benvenuti per una nuova puntata; purtroppo questa mi sembra che cali di tono rispetto alle altre, e forse continuerà così per un po', ma che volete farci? l'impeto creativo è una brutta bestia: prima aiuta, poi impedisce
4-Liberi
Muten stava controllando se vi fosse un qualche interruttore segreto in grado di aprire una porta scorrevole nella parete, ma niente. Era come se Clarinetto li avesse murati vivi in una stanza da cui era impossibile uscire; sarebbe stato meglio finire eliminati da Fhun.
Un rumore scricchiolante interruppe il filo dei soi pensieri; terrorzzato Muten si voltò e vide con orrore che Fhun si stava sollevando dalla buca in cui era finito.
Muten era sconvolto: nessun mortale era in grado di sopravvivere ad un impatto del genere, dunque Fhun non era mortale.
Tutto ciò complicava parecchio le cose: per la prima volta in vita sua Muten era costretto ad usare quella tecnica. Aveva iniziato ad allenarsi nell'utilizzarla quando aveva 12 anni e ora ne aveva 62. Doveva provarci se non voleva essere eliminato.
Non aveva un momento da perdere, in quanto l'utilizzo di quella tecnica comportava un grande dispendio di energie e tempo.
Iniziò rilassando la mente e cercando di concentrare le proprie energie; giunto nel massimo stato di concentrazione tese i muscoli che crebbero in maniera incredibile: ora la sua muscolatura era quasi superiore a quella di Fhun. Messosi nella posizione del cavaliere stese le mani sopra di sé, quindi fece compiere a ciascuna di esse un movimento semicircolare in avanti in modo da portarle davanti al suo petto, la destra sotto, la sinistra sopra, congiungiendo i polsi.
Inizio a pronunciare qualcosa del genere: “Ka...Me...”
Portò le braccia a contatto col lato destro del corpo ruotando l'anca. Ora le sue gambe erano nella posizione dell'unicorno.
“Ha...Me...”
Un lampo attraversò i suoi occhi, mentre spostava i suoi piedi in direzione di Fhun portandoli nella posizione del cavallo e contemporaneamente slanciava in avanti le braccia sempre unite ai polsi gridando “Ha!”
L'onda Kamehameha, il motivo per cui durante il suo apprendistato Muten non era riuscito a concentrarsi nella lotta. Una tecnica di spaventosa potenza consistente nel raccogliere tutta l'energia del proprio corpo per spararla fuori in un colpo solo.
Tra le palme di Muten si formò una sfera di luce azzurra dalla quale partì un raggio dello stesso colore che travolse in pieno il mostro il quale, sollevatosi, si era appena voltato.
Fhun venne disintegrato dall'attacco e si formò uno squarcio nel muro abbastanza grande da farlo passare. Muten era riuscito a salvarsi, ma le sue forze si erano ridotte.
Muten prese Enito in spalla ed uscì dal foro, sperando che nessuno l'avesse notato. Fortunatamente il palazzo era deserto(logico, trattandosi di un magazzino), perciò i due lottatori riuscirono a fuggire da quel luogo senza problemi.
Giunti all'aperto Muten si intrufolò nella prima casa a disposizione, dopodichè pose Enito su di un lettoe e gli fece degli impacchi d'acqua fredda sulla testa per consentirgli di riprendersi.
Finalmente, dopo giorni di veglia insonne da parte di Muten, Enito si svegliò affamato e confuso.
Dopo un lauto pasto,(stranamente la dispensa della casa, benchè sembrasse abbandonata, era molto ben fronita) Muten raccontò al compagno le vicissitudini passate dopo il suo svenimento.
Finito il racconto decisero sul da farsi: erano indeboliti, sì, ma i demoni di Clarinetto non erano comunque al loro livello; giocando bene le proprie carte potevano salvarsi, ma avrebbero avuto bisogno di tutto l'aiuto disponibile.
La presenza di cibo nella casa lasciava trapelare la speranza che qualcuno vi abitasse ancora; magari sarebbe riuscito ad aiutarli.