John Wilmot, un personaggio realmente esistito nell'Inghilterra post-cromwelliana, poeta, letterato, teatrante e uomo di corte. Ma soprattutto libertino. Un personaggio che è un incrocio fra un House ante-vicodin, un simbolista francese bohemien e un esteta kierkegaardiano. Il film ruota tutto intorno alla sua figura di edonista cinico e saturato dalla vita, il cui unico modo per sentirsi vivo è l'assenza di mezze misure e il teatro, "dove ogni gesto ha una sua conseguenza", a differenza di una vita "dove puoi fare una cosa o il suo contrario e non cambia un'acca".
Il regista è esordiente, e in effetti si vede: la tensione narrativa ha cali. Gli attori invece sono tutti bravi: Depp sembra fatto apposta per questo ruolo di dannato, Malkovich si adatta bene a quello del dispotico uomo della "ragion di stato".
Buon film, che a molti perbenisti e a molti puristi del sano e io genere del cinema panettone non potrà piacere.
Voto 6,5.