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Discussione: DbNa

  1. #221

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    mmm... vediamo una faccina può bastare come commento??? --> xD tranquilla nn ti preoccupare in fondo nn si deve fare fretta agli scrittori V.V
    Vuoi rimanere? Perchè fa male, male, male da morire.. senza te! /Tzn.


  2. #222
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    Già concordo ....aspettiamo pazientemente ^^....comunquw bravissima ......molto bello ^^

  3. #223
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    $kҸ ฿ŁΔÇk ϟ quella faccina non solo basta come commento, ma anche a farmi felice per parecchio XP. Emh, la parola 'scrittori' accanto a me mi sembra eccessiva ^\\\^. Ti ringrazio in ogni caso.

    Sheila: Sono contenta che aveta abbastanza forza di aspettarmi pazientemente. Spero di continuare su un tono accettabile ^_^ in modo che non ti venga noioso seguire la storia.
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  4. #224
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    Cap.3 'Ritorno al passato' II° parte

    Crilin avrebbe voluto uccidere qualcuno, anzi direttamente Vegeta. Lo avevano fatto sgobbare tutto il giorno, e ormai erano ore che doveva pulire le rosse vetrate della sala. Era vero che a casa si occupava lui delle pulizie e sin da quando Marron era piccola aveva fatto un po’ da ‘casalingo’. Non era mai arrivato a quel punto però. Per di più i saiyan dovevano essere più abituati a volare che a camminare, perché a nessuno era venuto in mente di fornirgli una scala. Perciò erano almeno due ore che stava in volo senza potersi riposare. Bellissime quelle finestre a vederle da lontano, ma lavarle una per una era tutt’altra cosa. Pretendevano che venisse levata ogni singola macchia, dovevano essere impeccabili come tutto lì dentro. Eppure sentiva anche un gran freddo. Non perché lo facesse davvero, ma perché quel luogo, così curato nei dettagli mancava della cosa più importante, era asettico, senza amore. Si chiese che incubo dovesse essere per un bambino stare in un luogo così tetro, solitario, dove solo l’etichetta sembrava contare. In fondo anche lui aveva passato la sua prima infanzia in un luogo non adatto a lui. All’inizio era stato convinto che i suoi genitori non lo volevano, altrimenti non lo avrebbero abbandonato. Di loro non ricordava niente, perché in fasce era stato trovato dalla figura più simile a un padre che avesse mai avuto. Il maestro di quel tempio buddista lo aveva cresciuto come un figlio. Ricordava quando era stato rasato a zero e gli erano state disegnate da lui stesso quei sei puntini sulla fronte, che ogni giorno doveva rifarsi. Era stata un esperienza alquanto bizzarra per un bambino e tutti, come al solito, avevano cominciato a prendersi gioco di lui. Era scoppiato a piangere ed era stato il maestro, non tanto grande di età, a consolarlo. Gli era sempre stato vicino, almeno fino al giorno in cui la malattia non se lo era portato via. Così era rimasto solo, mentre gli altri combattenti incredibilmente più forti di lui lo picchiavano, lo deridevano e si divertivano alle sue spalle. Era cresciuto iroso e antipatico, ma il destino volle che la sua infanzia cambiasse all’improvviso, portando alla luce il suo vero carattere simpatico, amichevole, bonario e alquanto imbranato. Questo perché, deciso a diventare più forte di quei gradassi, era scappato alla ricerca del famigerato Maestro Muten in grado di renderlo più forte. Lì aveva incontrato quello che sarebbe rimasto per sempre il suo migliore amico. Pensare che all’inizio era stato così antipatico con Goku, che in lui aveva visto subito un amichetto. Ed erano cresciuti insieme, allenandosi insieme. Voleva troppo bene al saiyan e se era per salvare lui avrebbe resistito anche a quella tortura, nonostante a furia di pulire le sue braccia dolessero. Sarebbe resistito. Per il suo amico questo e altro.



