EPISODIO 113: CONTRO GOKUA E ZANGYA

Quando due titani si affrontano diventa inevitabile che essi finiscano, consapevolmente o meno, con il designare l’intero pianeta come campo di battaglia. Non c’era dunque da stupirsi se i guerrieri Z, impegnati nella lotta contro gli scagnozzi di Borjack, avevano finito con l’allontanarsi anche di diversi chilometri dal luogo dove aveva avuto inizio la battaglia. Gli spostamenti di Goten e Gokua risultavano particolarmente facili da ricostruire in quanto i letali fendenti del malvagio luogotenente di Borjack avevano fatto scempio di tutto ciò su cui si era abbattuta la propria mortifera spada. Fortunatamente, Goten non faceva parte della corposa lista di ciò che l’arma di Gokua aveva reciso, e la lama del diabolico guerriero si era dovuta accontentare di tagliare in due rocce, aprire profonde falde nel terreno e persino mozzare corpi nuvolosi, tanto era affilato quel maledetto strumento di morte. La consapevolezza di quanto avrebbe potuto rischiare se fosse stato colpito da quella spada sembrava, tuttavia, non inquietare particolarmente Goten, il quale ostentava tutta la propria tranquillità tenendo le mani inforcate nelle tasche dei pantaloni della tuta da combattimento arancione che indossava. Una quiete sorniona, non canzonatoria, più che altro un voler palesare all’avversario come lo scontro fosse completamente nelle mani del figlio di Goku. A rendere chiaro chi dei due fosse in vantaggio era il vistoso affaticamento palesato da Gokua. Quel guerriero dorato era sfuggito a ogni attacco sferrato dall’alieno dai capelli arancione, e lo aveva fatto senza mai dare l’impressione di fare sul serio, senza degnarlo nemmeno di un contrattacco. “Del resto… in ogni gruppo c’è una mela marcia!” commentò Goten. “Cosa dici? Ti prendi gioco di me?” rispose Gokua palesemente adirato. “So cosa ciò significhi meglio di quanto tu creda…dal momento che mi sono sentito nella medesima situazione per moltissimo tempo! Tu non sei allo stesso livello dei tuoi compagni!” lo accusò il secondogenito di Goku. “Non dire assurdità!” sbraitò Gokua attaccando Goten, tentando di colpirlo ancora una volta con la propria spada, con l’intenzione di tagliarlo a metà all’altezza della vita, ma al saiyan bastò fare un salto per evitare il colpo, per poi atterrare provocatoriamente sulla punta dell’arma, restando in equilibrio su di essa, sotto lo sguardo attonito del rivale. “Non puoi esserne realmente inconsapevole! Per me la tua è solo paura! Paura di metterti in discussione, e di riconoscere che, dopotutto, non sei nulla di speciale come guerriero!” disse ancora Goten. Gokua non rispose, si limitò a ritrarre bruscamente la spada obbligando Goten a scendere da essa, quindi cercò di colpire nuovamente il Super saiyan di secondo livello con la propria spada, ma stavolta il colpo non venne evitato da Goten, bensì bloccato. La lama della spada era stata bloccata tra l’indice e il medio del guerriero dorato. “Bastardo! Lascia la mia arma!” urlò Gokua, senza però riuscire a smuovere di un millimetro la propria spada. Con una semplice torsione del polso Goten spezzò in due la spada di Gokua, per poi contrattaccare colpendo l’alieno con un violento pugno all’addome, facendolo piegare in due dal dolore. Goten rimase ad osservarlo accasciarsi per terra, il colpo era stato violentissimo, e il seguace di Borjack non riusciva nemmeno più a respirare. Il figlio di Goku scrutava il proprio avversario con i suoi occhi smeraldini, in totale controllo della situazione. L’espressione del guerriero di secondo livello era tuttavia seria, per nulla rilassata. Qualcosa non tornava nella piega che la situazione stava assumendo, e l’esperienza aveva insegnato a Goten come, in certe circostanze, fosse consigliabile non abbassare la guardia. “No, non ci credo! Per quanto sia accettabile l’idea che in un gruppo vi sia un membro più debole rispetto agli altri, non mi spiegherei come Borjack possa aver mantenuto al proprio fianco uno come te se questo fosse realmente il massimo che sei in grado di fare! Ho percepito la forza dei tuoi compagni e, per quanto mi costi ammetterlo, penso che difficilmente avrei la meglio anche contro uno solo di loro! Pertanto credo che nemmeno tu stia facendo sul serio! Non aspettare dunque che si presenti un’occasione propizia per sfoderare il tuo asso nella manica! Perderesti solo tempo dal momento che non sto aspettando altro!” disse il saiyan. Gokua ridacchiò mentre lentamente si rialzava “Bravo! Sei un tipo perspicace! Hai indovinato su tutta la linea! Fossi in te però non avrei così tanta voglia di scoprire la reale entità dei miei poteri, dal momento che ciò coinciderà con la tua dipartita! Se però hai tanta fretta di morire… io non ho alcun interesse a dissuaderti da tale proposito!” disse l’alieno. Il medaglione che Gokua portava al collo iniziò a brillare intensamente di una luce verde abbagliante. “Sta attingendo a un potere particolare…” constatò tra se e se Goten. La pelle di Gokua assunse una tinta più chiara, e la sua muscolatura crebbe esponenzialmente, al punto da ridurre a brandelli la parte superiore del proprio vestiario, e la sua capigliatura color arancione assunse una tinta scarlatta. “Molto bene! Ora possiamo fare sul serio!” affermò Gokua. Goten lo fissò in passibile, poi sorrise sornione “Pensavo peggio…” pensò tra se e se.
