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PROLOGO
Bazooso stramazzò a terra, con il cranio aperto in due. Rivoli di nero sangue inzupparono il terreno.
Un silenzio d’incredulità pervase il campo, rotto solo da qualche flebile verso di stupore.
«O-ora! Approfittiamo della sorpresa! All’attacco, miei prodi!».
Grida di guerra si sollevarono tra le fila avversarie, che si lanciarono alla carica.
Grifis assistette con interesse alla battaglia che andava consumandosi sotto i suoi occhi. Si sentiva come lo spettatore di un orrendo show lassù, nella balconata lignea adiacente le mura, lontano da tutto quel clangore di spade e scudi che cozzavano.
Oramai le truppe nemiche avevano fatto irruzione, non c’era più alcuna speranza di salvare la roccaforte. Questo Grifis lo sapeva. Ciononostante non riusciva a darsi alla fuga, per quanto fosse consapevole dell’inutile pericolo che lui e la squadra dei Falchi avrebbero potuto correre in quel modo.
Ed il vincolo che lo immobilizzava era tutt’altro che materiale.
Si trattava in realtà del fascino di un misterioso mercenario nemico. Grifis fu come ipnotizzato dalla feroce armonia dei suoi fendenti, aggraziati e al contempo violenti, dai suoi movimenti rapidi e decisi, dalla naturalezza con cui si lasciava cumuli di cadaveri alle spalle.
Quello non era un guerriero; era una dannata macchina da guerra.
“È incredibile” pensò. “Ha ucciso il possente Bazooso con disinvoltura, ed ora sta facendo piazza pulita dei soldati rimanenti. È una furia”.
Nemmeno la sua squadra era rimasta indifferente di fronte alle gesta dello spadaccino senza nome. «Wow, ce n’è uno davvero in gamba!» «Chissà se è più forte di te!» «Ma sei pazzo? Non è niente al suo confronto! Vero, Grifis?».
Il comandante non rispose. Era completamente assorto nei suoi pensieri. “Già, non è niente al mio confronto. Ma la sua forza è sprecata con quella gente, mi farebbe comodo un tipo del genere al mio fianco”.
In pochi minuti la spada del misterioso combattente, lunga più di quanto fosse alto colui che la brandiva, dilaniò il corpo della maggior parte dei nemici rimasti, rapida e letale come la peggiore delle fiere. La battaglia era quasi giunta al termine; solo qualche stolto sperava ancora di poter opporre resistenza.
«Il castello sta per essere conquistato, andiamocene» consigliò Judo al suo comandante. Grifis obbedì, cedendo infine al buonsenso.
“Lui dev’essere mio. A qualsiasi costo”.
continua...
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