Nel frattempo, a palazzo, in una delle stanze più interne e riservate, Lilith, la regina dei demoni, nonché matriarca del casato degli oscuri, si stava lasciando andare al proprio sollazzo prediletto. Un tonificante bagno. Non ci sarebbe stato nulla di particolare in tale azione se non fosse stato per il fatto che Lilith stesse beatamente a mollo in un’immensa piscina stracolma di sangue. “Mmmm… davvero paradisiaco! Il sangue di demoni infanti è così caldo, e di una densità così tenue e deliziosa… un vero toccasana per la pelle!” pensò la crudele regina mentre teneva gli occhi chiusi godendosi il proprio relax. Ad un certo punto, quando ne ebbe abbastanza, emerse dalla piscina di liquido scarlatto. Il suo corpo era in tutto e per tutto equiparabile ad una statua, di un colore blu tendente al grigio. La sua pelle era liscia e perfetta e le sue curve parevano opera di uno scultore. Al contempo però le sue membra era fredde, dalle forme severe che le attribuivano un’aria quasi artificiale. Non c’era alcun calore in quella donna. La sua gelida ed incommensurabile cattiveria era come se trasparisse anche dal suo corpo, curatissimo e oggettivamente bello, ma assimilabile più ad una letale arma che ad un’intima nudità che una donna brama di tenere celata. Ella infatti camminò lungo la stanza senza alcun imbarazzo e senza alcun interesse a mantenere celato il proprio corpo, per lei un vanto nella sua perfezione assoluta. Indossava un’armatura da battaglia simile a quella del figlio e un lungo mantello soltanto perché ella riteneva che le proprie spoglie nude non fossero qualcosa di cui si potessero beare degli occhi indegni. Fatto ciò ella raggiunse la stanza del trono dove si trovava Baldaar. “Madre…” la salutò questi. “Venerabile signore!” si inchinò lei, consapevole di come Baldaar pretendesse riverenza e rispetto da chiunque, compresa sua madre. “Ci sono novità per quel che riguarda Darbula e Kaiohshin?” chiese poi lei. “Sembra che la piccola Ilian sia stata sconfitta da un misterioso guerriero che li accompagna!” commentò Baldaar con tono quasi divertito. “Capisco…” rispose freddamente lei, con espressione contrariata. “Ora se ne sta occupando Deiyana!” la informò poi il sovrano. “Vostra sorella nonché mia figlia ci recherà sicura soddisfazione! O almeno è nel suo interesse che sia così” disse Lilith. “E’ ciò che mi auguro! Tuttavia c’è una persona in questa stanza di cui ancor meno metto in dubbio la capacità di darmi soddisfazione!” commentò Baldaar per poi con la telecinesi chiudere tutte le porte della stanza del trono, lasciando soli e isolati dal resto del palazzo se stesso e la madre. Lilith comprese subito cosa Baldaar volesse da lei. Del resto si trattava di un suo capriccio frequente. Non sapeva se tale suo desiderio fosse frutto di una reale attrazione per l’unica entità alla sua altezza oppure del sollazzo perverso della consapevolezza che quella donna fosse la propria stessa madre. Probabilmente si trattava di un connubio di entrambe le cose. Lilith si denudò completamente si avvicinò all’imponente figura del figlio che tra altezza e muscolatura era almeno tre volte lei. Egli la prese e la possedette violentemente, bramoso di saziare il proprio perverso desiderio carnale e beandosi del dolore e della sofferenza che recava alla propria partner.
“Oh… e così Kaiohshin ha deciso di seguire spontaneamente Modasia al palazzo di Baldaar! Provare rimorso per l’estinzione di una razza patetica come quella umana è un’idiozia che ben si confà a un’altrettanto patetica divinità!” commentò Latan, dopo che Kabal era tornato al mausoleo per aggiornarlo di quanto aveva visto, raggiungendo Minossia che già si trovava. “Aveva previsto che ciò potesse accadere, grande Latan?” chiese il combattente mascherato all’angelo caduto. “Non mi coglie impreparato se è questo che mi stai chiedendo! Non ti scordare che a palazzo di Baldaar c’è Yusaku! Ci penserà lui ad assicurarsi che il nostro piano non venga vanificato da uno dei colpi di testa di quell’esaltato!” rispose tranquillo l’ex eroe della guerra demoniaca. “Siamo certi di poterci fidare di lui?” domandò dubbioso Kabal. Latan sospirò e chiese a sua volta “Dimmi Kabal… da quando hai iniziato ad essere tanto scettico in merito alla mia capacità di giudizio?”. All’udire quelle parole il sangue del discepolo raggelò, e con ampi gesti delle mani ad accompagnare le parole si affrettò a scacciare dalla mente del proprio signore quell’idea. “Cosa? Ma che sta dicendo? Assolutamente no! Non metterei mai in dubbio le sue parole! E’ soltanto che lavoriamo a questo piano da anni e quindi mi sto facendo prendere un po’ dall’ansia dal momento che presto i nostri sforzi potrebbero essere ripagati, e quindi ho sempre paura che qualcosa possa andare storto…”. Latan interruppe le giustificazione di Kabal con una risata. “Hahaha! Apprezzo la tua lealtà ma anche il tuo buon senso! Dunque non mascherarlo dietro un eccessivo servilismo!” disse l’angelo caduto. Kabal sospirò di sollievo comprendendo come Latan si fosse semplicemente divertito a spaventarlo in maniera gratuita. Del resto tenere costantemente “sulla corda” i propri seguaci era prerogativa di un capo capace come lui. “Sarebbe stupido non valutare con attenzione ogni aspetto della nostra strategia dopo che i nostri piani sono già stati sventati da Ananke prima e da Goku poi… per quanto in entrambi i casi si sia trattato di un miracoloso colpo di fortuna bisogna mettere in preventivo che i miracolosi colpi di fortuna possano verificarsi, e in virtù di questo non lasciare nulla al caso!” i fallimenti del passato avevano reso Latan ancora più scaltro e pericoloso di quanto non fosse un tempo ed incarnava una minaccia oscura e terribile per l’universo intero. Aveva avuto la pazienza di portare avanti una strategia precisa per anni, e con l’aiuto delle arti divinatorie di Yusaku aveva incarnato la figura del supremo burattinaio di quella dimensione in cui nemmeno un sasso rotolava senza che lui ne venisse a conoscenza. “Comunque sia se non mi fidassi ciecamente di Yusaku non gli avrei mai affidato un ruolo tanto cruciale nel nostro piano! Nondimeno mi sono premunito nel caso la mia fiducia risultasse mal riposta!” concluse Latan. “A nessuno conviene tentare di fare il furbo con noi…” commentò Minossia. L’angelo caduto sorrise. Dopo anni di attesa il suo oscuro disegno era sul punto di compiersi.