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Discussione: Dragonball SF (my FF)

  1. #11
    Angel girl. L'avatar di Layla
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    super bella!!! straordinaria!!! favolosa!!!!!!
    continuaaaa!!!!

  2. #12
    Saiyan girl L'avatar di BK-81
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    Intanto posto un'altro capitolo... finche dura la scorta...

    2: La confessione

    Con l’aiuto di un meccanismo di teletrasporto al palazzo di Dio Crilin e Goku raggiunsero in breve tempo la regione del Monte Paoz, dove Goku si era stabilito con la sua famigliola. Goku aveva rifiutato l’offerta di Dio di dargli nuovi vestiti puliti e soprattutto intatti: Crilin pensava bene che forse con la tuta rovinata la donna avrebbe creduto maggiormente alla parole del marito riguardo la violenza dello scontro.
    Cosi i due si ritrovarono davanti alla porta di casa. Da dentro si udivano Chichi e suo padre che parlavano di Gohan e dei suoi studi. E poi si sentiva un certo odorino di una buona cena….Goku aveva già alzato la mano per bussare, ma qualcosa lo fermava. In viso aveva l’espressione che avrebbe avuto se avesse dovuto combattere contro un demone!
    “Che aspetti? Forza, prima iniziamo, prima finiamo!” Crilin svegliò il suo amico da questa strana letargia.
    “Allora vado… ora o mai più!”
    Poco dopo aver bussato si sentiva la voce di Chichi: “Gohan, Goku? Siete voi? Siete già tornati?”
    Goku deglutiva con forza e rispondeva: “Ehm… vieni un attimo, cara… È successo qualcosa…”
    La donna doveva aver sentito la strana agitazione della voce del marito: in un lampo fu alla porta e l’aprì. Guardò in viso Goku, poi Crilin… ma cercando Gohan si accorse che non c'era. Subito il suo istinto materno dava l’allarme rosso e chiedeva agli presenti con aria minacciosa:
    “Che diavolo è successo? Dov’è Gohan?”
    “Non… non c’é…! C… Come ho già detto è successo una cosa imprevista…”, balbettava Goku, mente Chichi lo osservava attentamente. Crilin vedeva chiaramente che il suo amico era in grave difficoltà e giunse in suo aiuto - anche se si era giurato di non aprire bocca. Sorrideva in modo più naturale possibile:
    “Ehm… abbiamo due notizie brutte ed una buona! La buona è che abbiamo risolto il mistero del passato di Goku! Abbiamo anche incontrato suo fratello maggiore!”
    “Aha… e le notizie brutte?”
    “Ehm… ecco… Goku è un Saiyan dal pianeta Vegeta… la prima brutta notizia è che sono molto cattivi… come suo fratello…”
    “E allora? Cosa c’entrano questi tizi con mio figlio?”
    “Questo fratello ha combattuto contro Goku ed ha vinto… e ha…portato via Gohan. Nello spazio. Ecco… si.”
    “Bravo, Crilin!” gli bisbigliava Goku tutto contento dell’orecchio.
    I due combattenti facevano un sospiro profondo, poi osservavano la donna davanti a loro per vedere le sue reazioni, sperando che quel vulcano non entrasse in azione. Lei si limitò a voltare lo sguardo a terra fisso e in silenzio, senza muovere un muscolo. Dopo un minuto così Goku sentì il bisogno di consolarla e metteva una mano sopra la sua spalla. Ma appena la toccò, lei alzò lo sguardo e lo fissò con degli occhi che avrebbero fatto paura anche al Grande Mago Piccolo!
    “Come sarebbe e dire? Brutti idioti!!! Gohan, dov’è Gohan?! Perché non siete intervenuti????”
    In uno scatto d’ira colpiva il marito con una forza tale al mento che lui indietreggiò e dovette tenersi con una mano. Ecco, quello era la reazione che lui si era aspettato!
    “Chichi! Calmati! Ci ho provato! Ci ho provato a fermarlo, te lo giuro! Mi ha quasi ammazzato!”
    Agitandosi la donna si liberò dalla stretta e lo colpì ancora una volta alle costole, poi si allontanò da lui. I suoi occhi erano bagnati dalle lacrime che poi scendevano lungo le sue guance. Allarmato anche suo padre, Gyumaoh, era uscito a vedere cosa succedeva. Mentre lui badava alla figlia, Crilin riproponeva la storia, stavolta più in dettaglio.
    Dopo questo sembrava aver capito anche Chichi, che suo marito aveva rischiato la vita nel tentativo di salvare Gohan: era un miracolo che lui ne fosse uscito vivo. Ma quel che restava era la rabbia.
    “Allora, cosa aspetti? Inseguili e riporta nostro figlio sulla terra! Forza, corri! Avanti!”
    “Chichi, anch’io lo vorrei! Ma non posso. Quei tipi mi ucciderebbero e basta. Non servirebbe a nessuno… devo allenarmi finche sarò forte abbastanza, poi lo riporterò indietro! Promesso!”
    “Allenarti? Per quanto? Sono veramente cosi forti?”
    “Non te lo immagini neanche! Mio fratello aveva una forza almeno quattro volte superiore alla mia, e gli altri Saiyan sono molto più forti!”
    “Sei un fifone! Io gli andrei incontro e gli direi quattro parole sante! Vedrai… che sfacciati… rapire figli altrui… ah, lascia perdere. Vattene e allenati!”, gridava prima fortemente, poi sempre più piano.
    “Chichi...io…”, voleva aggiungere Goku, ma la donna gli aveva già rivolto le spalle.
    “Ho detto vattene. Non lasciarti ammazzare, capito? Ciao!”
    Con queste parole entrò in casa sbattendo la porta dietro di sé. Anche suo padre era sbalordito come lo erano Goku e Crilin. Sicuramente non voleva mostrare le sue lacrime agli uomini.
    “Vuoi dire che non mi dai neanche le cena?” voleva sapere Goku, ma non ricevette nessuna risposta.
    “Devi capirla… è stato uno shock tremendo per lei… deve ancora digerirlo. Credo che sia meglio che tu stia via per alcune settimane e ritorni dopo, va bene?”, affermò lo Stregone del Toro, ponendo una mano sulla spalla del genero.
    “Se lo dici tu… va bene. Vieni Crilin, andiamo… Dobbiamo prendere una cosa. È qua vicino.”

