- Gran Premio degli Stati Uniti (circuito di Laguna Seca)
MotoGp
1) Rossi
2) Stoner
3) Vermulen
4) Dovizioso
5) Hayden
6) de Puniet
7) Elias
8) Spies
9) Toseland
10) Nakano
11) Jamie Hacking (Kawasaki)
12) Guintoli
13) de Angelis
14) Edwards
15) Capirossi
Il primo dei due appuntamenti statunitensi in calendario per la stagione 2008 regala una gara dai contenuti tecnici eccelsi. Valentino si è dimostrato, semmai ve ne fosse ancora bisgno, inavvicinabile, almeno per il momento, da qualsiasi pilota che attualmente calca i palcoscenici di tutto il mondo. Traiettorie capolavoro in frenata, poderose staccate senza mai perdere la corda, inesauribile pulsione adrenalinica, degna di un ragazzino che deve, ma soprattutto vuole, dimostrare al palcoscenico universale la propria caratura (il vero grande segreto, a tutt'oggi, di Valentino). Vincere quando si è così palesemente inferiori (nonostante il grandissimo lavoro della Yamaha, che, in ogni caso, ha messo a disposizione di Rossi un pacchetto eccellente), impresa che appare pazzesca al solo pensiero; Valentino è riuscito a tradurla, roba per pochissimi eletti. Chapeau!
Un grandissimo Stoner (al quale spettano lodi non troppo dissimili da quelle elargite al Fenomeno di Tavullia). L'unica nota stonata è rappresentata, a mio avviso, dalle dichiarazioni rilasciate dal pilota australiano nel dopogara; non che esse non corrispondano effettivamente, almeno in parte, a quanto accaduto nel corso di qualche tornata mozzafiato (anche se non ritengo che si possa parlare in alcun caso di autentiche scorrettezze), ma il mittente è piuttosto inaspettato.
La gara di Vermulen certifica anche quest'anno l'enorme superiorità delle Bridgestone. Quella di Dovizioso, invece, attesta l'esponenziale crescita del pilota forlivese, il quale sembra destinato, anche perchè il mondo dei motori è ancora caratterizzato, seppur non nella sua totalità, dalla connotazione attualizzante di quella che una volta si chiamava meritocrazia, a diventare il nuovo compagno di squadra di Daniel Pedrosa.