che non c’erano alternative. Avrebbe voluto avvertirlo che non era pronto, dissuaderlo dal combattere; quei moniti, se pronunciati davanti al nemico, avrebbero giocato a sfavore del ragazzino. La reazione confusa di Popo era sintomo del fatto che l’assistente degli dei non si era mai trovato faccia a faccia con il pericolo in maniera così diretta.
«Statti zitto, negretto.» lo mise a tacere 17. «Ancora quella strana trasformazione… deve essere una forma di potenziamento…»
«Anche Vegeta era in grado di trasformarsi in quel modo… ciò non gli ha impedito di finire all’Inferno, poveraccio.» ricordò gelida 18. «Voglio metterti alla prova… L’umiliazione sarà più forte, se viene da una donna: per di più la più debole fra noi due. Forza e coraggio, piccolo Son! Attaccami!» disse 18, ponendosi a braccia conserte davanti a Gohan con un enigmatico sorrisetto.
Gohan caricò la sua energia al massimo livello, e balzò in avanti contornato dalla sua fiammeggiante aura dorata. Iniziò a bersagliare 18 di pugni, che la cyborg parava difendendosi alternativamente con un braccio e con l’altro; allungò la gamba verso l’alto nel tentativo di calciare al mento il nemico, che tuttavia si ritrasse agilmente tirando la testa all’indietro. Gohan si spostò verso l’alto, mirando a colpire 18 con una martellata alla nuca a mani unite… troppo lento, perché la cyborg si mosse a velocità impercettibile per Gohan, col-pendolo con un calcio alla schiena; il meticcio finì sbattuto a terra strisciando per diversi metri, con il muso sul pavimento.
«Non ci siamo proprio! Cerca di fare sul serio!» lo stuzzicò allora la nemica, fingendo di non rendersi conto che il ragazzino stava già attingendo alle sue forze migliori. «Lancia il tuo colpo più potente, dai!»
Rialzandosi e balzando all’indietro, il giovane mezzosangue portò le mani al fianco in uno dei suoi attacchi più potenti: «Kame… hame… HAAAAAA!!» Un’onda energetica azzurra, di entità tale da distruggere tranquillamente Freezer, si mosse implacabile verso 18; questa allungò le braccia in avanti e si oppose a mani nude all’attacco. Gohan riversò molta energia in quell’attacco; stringeva i denti, una vena gli pulsava sulla tempia destra. Al termine dell’attacco, purtroppo il cyborg era perfettamente illeso; senza troppa fatica, non aveva faticato a contrastare l’onda a mani nude.
«Ne avresti di strada da fare, sai?» commentò 18. «Se questo è il tuo meglio… possiamo porre subito fine alla battaglia… sta’ a vedere!» lo ammonì; prima ancora che il mezzosangue potesse assumere una posa difensiva, 18 era stata tanto repentina da saettare contro di lui e infliggergli un colpo di mano alla fronte. La manata fu dolorosissima; aprì un taglio profondo sulla fronte di Gohan, da cui cominciò ad affluire del sangue. Il sangue non smetteva di pompare e scorrere senza sosta, scorrendogli su un occhio e limitandogli la vista: pessimo effetto perché, se non si può percepire l’aura nemica, la vista acquista importanza capitale. Un pugno colpì il meticcio allo stomaco; con un calcio in rotazione, la cyborg gli fratturò il braccio destro. Infine, gli mise fuori uso anche la gamba sinistra, tanto per riequilibrare il tutto; a quel punto, Gohan si indebolì al punto tale da non riuscire a reggere lo stadio di Super Saiyan, e tornò alle sue normali sembianze. Erano bastati pochissimi colpi per mostrare la superiorità della cyborg sul figlio di Goku, il che era del tutto fuori discussione.
Popo assisteva attonito, consapevole della propria impotenza. 17, invece, mostrava un certo interesse verso un avversario che, per la prima volta dopo un po’ di tempo, esibiva una forza molto superiore alla media degli esseri umani.