    Goku li conduceva ad una veccia catapecchia, vicino a dove aveva vissuto da bambino. Nel bosco, a cento metri di distanza si trovava una vecchia costruzione di legno di un’altezza di quasi un metro e mezzo. Li si fermava.
    “C’è ancora?”, domandò suo suocero.
    “Cosa? Non so di cosa parli… intendi quella strana sfera?”
    “Si… quella strana sfera…”
    “Goku non mi dirai che…!”
    Lo Saiyan annuiva pensieroso e toglieva le assi ormai coperte di muschio, sotto di essi compariva una cosa metallica di color bianco-argento, una sfera di quasi un metro e mezzo di diametro, con una finestra di vetro scuro al centro. Sotto di essi era ornato da uno strano simbolo, tre raggi che partivano da un unico punto vero l’alto e che erano contornati da un mezzo cerchio. Goku istintivamente lo riconobbe subito; anche Crilin fece i suoi calcoli e venne alla stessa conclusione.
    “È questa l’astronave?”
    “Si… mio nonno mi ha raccontato che mi ha trovato vicino a questa cosa. Lo nascose qui, perché non sapeva cosa fosse e non sapeva come utilizzarlo. Che strana sensazione… finalmente so cos’é…
    Le mani di Goku sfioravano la superficie della sfera, era liscio come il ghiaccio, ma alcune parti erano bruciati da un fuoco, magari da un’esplosione. Forse il volo non era stato poi cosi tranquillo. In qualche modo toccò un interruttore e la capsula si aprì, lasciandosi guardare l’interno. Era pieno di strumenti, computer e monitor scuri, al centro una poltrona color marrone.
    “Wow…! Scommetto che Bulma ne sarebbe entusiasta! Forse dovremmo portaglielo, che ne dite?” affermò Crilin colpito. La sua mano toccava una cosa staccata dal resto, situata sotto la poltrona; curioso lo tirò fuori e lo guardò. “Ma cos’è questo? Se non ricordo male anche Radish aveva una cosa simile…”
    In effetti somigliava molto all’aggeggio che il Saiyan portava sull’occhio sinistro, uno Scouter con il vetro verde. Solo sembrava un modello un po’ vecchio.
    “Forza, mettitelo!”
    “Ma dai… Crilin… e va bene…” sospirò Goku un po’ seccato, mettendoselo sull’orecchio sinistro. Subito si accese e si illuminò brevemente, per poi dare alcuni segnali acustici. Sul vetro comparivano alcuni simboli strani, che però Goku riusciva a leggere senza problemi. “Ehm… qua c’è scritto che hai una forza combattiva di 206… e tu hai 121… uau…” premeva due volte il bottone nero, sulla visiera compariva la parola: “Auto-Scan” seguita dal numero 523. “Ed io sembro avere 523…”
    Per lui bastò e si tolse lo Scouter, rimettendolo al suo posto e chiudendo la capsula.
    “Ehi, Dio! Potresti portare me e ‘sto coso qua alla casa di Bulma? Ti prego, non voglio volare per tutta la distanza!” gridava a squarciagola verso il cielo.
    Infatti si sentiva la voce di Dio: “Cosa? Ed io credevo che volessi allenarti! Vola, mio caro!”
    “Ha ragione… va bene… Allora non mi resta che partire. Ci troviamo domani alla casa di Bulma?”
    “Va bene… a domani… sei sicuro di farcela?”, domandava Crilin osservando Goku che si caricava la sfera sulle spalle.
    “Facciamo domani sera… o dopodomani… mamma mia, quanto pesa…!”
    Un’ultima volta guardava verso la sua casa e immaginava cosa stese facendo Chichi in questo memento… magari era in cucina… al solo pensiero lo stomaco brontolava come un leone. Con la capsula spaziale sulle spalle, come tempo prima Atlante, galleggiava in aria e volava verso la Città dell’Ovest. Anche Crilin voleva andarsene, solo dopo le persuasioni da parte dello Stregone del Toro Chichi era disposta a farlo restare per cena. La mattina seguente partì anche lui per la città di Bulma.

