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Discussione: Behold... The Arctopus

  1. #1

    Predefinito Behold... The Arctopus

    Public service announcement: se stavate cercando qualcosa di easy listening, lasciate questa pagina. Se stavate cercando una band per passare il vostro tempo, lasciate questa pagina. Se non sopportate cose come l'atonalità o la politonalità, se la sperimentazione non è il vostro forte, se per voi il modernismo di Béla Bartók era una grossa cagata, se non sapete di cosa cazzo sto parlando, lasciate questa pagina. Perchè non riuscireste a capire dove ci stiamo addentrando.

    Pochi musicisti decidono di intraprendere una carriera fatta di sperimentazione. Vuoi perchè la fantasia (il metro di misura assoluto per qualunque sperimentazione) scema sempre di più in un panorama musicale più ricco di fotocopie che di originali, vuoi perchè sperimentare non è semplice. Non è affatto semplice uscire dallo schema della musica con delle solide basi da cui partire, lo schema che viene affidato al mainstream e dato in pasto agli ascoltatori easy-listening. La sperimentazione è difficile. Figuriamoci cosa si può scrivere di una band che ne ha fatto la propria religione.
    Colin Marston e Mike Lerner sono due chitarristi, amici di lunga data che hanno deciso di formare un gruppo nel 2001. Sfortunatamente manca loro un batterista (l'esplicito titolo del loro primo demo è We Need A Drummer, seguito dall'ilare Arctopocalypse Now... Warmageddon Later), cosa che li costringe a registrare il tutto via drum machine...
    ... ma fermiamoci un momento: cosa suonano i Behold... The Arctopus?
    Abbiamo già detto che abbiamo due chitarristi e una drum machine. Ma il basso? La voce? Superflui. Lo stile del gruppo si allaccia moltissimo alle composizioni di Bartók e Schoenberg, incorporandolo in un roccioso sound che segue la sperimentazione ambient e avant-garde degli Ulver e la schizofrenia in musica dei Neuroris. Colin Marston, in particolare, vero e proprio mastermind della band, si dedica all'utilizzo di una Warr Guitar, uno strumento simile al chapman stick che potete trovare su internet: un miscuglio da 8, 12 o addirittura 16 corde che unisce una chitarra ed un basso, suonato con entrambe le mani, che offre soluzioni artistiche praticamente illimitate. Insomma, lo strumento ideale per un genere così raffinato e a dir poco sterminato come lo è l'experimental.
    E adesso torniamo al loro debut album, Skullgrid, registrato sotto Metal Blade (vera e propria casa di sconosciuti talenti, se mi chiedete un parere) con l'apporto fondamentale del (ricercatissimo ;P) batterista Charlie Zeleny e un guest musician d'effetto come Jordan Rudess. Inutile aggiungere parole a quello che probabilmente è il miglior album sperimentale che le mie orecchie abbiano udito. L'unica cosa che mi sento di fare è: consigliarvi di ascoltarlo. Se non vi siete fatti spaventare da tutti questi paroloni e non vi dispiace una vera e propria sfida con voi stessi e il vostro concetto di "musica", regalatevi un viaggio sonoro nella terra dei Behold... The Arctopus. Ne rimarrete certamente sorpresi.
    Thus Spoke...
    Meshuggah: Destroy / Erase / Improve

  2. #2

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    Sto ascoltando alcune canzoni dell'album Skullgrid.
    Non sono male, anzi, sono molto bravi. Mi hanno colpito in modo più che positivo, sebbene quando ho letto il fatto della drum machine e delle canzoni senza alcun tipo di cantato ho storto un po' il naso.
    Devo assolutamente approfondirli. Grazie per il consiglio.

  3. #3

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    Tu fermati a Skullgrid e, massimo, l'EP Nano-Nucleonic Cyborg Summoning, la prima registrazione con Zeleny (che puoi ammirare su youtube mentre insegna due o tre cosette )
    Thus Spoke...
    Meshuggah: Destroy / Erase / Improve

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