A me invece non piace sapere che in una classe di 30 ragazzi, liceali, io sia l'unico ad avere letto più di 10 libri -_-
E quando la prof mi chiede quanti ne ho letti nelle vacanze gli altri mi guardino storto...
fortunatamente posso condividere con qualcun il vero e sano piacere della parola
Non mi dà assolutamente fastidio condividere con te (e chiunque vorrà leggerli in questo topic) i miei scritti, anzi, è un vero piacere farlo e sicuramente lo sarà leggere i tuoi
Questo è un mio riadattamento alla scena finale di "Il Dottor Jekyll e il Signor Hyde"
Il Signor Hyde
Ricordo con infinita gioia un qualcosa, che giace tra i meandri della mia memoria, un scintilla; come un fuoco che divampa, che brucia tutto, mi trovai di fronte questo spettacolo fiammeggiante; quel giorno cominciò tutto… quel giorno io nacqui.
Ma purtroppo, non fui mai completo. Messo da parte come un pezzo di un puzzle a cui non appartenevo: così rimasi, con gli occhi chiusi, segregato tra gli anfratti più oscuri dell’anima del mio alter ego.
Non ero altro che uno scarto, un rifiuto che Jekyll gettò via; tra me e lui fu sempre presente un sottile legame: percepivo ogni cosa provasse lui, come un eco che giunge da lontano, ma che mi fece vagare nel labirinto in cui ero rinchiuso senza mai trovare uscita.
Jekyll fu sempre un coniglio, spaventato da qualunque cosa lo minacciasse, si ritirava nella sua tana a leccarsi le ferite.
In rare occasioni ebbi la possibilità di poterlo controllare , allungare la mano tra le sbarre di questa prigione, allungarla per fare la sola cosa mi desse soddisfazione, ma istantaneamente dovevo ritirarla, dolente, come la mano di un bambino sgridato. Innumerevoli furono i miei tentativi di evadere da questo limbo, ed altrettanti i miei insuccessi; mi chiedevo come potesse, un coniglio debole ed impaurito, vincermi: io rappresentavo il potere, io ero il male, IO!
Fu in un giorno, di cui oramai ricordo e assaporo ogni istante, che riuscii a fuggire dalla mia prigionia, ero sicuro che un giorno o l’altro Jekyll avrebbe aperto quella porta, nella sua mente, che conduceva a me.
Quella pozione! Quella pozione mi liberò! Mai sapore fu più dolce! Era una sensazione di inebriante potere, essere finalmente vivo, avere finalmente il controllo; ma in me sentivo ancora quella presenza vigliacca: il mio alter ego esisteva ancora, anche se impercettibilmente.
Quante volte avevo fantasticato sui piaceri terreni che il mio doppio mai mi concesse di avere, ma da quel momento in poi, finalmente, potevo esaudire ogni mio recondito e vile desiderio; e quale pena mi faceva quel pusillanime dentro di me. Pensai di dargli ancora il controllo, in attesa di acquistare nuove energie.
Pozione dopo pozione, giorno dopo giorno, divenni sempre più forte… quanto dolce era il sapore di quell’intruglio e deliziosi gli spasmi della trasformazione.
Ma inebriato dal sapore dell’esistenza commisi un errore fatale. Fui troppo avventato, e, in un raptus improvviso di follia, uccisi un uomo: mai gesto così stupido fu tanto dolce, il piacere che provai fu indescrivibile.
Ma pagai caro il prezzo della mia follia: con gran dolore dovetti tornare nei panni di Jekyll una volta per sempre. Il rischio di essere arrestato era troppo alto.
Così, ancora chiuso nella mia prigione, vagavo senza meta; una tempesta di pensieri affollava la mia mente: ero sfuggito alla forca, ma quale morte non si preferisce alla prigionia eterna?
Più passava il tempo e più il desiderio di libertà cresceva, e la smania di potere alla fine mi accecò: col tempo la pozione mi aveva reso sempre più forte e, con la sola forza di volontà, riuscii a trasformarmi.
Fu la mia azione più avventata; ora vago nello studio di Jekyll tentando invano di ricreare la pozione…Jekyll, pazzo maniaco.
Solo ora, capisco di essere l’artefice della mia stessa fine…
ごるごん