  3. #13
    Outsider Listener
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    compliments,davvero molto bella!!
    I embrace my desire
    to feel the rhythm, to feel connected
    enough to step aside and weep like a widow

  4. #14
    Dj Tiesto (!) L'avatar di Gohan™
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    Molto bella! Non solo sei brava con le FanArt, ma te la cavi bene a che con le FF!
    http://img394.imageshack.us/img394/8103/wgwegop3.jpg
    Leggete e commentate la mia Fanfic:Dragon Ball Fantastic

  5. #15

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    ...che dire sia x le fanart che per le fanfiction sei fantastica...
    Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
    Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…




  6. #16
    Saiyan girl L'avatar di BK-81
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    avanti il prossimo (scusate se a volte diventano lunghi...)

    3. Una nuova vita? parte 1

    Alla sera del giorno successivo Goku raggiunse finalmente (a fatica) la Città dell’Ovest, dove abitava Bulma. La capsula spaziale pesava all’incirca trecento chili, e portarla quasi all’altra metà del globo era alquanto faticoso, persino per uno come lui. Il sole tramontava tra le nubi rosse, mentre stava sorvolando la Capsule Corporation, e a terra vide anzitutto il padre di Bulma che lavorava ancora a qualcosa tra l’erba del piccolo prato davanti alla sua casa. Atterrò vicino a lui e gridò subito:
    “Ciao, Signor Briefs! Sono io, Goku! C’è Bulma?”
    L’uomo alzò lo sguardo e si spaventò non poco, vedendolo comparire cosi all’improvviso. E non aveva ancora visto il suo bagaglio…
    “Mi hai spaventato, ragazzo mio! Ma da dove arrivi?”
    “Perdono! C’è Bulma? Devo mostrarle qualcosa di spettacolare!”
    “Ma perchè cosi tanta fretta? Vieni, ha ancora qualche birra nel frigorifero… non ci vediamo da cosi tanto tempo! Brindiamo e mi racconti tutto con calma!”
    “Non mi piace la birra…”, brontolava Goku a bassa voce lasciando cadere a terra la capsula che aveva ancora caricato sulla spalla. Sollevato, si massaggiò le spalle indolenzite, quando si accorse che Bulma stava uscendo da un magazzino. “Ehi, Bulma! Eccoti! Vieni un attimo?”
    La giovane donne si girava sorpresa da questa voce rispondeva subito:
    “Ah, finalmente anche tu sei arrivato! Avresti potuto anche dirmi che ti sei fatto una gita da qualche parte, no? Ho aspettato per ore da quello strano gattaccio parlante…Ehi, e questo che cos’è?”
    Lo sguardo di Bulma aveva scoperto quella cosa tonda dietro l’amico. Subito si accese il suo interesse scientifico- tecnologico. Nonostante non avesse mai visto nulla del genere, ne intuì la funzione. Goku sorrideva e posava la mano sopra la capsula.
    “Questo è una capsula spaziale di fattura Saiyan… con questa mi hanno mandato sulla terra da piccolo. Ho pensato che forse ti sarebbe piaciuto studiarla. Ma attenta, dopo mi serve!”
    Bulma e suo padre esaminavano la sfera come se avessero davanti a loro il Calice Santo. Goku aprì il portone, senza esitazione Bulma entrò e si sedette sulla poltrona in mezzo.
    “Che forza! Incredibile! Quelli sono avanti a noi di almeno mezzo secolo! Geniale! Vediamo se posso ripristinare il sistema di comando…” Con dita esperte dava ordini al computer di bordo nonostante non sapesse leggere i simboli e si fidava solo del suo intuito da scienziata. Dopo pochi minuti si sentiva un segnale acustico affermativo e gran parte del sistema si svegliava a nuova vita. “Ta-daaan! Sono geniale o cosa?”
    “Grande! Ehi, sai anche cos’è questo?”, la domandava Goku e le porse lo scouter. Bulma lo prese pensarci due volte.
    “Hhm… questo sì che è un bel pezzo di tecnologia… Ma… se non ricordo male anche il Saiyan aveva qualcosa di simile, no? Solo che questo mi sembra un po’ più vecchio…”
    “Esatto. Con questo poteva rilevare sia la posizione che la forza dei suoi avversari.”
    “Aha… peccato che non riesco a leggere questa strana scritta… cosa vorrà dire…?”
    “Io si. E non chiedermi il perché, ma lo so leggere. È lingua Saiyan. Bene, ti lascio tutto, verrò tra qualche mese! Divertiti! Ciao!”
    Goku si era già voltato e voleva andarsene, quando si fermò tenendosi lo stomaco. “Ehm… non è che avresti qualcosa ma mangiare? Stamattina ho mangiato una tigre, ma ho di nuovo fame…!”
    “E io che mi meraviglio…! Ma tutti i Saiyan sono dei mangioni come te?” rideva Bulma. “Forza, vieni… anche perchè mi devi tradurre qualche cosa…”

