Quella sorta di nascondino e il susseguente pestaggio costituirono un temporeggiamento provvidenziale. In quei minuti, infatti, la flying car viola di Yajirobei era atterrata in prossimità di Soya, Ramen e Jiaozi. Il samurai ciccione, sceso pesantemente dalla sua vettura, salutò con voce scorbutica, a dispetto dal tenore amichevole delle sue parole: «Ehilà, gente! Che aria tira qua? Bleah, che postaccio… ma in effetti è l’ideale per combattere…»
Jiaozi, meravigliato per l’inaspettata apparizione, si ricordò di lui: «Ah! Yajirobei! Sei venuto a darci una mano?»
«Ma che, sei matto?! Sono solo venuto a portarvi una scorta di senzu da parte del maestro Karin! Non sono tantissimi, purtroppo, quindi usateli con criterio e fateveli bastare!»
«Sapevamo che il maestro Karin non si sarebbe dimenticato di noi, anche se ci hai messo un bel po’ per arrivare...»
Yajirobei, con un grugnito seccato, porse il sacchettino con i fagioli magici a Jiaozi, affinché guarisse subito i feriti; poi, appallottolando una caccola del naso, rispose senza scomporsi: «Invece di ringraziare…! Sapete come dico sempre io? “Meglio tardi che mai...” e poi dico sempre anche “La vita è una questione di culo: o ce l'hai, o te lo fanno!” Voi l'avete avuto, quindi ringraziate e non siate polemici!» Nel frattempo, sotto gli occhi increduli di Soya e Ramen, Yamcha e Tenshinhan erano miracolosamente in piedi, sani, salvi e al mas-simo delle forze; solo i vestiti strappati e bruciacchiati testimoniavano i guai affrontati e, malgrado tutto, superati.
«Perfetto, il mio compito qui è finito! Fatevi forza e ci vediamo alla prossima!»
«Ma come? Te ne vai di già, Yajirobei?» chiese Yamcha. «Sicuro che non vuoi restare a darci una mano?»
«Sicurissimo! Non dire scemenze, lo sai bene che non sono affatto utile… quindi, non ha senso che io rischi la vita qua…»
«Ad ogni modo grazie: mi sento in perfetta forma, di nuovo pronto a combattere!» dichiarò convinto Ten-shinhan, liberando la sua energia interiore, mentre il destinatario dei suoi ringraziamenti se l’era già svignata senza ritegno. Dopo aver fatto il punto della situazione, i tre super guerrieri si divisero i compiti: Tenshinhan sarebbe intervenuto al fianco di Crilin, portandosi in battaglia due senzu; Yamcha, per non sentirsi da meno, avrebbe assunto il ruolo di riserva nell’eventualità che fosse stato necessario il suo intervento, mentre il piccolo Jiaozi avrebbe portato un paio di senzu a Gohan, la cui aura era percepita come flebile, e a Piccolo, che a quanto sembrava stava fronteggiando il figlioletto di Freezer.
«E quei quattro?» domandò Yamcha scioccato: si riferiva alla bizzarra chiacchierata che si stava svolgendo fra le due gemelle, il biondo allievo di Tenshinhan e la bassa guerriera dalla quale non pareva provenire alcuna minaccia. «Tutti quegli scalmanati stanno stringendo amicizia...»
«Non è così male che se ne stiano lì a chiacchierare...» sorrise Soya «… se non altro, staranno lontani dal campo di battaglia!»
Crilin sputava sangue; i suoi occhi erano cerchiati di nero, e il suo viso appariva più scavato. «Hai pagato abbastanza la tua slealtà! Adesso posso finirti!» Mentre l’alieno pronunciava questa frase, Crilin avvertì l’aura di Tenshinhan appena ripresosi. «Break!! C-chiamo… un mio amico!! T-tenshin…han, ti prego, vieni ad aiut-!» Non poté concludere la richiesta d’intervento, perché un pugno di Sauzer gli aveva trapassato lo stomaco, e adesso schizzi di sangue e succhi gastrici colavano dal suo addome.
Soya strabuzzò gli occhi e scoppiò in lacrime: «Oh, Crilin! Nooo!»
Sauzer si sbarazzò di quel corpo, ormai in procinto di diventare una salma, gettandolo via con schifato disinteresse quasi fosse un sacco dell’immondizia; il pelato fu recuperato da Tenshinhan che, presolo in braccio, si affrettò a riportarlo in piena salute con un senzu. «Anche se lottate in due, non ci vorrà molto a terminarvi.»
Kodinya si era fatta un’idea sufficientemente chiara di ciò che era accaduto tra i vari combattenti prima del suo arrivo sul posto; ora che era lì, avrebbe assistito al concludersi del combattimento di Sauzer, per poi andare a fare rapporto al Re. Con sua somma meraviglia, l’alta guerriera sentì che, oltre la linea dell’orizzonte, un’aura incredibilmente ampia e potente era in progressivo avvicinamento a velocità supersonica. “Ma… questo spirito così imponente… non posso usare lo scouter su di esso, o andrà in tilt! Non riconosco quest’aura… terribilmente forte e con un che di spietato… Non so perché, nell’animo mi sorge un sentimento di nostalgia… Non sarà mica…??”
