A Lost Journey


Kaim stava osservando l’immagine tridimensionale del Regno di Mezzo, anno corrente 933 Dopo Nascita.

Boletaria vantava il primato economico su tutti e due i continenti -Rogver e Ashmark- e si rivelava l’unico ponte di collegamento tra i due regni d’oltremare, un tempo coinvolti in una grande guerra ancora cantata nelle ballate. Si raccontava che entrambe ambissero a ciò che possedeva l’altra, ma che nonostante le continue battaglie nessuna riuscisse mai ad impadronirsi neanche di una sola lega del mare altrui, la cui colpa principale era da ricercare nella scarsa volontà di iniziare un’invasione da parte delle due civiltà. C’erano poi anche diverse spine nel fianco, come la nascita della Lega Piratesca e il terrore dei navigatori nei confronti di bestie marine sconosciute, ritenute responsabili della sparizione nel nulla di un’intera flotta Ashmarkiana. Fu proprio sulla base di quell’avvenimento che il regno orientale di Ashmark stava perdendo, con continue dicerie che davano un carico importante nascosto e scortato in quella flotta, capitanata da ben due membri della famiglia reale -i gemelli Doran- ai tempi conosciuti per le loro notevoli capacità cavalleresche e con appresso la loro temibile armata, le Lame Danzanti. Nessuno aveva mai saputo cosa contenesse quel carico, ma le perdite furono un tale disastro che Rogver era sul punto di iniziare una vera e propria invasione verso Ashmark, in lutto di famigliari e armate.

Tutto questo, almeno, prima del Giorno di Mezzo.

All’alba dell’invasione, un evento straordinario cambiò completamente la situazione tra i due fronti, con la caduta di un gigantesco e massiccio meteorite che si abbatté nel mezzo del mare che separava i due regni, causando un cataclisma di proporzioni leggendarie. I mari si agitarono senza sosta, con onde alte come montagne e tempeste guidate da uragani selvaggi, mentre i cieli si coprirono di nubi e il sole sparì dalla vista della popolazione, con neonati che morivano di freddo in un inverno perenne. La terra invece tremava ripetutamente e le esalazioni vulcaniche distruggevano i raccolti e avvelenavano l’aria, in un vortice di cataclismi che proseguirono per sessanta giorni e sessanta notti, spingendo i due regni sull’orlo del baratro. Fu al sessantunesimo giorno che cessò tutto, rivelando qualcosa di sorprendente in quel cumulo di morte e distruzione. Un lembo di terra, così grosso da sembrare una catena montuosa, era apparso sul luogo dello schianto, esattamente tra i due regni. Non fu mai chiaro se si trattasse del meteorite stesso, delle intemperie climatiche o addirittura di una roccia sommersa dallo schianto, perché Ashmark, colta l’opportunità, non ne lasciò il tempo. Re Doran si impose subito sul nuovo continente, portandosi dietro di sé chiunque potesse brandire una spada in mezzo a quei malconci sopravvissuti della catastrofe, cosa cui Re Gwyn contraccambiò all’istante partendo col proprio esercito, stremato a sua volta. I Re furono faccia a faccia, con alle spalle i loro uomini fidati. Non esistevano fonti ufficiali, ma pareva che, forse ancora intimoriti l’uno dall’altro, non ci sia stata nemmeno una battaglia, vertendo piuttosto su un concilio politico che proseguì per ben tre giorni nel famoso periodo annuale denominato Il Discorso dei Re. All’avvenire del quarto giorno nacque Boletaria, capitale comune dei regni e spazioporto dell’economia tra i due. Venne creato anche un nuovo calendario, col primo giorno dell’anno 0 Dopo Nascita dedicato a Boletaria, detta anche Regno di Mezzo, chi perché divideva i due continenti, altri perché la trovavano un ostacolo per i piani dei due regni; quest’ultima voce proveniva dai tempi di Kaim.

