Ito mantiene un’espressione seria, e fissa il suo interlocutore profondamente. Questi se ne accorge <<Oh, le chiedo umilmente scusa. Ho esagerato. Mi capita poco spesso di parlare con gente nuova del posto come lei, così mi sbizzarrisco!>> sorride ancora. Ito ricambia <<Non si preoccupi, è stato un punto di vista interessante. Sa, ironicamente, anche il mio amico ha fatto un’operazione chirurgica modificandosi il viso. I suoi motivi erano, come dire, più personali. Lui afferma che l’uomo è una forma. La forma è alla base di tutto, la stessa da cui trae le sue emozioni ed esprime i suoi sentimenti. Senza forma, dice, l’uomo non soffrirebbe. Cosa che, da medico, trovo tutt’altro che abbordabile, ma che non trovo nemmeno del tutto falso. Senza una forma l’uomo non avrebbe un suo significato materiale, dopotutto. Uomini, insetti, scarafaggi, “demoni”. Lei mi parla di tutto questo con una certa terminologia proprio per dare un’idea dell’uomo. Interessante notare nel suo discorso che, a sua detta, i demoni si possano controllare. Sta forse dicendo che un mostro può assumere tale forma se imposta, trasformandosi, non so, da uno scarafaggio un demone stesso?>>
Jiji pare divertito <<Esattamente, almeno in parte. Puoi trasformare l’insetto in un uomo, l’uomo in uno scarafaggio, ma puoi trasformare ognuno di essi in un demone? No, solo l’uomo può diventarlo. L’uomo… l’uomo è realmente una forma, ma essa non lo rappresenterà mai completamente. La cosa è ai suoi occhi, l’uomo non è un’unica forma, ma un insieme di diverse. Se afferri l’uomo e lo stritoli, la sua forma cambierà. Gli devi far dimenticare tutto ciò che prima lo rappresentava. Famiglia, amici, sentimenti, emozioni, lavoro, libero arbitrio. L’uomo è un demone quando non ha forma. Io… ne conosco uno, che un tempo era un uomo. Mi piacerebbe davvero farglielo conoscere. Anzi, dimenticavo che è proprio la persona che stavo aspettando. Ma non si preoccupi, non è pericoloso. Ha subito diversi traumi nella sua infanzia, cosa che gli si ritorce spesso contro.>>
Ito capisce <<Ed è lui il demone che vuole scatenare contro l’uomo di stasera?>>
<<Chissà. Del resto, quando approfondisci la conoscenza di qualcuno, puoi arrivare ad accorgerti anche di un lato nascosto in esso. Ma quando poi giudichi quella persona per ciò che nasconde iniziando a cambiare il tuo atteggiamento con essa, chi è il vero mostro? Io non giudico, e sono convinto che, anche se terribile, il mio amico non sarà mai un vero demone. Chi diventa un demone può anche subire una trasformazione contraria. Chi nasce demone, invece, vivrà e morirà per sempre come tale .>>
Ito realizza finalmente le intenzioni di quell’uomo. Dietro quel gentile sorriso si annida una tale sete di vendetta ed una misantropia da far gelare il sangue. Comprende anche che ora è in pericolo <<Penso di capire. Che razza di ora, sono le 6 ormai, starà per albeggiare. Credo che il mio amico non sia qui. Abbiamo aspettato per ore ma non ce n’è traccia. Forse è stato solo uno scherzo, il suo. La ringrazio, ma penso che sia giunto il momento di andare.>>
Jiji lo fissa momentaneamente in modo serio, poi sorride come di suo solito <<Capisco. Peccato, parlare con lei si stava rivelando interessante. Be’, che dire… aspetti>> si alza improvvisamente strizzando gli occhi verso una diversa prospettiva <<Quell’uomo… è vestito come dice lei, è forse il suo amico?>>
Ito si gira di scatto, sperando con tutte le sue forze che non sia così. Ma è vero, il signor Nakoshi è lì <<Ah, è proprio lui, che fortuna.>>
Jiji si volta a guardarlo <<Molto bene. Non se ne sarà accorto, ma per uno stupendo scherzo del destino, il mio amico è proprio con lui.>>
Allora Ito si mise a correre come mai aveva fatto in vita sua. Verso Nakoshi, verso una persona in grave pericolo.
<<Ichi, Ichi, Ichi… Uno>>
Nakoshi continua a ripetere quel numero. L’Homunculus del ragazzo è strano, anche se può risultare ridicola come spiegazione dopo tutto ciò che Nakoshi aveva visto ultimamente. Eppure l'uomo lo trova strano. Da ragazzo sui 20 anni, ora si trovava di fronte un bambino, sui 10, con una stranissima tuta rossa che sembra il misto tra una tuta da Hockey ed il guscio di uno scarafaggio. Dietro di essa è dipinto un numero, 1, che nel carattere giapponese si traduce in Ichi. Ai tacchi appaiono due lame estremamente affilate, completamente lucidate e smaglianti. Il bambino inizialmente non si è accorto che Nakoshi si è fermato, ma dopo qualche passo si gira. Nakoshi rimane sbigottito dalla scena. L’espressione del bambino è uno strazio, un lamento malforme che lo mostra in lacrime. Ma il peggio è in mezzo alle gambe. Ha il membro eretto, in procinto di essere molestato dalla sua mano, portando a pensare all’atto della masturbazione.
