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  1. #11
    Senior Member L'avatar di Dragon Slayer
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    Un falò. Un mucchio di soldati erano appostati intorno ad esso, per scaldare la propria carne e scacciare le agghiaccianti tenebre della foresta. Un pensiero infantile forse, visto che una simile fonte di luce aumentava le probabilità di essere localizzati da qualche gruppo nemico, ma non si potevano certo biasimare, quei pover'uomini. Cacciati dalla propria terra ed inseguiti da sicari per tutte le Midlands, privati di ogni loro bene dopo aver combattuto strenuamente; questo era ciò che rimaneva della Squadra dei Falchi, un tempo un glorioso esercito che aveva portato a termine imprese ritenute impossibili, ora un branco di mercenari luridi ed affamati, che si leccano le ferite sorseggiando alcool annacquato ripensando ai bei vecchi tempi. I loro occhi erano colmi di paura, la speranza era fallace, la morte dietro l'angolo.
    Ma uno sguardo si dissociava dagli altri, era diverso, non meno timoroso o incerto, ma in esso qualcosa brillava. Le pupille seguivano affannosamente la danza delle fiamme, quasi a voler chiedere un ballo, mentre il cuor ardente batteva all'impazzata nel petto. L'uomo fissava le scintille, pensava a tutto ciò che era successo, a tutto ciò che poteva accadere, a ciò che stava vivendo in quell'esatto istante.
    La gola era secca, la pessima birra che gli veniva servita non era sufficiente a togliere quella sgradevole sensazione di asciutto, di totale assenza di saliva, ma in compenso ogni poro della pelle grondava fetido sudore, emanando così un pessimo odore. Niente di cui preoccuparsi, non si lavavano da tre settimane e quindi nessuno profumava di fiori di campo; certo, ognuno di loro avrebbe ucciso pur di poter raschiare via quelle croste di fango dai propri stivali, o anche solo per potersi sciacquare in un torrente. Questa era la vita del fuggitivo.
    L'uomo stringeva forte i propri pugni, la sua morsa era così stretta che gli procurava dolore. Non poteva più accettare un simile degrado. Per lui. Per i suoi amici. Per il suo comandante.


    3 anni prima

    Gaston era un buon spadaccino, nonostante la costituzione modesta infatti era uno dei soldati più talentuosi delle truppe d'assalto e in battaglia faceva la sua figura, seppur senza brillare come altri.
    Come tutti i mercenari sanno però, non è solo una questione di abilità, ma anche di fortuna. Per lui, apparentemente, la Dea Bendata non sembrava aver portato grazia e doni quel giorno.

    (<< Tutta la mia squadra è morta. Maledizione, dovevo prevedere l'imboscata. Ho il sangue di diciotto compagni sulle mie mani, è una sensazione terribile. >>)

    Gaston era stato ferito alla gamba da un freccia e colpito al fianco da una mazza, era già tanto che riuscisse a reggersi in piedi e cercava lentamente di raggiungere il campo base per informare i suoi superiori dell'accaduto. Il suo gruppo era stato incaricato di assaltare un piccolo avamposto nemico per interrompere il flusso di comunicazioni con la legione madre; considerato il supporto delle altre squadre poste in diversi punti strategici, il campo di battaglia era favorevole ad un'infiltrazione, essendo circondato da un fitto bosco che ne rendeva difficile il pattugliamento.
    Qualcosa però andò storto, una delle truppe venne scoperta e questo obbligò Gaston a dare la carica, affrontando i nemici in palese svantaggio numerico. Con l'effetto a sorpresa questo gap non avrebbe inciso eccessivamente, ma purtroppo non tutto andò secondo i piani.
    Lui ne uscì miracolosamente vivo, sfuggendo alle grinfie nemiche e salvandosi la pelle, questo suo gesto però costò la vita di tutti i suoi sottoposti, provocandogli un forte senso di frustrazione e rimorso.

    Tutto ad un tratto, delle frecce si conficcarono su un tronco adiacente a lui e lo costrinsero a mettersi al riparo.
    Era una squadra di ricognizione, che lo aveva scovato e aveva il compito di catturarlo per scoprire la posizione della sua base, oppure ucciderlo. Erano solo quattro uomini, ma Gaston non era certo nelle condizioni di fronteggiarli apertamente.
    << Sappiamo che sei qui, esci allo scoperto e forse avrai salva la vita. >>
    Gaston non si fece pregare e, dopo aver aggirato furtivamente la vegetazione, infilzò con la sua lama uno dei soldati.
    << Bastardo! >> gridò un nemico, che scagliò una freccia con la sua balestra. Gaston riuscì a bloccarla utilizzando il corpo dell'uomo appena ucciso, e poi caricò lanciando il cadavere verso un balestriere, mentre l'altro ancora doveva ricaricare il colpo, ammazzandoli entrambi con dei fendenti. L'ultimo però lo sorprese alle spalle procurandogli una ferita superficiale alla schiena e buttandolo al suolo. Il nemico puntò la spada sulla testa del protagonista e avviò il colpo, ma Gaston gli lanciò un sasso trovato per terra colpendolo dritto sul naso, sgozzandolo successivamente con un pugnale.

