Originariamente Scritto da
Paolo Vespa
In vista del concerto del 26 Luglio, ho provato l'ultimo lavoro in studio dei Deep Purple, Rapture of the Deep. È evidente la differenza rispetto a molti altri album del gruppo inglese, dovuto in parte all'ingresso di Don Airey già nel 2002; le differenze si notano nella diversa struttura dei pezzi e anche nel sound più calmo e a tratti melodico (un esempio lampante è l'ottima ballad Clearly Quite Absurd). Naturalmente l'idea hard rock alla base dei DP c'è ancora e lo si nota ascoltando vari pezzi, però è sicuramente meno accentuata rispetto ai lavori precedenti a Bananas. Tirando le somme, Rapture of the Deep sicuramente non è paragonabile ai dischi d'oro della Mark II sia per il diverso grado di complessità sia per la vena compositiva, ma rimane comunque un buon album di una formazione che ha saputo rinnovarsi per tanto tempo.