Anche Yamcha avvertì quell’aura, riconoscendola: «Ecco! Ora ci siamo tutti… ci mancava solo lui! Ma non so se è uno su cui possiamo fare affidamento, e se ci sarà di aiuto…» Proprio mentre Tenshinhan e Crilin si erano portati in posa d’attacco, il nuovo arrivato fu finalmente visibile: adesso Vegeta troneggiava fiero sul campo di battaglia, davanti ai tre contendenti. Un sorriso si allargò sul volto dal pallido incarnato di Kodinya, che fra i presenti era quella che lo conosceva meglio di tutti, malgrado non avesse riconosciuto la sua aura: questo perché non lo aveva più incontrato da quando aveva imparato a gestire quel genere di percezioni.
«Vegeta!» esclamò il basso combattente pelato. «Sei venuto ad aiutarci!»
«Ci conosciamo, testa pelata?» chiese di rimando Vegeta, sfoderando per provocazione un ghigno derisorio. «Non me ne frega di quel miserabile del vostro nemico! Voi ed io non siamo amici e non siamo alleati… Sbrigatevela da soli!»
«Miserabile… à moi? Dopo che avrò completato la missione, sarà il tuo turno, maledetto screanzato.» ribatté Sauzer. «Non ho ancora il dispiacere di conoscerti, ma presto morirai! Lasciami misurare l’indice della tua forza combattiva! » aggiunse, premendo un pulsante dello scouter.
«Io invece ti conosco: tutti nei confini del regno della famiglia Cold hanno sentito almeno parlare di quel disgustoso lecchino del Capitano Sauzer, l’anima nera di Cooler! E, ad ogni modo, non sei un avversario di mio interesse… io punto più in alto! Sta’ a vedere!» E concentrò la propria aura in modo talmente rapido che lo scouter, nel tentativo di rilevare il livello, andò in tilt ed esplose.
«Si è rotto! Lo scouter si è rotto!!» ripeté Sauzer sgomento ed incredulo. «Ignorami pure, sciagurato… la prossima volta ti vedrò supplicare!». Kodinya smorzò un sorrisetto divertito sotto i baffi. A quel punto, Vegeta si spostò in volo davanti alla sua ex collega.
«Hola, testone del cazzo! È bello rivederti in splendida forma! Vedo che hai conservato l’armatura dell’ultima volta che ci siamo incontrati, eh?! Decisamente ti donano le spalline gialle! Come te la passi??»
«Ehi, cara la mia troia!» Com’è bello essere amiconi, eh? «Anche tu qui?»
Kodinya strinse le spalle. «Ti avevo promesso che sarei venuta a trovarti, no? Il Re ha organizzato questa spedizione, ed ho chiesto di farne parte! Tu che mi dici??»
«L’ultima volta non ero pienamente in me, ossessionato com’ero dall’idea di raggiungere lo stadio di Super Saiyan… ricordi? Beh, ora guarda!» annunciò, facendosi avvolgere da un’inequivocabile aura d’oro.
«Minchia, quanto sei figo! Allora ci sei riuscito, alla fine!» commentò ammirata Kodinya, fissando il Saiyan dagli occhi verde acqua e dai capelli biondi. Vegeta sghignazzò con una luce maligna negli occhi: questo traguardo gli aveva restituito la sua piena baldanza; per di più, come spiegò egli stesso alla sua ex collega: «Per la prima volta, quest’oggi ho la possibilità di mettere alla prova i miei nuovi super poteri su di un nemico alla mia portata, e che nemico poi! Mi hai appena confermato che abbiamo grandi visite, oggi!» asserì convinto e galvanizzato, accennando col pollice al campo dove stavano lottando Kreezer e Piccolo.
«Vegeta! Hai presente chi c’è di là? Sei sicuro di farcela??» domandò Kodinya esterrefatta. Crilin notò di sottecchi come tra i due dovesse sussistere una qualche forma di complicità o amicizia, un rapporto probabilmente nato negli anni in cui Vegeta lavorava al soldo di Freezer: Vegeta non era mai stato visto in un atteggiamento simile, sulla Terra.
Il Super Saiyan guardò tutti, ma non diede alcuna risposta. Tornò alle sue sembianze naturali, poi concluse: «Vi saluto, gente! Statemi bene!» E con una risata strafottente si allontanò.
Tenshinhan lo insultò per l’indignazione: «Dannato bastardo…»
Gli fece eco Crilin con un broncio infelice: «Poteva anche darcela, una mano…»

Piccolo, la cui aura trasparente lo avvolgeva alla massima intensità, era pronto in posa d’attacco, stavolta sul serio. «Sarò onesto: del resto, se - come dici - ci tieni tanto alla correttezza, questo è già un bel passo avanti! Non ti aspettare che userò riguardi con te solo perché sei un bambino…» lo avvisò «…tanto lo so che sei un mostro terribile, come tuo padre...»
«Grazie, amico verde… non c’è bisogno che mi fai i complimenti!» rispose Kreezer, quasi lusingato dal paragone con l’illustre genitore.
Piccolo distese le braccia in avanti; il suo corpo era avvolto da fremiti d’elettricità. Concentrò la forza nelle braccia; dalle palme delle mani fuoriuscì una duplice onda d’energia che si congiunse in un indomabile ca-vallone dorato. Kreezer decise di rispondere in modo analogo, lanciando da una mano una voluminosa emissione di energia di color amaranto-rossiccia. Le due onde si confrontarono per alcuni secondi; dopo una fase iniziale di parità, quella di Piccolo prese il sopravvento: acquisì terreno rispetto a quella del ragazzino, fino a prevalere completamente ed investire il nemico.