    Nello stesso istante un segnale acustico impertinente svegliò Radish dal suo sonno. Innervosito, aprì un occhio e brontolò:
    “Ma che diavolo succede…? Che palle…!”
    Gohan continuava a dormire tranquillamente sulle sue gambe, ma dietro di lui lampeggiava una luce, la spia del sistema di comunicazione. Prima pensava che Nappa o Vegeta lo avessero chiamato, ma poi lesse sul display che era stato trovato un nuovo canale di comunicazione pre-identificato. Rileggendo il messaggio e l’indirizzo del mittente Radish si era spaventato un poco. Il mittente era la capsula di Kakaroth….! Ma cosa voleva dire? Qualcuno doveva aver messo in moto la capsula di suo fratello. Si, ma chi? Kakaroth? Sicuro… Forse… allora è ancora vivo? Se gli altri lo scoprono…!
    Dopo qualche secondo il canale si spense da solo. Questo significava che qualcuno doveva aver spento la capsula e con essa il sistema di comunicazione automatica. Lo aveva fatto in tempo? Ma… se non era Kakaroth, chi altri poteva essere? Su quel pianeta retrogrado nessun altro doveva essere in grado di far funzionare una capsula Saiyan! Leggermente agitato, Radish cancellò le tracce di questa comunicazione, ma poi gli venne un dubbio: e se anche Nappa e Vegeta avessero ricevuto la medesima comunicazione? Non gli restava che sperare che non era stato cosi. Pensieroso osservava il bambino davanti a sé, mentre nel sonno mormorava “Papà…!”. Senza ben sapere il perché accarezzava leggermente la sua testa, dopodiché Gohan si tranquillizzò.
    “Devi dimenticare tuo padre. Un giorno rivedremo sicuramente la Terra… ma quel giorno andremo là per conquistarla. Con il tuo aiuto…”

    I restanti dieci giorni passarono veramente nel sonno. Dopo i 13 giorni di viaggio, Gohan e Radish venivano svegliati puntualmente dal loro sonno. L’adulto riprese i sensi qualche minuti prima, quando Gohan apriva gli occhi vedeva per prima cosa la faccia snervata di suo zio.
    “Finalmente sei sveglio! Stiamo per atterrare!”
    “Dove siamo..? Atterrare…? Dove…?”, domandò il bambino ancora mezzo addormentato e sbadigliava ripetutamente. Si guardava intorno fino a riposare il suo sguardo sullo strano uomo davanti a se, solo ora lo riconosceva. Si agitava e cominciava a gridare e a piangere.
    “Ahhhh!!! Aiuto!!! Tu sei cattivo!!! Lasciami stare!!! Wa-haaa!!! Papàààààà!!!”
    “Non ci credo… ricominci con questa lagna?!” gridava Radish seccato..”Per prima cosa non tentare di scappare, siamo in una capsula spaziale! Secondo: ti ho già detto che ora sono io tuo padre! E terzo: guai a te se ricominci a piangere! Se vuoi le maniere forti ci sto! Mi hai capito?! Non faccio scherzi!”
    Gohan si era spaventato a morte vedendo quell’essere cattivo arrabbiarsi così, a neanche un mezzo metro di distanza. Con fatica tratteneva le lacrime, ma una bella goccia di moccio pendolava dal suo naso rischiando di cadere sull’armatura del Saiyan.
    “Bah, che schifo! Un po’ di contegno! Aspetta… ecco!” brontolava disgustato, porgendo al bimbo un vecchio fazzoletto di stoffa, che aveva tirato fuori da sotto la sedia. Gohan lo prese e si soffiò il naso tre volte.
    “Grazie…” ringraziò cortesemente, restituendo il fazzoletto bagnato. Radish lo prese disgustato e lo gettò a terra. Dopo l’atterraggio la capsula veniva sempre pulita per bene, perciò non ci badò tanto.
    “Prego…” rispondeva assente. Solo qualche secondo dopo capì ciò che aveva detto: era da tempo che non aveva mai ringraziato nessuno. Scosse la testa… quel bimbo rischiava di farlo diventare un rammollito!

  7. #17
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    Ho dovuto tagliarlo in due... troppo lungo