    << Sapevo che questi inetti sarebbero morti. >> disse una voce possente proveniente dal sentiero. Era un bestione corazzato, come minimo pesava 150 kg e maneggiava una mazza che avrebbe potuto sfondare il cranio di un bufalo.
    Gaston deglutì mentre le mani tremanti faticavano a reggere la spada appena raccolta, sapeva di non avere nessuna possibilità. Ma non aveva alternative.

    (<< O la va, o la spacca. >>) e caricò un colpo, che però venne facilmente intercettato dall'enorme arma nemica, mandando in frantumi quella del soldato dei falchi.

    << Ed ora muori! >>
    Gaston, seduto a terra ed immobilizzato dalla paura, chiuse gli occhi ed attese la tragica capitolazione, sperando che non fosse così dolorosa.
    Pochi secondi dopo, avvertendo un pesante tonfo, aprì gli occhi. Dinnanzi a lui c'era un enorme spadone, dal quale penzolava l'intestino del colosso nemico.

    << Mi manda Grifis. Ci sono altri sopravvissuti oltre a te? >>
    Gaston era scosso, tentava di aprire bocca ma le parole venivano soffocate prima di prendere forma.
    Il suo interlocutore perse presto la pazienza e disse seccato << Vuoi parlare o no cazzo? C'è qualcun altro vivo? >>
    << Sig-signore, temo di essere l'unico. >>

    Gaston l'aveva riconosciuto. Era il nuovo arrivo nella squadra dei falchi, l'uomo che aveva battuto Caska e fatto sanguinare Grifis. Nonostante i successi in battaglia, egli doveva ancora guadagnarsi tutta la fiducia del gruppo, soprattutto a causa del suo carattere burbero e solitario.

    << Un'altra cosa. Quanti nemici sono rimasti nell'avamposto? >>
    << Non saprei... penso una dozzina o poco più. >>
    << Solo dodici? Sarà un gioco da ragazzi. Tu torna dagli altri. >>

    Gatsu cominciò a correre verso l'obiettivo, mentre Gaston lo osservava allontanarsi con sguardo di profonda ammirazione.
    Poi si rialzò e riprese a camminare, dolorante in diverse parti del corpo ma vivo. Nel tragitto incontrò una squadra di soccorso. Dovevano arrivare insieme a Gatsu, ma quest'ultimo li aveva lasciati indietro.
    A quanto pare invece la Dea Bendata aveva un debole per lui.

    3 giorni dopo, la sera

    Grifis e la sua armata avevano nuovamente vinto. Come di consuetudine dopo ogni battaglia, i soldati bevevano come spugne e festeggiavano le loro imprese.
    Un uomo però preferiva starsene per conto suo, a riflettere sul suo presente. Non era una persona propriamente timida, semplicemente era pessimo nelle relazioni sociali, e preferiva agitare la spada piuttosto che negoziare. Gaston, tra un boccale e l'altro, lo vide e andò a parlargli, camminando in modo bislacco.

    << Tu... /singhiozzò/ sei quello che mi ha salvato il culo. >>
    << E tu chi diavolo saresti? >> disse Gatsu un po' sorpreso.
    << Chi? Ah, io mi chiamo Gaston. Sa, l'altro giorno quel tizio stava per uccidermi nella foresta, ma lei lo ha aperto in due. >>
    << Non l'ho fatto per mia scelta, me l'ha ordinato Grifis. E comunque, mi hai mentito. >>
    << Come? Non ho fatto niente, lo giuro! >>
    << Mi avevi detto che erano dodici. Invece erano una ventina. >>
    << Oh, io... mi dispiace, ero nella merda, ci stavano ammazzando e >>
    << Non preoccuparti, / lo interruppe Gatsu / è stato più divertente. >>
    Gaston rise in modo parecchio strambo e poi disse << Lei è una forza. Spero che combatteremo insieme! Vuole bere qualcosa con noi? >>
    << No grazie, preferisco ammirare la stellata. Magari un'altra volta. >>

    Gaston se ne andò, e poco dopo Gatsu accennò ad sorriso.

    (<< Dicevi che avrei trovato un posto in questa famiglia, eh Judo? Chissà... >>)


    Più passavano gli anni, più la squadra dei falchi macinava vittorie, rendendo la figura come condottiero di Grifis sempre più splendente.
    Ciò non sarebbe stato possibile però senza l'aiuto di alcuni elementi fondamentali, tra i quali spiccava il nuovo comandante delle truppe d'assalto, Gatsu.
    Nelle sue schiere c'erano parecchi uomini capaci, forti e aitanti. Quando Gatsu dovette scegliere il suo secondo in comando però, valutò altre opzioni. Lui era di gran lunga il più forte tra i sottoposti del Falco, non aveva certo bisogno di una spalla davvero abile, piuttosto di una persona di cui potersi fidare.
    Gaston era divenuto uno dei suoi migliori amici, insieme avevano affrontato tanti nemici, versato molto sangue e condiviso preziosi trionfi. Non fu una sorpresa quindi che egli divenne il suo vice. In realtà perfino Gaston stesso non era convinto di esserne all'altezza, in battaglia se la cavava ma non era certamente tra i migliori, né aveva il carattere per imporsi come leader. Apprezzava però la fiducia che Gatsu aveva riposto in lui e per questo motivo accettò la carica.
    Ultima modifica di Dragon Slayer; 02-08-2012 alle 00:56

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