<<T-tu, perché piangi?>> chiede Nakoshi.
Il ragazzo pare afflitto <<M-ma che dice. Si sente bene?>> e fa un passo verso l’uomo.
<<No! Fermo, non muoverti>> indietreggiando <<Perché piangi? Perché sei vestito in questo modo?>>
L’Homunculo del ragazzo subisce un lieve cambiamento ed inizia a massaggiare il membro più velocemente <<Signore davvero, io… io non sto piangendo, non lo vede? Guardi come sorrido!>> facendo assumere all’Homunculo un’espressione ancora più terribile e sofferente.
Nakoshi gli si avvicina ed inizia ad annusarlo e toccarlo, tra le braccia e la testa <<Che cosa ti fa così tanta paura? Il contatto con la persona? No, è altro. Tu hai paura di qualcosa di già avvenuto.>> e d'un tratto vede un flash. Diversi ragazzi intorno ad una ragazza sdraiata, con Ichi sullo sfondo piangente, ed eccitato... <<Ma… è così assurdo. Sembra falso, come il tuo sorriso. Perché non riesco a percepire il tuo vero problema?>>
Il ragazzo fa per staccarsi <<La prego la smetta>> con una nota lievemente acuta, come se fosse in procinto di piangere <<Questo non va bene, la smetta ora>> ma Nakoshi non si ferma.
Non riesce a capire la base del problema. Questo ragazzo ha subito un trauma, a quanto pare a sfondo sessuale, ma non ne è stato toccato. Non c’è una traccia sul suo subconscio, non ha sensi di colpa. Sembra quasi che abbia un rimpianto, dovuto a qualcosa non fatto, come se il non aver subito influenze sessuali o violente sia considerato da lui un peccato… ma ecco che Nakoshi vede qualcos'altro.
Un bambino, lo stesso, piangente e coperto di sangue. Intorno a lui due corpi, uomo e donna. I suoi genitori? Forse, ma appare un’altra persona. Un uomo dagli occhi compassionevoli che gli si avvicina <<No, stagli lontano>> la voce di Nakoshi non si sente. L’uomo si abbassa di fronte al bambino, lo fissa. Inizia a sorridere, gli porge una mano. Il bambino esita, lo guarda, lo guarda un sacco. Poi però accetta l'invito. L’uomo sorride ancora di più e dice <<Bene, Ichi, andiamo.>>
Nakoshi capisce, ora <<Tu, i tuoi ricordi…>> le forze iniziano a venirgli a meno <<non sono veri, non tutti. La tua colpa… non è tua. Devi capire che quell’uomo ti ha… ti ha influenzato, ti ha sfrut->>
Un urlo interrompe il suo discorso <<Signor Nakoshi!>>
Ito, chissà da dove spunta. Ma Nakoshi deve assolutamente finire <<Tu, non devi darti la colpa, tu… devi smetterla di pensarci… Ichi>>
L’Homunculus per un attimo pare smettere di piangere, fissando Nakoshi proprio come aveva fatto il bambino con l’uomo sorridente… ma qualcosa copre l’occhio di Nakoshi. Una scia calda di sangue e pus gli attraversa la faccia <<No… non di nuovo>> cade in ginocchio, mentre le forze svaniscono definitivamente. Guarda di nuovo l’Homunculus, ma adesso è tornato a piangere ed appare terrorizzato.
<<Il sangue… ecco cos’altro ti fa paura>> dice Nakoshi sorridendo, prima di cadere per terra.
Vede sullo sfondo Ito col suo corpo fatto d’acqua corrergli incontro urlando il suo nome. Dietro di lui un altro... uomo. E’ una coltre di fumo umana, con il carattere “Vendetta” stampato sulla faccia, giovane ed immacolata come quella di un bambino.
Poi il vuoto.
Le luci dell’alba stavano adornando la città. Ito stava guidando la macchina sulla strada di casa. Nakoshi era nel sedile di fianco, in una posizione fetale, per quanto potesse. Ito era sovrastato dai pensieri di ciò che era avvenuto poco fa. Jiji non gli aveva detto niente, se n’era semplicemente andato col suo amico, scoppiato improvvisamente in un pianto fragoroso. Nakoshi era svenuto, da allora stava dormendo. Quel luogo era maledetto, o peggio ancora, condannato. Ito se ne stava finalmente andando, lasciandosi alle spalle quel covo di demoni. Nakoshi non avrebbe dovuto ricordare quegli eventi, tantomeno ripensarci.
Doveva dimenticare tutto, come si sarebbe fatto con un brutto incubo.
Nakoshi aprì per un attimo l’occhio destro, assonnato, riuscendo a dare un'occhiata al marciapiede di fianco. Sulla cima di una piramide di demoni, c’era una donna completamente nuda. Aveva delle catene ai polsi ed alle caviglie. Il corpo coperto da tagli e ferite ancora aperti e sanguinanti, mentre dal ventre in giù era puntellata da tanti, tantissimi aghi. La faccia era avvolta in un’esplosione di fuoco e fumo da cui non si percepiva nessun volto umano, ma per un attimo si girò verso Nakoshi.
All’improvviso, un ghigno si aprì tra quelle fauci infuocate, come se fosse una zucca di Halloween con un paio di orbite vuote e fiammeggianti al posto degli occhi.
Nakoshi, di risposta a quel demone, ghignò a sua volta.