    parte 2

    “Capsula 23-44 riceve permesso di atterraggio alla rampa 12-B!” annunciava la voce sibilante del responsabile di volo.
    “Eseguo.”
    Radish premeva alcuni tasti del computer di bordo cambiando rotta verso una di queste bizzarre torri, su cui erano state attaccate alcune piattaforme come ad un tronco d’albero. Su ognuna di esse erano segnati tre cerchi; la sua meta era la piattaforma superiore. La capsula precipitava ad alcune centinaia di chilometri all’ora, ma anziché schiantarsi il materiale della piattaforma si deformava attutendo la caduta. Prima di aprire il portone lo Saiyan ricordava Gohan:
    “Ti avverto! Nessun pianto! Nessuna lamentela! E soprattutto nessun “Voglio mio papà!” Tu sei un Saiyan come me e noi Saiyan non conosciamo la paura! Siamo forti e coraggiosi, abbiamo rispetto solo per il nostro principe! Mi hai capito?”
    Gohan annuiva silenzioso, di nuovo sentiva come le lacrime gli entravano negli occhi. Aveva molta paura… meno da suo zio, aveva paura di questo mondo strano là fuori - aveva capito di non essere più sulla terra. Radish apriva la porta, avanti a lui lo attendevano due creature strane, quasi rettiliane, che portavano una divisa molto simile a quella del Saiyan. Lo salutavano con rispetto.
    “Signor Radish! Il signor Vegeta la sta aspettando nella mensa principale!”
    Radish annuiva e voltava lo sguardo verso Gohan che si era nascosto dietro le sua gambe, alla vista di quelle creature minacciose. Uno di loro, una lucertola verde su due gambe, lo guardava interessato:
    “Ehi, ma chi ha portato? È suo? Ne voleva un altro dopo Sedri?”
    “Non sono affari tuoi!” lo fissò Radish ad un tratto molto adirato. Il soldato non si muoveva neanche dopo questo avvertimento, e dopo tre secondi il Saiyan lo colpì violentemente con un calcio che lo faceva schiantare contro un muro. Impassibile passò davanti al secondo soldato, Gohan lo inseguiva esitante. Per sua fortuna tenne la bocca chiusa finché furono abbastanza lontani.
    “Perché lo hai fatto?” voleva sapere Gohan metà arrabbiato e metà scioccato da questo atteggiamento aggressivo. Gli venne nuovamente voglia di piangere.
    “Lezione uno. Essere troppo curiosi non fa bene alla salute. Se finisci solo all’ospedale sei fortunato… meglio non ficcare il naso in affari altrui. E che cosa ti ho detto a proposito delle lagne?!”
    “Si… ci provo… ma… ma… ma chi è Sedri?”
    “Gohan… ma mi ascolti?!”

    I due s’incamminavano, seguendo del corridoi ben illuminati , incontravano molti strani soldati di varie specie, uno più arrabbiato dell’altro. Gohan si sentiva come in un incubo, ma si era giurato di non mostrate quanta paura avesse. In questo istante suo zio era l’unica persona di fiducia su quel pianeta, il che vuol dire ben poco.
    “Dove andiamo?” voleva sapere dopo dieci minuti di silenzio.
    “Incontrerai gli altri due Saiyan ancora in vita. Stai attento, loro non sono così amichevoli come me. Cerca di trattenerti. Ma prima… meglio che ti do qualche cosa per cambiarti… questi strani vestiti non sono molto pratici…”
    “Cosa…? Non voglio altri vestiti! La mamma mi ha comprato questi …! No!!!”
    Radish si girò di scatto e osservò suo nipote con aria arrabbiata. Gohan si spaventò a morte, ma non si scusò.
    “Cosa hai detto?!”
    “Non voglio altri vestiti…” ripeteva spaventato mentre afferrava con le sua dita la giaccia verde, ornato dallo stemma della sua famiglia. Radish si sentiva gli occhi puntati addosso, una dozzina di soldati si trovavano in una distanza ravvicinata, perciò non esitava. Con la mano destra diede uno schiaffo al bambino tanto da fargli perdere l’equilibrio.
    “Non tollero queste scemenze! Tu fai quello che ti dico!!!”
    Gohan lo fissava esterrefatto tenendosi la guancia rossa e dolente: era ancora shockato di questa reazione. Stavolta gli vennero le lacrime per il dolore, mentre Radish faceva una smorfia disgustata:
    “Bah… ti avevo avvertito… E questo era solo un assaggio. Nappa e Vegeta andranno ben oltre…!”
    Per la prima volta Gohan osò rivolgere uno sguardo di sfida verso lo zio, ma durò solo qualche istante, mentre con fatica tratteneva le lacrime. Il guerriero si girò e s’incamminò, Gohan esitava a seguirlo e si limitava ad osservare la sua figura muscolosa. Dopo alcuni passi si fermò e gridò senza voltarsi:
    “Ti sei addormentato? Seguimi, se non vuoi che ti lasci qua da solo!”
    Il bambino si guardò intorno vedendo le figure minacciose di altri guerrieri, il che lo spingeva a rialzarsi velocemente, dopodiché rincorse Radish tenendosi sempre la guancia dolente.
    Si fermarono davanti a una porta con una indicazione scritta in una lingua strana. Forse era la lingua Saiyan, ma stranamente Gohan riusciva a leggerlo, pur con qualche difficoltà. Voleva chiedere il perché allo zio, ma non osava pronunciare la domanda. I due entrarono: sembrava una specie di spogliatoio. Radish premette un tasto sul muro metallico, dietro cui comparve un ripostiglio nascosto, dal quale tirò fuori dei vestiti.
    “Vestiti. Le tue cose le prendo in custodia.”
    Gohan guardò la maglietta nera e i pantaloni stretti e sottili con aria molto scettica e quasi voleva protestare, ma anche questo non osava farlo… il ricordo dello schiaffo lo fermava. Alcuni minuti dopo si era cambiato; per finire il Saiyan gli poneva anche degli stivali e guanti neri. Ecco che il bambino si era trasformato in un piccolo Saiyan - almeno d’aspetto - ma si vedeva chiaramente che non gli piacevano un granché. Preferiva i vestiti terrestri, ma quelli li doveva abbandonare.
    “Finalmente… ora si che le gente avrà rispetto per te. Forza, gli altri ci stanno aspettando.”
    Con passi veloci raggiunsero la grande mensa. Radish vedeva i suoi compagni quasi subito. Erano un gigante calvo ed un piccoletto con i cappelli neri sparati.
    “Eccoti! Odio dover aspettare, lo sai, Radish!” lo sgridò Vegeta subito senza nessun saluto. Guardò il moccioso solo per un attimo, dopodiché si interessò solo del pasto davanti a sé. Ma questo attimo bastava e avanzava per congelare Gohan dalla paura. Non aveva mai visto occhi talmente freddi. L’altro Saiyan, Nappa, invece lo osservava da testa ai piedi e cominciava a ridere:
    “Questo sarebbe il figlio di Kakaroth?! Bah, sembra un buono a nulla! Spero che non te ne pentirai… ma sarei questi curioso di sapere cosa è in grado di fare questo mezzosangue…!”.
    Nappa gli strofinava la guancia sorridendo minacciosamente, Radish capiva le sue intenzioni e decideva che era meglio intervenire.
    “Lascialo… si vede che devo ancora allenarlo… Fra quanto dobbiamo partire per la nostra prossima missione?”
    “Ehm… lasciami pensare… Vegeta…?”
    “Te ne sei già dimenticato?! Pianeta Tyara… partenza fra due settimane.”, brontolava Vegeta mentre masticava un grosso pezzo di carne arrosto.
    “Ah, si… bah, ben due settimane di vacanza…! Che noia! Ehi, mi lascerai divertire un po’ con il tuo nipotino, vero?”
    “Ma prima lasciami insegnare qualche cosa al moccioso! Tu lo uccideresti subito!”
    “Come? Ehi, non mi dirai che t’importa qualcosa di questo mezzosangue?! Sarebbe una strana novità, Radish!” rideva Nappa di gusto.
    “Ma che dici, scemo? È solo che non ti sopporto quando ti annoi… diventi odioso!" ribadiva il Saiyan. "Mio principe, mi permette di allenarlo?”,
    Vegeta non lo degnava neanche di uno sguardo. “Fa come ti pare… finche non mi disturba… Non m’importa.”

