"Le cose per cui vale la pena di vivere", dice in una delle ultime scene Allen.
Se vogliamo è questo ciò che ci insegna in questo film il regista e attore: in una città caotica e indaffarata, simbolo di quello "scadimento dell'essere" di cui aveva parlato Heidegger, sopravvivono quelle emozioni e quella istintività ("il cervello è l'organo più sopravvalutato") che rendono la vita degna di essere vissuta e ci permettono di non pensare ai problemi insolubili della vita.
Così, quando il protagonista, alla ricerca di una stabilità, di una verità, rincorrendo situazione che solo apparentemente seguono un filo logico, egli si rende conto che in fondo sin dall'inizio avevo ciò che lui cercava e spesso in questi casi c'è poco da pensare.
Film molto diverso dal precedente Annie Hall, sia a livello registico che come carica comica: in una splendida Manhattan in b/n (eccellenti le musiche e la fotografia) viene narrata una vicenda molto più intrisa di passione e molto meno improntata alla satira e al pungente realismo.