Si disinteressò alla storia di 900 anni prima per tornare dal suo bicchiere di springa, che si finì lì sul momento. L’origine della bevanda rossa non era molto chiara, mentre gli ingredienti già più definiti, alla portata di qualsiasi cittadino avesse una mappa e un cavallo. Si spinse verso pensieri lontani, e si ricordò che la battaglia si stava avvicinando, mentre la guerra era già scoppiata, dall’altra parte del mondo. Lord Gongora, il reggente di Kaim, lo sapeva più di tutti, per questo aveva bisogno che tornasse al più presto dalla sua missione. Kaim si teneva pronto per qualsiasi evenienza e anche in un posto come quello portava foderata la sua spada, fatta di metalli non rari, ma qualitativamente eccelsi; dotava un’elsa solida ma allo stesso tempo confortevole, simile a un falco, con un giusto peso capace di sprigionare tutta la forza degli attacchi nell’affilata lama. L’armatura era la stessa che usava in quanto capo della Guardia: nessun elmo impediva ai lunghi capelli scuri di ondeggiare sulle spalle, mentre lievi placche incolori si recavano nel busto, lasciando libere le anche e le gambe fino alle ginocchia dotate invece di ottimi e leggeri gambali. Teneva protetto solo il braccio destro, quello della spada, con un guanto metallico, un bracciale metallico e uno spallaccio anch’esso metallico, quest’ultimo però nella spalla opposta, per ridurre al minimo il rischio delle menomazioni. Sapeva che tutto quello era inutile, che se anche avesse combattuto nudo, qualsiasi campo di battaglia l’avrebbe rigettato fuori vittorioso, insieme ad altri turbati pensieri che lo springa stava pericolosamente rievocando, e che resero Kaim consapevole che era giunta l’ora di andarsene da quel luogo. Non fece in tempo ad alzarsi che un lamento attirò la sua attenzione verso un soldato -probabilmente uno di quei cittadini che si arruolavano per poter evitare la fame nel Distretto delle Pulci- che stava molestando una giovane cameriera. Non era ubriaco, ma la presenza dei compari gli conferiva abbastanza fiducia da esporsi a simili azioni verso la ragazza infastidita, incapace di reagire a cuor leggero.
Di colpo, Kaim sentì un ricordo riaffiorare, memoria di un passato a lui oscuro come ciò che nascondevano le stelle. Desiderava ignorarlo, ma quando Kaim Argonar riviveva un ricordo perduto, niente poteva riportarlo alla realtà. Così, rimasto in piedi, chiuse gli occhi e cominciò a sognare.



Il Mercenario Incompreso

<<Mio Signore, se state cercando la compagnia di una donna troverete il bordello al di là della strada.>>
<<Ma io non voglio la compagnia di una baldracca, mia Signora.>> rise elegantemente l’uomo.
La cameriera era divertita a sua volta <<Sono compiaciuta dal vostro desiderio, ma il lavoro è tanto e i tavoli vanno serviti. Mi dispiace.>> fece per allontanarsi dalla figura dell’uomo, ma il suo braccio si alzò dolcemente andando a poggiare il palmo della mano sul muro, interrompendole la strada. Era una figura piuttosto grossa, a prima vista un soldato, impressione però subito smentita dall’abbigliamento, cui risaltava il ricco farsetto usurato -probabilmente rubato-, per quanto oscurato dai rivestimenti di cuoio bollito che si perdevano all’interno del grosso mantello. Con la mano destra portò le dita sul mento di lei, che si vide portare il volto di fronte a quello dello straniero. Aveva una bella faccia, per quanto rude, dotata di una barba curata, nera come la pece e in linea coi capelli lunghi fino alle spalle, capaci di distogliere l’attenzione dal naso rotto più volte. Non si poteva dire lo stesso della piccola cicatrice ad incrocio sotto l’occhio sinistro, anche se il blu profondo del suo sguardo compiaciuto riusciva comunque a farla dimenticare, soprattutto se in coppia alla risata furba di cui era dotato.
<<Non lasciate scelta dunque. Credevo che un Ser Soldato avesse dei modi più onorevoli nei confronti di una fanciulla come me.>> accettando poco alla volta l’invito alle labbra di lui.
<<Se fossi stato un Soldato non avresti trovato tanta cortesia, giovane fanciulla.>> mentre anche le sue labbra si avventuravano nel fatidico bacio.
<<Griff>> una voce estranea li travolse dalle spalle.
Lo straniero si fermò poco prima del bacio, rammaricato, per poi sbuffare e rigirarsi <<Di già?>> con espressione malinconica.
<<Sì, muoviti. Stiamo per partire.>> disse la figura che intanto stava già abbandonando la taverna.
Come al solito non era ammessa nessuna obiezione, “Non nei confronti di Ser Kaim Argonar il Prode” pensò Griff. Rischi del mestiere.
Si girò <<Sarà per un’altra volta ragazz->> senza però trovarne alcuna traccia. Griff si mangiò la parola tra i denti e seguì il suo compagno all’esterno della taverna, imprecando tra gli sguardi irritati dei clienti non serviti.

Era il terzo villaggio che attraversavano da quando erano partiti da Alta Fortezza, capitale dell’impero diviso di Boletaria. L’aveva già visitato in passato e ormai quella dozzina di capanne la conosceva così bene da poter evitare di confondere il bordello con casa propria, al contrario degli abitanti. Nella sua lunga vita da mercenario aveva avuto molti compagni, ma di rado si era trovato con un personaggio così freddo, irritante e poco loquace come Kaim Argonar.
O almeno, non un personaggio che racchiudesse tutte quelle particolarità in un’unica forma.
La loro missione consisteva nell’eliminare i banditi, il mostro o qualsiasi dannata cosa avesse massacrato indistintamente le carovane che avevano attraversato la Foresta Fredda, principale strada -almeno per lo sterrato pulito- praticata dai commercianti di Boletaria. Il Reggente non se n’era particolarmente interessato, ma le lamentele dei mercanti indignati di come il loro tempo venisse perso, urlato a più lingue, aveva portato Lord Arsieus a cercare una soluzione che li facesse stare zitti.