Nel frattempo, molto distante dal luogo in cui Goten e Gokua si stavano scontrando, anche Zangya ed Elore si stavano cimentando in un violento corpo a corpo. I colpi si susseguivano con una ferocia che sarebbe stata insospettabile basandosi solamente sul fisico delle due guerriere. I loro colpi risuonavano come tuoni nei cieli della vallata che sorvolavano. Elore stavolta aveva deciso di non ricorrere alle proprie facoltà evasive, aggredendo invece Zangya sin dalle prime battute dello scontro con violenti pugni e calci, sferrati a piena potenza concentrando le molecole d’aria di cui la zefiriana era composta in modo di renderli il più efficaci e letali possibili. Non senza provare un senso di sorpresa, Elore si rese conto di come la seguace di Borjack riuscisse a difendersi con disinvoltura e a contrattaccare con una prontezza tale da mettere in difficoltà la compagna di Arier. Lo scontro, tuttavia, era da considerarsi praticamente alla pari, e nessuna delle due guerriere riusciva a mettere a segno un colpo. Nemmeno Zangya, infatti, riusciva a superare le difese dell’avversaria, cosa che la stupiva in misura ancor maggiore rispetto a quanto era rimasta sorpresa Elore, in quanto una tale resistenza era qualcosa che andava totalmente contro ogni previsione che Zangya avesse potuto prendere in considerazione dopo aver percepito l’aura della zefiriana, decisamente inferiore alla sua. “Devo ammettere che sei riuscita a sorprendermi! A quanto pare sei molto più forte di quanto immaginassi! Sei un’avversaria temibile… lo devo riconoscere” disse Zangya, sorpresa ma non spaventata. “Hehe! Anche tu picchi duro, dolcezza! Non ho mai incontrato una donna tanto forte in tutta la mia vita terrena e postuma!” rispose Elore. “Ah… quindi anche tu sei una defunta! Come me!” osservò Zangya. “Si… però io sono una brava ragazza! Vengo dal Paradiso!” rispose Elore con un sorriso irridente e provocatorio. Zangya ghignò “Non ho mai sopportato i bravi ragazzi…”. Elore a quel punto si fece seria “Stai mentendo”. La sicurezza con cui la zefiriana aveva pronunciato quelle parole aveva lasciato Zangya interdetta, aveva tutta l’aria di qualcuno che parlava con cognizione di causa. Zangya si scosse. Che sciocchezze andava a pensare? In che modo Elore avrebbe potuto conoscerla? Era semplicemente una ficcanaso restia a farsi i fatti suoi e che si atteggiava a saputella. “Tu non sai nulla di me!!!” urlò Zangya protendendo le dita verso Elore, avvinghiandola nei suoi filamenti. “Presa!” esclamò Zangya con tono trionfale.
I fili di energia della donna avevano completamente immobilizzato la zefiriana, che non riusciva più a muovere un muscolo. “Sei spacciata! Nessuno può sfuggire alla mia morsa! Dovresti essere molto più forte di così per riuscirci! Anche fossi potente quanto me non avresti nessuna possibilità di cavartela! Dimenati finché vuoi, ma non riuscirai a spezzare questi fili!” esclamò compiaciuta Zangya. Elore era rimasta per un attimo sorpresa dalla tecnica dell’avversaria, ma non sembrava affatto in preda al panico, anzi, fissava i fili di Zangya con aria incuriosita, con i suoi grandi occhi azzurri dall’aria ingenua, come una bambina sopra la quale fossero cadute delle stelle filanti. “Davvero una bella tecnica! Raffinata ed efficace! Hai stile, Zangya!” disse Elore con tono tranquillo, per poi fissare negli occhi Zangya “Sei la seconda persona che incontro che la utilizza”.