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  1. #21
    Demente precario L'avatar di Final Goku II
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    EPILOGO

    “Capisco! Posso almeno sapere il motivo di questa decisione?” chiese il maestro Muten, prendendo atto della volontà di Crilin di lasciare la Kame House. L’allievo tentennò nel rispondere. Provava un profondo senso di vergogna per il comportamento avuto nello scontro con Ghiller qualche giorno addietro, al punto da essere restio a parlarne. Al contempo egli non trovava però giusto andarsene senza una valida spiegazione dopo che per anni aveva alloggiato in quella casa e il maestro Muten, fosse diventato la sua famiglia, per lui che una vera famiglia non l’aveva mai avuta. Gli doleva tanto lasciare quell’ambiente gioioso che egli considerava ormai la propria casa quanto deludere il proprio maestro confessando le orrende azioni di cui si era macchiato, ma non poteva tirarsi indietro. Aveva il dovere di rendere conto delle sue azioni al proprio maestro, e di prendere atto del fatto di non essere più degno di essere suo allievo. Brevemente, con le parole che a fatica uscirono dalla sua bocca, Crilin raccontò a Muten quanto era accaduto in quella maledetta battaglia. Una volta che ebbe finito, nella spiaggia su cui si trovavano cadde il silenzio. “Sono consapevole di avere tradito tutti gli ideali che hai cercato di trasmettermi, maestro!” riconobbe Crilin. “Devo ammettere di essere sorpreso. Non mi sarei mai aspettato un comportamento del genere da parte tua” rispose con tono neutro l’eremita delle tartarughe. Il suo volto era sorpreso, non sapendo egli stesso cosa pensare. Mai avrebbe pensato che l’allievo potesse arrivare a tanto pur di uccidere un nemico. “Ora capisci? So che non mi consideri più un allievo, bensì un tuo pari ormai da parecchi anni! Tuttavia sento di averti tradito! E il senso di vergogna che provo mi impedisce di fare finta di nulla!” spiegò Crilin. “Hai tutte le ragioni per vergognarti, e per provare biasimo per quanto hai fatto! Il fatto che tu provi questi sentimenti, tuttavia, è una chiara dimostrazione di come la tua natura non sia malvagia, per quanto tu abbia ceduto all’odio comportandoti in maniera deplorevole” commentò Muten, che poi proseguì “Tuttavia… io non mi sono mai trovato in una situazione come la tua, e il solo pensiero di cosa tu possa avere provato in quel momento mi riempie il cuore di angoscia! Forse anche io avrei commesso il tuo stesso errore… ciò tuttavia non giustifica il tuo comportamento, e il fatto che io ti comprenda non azzera le tue colpe! Ormai sei un uomo, dunque non spetta a me decidere il tuo castigo! Se è l’esilio la pena che hai scelto per te, io non ho nulla in contrario” concluse l’eremita delle tartarughe. Crilin annuì “Ok! Spero che il restare da solo mi darà il tempo per riflettere sui miei errori, e per trovare la pace!”. “Non pensi che dovresti anche parlarne con C-18 prima?” chiese Muten, parlando come amico e confidente, dopo che fino ad allora si era pronunciato unicamente come maestro. La prospettiva fece provare a Crilin una forte stretta al cuore. L’idea di affrontarla, di constatare quanto potesse averla delusa e ferita era una prospettiva alla quale avrebbe preferito mille volte una morte atroce. “Tra noi oramai non c’è futuro… ho toccato il fondo dinanzi ai suoi occhi! La mia debolezza mi porta a fuggire questa prova! Spero un giorno di trovare la forza per chiederle perdono” rispose. Detto questo, fece un ultimo cenno di saluto al proprio maestro e si voltò per andarsene, ma questi lo fermò. “Prima di andare voglio che tu mi faccia una promessa” disse Muten. “Qualunque cosa” acconsentì Crilin. “La tua colpa consiste in un crimine che senti di aver commesso contro l’amore! Tanto nei confronti del tuo quanto per quello che provava Ghiller! Dunque nel caso tu ti riconciliassi con l’amore stesso legandoti ad una donna con un sentimento di tale caratura, ti esorto a considerare la tua pena scontata… e di tornare a considerare questo posto come casa tua”. Il piccoletto senza naso sorrise. Quanto diceva Muten era da ritenersi giusto, ma ciò che realmente scaldò il cuore di Crilin era il fatto di percepire nel proprio maestro il desiderio di rivederlo, un giorno o l’altro. “Ok maestro Muten! Accetto la tua offerta! Fino ad allora, abbi cura di te”. “Anche tu, figliolo” rispose il vecchio eremita per poi restare ad osservare il proprio allievo alzarsi in volo e sparire all’orizzonte
    Ultima modifica di Final Goku II; 09-12-2010 alle 10:16

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