Ho conosciuto il Sermig nel 2000 l'anno del grande giubileo. Avevo 30 anni e desideravo con tutto il cuore recarmi a Roma per partecipare ad uno degli incontri con il Santo Padre. Gli eventi giubilari, che avevo fino a quel momento vissuto solo in TV erano riusciti a sconvolgermi, a commuovermi, a convertirmi, a darmi una scossa, come l'indimenticabile notte di tor Vergata. Seppi da un'amica che il Sermig, un'organizzazione di Torino, la mia città, sarebbe andata a Roma per il Giubileo della pace, il 22 dicembre del 2000. Decisi immediatamente di aderire e così conobbi il Sermig. Il giubileo della pace fu uno degli avvenimenti più importanti della mia vita. Da allora è passato molto tempo e in questi anni ho continuato, a fasi alterne, a partecipare ad alcuni importanti incontri, concerti, eventi promossi dal Sermig. Circa un anno e mezzo fa Ernesto Olivero venne a parlare nella mia parrocchia e quando andai a salutarlo gli dissi che mi sarebbe piaciuto dargli una mano. Lui, guardandomi con i suoi grandi e profondi occhi celesti, mi rispose che mi aspettava e che contava su di me. Da allora ho cominciato a fare servizio alla fraternità della Speranza, occupandomi, secondo necessità, dello smistamento dei vestiti in partenza per le missioni o della pulizia delle stanze dove vengono accolti gli immigrati che giungono in Italia con valigie piene di speranze e di dolori. Io che prima ero schizzinoso su tutto e che mi schifavo a bere nel bicchiere dove aveva bevuto un mio amico, mi sono trovato a pulire i cessi di barboni e marocchini, tenendo alla mente le parole del Vangelo: "quello che avrete fatto a questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me". Questo è un piccolo miracolo che ho scelto di confidarvi e che è avvenuto grazie al Sermig.
Quarant'anni: sono tanti i traguardi raggiunti a partire da quando Ernesto Olivero si trovava con i suoi amici e insieme, con la Bibbia in mano, sognavano un mondo migliore. Ma non è tempo per fermarsi a stilare bilanci. Tanti, innumerevoli sono i miracoli compiuti dal Signore per mezzo del Sermig e di quanti ne fanno parte. Un piccolo uomo con un grande cuore ha costruito, inventato un luogo di autentica pace e solidarietà nel vecchio arsenale militare di Torino dove prima si fabbricava morte. Come dice il salmo, gli strumenti di morte si sono tramutati in strumenti di lavoro e di solidarietà: questo è il più grande miracolo del Sermig. Tantissime sono le persone che si sono lasciate coinvolgere da questo cantiere di pace in questi anni. Da soli gli uomini non avrebbero potuto compiere quanto è avvenuto; la presenza del Signore, che è il vero padrone di casa del Sermig, ha sostenuto Ernesto nei momenti difficili, lo ha illuminato nelle scelte importanti, gli ha fatto incontrare coloro che come il Santo Padre e Madre Teresa, hanno saputo guidarlo e sostenerlo.
Proprio per questo, la settimana scorsa, alla tradizionale preghiera del martedì che era dedicata alla ricorrenza dei primi 40 anni del Sermig, Ernesto Olivero non ha voluto tracciare bilanci, non ha voluto esultare per i traguardi raggiunti ma ha preferito esprimere i suoi sentimenti ringraziando umilmente Dio per i suoi infiniti doni ed affidandogli ancora una volta il futuro dell'Arsenale della pace. Anch'io, che ho in qualche modo partecipato con la mia umile presenza a questo progetto di Dio che Ernesto intuì 40 anni or sono, desidero esprimere il mio ringraziamento al Signore. Lo ringrazio per avermi messo sulla strada del Sermig, per avermi fatto incontrare Ernesto Olivero, Rosanna, Andrea e i giovani che hanno deciso di consacrare la propria vita a Dio tramite la comunità dell'Arsenale, autentici testimoni dell'amore di Cristo, della carità operosa, che intende usare le risorse materiali in modo non egoistico ma solidale, della vera pace, di cui il mondo ha oggi tanto bisogno. In modo particolare desidero ringrazare Dio per il dono che mi ha fatto, grazie alla generosità e fiducia di Ernesto, di poter abbracciare il papa, l'uomo a cui io sono più legato sulla faccia della terra, lo scorso 31 gennaio in occasione di un'udienza concessa al Sermig.
Auguro ad Ernesto e all'Arsenale da lui fondato di continuare nella direzione intrapresa, nella vicinanza agli ultimi, nel servizio alla causa della pace e della giustizia, nella perseveranza e nell'insistenza per parlare al cuore di uomini e donne del terzo millennio e per convertire i loro cuori spesso induriti e sordi alle necessità dei fratelli e al grido di dolore di tanti innocenti, infinite croci di dolore sui calvari del mondo, dove Cristo ogni giorno muore nell'indifferenza generale. Grazie Signore per averci donato il Sermig, autentico segno di Speranza. "Viviamo tra tante abbreviazioni, tra tante sigle, e alcune ci fanno paura, ma ci sono anche quelle che ci portano Speranza. Ecco, Sermig, viviamo sotto questa abbreviazione: Sermig. E ci porta Speranza, e ci porta Speranza! E ci prepara bene al Santo Natale" sono queste le parole improvvisate da Giovanni Paolo II, al termine dell'udienza concessa al Sermig il 22 dicembre 2000, Giubileo della Pace.