Almeno mezza dozzina di soldati si trovavano morti o morenti, chi con la gola tagliata, chi con le viscere di fuori. Al centro di quel massacro c’era Griff, per terra, un buco grondante di sangue al petto. Kaim gli corse subito incontro, ignorando i soldati Salamanca che si trovavano lì di fianco.

Il Mercenario era morto, il cuore trafitto, gli occhi aperti e l’espressione insensibile.
<<Idiota… stupido idiota>> disse amaramente Kaim, mentre gli richiudeva gli occhi.
Griff non c’era più.

<<Tu, lontano da quel cane.>> gli urlò uno dei Soldati da dietro. Kaim lo ignorò, le braccia atte ad adagiare il corpo per terra.
<<Perché lo avete ucciso>> chiese quasi inutilmente Kaim senza toglierli gli occhi di dosso.
Il Soldato rise beffardo <<Perché tu non lo hai fatto.>> facendo partire un coro di risate col suo gruppo.
<<Un grosso errore.>> disse Kaim, alzandosi <<Un grosso e grave errore.>> portando la sua mano all’elsa.

Le risate si interruppero <<Erano i nostri ordini, Gerold Lother era stato mandato qui da Arsieus in persona.>>
Kaim aveva sguainato la Katana <<Pensi che me ne importi qualcosa?>>

Scattò in avanti, tranciando di netto la testa al soldato eloquente. I compagni, gli altri quattro, andarono subito in guardia. Kaim tagliò la gola a quello alla sua sinistra, fendente ad arco che spazzò via l’elmo del soldato.
Quello alla sua destra provò a colpirlo; Kaim lo precedette facendo una giravolta a sinistra, Katana ascendente che prima tagliò il terreno sotto i suoi piedi, poi lo scroto fino alla testa del soldato, diviso in due con le viscere fumanti sparse per terra.
Il quarto provò a fuggire, ma Kaim gli saltò dietro trafiggendolo con tale forza alle spalle che si udì la schiena spezzata sul colpo.

Il sangue zampillava ovunque e Kaim ne era ghiotto. Una lama lo trafisse sul petto, da una parte all’altra. Si girò con calma e vide l’ultimo soldato terrorizzato, gli occhi così tesi da poter esplodere. Kaim lasciò cadere l’arma per terra e fece esplodere quegli occhi, con entrambe le mani, premendole prima bei bulbi e poi nel cervello.
Quando anche l’ultimo corpo spasmante cadde per terra, intorno a lui c’era solo silenzio. Gli abitanti si erano fermati, solo lo scricchiolio delle fiamme continuava ad ergersi. Kaim osservò quello spettacolo, riflesso nei suoi occhi immobili.

<<Kaim>> sentì dietro di sé la voce di Arthur.
Il capitano osservò la scena, soffermandosi poi su Griff. La ragazza lo vide a sua volta, e corse in lacrima verso il corpo senza vita.
<<Kaim… dobbiamo andarcene. Ora.>>
Ma non bastò ad attirare l’attenzione di Kaim, ancora immobile a fissare le fiamme. Sentiva come un prurito al petto. Guardò la spada, ancora conficcata. Se la tolse, gettandola come uno straccio per terra. Ma il prurito persisteva.
Gli creava fastidio, lo faceva quasi impazzire. Gli ricadde l’occhio su Griff. Quell’espressione un tempo beffarda era in pace, e fra non molto si sarebbe decomposta.

Kaim capì. Raccolse la sua arma e si girò verso le fiamme.
<<Dagli una degna sepoltura. Ci vediamo a Voladhor.>> disse Kaim prima di incamminarsi.

Arthur fece per andargli dietro, ma sembrò riconsiderare la cosa. Andò di fianco alla ragazza piangente.
<<Vieni piccola, questo luogo non fa per te>> la raccolse tra le braccia.
<<Perché? Perché non l’ha protetto? Lui era suo amico!>> urlò al vecchio Arthur.
Lui la guardò con sguardo triste <<Bambina…>> alzò lo sguardo verso Kaim <<alcune amicizie si consolidano con l’affetto,>> sospirò <<altre con il sangue.>>

Kaim Argonar si allontanava verso la foresta oscura, alle spalle il calore perduto per sempre.
Il viso immobile, bagnato di sangue.
Sporco di lacrime.