«Potrei spedirti all’altro mondo in tre secondi…» sembrò annunciare 18. Il ragazzo, ormai in ginocchio, fra-stornato dalla potenza del nemico e dal fatto di avere il braccio destro fuori uso, non riusciva a reagire. Fissava la cyborg con paura.
“Ma non lo farà, perché questo ragazzino è la nostra migliore fonte di divertimento…” pensò 17. “Abbiamo fatto proprio bene a lasciarlo in vita, anni fa…”
«Ma non lo farò… » continuò la cyborg, come suo fratello aveva previsto. «Puoi chiamarla generosità, la mia…! Oppure bastardaggine, a seconda dei punti di vista. Per cui… buon viaggio!» gli augurò. Gohan spa-lancò la bocca basito, e non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di come 18 lo tramortì con un pugno alla testa. Poi la donna emise una grande sfera di energia con la quale spinse via Gohan per molti chilometri lontano dal santuario divino. La sfera si allontanò lasciando una scia dorata che, poco per volta, si dissolse; infine esplose in un sonoro rimbombo, proiettando il mezzosangue a distanze ancora maggiori.
Alla fine la sfida tra il cyborg e il mezzo Saiyan si era trasformata in un confronto brevissimo, nel quale l’impegno di Gohan non aveva dato alcun risultato. Come Gohan e Mr. Popo temevano, i fatti avevano mostrato che c’era ancora troppa differenza, ben maggiore rispetto a quella che anni prima separava Vegeta dalle due creature di Gero.
«Non fare quella faccia, sguattero.» disse 18 a Mr. Popo, che aveva assistito con avvilimento ed orrore alla scena del suo allievo spazzato via con estrema facilità. «Il marmocchietto è ancora vivo: è un tipetto robu-sto, lo sai. Non c’è motivo per ucciderlo, quando può ancora offrirci divertimento…»
«Quanto a te, invece, non c’è motivo di lasciarti in vita…!» aggiunse 17, completando il pensiero di 18 che, ne era certo, era sulla sua stessa lunghezza d’onda. «Per di più, sei tu che gli hai offerto un riparo sicuro e ben nascosto in tutto questo tempo, quindi devi essere punito. È stato un vero affronto.» Detto ciò, distese un braccio in avanti e, senza troppi complimenti (nonché immotivatamente) fece saltare in aria il corpo del servitore di Dio prima ancora che questi potesse rendersene conto.
17 e 18 erano rimasti soli in quella che era stata la residenza di Dio. Fu 18 ad avanzare una proposta: «Di-struggiamo tutto. Prima o poi quel marmocchietto tornerà qui, e deve capire che non si sfugge e non ci si nasconde dai cyborg 17 e 18.» I due cyborg diedero allora il via ai fuochi d’artificio. La loro potenza era tale da riuscire a distruggere anche un luogo edificato con il sacro marmo degli dei, quindi non c’è da stupirsi che, nel giro di una manciata di minuti, i bombardamenti avessero azzerato l’edificio e trasformato la piattaforma in una congerie di detriti da cui cadeva una pioggerella di polvere e pietrisco bruciato. Quest’ultima sarebbe stata portata chissà dove dalle correnti d’aria che spiravano a quella quota.
«Semmai dovesse tornare qui, Son Gohan non troverà più niente e nessuno ad accoglierlo!» esclamò 18.
«Pur essendo un bambino, è già molto forte…» osservò 17. «Questa è la forza dei Saiyan, dunque… tuttavia, il negrone aveva ragione ad avere fifa: come Vegeta prima di lui, nemmeno il figlio di Goku è al nostro livello. E mai lo sarà.» E con questa chiusura, 17 e 18 poterono rimettersi in volo. Con la soddisfazione, peraltro, di sapere che esisteva qualcuno al mondo capace di fronteggiarli; qualcuno che presto o tardi sarebbe tornato a cercarli, se non lo avessero trovato prima loro.
«Andiamocene, forza… ormai questo posto non vale più nulla!» disse 17 quando erano già in volo. «La prossima volta però ci gioco io con il figlio di Goku. Ah, a proposito di giochi… il gatto parlante l’ho ucciso io, quindi sono cinquecento punti per me…»