  8. #18
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    Issa! (riporto la FF in prima pagina...!) Che fatica...

    4. I primi passi parte 1

    Goku si era ritirato al palazzo di Dio e si allenava come un forsennato. Dio gli aveva dato anche vestiti molto più pesanti di quelli che aveva usato fino ad allora: ora il peso complessivo era pari a 600 chili. A volta veniva anche Crilin, anche lui per allenarsi, anche se naturalmente non era paragonabile a Goku. Nonostante le fatiche dell’amico, il giovane Saiyan sentiva che la sua forza aumentava troppo lentamente.
    Dopo tre settimane di allenamento l’impazienza aveva preso il sopravvento e Goku volò da Bulma per farsi prestare lo Scouter. La donna nel frattempo era riuscita ad analizzare l’apparecchio fino ad crearne una replica; inoltre aveva ultimato il programma che le permetteva di tradurre la lingua Saiyan in lingua terrestre. Suo padre era impegnato nelle riparazioni dell’astronave.
    “Ciao, Bulma! Come va? Mi presti lo Scouter?”
    “Sicuramente… ma… perché ti serve? Credevo che tu riuscissi a percepire le forze spirituali…”
    “Certo, ma voglio provare una cosa. Dimmi il valore della mia forza combattiva!”
    Bulma si metteva lo Scouter e leggeva il valore.
    “È pari a… 679! Sei migliorato di ben 150 punti! Bravo!”
    Goku non sembrava condividere l’entusiasmo dell’amica. “E Piccolo? Puoi misurare anche le forze distanti, no?”
    “Gli altri? Beh, ci provo… Si… la forza più grande dopo di te è 544. Dev’essere Piccolo.”
    “Non basta! Maledizione…! Se Dio ha ragione, contro i Saiyan ci serve una forza di almeno 1.500 a testa, se non di più!”
    Bulma lo fissava incredula. “Cosa? 1500?! Ma è possibile?”
    Goku annuiva tristemente, sapeva che quella cifra era solo una supposizione, basandosi sulla forza di Radish e la sua affermazione che gli altri Saiyan erano molto più forti di lui. Se voleva essere sicuro, forse erano meglio 2.000… Che mostri. Ad interrompere questo silenzio forzato comparve il padre di Bulma, come da copione. Sembra che cercasse qualche cosa.
    “Ehi, Bulma… sai dove ho messo il becco per saldare? Quello di livello sette…”
    “Ma perché te ne serve uno così potente?” chiese la figlia un po’ perplessa. “Non volevi lavorare sulla astronave? Alcuni circuiti sono saltati e dobbiamo sostituirli… Ti serve uno con un livello due o tre…”
    Lo scienziato la guardava esterrefatto per poi scoppiare in una risata:
    “Ah, sì…! Me ne ero dimenticato…!”
    “Papá… se incorreggibile…!”, si lamentava Bulma. “Almeno si può sapere cosa ti ha distratto a tal punto da farti dimenticare di una cosa così importante?!”
    Il dottor Briefs si grattò la nuca per poi puntare uno sguardo furtivo.
    “Beh… sto lavorando su una macchina con cui posso diminuire la gravità…! Per provare la sensazione dell’assenza delle forza di gravità come nello spazio! Sarebbe un successo nei parchi di divertimenti!”
    Bulma lo ascoltava incredula, alla fine sospirò e gridò: “E per una scemenza del genere ti dimentichi del lavoro per un amico?! Goku deve salvare suo figlio! E tu giochi con la gravità…! Aspetta un momento…” Senza preavviso si fermò a pensare; dopo alcuni secondi il suo viso si illuminò e quasi per la gioia saltò addosso al padre. “Papà, sei un genio!!!”
    Questa reazione lo prendeva alla sprovvista, non ci capiva più niente. “Sì… grazie… ma… ma cosa succede? Non eri arrabbiata?”
    Neanche Goku aveva capito quello che era successo, i cambiamenti d’umore di Bulma erano davvero leggendari. Vedendo i due uomini completamente spiazzati, si degnò di spiegare tutto.
    “Ma non capisci? Goku! Non volevi allenarti? Cose ne pensi se lo potessi fare ad una gravità superiore? Sarebbe molto più efficace!”
    “Se lo dici tu…”
    “Calma! Per costruire la macchina mi servono alcuni giorni!” frenò il dottor Briefs velocemente.
    “Non m’importa! Dimmi, quale sarà il massimo che potrebbe fare?”, voleva sapere Goku che finalmente aveva capito l’occasione unica che si era creata.
    “Beh… credo intorno ai otto o nove G… magari anche 10 G… per una maggiore potenza devo cambiare le bobine…”
    “Perfetto! Per favore, mettiti subito al lavoro! Non vedo l’ora!” lo incitò Goku. “Ma prima, dimmi che cos’è questo G!”

