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Discussione: Eutanasia

  1. #1
    Guerriero Barbaro L'avatar di Will
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    Predefinito Eutanasia

    non voglio andare a ripescare una eventuale discussione passata perchè volevo focalizzare l'attenzione su questo Documento
    mi allaccio così al discorso generale e chiedo a voi utenti cosa pensate, prima del documento e quindi della posizione di Berlinguer e quindi cosa pensate voi dell'eutanasia.
    "Una cantante di merda che frequenta un cantante di merda per la proprietà transitiva può solo continuare a produrre musica di merda"
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  2. #2
    ByAkuGAn™ L'avatar di bakura x
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    secondo me l'eutanasia si deve praticare solo nei casi estremissimo..quando hai per esempio la malattia che ti fa cambiare i muscoli in ossa..cosa terribbile.....
    <<Goku tu sei colui che porterà il mondo alla fine dell'inizio...tu sei il nuovo...>> Leggete la mia fan fiction.. e scoprirete perchè...

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da bakura x Visualizza Messaggio
    secondo me l'eutanasia si deve praticare solo nei casi estremissimo..quando hai per esempio la malattia che ti fa cambiare i muscoli in ossa..cosa terribbile.....
    quoto.infatti sarebbe da praticare SOLO nei casi estremi,quando una persona sta veramente molto male e non c'e' nemmeno una via di guarigione

  4. #4
    Senior Member L'avatar di michele longobardi
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    Io sono d'accordissimo con l'eutanasia,nei casi in cui lo stesso paziente lo richieda,come il caso Welby,e in quei casi in cui il malato &#232; irrecuperabile,soprattutto se anziano.

  5. #5
    Guerriero Barbaro L'avatar di Will
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    quindi se un malato di AIDS ti chiede di essere "eutanasizzato" tu glielo concederesti?
    c'&#232; un interessante esempio nel documento che ho postato: in Olanda, con l'introduzione dell'eutanasia, molti malati di AIDS hanno chiesto di essere eutanasizzati perch&#232; percepivano la malattia come una colpa, mentre pochissimi malati di tumore hanno chiesto tale trattamento.
    non pensate che poter richiedere l'eutanasia per malattie incurabili, come l'AIDS possa portare le persone malate di questa malattia a propendere maggiormente per quella soluzione?
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  6. #6
    King of the Bohemien L'avatar di Jeff Buckley '85
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    Citazione Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
    non voglio andare a ripescare una eventuale discussione passata perchè volevo focalizzare l'attenzione su questo Documento
    mi allaccio così al discorso generale e chiedo a voi utenti cosa pensate, prima del documento e quindi della posizione di Berlinguer e quindi cosa pensate voi dell'eutanasia.
    Pubblico qui la lettera di Welby a Napolitano, dategli un’occhiata e provate un po’ a immedesimarvi in lui, vi avverto…è un pugno nello stomaco

    Caro Presidente,
    scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.
    Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
    La giornata inizia con l’allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l’aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un’ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l’aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un’ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l’ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
    Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà.
    Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una “morte dignitosa”. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.
    La morte non può essere “dignitosa”; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia “dignitosa” è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell’occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: “Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo”.
    L’approdo esiste, ma l’eutanasia non è “morte dignitosa”, ma morte opportuna, nelle parole dell’uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che “spinge verso il porto”; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo “luogo” dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
    In Italia, l’eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non “esista”: vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente “terminale” che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di “approdo” alla morte opportuna.
    Una legge sull’eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L’associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l’impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell’alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L’opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
    Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.
    Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui.
    Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica’ – io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.
    Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.
    Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.
    Il mio sogno, anche come co-Presidente dell’Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.
    Piergiorgio Welby

