<<Gomorra>>
Fitti banchi di nebbia aleggiavano sulla mostruosa metropoli come bianchi spettri che perduti vagano senza meta nell'oblio. Le tenebre non esistevano in quel loco in cui le accecanti luci delle insegne e dei lampioni creavano l'illusione di un eterno mezzogiorno che non conosce la notte. Forse solo i più anziani ricordavano con esattezza quanto fosse meraviglioso uscire nelle notti primaverili ad ammirare la volta celeste cullati da una piacevole brezza. Nella memoria dei vecchi il dolce odore dei ciliegi in fiore era scolpito in modo indelebile e mai e poi mai avrebbe lasciato il posto al fetido odore che ora aleggiava per le vie della città nauseando coloro che non ne erano abituati. Smog, inquinamento visivo, inquinamento acustico, criminalità, alcolismo...tutto questo stava rovinando in modo irreparabile quell'immenso centro abitato di cui nessuno rimembrava l'antico nome e che tutti semplicemente erano abituati a chiamare Gomorra.
Già, Gomorra, proprio come la città del peccato citata nell'antico testamento in cui la legge era impotente e i peggiori crimini erano all'ordine del giorno. Anche solo camminare per le strade di quella metropoli era come mettere la testa tra le fauci del più feroce dei leoni. Ogni giorno venivano commessi almeno cento efferati omicidi (la maggior parte dei quali privi di movente); per le strade si organizzavano corse illegali; decine di donne venivano violentate contro la loro volontà e la droga e l'alcol si diffondevano a macchia d'olio. Moltissime persone era state spinte al suicidio da quella situazione insostenibile e altrettante avevano provato a fuggire dalla città anche se di coloro che ci avevano provato pochi erano riusciti nel loro intento: gli altri erano periti nelle strade della città demoniaca che sembrava quasi voleri tenere prigionieri in eterno.
Per una miriade di esseri umani Gomorra rappresentava l'inferno in terra. Tuttavia per alcune persone la metropoli era un vero e proprio paradiso in cui dare sfogo alla propria sete di sangue e divertirsi a provocare sofferenza negli altri. Una di queste persone era il folle Revolver che nel suo tempo libero adorava viaggiare per i meandri di Gomorra con la sua lucente automobile nera e investire gli innocenti pedoni. La sensazione che gli dava vedere il vermiglio sangue scorrere lentamente lungo il parabrezza lo faceva godere di sadico piacere, un piacere che, a suo parere, nemmeno il sesso era in grado di offrigli.
Anche in quella tediosa giornata in cui la soffocante nebbia aleggiava sulla città oscura il giovane avrebbe voluto poter praticare il suo sadico hobby, ma disgraziatamente gli era stato proibito fare qualunque sciocchezza prima di aver trovato e ucciso il suo bersaglio. Gomorra quel giorno non era la sua meta ma solo un punto di passaggio oltre al quale si trovava la solitaria villetta di campagna in cui colui che era stato incaricato di eliminare trascorreva la sua pacifica e innocua esistenza. Oh, quanto era forte il desiderio di porre fine a quella fastidiosa forma di vita...quanto ardente era la voglia di veder scorrere il suo sangue e di vedere la luce dei suoi occhi neri spegnersi per sempre...Codesto desiderio faceva sembrare le strade della città lunghe e interminabili...Quanto era noiosa la città del peccato quando in essa era proibito peccare...
All'improvviso il nero cellulare di Revolver iniziò a squillare riempiendo, con la sua tetra suoneria, l'intera automobile. Continuando a guidare con la mano destra il giovane uomo afferrò il tecnologico oggetto con la mancina, per poi portarlo vicino all'orecchio.
<<Pronto?>>
<<Sono Joker>> disse una voce anziana.
<<Sì, avevo riconosciuto la tua voce. Dimmi, vecchiaccio, per quale motivo mi scocci? Non lo sai che sono nel bel mezzo di una missione?>>
<<E' appunto per questo che ti ho chiamato: voglio sapere come procede la tua missione>>
<<Procede perfettamente>>
<<Hai già raggiunto la residenza del fante di picche?>>
<<No, sono ancora a Gomorra. Però ormai non dovrebbe mancare molto...in meno di mezz'ora dovrei essere in grado di completare la missione>>
<<Molto bene. Ricordati di contattarmi quando avrai eliminato fante di picche>>
<<Lo farò. Allora a dopo, vecchiaccio>>
Revolver premette il pulsante di fine chiamata e appoggiò il cellulare sul sedile del passeggero, proprio accanto alla sua lucidissima Magnum calibro 44 che presto avrebbe potuto assaggiare nuovamente lo squisito sangue umano...