    Piccolo aveva presto capito che il re in quei giorni era assente. Però lo facevano suonare ugualmente in quel solitario e vuoto piano superiore. Suonava al pianoforte sempre lo stesso pezzo. Perché in quel luogo tutto si ripeteva in eterno. Molte cose successe il giorno prima riaccadevano il giorno dopo e questo segnava la differenza tra una vera vita che scorre e quel limbo in cui tutti si muovevano in modo fittizio. Sebbene lui fosse un guerriero si sentiva immensamente triste. Non solo perché suonava un pezzo struggente, ma perché in quel luogo si sentiva solo il pianto malinconico di una donna proveniente da una stanza chiusa. Chiunque fosse doveva essere veramente infelice. Pensò alla sua amata Elly. Di sicuro lei lo avrebbe preso in giro vedendolo così abbattuto, lui un guerriero così forte normalmente. Ringhiò mostrando un volto demoniaco, mascherando anche a se stesso quello che provava, perso in quelle elucubrazioni. Poteva vedere i suoi capelli dorati mulinare alla luce del sole. Alla sua “piccoletta”, come la chiamava sempre, il sudore del dopo allenamento che le imperlava la fronte donava. L’unica a cui avesse insegnato preziose parole namecciane, l’unica a cui avesse donato il cuore. Questo gli diede coraggio.

    Kamy fumava dalla rabbia. Era finita nell’orrido scantinato delle cucine del palazzo. Odiava quel lavoro disonorevole che gli avevano affidato. Se i suoi genitori, quei grandi guerrieri dei suoi genitori, lo avessero saputo. A Bardack come minimo sarebbe venuto un colpo. Certo poteva finirle peggio, ma si sentiva in punizione senza aver fatto nulla. Era stata costretta a pelar patate, un numero infinito di patate da pelare, roba da perderci la testa. Si che non era nemmeno tanto brava. O forse era quel coltello a non tagliare bene, fatto sta che sperò che le sue amiche se la stessero passando meglio.

    Bra e Pan erano nell’afosa, chiassosa e piena di urla e fumo, cucina del palazzo. Costrette a lavare un’infinità di piatti. Però ce l’avrebbero fatta. In fondo vivendo in una casa di saiyan, lavare montagne di piatti era qualcosa a cui erano abituate.
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  5. #225
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    Gohan studiava con Vetrunks attentamente il libro segnando su un foglietto bianco le traduzioni degli elementi essenziali. Il giovane Son rimase impressionato dalla sveltezza con cui il bambino parlava e leggeva la lingua saiyan. Per la prima volta ne rimase affascinato e si risvegliò in lui la curiosità per quella fetta del suo passato, del suo sangue, che non aveva mai preso davvero in considerazione perché troppo temuta. Voleva sapere se c’era un motivo particolare che rendesse i poteri saiyan così legati alla rabbia. Si ripromise che un giorno sarebbe tornato in quella biblioteca per leggere tutti quei libri. Gli sembrava già assurdo che nel popolo saiyan ci potessero essere stati scrittori o lettori e quell’ultimo pensiero se lo lasciò sfuggire, anche se a bassa voce. “Il nonno dice che il popolo dei saiyan un tempo non era così barbaro. Ha conosciuto tempi di civiltà”disse saggio il bambino mentre si mangiucchiava la punta della matita. Gohan annuì e tornò a lavoro. Non aveva tempo da perdere in pensieri inutili. Suo padre attendeva l’antidoto.

