Ad ogni modo gli abitanti del pianeta avevano tutta l'aria di essere un popolo gioioso. Ognuno era dedito alla propria umile professione, che svolgeva con serenità e passione. C'era chi coltivava la terra, chi commerciava, chi si dedicava a ogni sorta di lavoro artigianale. Insomma, un popolo felice e simile a molti altri. Ice era solita provare una certa insofferenza per la mediocrità. Non che detestasse i popoli pacifici, ma in generale non suscitavano in alcun modo il suo interesse. Eppure in loro c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non riusciva a identificare, che portava l'aliena a provare una certa simpatia nei loro confronti. “Bah... mi sto rammollendo! Perché mai provo emozione a guardare queste nullità? Probabilmente sono solo stan...” i pensieri di Ice vennero improvvisamente interrotti da un avvenimento inspiegabile. La changeling trasalì. Tutto ciò che aveva dinanzi agli occhi era cambiato come per magia, come se avesse avuto una visione. Quello che vedeva era senza dubbio il medesimo luogo che stava osservando sino ad un istante prima, lo evinceva dagli edifici, rimasti sostanzialmente immutati, e dagli abitanti che riconobbe. Non se ne era reso conto immediatamente, dal momento che l'intero pianeta era avvolto dalle tenebre, ma non come se all'improvviso fosse scesa la notte. La luce degli astri filtrava debolmente dalle nubi oscure che ammantavano il cielo, conferendo a quel luogo un'atmosfera sinistra, lugubre e spettrale. Anche l'atteggiamento degli abitanti era ben diverso rispetto a quello che avevano in precedenza. Nei loro volti non vi era ombra di serenità, ma solo una maschera di sofferenza. Camminavano come automi, privati di ogni emozione, come se la loro psiche fosse stata completamente annientata. Volgendo lo sguardo oltre il borgo, dove in precedenza aveva scorto solo foresta, lo spettacolo assumeva connotati ancora più macabri e agghiaccianti. Altissimi pali di legno ardevano lontani, bruciati con inesorabile intensità da fiamme scarlatte. Osservandoli con più attenzione la changeling poté constatare come ad essi fossero incatenati delle persone, molto probabilmente altri abitanti di Klien, anche se tutto ciò che era possibile scorgere di loro erano delle membra che si agitavano freneticamente, danzando nella silenziosa danza del dolore. Sembrava che un sadico maleficio impedisse a tali sventurati di trovare la pace nella morte, che continuavano a soffrire all'infinito. Continuando a osservare, Ice poteva scorgere altri infelici patire ogni sorta di tormento. Abitanti di Klien che cercavano vanamente di uscire da pozze di bitume bollente, altri intrappolati in macchinari di tortura figli del più macabro e perverso genio malefico. Al posto della lussureggiante foresta che la changeling aveva avuto dinanzi agli occhi fino a pochi istanti prima, ora vi era un'unica, sconfinata, sala delle torture a cielo aperto.
Ice aveva assistito, in vita sua, al compimento di troppe atrocità perché ciò che vedeva in quel momento potesse turbarla. Non aveva mai avuto l'indole sadica per compierle in prima persona, nondimeno le aveva tacitamente accettate tutte le volte che aveva visto suo padre Cold o i suoi fratelli Freezer e Cooler compierne. Trovava prendersela con i deboli un passatempo sciocco, un dare loro molta più importanza di quanto non meritassero. Tuttavia se ai suoi familiari piaceva farlo lei non aveva nulla in contrario.
Lo sconcerto di Ice era dovuto all'improvviso mutamento dello scenario che le si palesava innanzi, più che ai connotati che esso aveva assunto. Stava forse avendo un allucinazione? O una visione? Di certo non le era mai capitato nulla del genere. Stava succedendo qualcosa senza che lei riuscisse a capire di cosa si trattasse, e ciò si che la turbava.
Ad un tratto, la changeling vide gli abitanti di Klien che vagavano per il borgo arrestare il proprio incedere e volgere tutti lo sguardo nella medesima direzione. Fatto ciò, si inginocchiarono, con una frenesia e una solerzia che indicavano come, più che rispetto e devozione, ciò che animava le loro azioni fosse il terrore. Chiunque fosse oggetto della loro riverenza era certamente qualcuno che nessuno di loro desiderava contrariare. Incuriosita, Ice volse lo sguardo nella stessa direzione in cui si erano rivolti quelli degli abitanti di Klien. Sulla cima della torre più alta del palazzo, simile a un mastio medievale, brillava una sinistra luce verde chiaro. Un alone di energia spirituale. Qualcuno si era affacciato sul terrazzo, e la sua apparizione aveva terrorizzato tutti i presenti. La stessa Ice, per quanto non fosse stata in grado di vedere altro se non una luce in lontananza, sentì un brivido percorrerle la schiena. Non sapeva chi c'era in cima a quella torre, ne il motivo per cui provava tanta paura di lei, ma non poteva farne a meno. Che si trattasse di Cerisa? No, era da escludersi. La donna che stava dietro al suo rapimento aveva di certo carisma, e capacità di incutere una certa soggezione, ma Ice non aveva percepito alcuna malvagità in lei. Colei che stava in cima alla torre invece aveva istantaneamente spaventato la figlia di Polaris. Sentiva come se quella misteriosa figura potesse farle del male in qualunque momento.
Ad un tratto Ice sentì qualcosa urtarle la gamba, e come per incanto la visione cessò, e la changeling si ritrovò nella stessa situazione di pace e tranquillità in cui si trovava prima che essa avesse avuto inizio. Ella abbassò lo sguardo e vide una sfera in pelle, simile ad un pallone, probabilmente ciò che le aveva colpito la gamba pochi istanti prima, risvegliandola da quello che Ice non avrebbe saputo definire. Sogno? Allucinazione? Non ne aveva idea. Un bambino le corse appresso e afferrò il pallone, quindi le sorrise e corse via. Lei non ci badò. Aveva molto altro per la testa. Istintivamente volse nuovamente lo sguardo alla torre. Ovviamente dell'inquietante figura della visione non vi era alcuna traccia. “Insomma! Si può sapere in che dannatissimo posto sono capitata?” imprecò rabbiosa Ice.