Non c'è amore nella tua violenza
tantomeno bisogna pensare al dolore che si reca quando si fa soffrire qualcuno, uno spreco quando la cosa può invece farci sentire bene. Ichi è un giovane ragazzo poco più che maggiorenne, ha dei grossi problemi psicologici che gli creano due vere e proprie facce, dal ragazzo timido e terrorizzato che prova paura per un sacco di cose, ad un vero e proprio pazzo omicida che quando lo si fa piangere(cosa molto frequente) esplode rivelandosi una macchina mortale, dotato di due affilatissime lame incastrate nelle scarpe, capaci di tagliare tranquillamente in due qualsiasi persona, il tutto con una tendenza maniacale e sessuale verso la violenza, l'unica cosa capace di farlo eccitare veramente. Il suo tutore è Jiji, nessun rapporto di parentela, uno strano vecchietto(il visionario regista di Tetsuo nella nostra realtà che ha un vero e proprio piano per uno dei palazzi più importanti dellarea di Tokyo(scenario principale) da sempre sostenuto sul filo del rasoio dai diversi clan della Yakuza, di cui morirà uno dei capi principali assassinato proprio da Ichi(membro del piano di Jiji, oltre alle scarpe speciali indossa anche una strana tuta protettiva), da qui quindi partiranno le vicende della storia, dove faremo conoscenza sulla scena del crimine della vera star di questa malsana storia, Kakihara(quello della copertina qui sopra), un vero e proprio maniaco masochista che si dedica costantemente alla tortura(la sua faccia è conciata così non in maniera accidentale) e al piacere che ne si può trarre, e soprattutto l'unica persona capace di procurarglielo era proprio quella uccisa da Ichi, nonché suo mentore, quindi la cosa sarà a livello personale, tanto che Kakihara smuoverà tutto il suo clan e andrà contro anche agli altri Yakuza pur di rintracciare Ichi, non per vendetta, ma per soddisfazione personale, Kakihara trova in Ichi infatti qualcuno capace di farli provare il ero terrore, il tutto ovviamente parte del piano del misterioso Jiji. Il film è tratto dal manga di 10 volumi Ichi, uno Seinen scritto da Hideo Yamamoto e così tanto violento da essere censurato adirittura in Giappone per la troppa violenza e per la spinta a livello di contenuti sessuali(!), nonché mio manga preferito e forse unico che avvicinerei al 10 insieme al flaschback di Berserk, sempre per quanto riguarda i contenuti e i personaggi(Kakihara penso sia uno dei migliori villain di sempre, ma come su berserk anche in Ichi c'è una sottile linea tra i buoni e i cattivi), ed ovviamente il maestro Miike non poteva essere scelta migliore per il porting di un lavoro simile, e vedendo la tragica ironia presente nel manga e lo humor nerissimo di Miike stesso, l'accoppiata è perfetta. Se c'è un modo per rendere l'idea della trasposizione, consiglio a chi ha visto e letto di ripensare a Fight club, tanto fedele per tutto il tempo quanto diverso ne finale, chi preferisce uno o l'altro, io trovo che entrambi abbiano il loro significato, stesso discorso per Ichi, impastato dello stile del regista e di una piccola serie di cambiamenti piuttosto consitenti in realtà. Perché se nel manga la scena era spaccata in 2 tra Ichi e Kakihara, nella pellicola la cosa non è più la stessa, con almeno l'80% della scena dedicata all'affascinante figura di Kakihara, reso ancora più grande dall'attore Tadanobu Asano, uno dei miei orientali preferiti che ora si è ridotto a roba come Thor, ma vabbè, questo rimane una delle sue migliori interpretazioni, il personaggio è reso nella sua follia e nel suo fascino in modo efficiente, passando da pezzi carichi di humor nero(la tortura) a quelli raccappriccianti(sua penitenza per un errore), in mezzo ad un'ambientazione molto fedele quanto all'apparenza apocalittica, ma parlo a livello di atmosfera. Si tratta di un film che ormai ha quasi 10 anni sul groppone, quindi non aspettatevi degli effetti speciali contemporanei durante li squartamenti(per quanto fossero piuttosto all'avanguardia per l'epoca). Le riflessioni possono essere diverse, mi sono concentrato soprattutto su chi possa essere davvero il "cattivo" in una storia, su come i ruoli si invertono spesso e sulle considerazioni del dolore in sé, o dalla ricerca di qualcuno che sia veramente simile a noi e capace di procurarci una certa sensazione, di unicità immagino, cosa piuttosto importante soprattutto nel finale, triste, malinconico e quasi poetico, dopo che si trae soddisfazione da qualcosa tutto il resto tace
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