ragazzi vi giuro che non lo faccio apposta, ma il computer questa settimana ha fatto cilecca ed ho dovuto formattare tutto ho perso anchei l proghramma di scrittura... un pò di pazienza
edit: eccoci, finalmentedati i suddetti problemi, non posso postare un paragrafo particolarmente lungo, ma ocmunque è qualcosa
spero vi piaccia, buona visione
Achille stava macchinando con la sua arma, o con il suo giocattolo, così come si preferisca definire quel quaderno; tutto al suo contorno era sparito, tutta la stanza inondata dalla luce solare sembrava spenta, ai suoi febbricitanti occhi, ai suoi eccitati occhi. Il simbolo era una questione da non prendere sottogamba, non si poteva scegliere così improvvisamente ... semplicemente utilizzare un simbolo che non portasse nemmeno lontanamente a pensare a lui, oppure usare la psicologia inversa, o forse stava facendosi troppi problemi; ammesso che riuscissero a capire, ammesso che notassero ... ma come avrebbero potuto risalire a lui? Assurdo.
<<eppure>> sussurrò, mentre chiudeva il quaderno, riponendolo incartella come tutti gli altri <<Eppure non voglio sceglierlo a caso>>.
Qualche strano suono lo riportò allarealtà; non era proprio un suono fuori dal normale, semplicemente un'energica suonata di porta. La madre di Achille andò ad aprire, dopodiché assunse un atteggiamento timido, impaurito.
<<Mio figlio? Sì, è in casa, in camera ... ma cos'ha fatto?>>
<<Achille, vieni fuori, dobbiamo fare due chiacchiere con te.>>
E cominciò un dialogo fitto fra la madre e le persone sconosciute che stavano alla porta.
Achille sgattaiolò fino alla porta, poggiando l'orecchio, per poter sentire qualche altra parolina
<<Si può sapere? cosa volete da lui?>>
<<Signora, se non uscirà da solo, andremo noi a prenderlo>>
<<Ma cos'ha fatto? Cosa?>>
La voce della donna cominciava a mostrare segni d'isterismo.
<<Signora, per l'ultima volta, altrimenti ...>>
Un rumore si porta che si spalanca fece da palcoscenico ad Achille, che in tutta tranquillità invase con la sua presenza il corridoio, mostrando il volto ai due individui. Si poggiò con la spalla destra al muro con le mani in tasca, chiedendo cosa volessero da lui.
<<Vieni con noi. Abbiamo da farti qualche domanda.>>
<<E se non volessi?>>
<<Devi parlare.>>
I due parlavano quasi in simbiosi, sembrava che uno completasse le frasi dell'altro, come una perfetta partita di tennis, in cui le due racchette colpiscono la pallina con la stessa forza e la stessa rapidità ogni volta.
<<Di cosa sono accusato?>>
La madre sbiancava, con le mani alla bocca, spaventata
<<Non sei accusato di nulla...>>
<<...vogliamo solo indagare...>>
<<...di certo conoscevi Enzo...>>
<<...Iannuzzi, apparteneva alla tua classe>>
Achille sospirò, chiudendo gli occhi, senza mostrare alcuna espressione facciale.
<<Non mi va di parlarne qui. Se volete che vi dica qualcosa, andiamo altrove.>>