    Trunks prese tutto quello che riteneva necessario, ma già che c’era, mentre aspettava gli altri, poteva anche sperimentare davvero. Il laboratorio a casa era di sua madre, quello in azienda monopolizzato dal nonno e le poche volte in cui finalmente poteva essere suo, ecco che arrivava magicamente Bra a soffiarglielo. Come quella volta che aveva avuto un idea incredibile, ma all’interno aveva trovato la sorellina che costruiva su un modello trovato nel laboratorio della madre un cyborg. Quando aveva visto uscire un modello nuovo, metallico, luccicante e soprattutto buono di C16 era rimasto così impressionato da scordare l’idea. In compenso adesso lo zoo di Satan City aveva un guardiano davvero gentile e amante della natura. In quel momento invece aveva un intero laboratorio tutto per se. Poteva costruire, creare, inventare. Fu quello che fece per due ore di fila, riempiendo poi le tasche di capsule piene di oggetti ai suoi occhi esaltanti. Continuò finché la sua attenzione non fu attirata da delle boccette contenenti strani liquidi. In chimica non aveva proprio un voto altissimo, soprattutto a paragone con la sua media, però non se la cavava nemmeno male. Fece un grave errore però ipotizzando che giocare con i composti chimici fosse facile come seguire un compito scolastico. Prese due fiale a caso, che però si accostavano bene di colore, visto che una era blu e l’altra rossa e le mischiò insieme. L’immensa esplosione che ne seguì fece uscire fumo persino dalla porta chiusa invadendo di gas cinereo anche il corridoio adiacente. Appena si fu diradato per chi fosse stato li dentro, si sarebbe potuto scorgere una figura annerita e bruciacchiata che tossiva muovendo convulsamente le mani davanti a se. Trunks tossicchiò ancora un po’, mentre i suoi capelli erano sporchi di nero e ritti in testa, in un certo senso ricordavano in modo ridicolo quelli del genitore. “Uao! Devo riprovarci!!”urlò inaspettatamente il glicine, se ancora sotto quel nero si poteva notare. Fu così che per il restante tempo della giornata si sentirono provenire frequenti esplosioni dal laboratorio, lasciando perplessi i saiyan che passavano di là.

    Vegeta si sentiva soddisfatto. Non lo era mai stato come in quel momento. Era stanco, doveva ammetterlo, ma forse per la prima volta era veramente utile al suo popolo. Nonostante non volesse ammetterlo, aiutare il suo popolo anche se solo come medico, gli stava risultando un lavoro per niente gravoso. Ora, se fosse riuscito a surclassare Kakaroth vergognosamente entro breve tempo, si sarebbe sentito l’uomo più soddisfatto del creato. Si stava dimostrando incredibilmente portato e per una volta si dimenticò delle vite che aveva spezzato, godendosi le benedizioni di quelli che riusciva ad aiutare quel giorno. Sembrava che nessuno fosse stato curato da secoli, perché si presentarono pazienti a non finire. Erano tutti morti, eppure si lamentavano per le sofferenze esattamente come ogni vivente. Non seppe quante ore fu costretto a lavorare non stop, ma non si arrese. Alla fine, quando l’infermeria del palazzo si fu svuotata, poté mettere in pratica il vero motivo per cui si trovava lì. Si avviò al giardino del palazzo. Se il giardiniere lo avesse visto, avrebbe potuto inventarsi la scusa che gli serviva qualcosa per guarire un paziente. In fondo non era del tutto falso, anche Kakaroth era un saiyan. Vegeta sorrise amaramente. Rivedere quel posto gli faceva ricordare molte cose, troppo e tra esse uno dei più grandi segreti che celava a Goku. Il saiyan cresciuto sulla terra era infatti convinto che il loro primo incontro era avvenuto quel giorno sulla terra, quando avevano combattuto l’uno contro l’altro. Non era esattamente così, ma l’ultimo nato di Bardack certo non poteva ricordare la verità, era solo un neonato in fondo quando Vegeta lo aveva visto per la prima e ultima volta da amico e non da rivale...
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  6. #226

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    nn m dirai ora che Vegeta aveva già incontrato Kakaroth quando erano piccoli?? è un idea carina mi piace =)
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  7. #227
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    Oddio povero Trunks sommerso dalle esplosioni ihihihihi....comunque interessante questa idea che Goku e Vegeta si siano incontrati già in precedenza ^^

  8. #228
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    $kҸ ฿ŁΔÇk ϟ sì, esatto. Sono felice che l'idea ti piaccia, anche se azzardata. Spero risulti realistica ^_^.

