Ecco qui la mia storia. Se c'è qualche problema nella struttura dite pure e vedrò di modificare dove opportuno (mi riferisco alla divisione in tre date e in due tempi) ^^
La pigrizia dei binari
Faut-il réagir contre la paresse des voies ferrées entre deux passages de trains (Marcel Duchamp)
[E' necessario reagire contro la pigrizia dei binari tra due passaggi del treno]
Gennaio 2015
Fumo passivo.
I polmoni di Edera ringraziarono amorevolmente per quell'enorme massa di aria sporca e satura di polveri assassine che lentamente si stava spostando verso di loro, saturandoli. Tra un colpo di tosse e l'altro, la ragazza aveva il tempo di riflettere, mentre l'amica impassibile continuava a danneggiare le sue care fonti di respiro, incurante del danno che stava arrecando.
Che cosa simpatica, il fumo passivo! Paragonabile solo a quello schifo di società nella quale chiunque è costretto a vivere: non l'hai prodotta tu, non la vuoi, ma ti danneggia lo stesso. Davvero fantastico. Edera sbuffò, sistemandosi meglio contro al muretto della piazza, osservando, per almeno la ventesima volta nell'arco di un solo minuto, l'orologio che portava al polso. Era troppo presto. Quella dannata lancetta correva troppo lentamente, sembrava farlo apposta a non muoversi mai. In quei maledetti giorni Edera non si era preoccupata del tempo che scorreva. Lei e Miranda dovevano lavorare duramente; le ore, i minuti, i secondi, niente di tutto questo contava. Solo il guadagno, quel guadagno che avrebbe loro permesso di realizzare un sogno. Avevano faticato senza mai lamentarsi, si erano rovinate la mente ed il fisico, ma alla fine avevano comprato quel vecchio edificio, l'avevano ristrutturato e ammobiliato. Era tutto pronto. Quel sogno che Edera coltivava fin da quando aveva tredici anni stava per diventare realtà. Anzi, l'Accademia d'Élite era già una realtà, ora restava da fare il passo più grande e difficile. Cambiare quella società che la disgustava così tanto. Ma ce l'avrebbe fatta, lei e Miranda ce l'avrebbero fatta. Osservò la sua amica, chiedendosi se sarebbe stata abbastanza risoluta da mandare avanti il progetto. Alla fine sorrise, convincendosi che non esisteva il minimo problema. Miranda era una brava ragazza, ed in più aveva un grande carisma, sarebbe stata lei a tenere il discorso inaugurale. Anche se la maglietta rosa con la stampa di Hello Kitty un po' la sconcertava, sperava che nessuno degli ascoltatori ci facesse caso.
Un rumore di passi le fece voltare la testa ed un sorriso si allargò sul suo volto: Sara, con una maglietta rosa su cui capeggiava l'immagine di uno dei sette nani.
Bene, piano piano stavano arrivando tutti, per l'apertura dell'Accademia. Era un progetto ambizioso, ma forse fattibile. Bastava un po' di carisma e sarebbero riusciti a scovare i giusti. Dovevano esserci. In quello schifo di società dovevano esserci comunque dei ragazzi onesti. Anche pochi, se occorreva. Intanto loro erano in cinque. Non tantissimi, ma abbastanza per cominciare a diffondere il messaggio. Mattia arrivò poco dopo, in sella al suo inseparabile skateboard, e per ultimo anche Shutz si fece vedere, con addosso una felpa grigia più grande di almeno due taglie e l'I-pod a tutto volume. Adesso c'erano tutti, finalmente. Restava da aspettare che qualcuno rispondesse al loro invito. Tutti e cinque avevano fatto girare la notizia nelle loro scuole, erano sicuri che qualcuno sarebbe arrivato. Le loro speranze non furono deluse perché di lì a poco una piccola folla di ragazzi di età compresa tra i tredici e i vent'anni arrivò.
Tutti entrarono nell'Accademia e solo allora Miranda si decise a spegnere quella dannata sigaretta. Fece uscire uno sbuffo di fumo con un lungo sospiro. Ancora non riusciva a capire perché avessero voluto chiamarla “Accademia”. Quella non era una scuola, era solo un circolo. Un circolo esclusivo di cui facevano parte solo i migliori e da cui la feccia era esclusa. Ma, come al solito, Edera non era stata abbastanza risoluta e aveva voluto adottare un nome più “morbido”. Con rabbia Miranda si sistemò davanti alla folla di ascoltatori, sbuffando per la seconda volta. Nonostante Edera fosse la sua migliore amica, a volte davvero non riusciva a capirla. Che bisogno c'era di ammorbidire il concetto? Insomma, il loro scopo era cambiare la società e quale altro mezzo se non l'abbattimento di tutta la feccia che la riempiva?