  7. #7
    King of the Bohemien L'avatar di Jeff Buckley '85
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    A questo punto che dire? Dico solo VERGOGNA! A Ratzinger! A tutti i suoi Cardinali e Vescovi! E a tutta quell'istituzione marcia che corrisponde al nome di Chiesa Cattolica! Se il povero Pier Giorgio ha dovuto soffrire negli spasimi fino all'ultimo &#233; stato per l'ipocrita ottusit&#224; di gente che non poteva capire il suo dolore.
    Da chi mi arriva poi la predica sulla "conservazione della vita"? Da gente che in passato ha benedetto genocidi e stragi di ogni genere? Che riesce a compiere nefandezze di ogni genere e a coprirle anche? Ma per favore!
    Sono il primo a ritenere che la vita sia un bene prezioso, sono il primo a ritenere che se una speranza c'&#233; bisogna lottare, ma quando la speranza non c'&#233;? Come posso arrogarmi il diritto di torturare una persona per decenni solo per dei presunti ideali? Chi mi d&#224; il diritto di decidere della vita di un'altra persona?
    Non appena si mette l'eutanasia in mezzo subito c'&#233; chi obietta "E' Dio a dover decidere quando si vive e si muore"...un ragionamento del genere trasforma Dio in un mostro crudele che condanna un pover'uomo a un agonia lunga anni o decenni, vi sembra giusto? A me NO! Vedo qualcosa di diabolico in tutto questo e non posso che ritenere stupido l'accanimento terapeutico, la vita ha un suo limite naturale...la morte, e non ha senso fare l'impossibile, anche torturare una persona per rimandare la morte il pi&#249; possibile...ma sopratutto queste sono scelte che deve fare liberamente ogni persona, non si pu&#242; tollerare che un Papa qualsiasi si arroghi il diritto di decidere per un altro.
    Voi che dite? Condividete?

    Ps Per Will, oggi coi farmaci anti-retrovirali i malati di Aids possono condurre una vita quasi normale e sembra che per una cura vera siamo sulla buona strada...cosa che non si pu&#242; dire per la malattia di Welby
    Ultima modifica di Jeff Buckley '85; 19-06-2007 alle 19:53

  8. #8
    Senior Member L'avatar di michele longobardi
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    Per will:
    S&#236; io gliela concederei,secondo il mio punto di vista esiste il diritto alla vita,ma esiste anche il diritto alla morte,se un malato me ne fa richiesta perch&#232; soffre e non riesce pi&#249; a sostenere quella situazione allora non ci sarebbero problemi ad ''eutanasizzarlo''.

  9. #9
    Guerriero Barbaro L'avatar di Will
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    ma quando la speranza non c'&#233;?
    se &#232; cos&#236; certo che talvolta non c'&#232; speranza dovrebbe essere altrettanto certo che tutto va a buon fine con malattie per le quali esiste la speranza, ma sappiamo tutti che non &#232; cos&#236;, che talvolta anche le malattie nelle quali c'&#232; speranza possono portare degli effetti disastrosi. io non sono deterministico come te nel pessimismo; il mio animo mi porta a pensare che c'&#232; sempre speranza.

    vedi michele, il punto &#232;: quando posso ritenere che il paziente che chiede eutanasia sia veramente cosciente di s&#232; oppure condizionato da elementi esterni?
    se riprendiamo il caso che ho citato, i malati di AIDS vedevano la malattia come una colpa e questo &#232; collegato in qualche modo al fatto che si richiede l'eutanasia.
    per me quelle persone non sono coscienti di ci&#242; che in quel momento stanno scegliendo, perch&#232; condizionati.

    io condivido la tesi del medico nel documento: si deve dare possibilit&#224; al paziente di fare testamento vitale e questo deve essere rispettato, nel caso il paziente sia incosciente la scelta di cosa fare la dovranno fare i parenti stretti assieme ai medici sempre tenendo conto di questo testamento.
    non credo ci sia effettivamente bisogno dell'eutanasia, penso i due elementi citati siano sufficienti a garantire la libert&#224; del paziente di decidere della sua vita.
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  10. #10

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    innanzitutto ti ringrazio per aver postato la lettera, non l'avevo mai letta pur avendone sentito parlare...inoltre sono daccordo con te tranne su un punto:

    Citazione Originariamente Scritto da Jeff Buckley '85 Visualizza Messaggio
    Non appena si mette l'eutanasia in mezzo subito c'é chi obietta "E' Dio a dover decidere quando si vive e si muore"...un ragionamento del genere trasforma Dio in un mostro crudele che condanna un pover'uomo a un agonia lunga anni o decenni, vi sembra giusto? A me NO!
    io invece sono convinto che a dover decidere vita o morte sia solo Dio...infatti non è Lui a tener in vita un malato terminale, ma i macchinari, le leggi, e un'etica imposta dalla Chiesa (Dio e Chiesa purtroppo non sempre sono la stessa cosa)...e qui do pienamente ragione alle parole del povero Welby

    Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui.
    un tempo non c'erano ne macchinari ne dottori così istruiti, e questo genere di malattie facevano il loro decorso senza poter intervenire, seguendo il "termine naturale" imposto da Dio...c'è da precisare comunque che il discorso lo restringo solo alle malattie inguaribili, dove esiste cura è logico intervenire!

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