    Eh sì, hai ragione Sheila, povero Trunks XD. Spero ti piacerà anche questo capitolo ^.^.
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  9. #229
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    Cap.3 'Ritorno al passato' III° parte

    Era il giorno in cui il principe sarebbe diventato un semplice mercenario. Un bambino di soli cinque anni in realtà. Aveva saputo da Nappa che era nato il fratellino di Kamy. Sin da piccolo era sempre stato curioso e aveva deciso di andarlo a vedere. Il reparto neo-natale era un luogo in cui non si poteva entrare, i bambini si potevano vedere solo attraverso un vetro. Lui però non aveva intenzione di vederlo da fuori. Voleva vederlo da vicino, scoprire come era fatto un neonato. Perciò si era intrufolato. Quando lo aveva visto placidamente addormentato nella sua culletta era rimasto impalato. Già da bambino era difficile provasse sentimenti come la tenerezza o simili, ma quel moccioso gli fece simpatia. Si avvicinò e lo guardò attentamente. Dormiva succhiando un pollice. Era la fotocopia in tenero del padre, ma Vegeta notò solo che aveva una testa troppo grande in proporzione al piccolo corpo. Il principe lo guardò attentamente, ma sporgendosi per vedere visto la sua altezza minuta di bambino, mosse abbastanza il box da svegliare il piccolo. Kakaroth si mise ad osservarlo con la stessa curiosità che il maggiore sembrava nutrire verso di lui. Batté più volte gli occhioni e inaspettatamente sorrise. Cominciò ad agitarsi allungando le manine verso Vegeta che dubbioso si avvicinò non capendo il perché di quel comportamento così strano. Un grave errore, perché sebbene piccolo e con un energia di solo 2, il mocciosetto aveva forza di volontà da vendere. Si aggrappò al collo del maggiore e si prese praticamente in braccio da solo. Vegeta mise il broncio per quella situazione poco dignitosa, ma goffamente decise di afferrare l’intraprendente fratellino dell’amica. “Certo che sei un bel pestifero”disse convinto Vegeta mentre il piccoletto ridendo muoveva le manine in giro, quasi sempre verso il viso del povero principino. Vegeta assai incavolato scoprì che i suoi problemi erano solo all’inizio. Kakaroth si mise una manina in bocca insalivandola, mentre con l’altra si divertì a tirare i capelli al maggiore scodinzolando con la sua piccola codina saiyan. Il principe lo scrutò torvo, allontando da se quella manina invadente. Kakaroth gli sorrise nuovamente. Assurdo come quel sorriso che al principe quel giorno piacque tanto, mentre in futuro vedendolo sul viso adulto del più giovane lo avrebbe trovato irritante ed ebete. Vegeta era sorpreso quel giorno, ma si ritrovò a pensare che era divertente far giocare quel neonato, che in un certo senso forse si stava affezionando. Ed ecco poi provenire dei passi a rompere l’incantesimo. Vegeta non poteva farsi scoprire in quel luogo a lui vietato, perciò riposò il piccolo nella culla e cominciò a scappar via. Si voltò sentendo quel pianto disperato che mai più avrebbe scordato. Un pianto così profondo e terribile, quasi un presagio della terribile sorte che avrebbe spazzato via l’intera razza saiyan di li a poco. Vegeta si voltò, vedendo che il piccolo Kakaroth piangeva cercando disperatamente di seguirlo, o meglio tendeva le manine verso di lui disperato. “Tornerò a trovarti. Te lo prometto”gli aveva allora detto tristemente il principino, prima di scappare via intristito da quello strano comportamento.

