Ma questi difetti non vengono decontestualizzati pensando che è tratto da un libro?
Il fatto che la trama non sia compiuta e i personaggi facciano cagare può al massimo essere colpa di Larrson, non di Fincher.
Che poi io non sia d'accordo è un altro discorso.
E perché mai? Io il libro nemmeno l'ho letto, difatti non l'ho mai citato, ma se decidi di realizzare un film tratto da un'opera cartacea hai il dovere di aggiustare e adattare ciò che non va.
Il fatto che Larrson abbia toppato o meno come scrittore non preclude il fallimento della pellicola.
Il discorso del serial l'ho tirato fuori perché mi sembra chiaramente un'opera che avrebbe beneficiato di una struttura ad episodi, in modo da poter caratterizzare l'immane mole di personaggi e di far lievitare meglio il thriller.
M'illumino d'immenso.
Shepard
Only God Forgives, di N.W. Refn.
Ero indeciso se fare questa recensione. Quando sono uscito dal cinema ero piuttosto perplesso e dubbioso, stordito da un'opera estremamente ermetica e fredda. Ora credo di aver focalizzato meglio il quadro generale, e provo a dare una dimensione all'ultima fatica del danese.
Il film si presenta come un revenge movie, ma in realtà abbandona ben presto questo sentiero per immergersi in un viaggio introspettivo e oscuro, un rapporto torbido tra madre e figlio e l'esegesi di un uomo che si crede dio. Ebbene, inutile prenderci in giro: se odiate Refn, potete smettere leggere qui. Questa è molto probabilmente la sua pellicola più personale e intimista, nel quale il suo stile dilatato assume la sua sfera più radicale, rimandando ai Lynch, ai Jorodowsky e ai Miike, cercando di fondere queste influenze nel suo percorso d'autore.
Parlare della storia è abbastanza inutile, in quanto la sceneggiatura è evanescente e può essere riassunta in poche righe. L'obiettivo che Refn si pone è quello di mettere in risalto il proprio cinema di essenze, ma questa volta non c'è il sentimentalismo di Drive o l'esuberanza di Bronson, la sua regia è gelida e senza cuore, totalmente estraniante da qualsiasi sentimento ed empatia. I personaggi sono molto distanti dallo spettatore, costretto a percorrere un viaggio disturbante ma allo stesso tempo immerso in una sorta di macabra sacralità, quasi ricordano Kitano nella loro apatia e nella loro dimensione fortemente caricaturale.
Le chiavi di lettura che il regista offre sono molteplici, la mera vendetta viene messa da parte per esaltare altri aspetti, l'arte della violenza stessa che già ha trattato più volte in passato, ma anche il timore referenziale provato dal personaggio di Gosling che qui appare in tutte le sue ombre, succube di quella figura matriarcale così imponente, uno scontro affettivo che affonda le proprie radici nel sangue e nel dolore. Qui però purtroppo si incappa forse nell'esagerazione, dovuta soprattutto a un rapporto lasciato troppo a se stesso che non riesce a comunicare molto. Il poliziotto rappresenta il classico personaggio senza storia e senza identità che Refn ama tanto inserire nella maggior parte dei suoi film, una figura difficile da identificare, una reincarnazione divina oppure un semplice giustiziere con un certo retrogusto sadico?
Come ho detto all'inizio, questo Solo Dio Perdona è quindi un viaggio, una pellicola che cerca di trascendere lo spazio tempo e si immerge in un limbo allucinogeno, un effetto che il regista riesce a creare grazie ad un impianto di illuminazione davvero incredibile, un contrasto di ombre e colori sorprendente che crea un'atmosfera surreale, quasi ipnotica. Il concept di fondo è quello di voler raggiungere una sorta di nowhere, un punto di incontro tra inferno e paradiso, giorno e notte, bene e male, quindi la scelta di Bangkok, una meta dove la cultura orientale si mischia a quella occidentale, è indubbiamente azzeccata.
Eppure non si può ignorare uno spettro di stanchezza nella pellicola, che nonostante i soli 90 minuti sembra accusare i tempi più volte, ma soprattutto si respira una certa aura di pretenziosità nell'opera. È naturale chiedersi se questo viaggio abbia davvero comunicato qualcosa, o se sia stato un vortice vacuo e inconsistente, dando così ragione alle feroci critiche di manierismo e pomposità. Non c'è una vera morale, non c'è nemmeno una vera crescita degli attori, è un labirinto nel quale temo che perfino il regista stesso si sia perso.
È difficile quindi fare un bilancio di questo film. Da una parte abbiamo una direzione artistica matura e valorizzata, dall'altra un'analisi esistenziale discutibile e non priva di forzature. Si può dire di tutto e di più: pomposo, visionario, autoreferenziale, innovativo, sconclusionato, profondo. Qua Nicolas è controverso come non mai. Di certo siamo lontani dalla naturalezza con cui un maestro come Lynch si addentra nel mondo della mente.
Se già Refn non vi piace lo odierete a morte, se lo amate rimarrete incantanti, se invece simpatizzate e basta come me... beh, ci si vede nel limbo.
Voto: 6/10
Ultima modifica di Dragon Slayer; 06-06-2013 alle 02:29
M'illumino d'immenso.
Shepard
alien e aliens belli tutti e 2. con questa fanno 2 volte che inizio l'intera saga. prima di qualche anno fa non sapevo che faccia avessero questi alienozzi ma un amico di mio fratello ci prestò la quadrilogy completa in dvd e quindi colsi l'occasione. l'unica pecca, non dei film però, è che li sto riguardando oggi dove gli effetti speciali sono migliori ed essendo abituato così non posso apprezzarli come capolavori. pazienza, l'importante è che siano ottimi film da vedere.
ps: i primi 20-30 minuti del primo sono sempre di una noia mortale
Da quando i film tratti da libri superano i libri stessi?
La struttura ad episodi ci sarà, ci sono altri due libri e, di conseguenza, altri due film.
L'autore meditava su una serie di 12 volumi ma è morto durante la stesura del quarto.
Negli altri film si svilupperanno meglio le vicende amorose dei protagonisti e la loro psicologia, nonchè si scoprirà di più sul loro passato.