  9. #19
    Saiyan girl L'avatar di BK-81
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    parte 2


    Gohan si teneva la guancia dolente e tossiva alcune volte, mentre Radish stava in piedi dietro di lui e lo incitava ad attaccare. Il bambino era coperto di lividi, la sessione del giorno durava già da quattro ore ed era ancora lontano dalla conclusione. Lottava contro le lacrime mentre guardava verso lo zio impaziente. Quando questi fece un passo minaccioso in avanti, si alzò a fatica e si nascondeva dietro la sua difesa ancora incompleta. Ormai sapeva che il Saiyan lo avrebbe colpito comunque senza pietà, non importava se era in piedi o terra; allora, l’unica alternativa era l’attacco. Con un grido gli saltò addosso, ma il suo pugno ebbe l’effetto di una puntura d’insetto. Radish commentò con un sonoro schiaffo.
    “Ma cos’era questo? Credevo che ormai tu sapessi fare un pugno come si deve! Per punizione farai cento flessioni sulle braccia!”
    “Ma…! Mah…”
    “Niente mah! Forza, fammene 150! Ti servono più muscoli su queste braccia! Uno! Due! Tre…!”
    Nelle due settimane passate Radish si era dimostrato un maestro impaziente ma deciso che insegnava con il corpo. Ma non era colpa sua, è che non conosceva altri metodi. Un Saiyan imparava al meglio in uno scontro vero: più le prendeva, più diventava robusto. Suo nipote era incredibilmente debole, sapeva si o no come tirare un pugno… ma cosa aveva fatto Kakaroth fino ad allora? Non voleva fare di suo figlio un fiero guerriero?
    Dopo soli 50 flessioni, le braccia sottili di Gohan si arrendevano alle gravità e si lasciava cadere a terra. Respirava a fatica e sudava molto.
    “Non ce la faccio più…! Ti prego…”
    “Cosa?! Ti arrendi? Ho sentito bene?!”
    Gohan annuì debolmente. Radish si precipitò su di lui e lo alzò violentemente afferrandolo per la maglietta. “Un Saiyan non si arrende mai!!! Preferisce morire! Su, continua!”
    Per un momento temeva che Gohan ricominciasse a piangere, ma per fortuna ancora si tratteneva. Si ricordava di una cosa che molto tempo fa suo padre gli aveva detto, quando lui stesso aveva l’età di Gohan.
    “Se ti arrendi cosi, tu stesso ti privi della possibilità di vittoria! Devi essere in grado di dare più del 100%... i Saiyan sono in grado di farlo, possono dare anche il 120%! Se ti arrendi prima, non saprai mai se veramente hai combattuto con la tua massima forza. Magari avresti potuto vincere…!”
    Il bambino lo ascoltava attentamente. “120%? Ma è possibile?”
    “Certo.”, annuiva Radish, ora più calmo. “Fidati. Si chiama forza latente dei Saiyan…”
    “Ma posso farlo anch’io? Non sono un Saiyan puro come voi…”
    “Che ne so… Questo me lo devi dimostrare con il tuo impegno. Ehi, mi devi ancora 100 flessioni, no? Al lavoro!”
    Radish lo faceva cadere a terra senza preavviso. Da lì Gohan lo guardava con occhi grandi per poi rimettersi in posizione. Soddisfatto vide che suo nipote ormai si mostrava veramente intenzionato ad impegnarsi sul serio. Forse ora… Radish attivò il suo rilevatore, che indicava una forza di circa 120 punti. Si, ora era stanco, in piene forze sarebbe potuto arrivare fino ad 200. Buono, ma ancora poco. Gli venne un’idea: lo Zenkai, la grandiosa capacità propria dei Saiyan di aumentare la propria forza dopo essersi rimesso da ferite gravi. Era rischioso: quanto forte era il sangue Saiyan in questo mezzosangue?
    “Gohan, vieni qua un attimo…” sorrise minaccioso.
    Il bimbo si alzò, meravigliato da questa richiesta… gli mancavano ancora ben 20 flessioni. Ignaro delle intenzioni dello zio, gli si avvicinò e aspettò il prossimo ordine.
    “Che c’è? Cosa devo fare ora?”
    “Niente. Stai lì fermo… Voglio fare una prova…”
    Radish alzò il pugno: nell’istante successivo il buio più totale avvolse il piccolo Gohan. Suo zio lo aveva colpito con il suo pugno; ora il bambino giaceva a terra senza sensi davanti a lui, del sangue usciva dall’orecchio destro, il che indicava una frattura del cranio. La sua forza combattiva calava tanto velocemente da spaventare anche il Saiyan. Ora doveva affrettarsi. Veloce, quasi agitato, prese il bambino e lo portò subito alla stazione infermieristica più vicina. Lì lo consegnò al personale spaventato; il medico di guardia lo mise subito in una vasca di rianimazione.
    “Ci era mancato poco… ha un’ampia emorragia subdurale e una frattura della base cranica… alcuni minuti più tardi sarebbe morto. Ma cosa le ha preso?” voleva sapere il medico.
    Radish lo ignorava, stava fermo davanti alla vasca di rianimazione dove galleggiava Gohan in quel fluido verde, naso e bocca coperto da una maschera di ossigeno e degli elettrodi applicati su capo e busto. Lui stesso aveva dovuto servirsi già altre volte di queste meraviglie della scienza medica, che molte volte sono l’unica cosa che separa il vivo dal morto.
    “Quanto dura ancora?”
    Il medico studiava i dati del paziente e rispondeva:
    “Quel bambino è interessante… credo che fra otto ore sarà come nuovo… Impressionante.”
    “Bene. Avvertimi.”
    Con queste parole si girò e lasciò la stazione silenzioso, avviandosi verso le palestre. Aveva deciso di seguire i propri insegnamenti e di allenarsi, qualche punto in più sullo scouter faceva sempre bene.

