Originariamente Scritto da
Paolo111
Piuttosto profondo direi, ma non era quello che intendevo dire... intendevo dire se nella storia abbiamo sempre e comunque dimostrato di non saper valutare il valore, in senso economico prima che culturale intendevo, perchè nello scambio abbiamo sempre cercato un intermediario puramente nominale tra i beni scambiati, il cui valore è però tutt'altro che indefinito perchè definito dall'uso, perchè agganciare quel valore nominale a qualcosa di all'infuori di quei beni stessi? Perchè cioè legare il denaro all'oro che e solo un elemento della tavola periodica co la proprietà però di essere estremamente raro e costosissimo da ricavare con il solo risultato di demonetizzare per daflazione il mercato stesso? In parole povere: non riesci a investire capitali e a far circolare le merci per assenza della stessa moneta, c'è troppo poco oro in giro e non puoi più creare il denaro adeguato per gli scambi dell'economia di intere regioni... plaf che ti crolla l'impero romano, asserisce A. della Luna. Ma se ancora peggio sleghi completamente il valore nominale, il denaro, da qualsiasi cosa in modo da poter permettere di produrlo all'infinito e a costo zero... Insomma, il valore nominale puro, slegato da qualsiasi referente in beni reali che si rigenera e moltiplica da se stesso, come in una partita doppia dove aggiungi riporti su cui non c'è niente dietro, un puro sommare numeri tra loro... immense fortune quindi, capitali inarrivabili, ma in realtà solo cifre, numeri letteralmente, scritti su carta, perchè dietro non c'è nessun bene che viene scambiato tra i membri della società... la stessa cosa che nell'età dell'oro spagnolo: megatons d'oro, ma la gente muore di fame lo stesso perchè l'oro c'è, il valore nominale a cui esso associ dico, ma le patate per sfamare la gente mancano... Questo intendevo, lasciatelo in pace Dio e i suoi disegni, che poi Marx non tocca nei suoi studi perchè non è di quello che vuole parlare...