
Originariamente Scritto da
H Sakuragi
Non è questione di essere juventini, è questione di aver un minimo di buon senso. Questo individuo, oltre al fatto di nascondere pateticamente e vigliaccamente i propri fallimenti professionali dietro immaginari complotti orditi ai suoi danni dal solito Luciano Moggi (anzi, è proprio da quando Moggi è uscito di scena quattro anni fa che Zeman non è più stato chiamato da nessuna squadra, perché ormai non poteva fare più il demagogo assicurando ai presidenti, a compensazione dei suoi disastri tecnico-tattici, il favore delle tifoserie e le prime pagine dei giornali), quello che moralmente non si può perdonare a Zeman è di avere fatto, nella famosa intervista all’Espresso del 1998, i nomi di due giocatori in attività, Gianluca Vialli e Alessandro Del Piero, indicandoli come probabili dopati. La sua denuncia contro l’abuso di farmaci nel calcio – senza dimenticare che pure lui ai giocatori della Lazio faceva somministrare discrete dosi di creatina – doveva rimanere generica, visto che non aveva mezza prova per additare questo o quell’altro giocatore. Tanto più che lui negli spogliatoi della Juventus non ci ha mai messo piede in vita sua.
Da questa inaudita scorrettezza zemaniana è nata una delle tante viae crucis juventine, quella del processo per doping, conclusasi con la prescrizione dopo che la Cassazione, successivamente all’assoluzione degli imputati Agricola e Giraudo in appello, aveva stabilito che potesse avere luogo il terzo grado del processo. Una scorrettezza che tra le altre cose ha portato all’accanimento su un capro espiatorio (sempre lo stesso) anziché alla seria messa in discussione del ricorso ai farmaci da parte di tutto il movimento calcistico. Poi anche qui, sia detto per inciso, non si capisce bene come funzionino le cose in Italia: un tizio (Zeman) che non ha mai frequentato gli spogliatoi e l’infermeria bianconeri spara due nomi, quelli di Vialli e Del Piero, e la procura di Torino guidata da Guariniello scatta come un fulmine, per la gioia dei media che massacreranno la Juve per anni e anni. Un calciatore dell’Inter, cioè uno che negli spogliatori nerazzurri c’è stato a lungo (Georgatos), afferma nel 2006 che all’Inter si dopavano allegramente (all'insaputa della società dice LUI) e la procura di Milano non muove un dito. Avanti così, due pesi e due misure, sempre e comunque.