Un terzo sbuffò diede inizio al suo discorso. Non era stato un problema prepararlo, era bastato occuparsi di stilare una breve scaletta, e per il resto si stava facendo guidare dall'ispirazione del momento. Il suo carisma faceva il resto, obbligando quasi ipnoticamente gli astanti ad ascoltarla. Non era difficile convincere quella pleblaglia, bastava infarcire i concetti di qualche bel giro di parole. Comunque nessuno avrebbe potuto dire che i loro ideali non fossero giusti. Che cosa volevano loro, in fondo? Che i valori tornassero ad occupare uno spazio importante nella società. Che l'onesta tornasse a far sentire la sua voce. Che le persone smettessero di pensare solo ai loro egoistici interessi per pensare di più al bene di tutti. Che tutti, giovani e vecchi, imparassero a prendersi le loro responsabilità, a fare il loro dovere senza scansare ogni problema, ogni colpa. Non le sembrava di chiedere qualcosa di difficile e di impossibile. Bastava eliminare la feccia.
Il tempo passò rapidamente, anche se purtroppo la maggior parte delle persone presenti se ne andarono non convinte. Solo circa una decina rimasero, affascinate dai discorsi di Miranda, conquistate dall'ideologia dell'Accademia. Era l'inizio di qualcosa di grande. Tutti se lo sentivano.
Nel giro di poco si tracciarono le linee guida dell'Accademia, sorretta gerarchicamente da cinque persone: Edera, Miranda, Sara, Mattia e Shutz. Gli altri erano comuni partecipanti, che si avviavano verso il percorso della moralità. Erano sicuri che avrebbero portato il loro messaggio a tutto il Mondo: l'onesta era l'unica vera base su cui costruire dei buoni rapporti umani, il mondo doveva cambiare, doveva imparare ad essere leale e onesto. Loro gliel'avrebbero insegnato.
Gennaio 2016
Ormai il movimento ha compiuto il suo primo anno di vita. Immagino che in quanto fondatrice dovrei esserne fiera. Eppure non riesco, intuisco che c'è qualcosa che non va, ma ancora non riesco a capire cosa. Eppure c'è qualcosa di strano che si muove nell'aria, qualcosa che ancora non percepisco con chiarezza, ma che gli altri sentono. Riesco a leggerlo nei loro volti: hanno in mente qualcosa. Miranda per prima. E' un po' di tempo che la vedo cambiata, più decisa, più diretta. Più padrona. Mi stupisco di aver usato quel termine, “padrona”...eppure probabilmente è quello che meglio si addice alla situazione. L' Accademia non è più un circolo privato che racchiude gente interessata a riportare i valori della morale nella nostra società, ormai è praticamente diventata una setta, Miranda l'ha resa tale. Non me ne sono accorta in questi dodici mesi, ma me ne rendo drasticamente conto adesso. I nostri membri hanno smesso di agire con la loro testa, completamente soggiogati dal carisma di quella che un tempo era la mia migliore amica e che adesso a malapena si accorge della mia esistenza. Ormai la seguono fedelmente, come dei cagnolini addestrati, senza mai staccarsi da ciò che dice. Le sue parole sono legge, e mi accorgo che anche gli altri tre membri della gerarchia si stanno facendo lentamente schiacciare dal peso del suo ego. Credo che questo in linguaggio tecnico si chiami “delirio di onnipotenza”. In ogni caso oggi Miranda ha richiesto una riunione, durante la quale avrò la possibilità di esprimere le mie perplessità. Ed infatti mi trovo proprio qui, adesso, in una delle stanze dell'Accademia, mentre aspetto pazientemente che Miranda cominci a parlare. Nel frattempo osservo distaccata il suo abbigliamento, anch'esso mutato nel tempo. Stivali alti di pelle con tacco vertiginoso, maglietta nera aderente, giubbotto, anch'esso in pelle, nero e molto ampio. Questa è la mia amica? Quella che fino ad un anno fa vestiva in jeans e maglietta rosa con la stampa di Hello Kitty? La gente cambia col tempo, ne sono consapevole, ma non avrei mai pensato ad un cambiamento così rapido e così drastico da parte sua.
Richiede la parola e decido di ascoltarla attentamente, voglio capire cos'ha in mente.
“Ragazzi, come sapete l'Accademia ha superato senza problemi il suo primo anno di età!”
Un mormorio di approvazione si fa udire vicino a me, probabilmente è Mattia. Non me ne curo, impegnata ad ascoltare.
“E adesso, è giunto il momento di raggiungere lo scopo per cui essa è stata aperta!”
Inarco un sopracciglio, perplessa. Non capisco cosa vuol dire Miranda. Abbiamo già raggiunto lo scopo: abbiamo creato un luogo dove la gente onesta può riunirsi, confrontarsi, rendersi conto che tra gli ingiusti si nascondono molti giusti, far rinascere la speranza, raccogliere le idee per riuscire piano piano a cambiare lo stato di cose...
Cosa vuole di più?