    Vegeta si passo una mano sul volto. Gli veniva da ridere a quel ricordo così assurdo visto che piega aveva preso la storia. Ecco la pianta che gli serviva. Ora avrebbero potuto fare l’antidoto per Goku. Però era già un ora tarda. Gli conveniva aspettare il giorno dopo.



    La notte era scesa in quel luogo, e la poca luce del giorno era svanita. Tutti dormivano nella stanza dei servi, troppo stanchi da quella giornata. Anche Vegeta era incredibilmente stanco, ma aveva solo fatto finta di dormire. Quando ormai nessuno era sveglio, sgusciò fuori. Cominciò a passeggiare riflettendo. La sua bravura come mercenario lo faceva diventare rapido e silenzioso come un ombra, riuscendo così a non farsi scoprire. Il giorno dopo se ne sarebbero andati nuovamente e lui sarebbe tornato alla sua solita vita e possibilmente non avrebbe mai più visto quel luogo così impregnato di passato, di quello che sarebbe potuto essere, ma non era stato. Perso tra i ricordi e tetri pensieri i suoi passi lo guidarono al secondo piano. Si fermò accorgendosi di essersi fermato davanti alla porta di quella che era stata la sua stanza. Espirò l’aria per cercare di scacciare il dolore che gli opprimeva il petto. Si trovava lì la sera in cui lo avevano portato via, in cui lo avevano strappato da sua madre. La regina Sarah, una donna stupenda. Si diceva fosse anche più forte del re. Lui ne era convinto, visto che era stata lei a insegnargli a combattere. Non dimostrava il suo affetto con parole dolci o atteggiamenti affettuosi, ma con il suo amato figlio Vegeta non c’era bisogno di niente, nemmeno di parole in un intesa perfetta. Lo avevano trascinato via, poco più di un bambino, mentre lui si dimenava cercando di tornare da lei. Quella era stata la prima e ultima volta in cui aveva pianto e l’aveva chiamata “mamma”. Sentiva freddo a ricordare. Appoggiò il capo allo stipite. Quando sentì dei passi. Non ebbe bisogno di mimetizzarsi nell’oscurità, riconosceva quell’aura. “Credevo dormissi”disse guardando torvo Kamy. “Posso dire la stessa cosa di te”rispose lei seria. “Mi hai seguito?”chiese duro Vegeta. Gli dava fastidio quando qualcuno si inseriva tra lui e i suoi ricordi, perché non voleva farsi sentire fragile e perchè considerava la sua intimità, come ogni cosa di suo 'possesso' come off limits a chiunque. “No. A dire la verità mi sono ricordata di un posto dove giocavo sempre da bambina, anzi giocavamo”disse lei ridacchiando, indicando oltre la finestra un posto del giardino quasi invisibile nella notte. Si poteva notare un laghetto le cui acque scure riflettevano le due lune del pianeta. L’ombra scura di un albero sembrava strana, ma solo perché tra le sue fronde era resistita una casetta di legno improvvisata. Vegeta sorrise. “Ti ricordi quando davamo la caccia alle rane?”scherzò aggrappandosi a uno dei suoi pochi ricordi felici; anche se le povere 'vittime' dalla pelle bitorzoluta tremavano ancora al pensiero. “Io mi ricordo di più quando una volta sei riuscito a portare via dai tuoi allenamenti un paio di saybamen e me li hai prestati”rispose lei mentre i suoi occhi si tingevano di un verde esaltato. “Ora sarà meglio andare a riposare sul serio. O domani rischio di creare un altro veleno invece che un antidoto”disse Vegeta avviandosi. “Non osare. Il mio fratellone ne ha bisogno”rispose lei seguendolo.
    Ultima modifica di veggy fan; 02-07-2010 alle 10:06
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  10. #230

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    che caruccio Veggy! ora capisco xk quel testone di Kakaroth piangeva in Le origini del mito... xD mi sn immaginata la scena ed è davvero tenera ^.^ bella idea Veggy Fan =)
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