
Originariamente Scritto da
Dragon Slayer
Solo se non hai capito a cosa il film punta davvero, tu perché hai citato una corrente che non c'entra praticamente niente, Marc che l'ha banalizzato definendolo un film da twist, quando il vero twist nemmeno ce l'ha.
Il dadaismo è una corrente culturale estrema, che afferma la totale negazione dei canoni estetici classici, rifiutando così qualsiasi regola ed immergendosi in un mondo alternativo dove non ci sono paletti, spesso buttandola nel parodistico/grottesco. Il dadaismo è distruzione del modus operandi, e lo puoi trovare in artisti come Tsukamoto o Lynch.
Ma cos'è che rifiuta Memento? Nolan non ha distrutto niente, ha preso lo stereotipo del classico thriller americano e lo ha totalmente dissezionato, rielaborandolo attraverso un complesso schema. Non è dadaista, è maniacale, matematico, c'è molto più rispetto del canone classico rispetto a tanti classiconi hollywoodiani che si limitano a seguire il banalissimo modus operandi collaudato. È come definire Fellini surrealista, non ci siamo proprio. Ma questa è solo la tecnica pura, e tu chiaramente nell'analisi del film ti sei fermato qua, non vedendo il vero messaggio del film.
Il concetto di base di Memento non sta nel mostrare colpi di scena random, bensì nel denunciare il disturbo della memoria a breve termine, che è sempre stata piuttosto tralasciata per fare spazio all'amnesia che invece è molto più gettonata, perché molto funzionale alla trama di un film. Ma Nolan non ha semplicemente realizzato una denuncia, non nel classico dei modi, mostrando la sofferenza dell'individuo e il disagio sociale a cui è sottoposto. No, Christopher ha trasformato il disturbo della malattia a breve termine in CINEMA. Tu lo chiamo gioco di prospettive, ma hai mai pensato che il caos di tale schema narrativo è finalizzato a qualcosa di più grande del semplice colpo di scena? Serve a fondere protagonista con spettatore, il punto di vita di Pearce diventa il nostro, e quindi di riflesso subiamo la malattia. Noi magari non comprendiamo subito la denuncia che Nolan vuole fare, ma non ha importanza, perché lo scopo del regista non è quello di farci inghiottire qualche pillola di moralità, bensì quella di immergerci nel contesto stesso, di comprendere ciò che si prova. Non è empatia del cazzo, non è morale facilona, è un esperimento che si può definire a tutti gli effetti scientifico per cura dei particolari ed effetto sul paziente. È destrutturazione del cinema classico, indagine dei meccanismi della mente senza buttarla sulla filosofia spicciola, sulla psicologia didascalica o sul flusso di coscienza già trattato da altri, tanto che perfino uno come Cronenberg invidia un film del genere. È pura arte, che mischia l'intrattenimento narrativo con il proprio messaggio in connubio perfetto dove le due cose non si distinguono più.
Sono affranto che nel 2013 ci siano ancora poche persone che abbiano davvero compreso il cuore di questo capolavoro, davvero. Hollywood ha vinto di nuovo, immagino.