    Esattamente dopo sette ore e 45 minuti di estenuanti esercizi lasciò la palestra e come ricompensa si godette una doccia rinfrescante. Al posto della solita armatura si era messo solo una maglietta nera simile a quella di Gohan, cosi ritornò in infermeria. Con sua sorpresa, trovò suo nipote già sveglio e in piene forze.
    “Eccoti! Tutto a posto?”
    “Perché lo hai fatto?” domandò il bambino al posto di ricambiare il saluto dello zio. Il suo sguardo mostrava rabbia e delusione. Radish fischiò sorpreso e accese lo scouter, che gli indicava ben 800 punti. Com’era possibile? Lo zenkai gli aveva addirittura quadruplicato le forze?!
    “Ho pensato che tu dovessi provare come ci si sente dopo in colpo micidiale che ti porta vicino alla morte. Spero che ti serva da lezione per il futuro. Se non lo vuoi provare di nuovo, allora allenati con tutte le tue forze! E un’altra cosa… lo senti? Sei diventato più forte….”
    “Non m’importa. Non era carino comunque.” ribadiva Gohan ancora imbronciato.
    La sua forza combattiva si alzò fino a 900, e Radish seguì la cosa con grande interesse. Forse aveva capito il segreto della forza del bambino.
    “Moccioso, sai una cosa? La tua forza dipende dalle tue emozioni… È interessante, ma anche pericoloso. Tu puoi essere fortissimo, quando ti arrabbi, ma nello stesso modo questa forza scompare. È instabile. Devi imparare a controllarti anche quando sei calmo.”
    “Come? Controllare le mie forze? Come si fa?” voleva sapere Gohan. Quando la sua tensione diminuiva, calava anche la sua forza fin sotto i 600 punti.
    “Che ne so… Imparerai con l’allenamento. Vedrai che in un modo o nell’altro ce la farai. Non hai altre alternative. Se il signor Vegeta crederà che tu sia solo d’impiccio per lui, ti eliminerà. Fidati, lui lo farebbe senza battere ciglio.”
    “Mi… ucciderà…? Davvero?” ripeteva Gohan spaventato. Ora che aveva provato sulla sua stessa pelle cose voleva dire essere in punto di morte, ora una nuova minaccia era comparsa. Il solo pensiero di Vegeta lo faceva rabbrividire. “Ma… Radish… tutti i Saiyan sono cosi brutali?”
    Il Saiyan lo guardava un po’ sorpreso da questa domanda. “Credo che sia colpa del nostro sangue… ma credo di sì. A parte qualche eccezione… perché me lo chiedi?”
    “Non credo che potrei mai essere cosi cattivo… ho paura…”
    “Di nuovo quella parola che inizia con la P, che devi cancellare dal tuo vocabolario…! Forza, vieni, andiamo a mangiare e poi a letto, domani sarà una giornata dura!”
    Gohan annuì e si pulì gli occhi dalle lacrime per poter sorridere. Quel sorriso prese Radish alla sprovvista, cosicché dovette girarsi di scatto prima che il moccioso potesse vedere il suo sorriso soddisfatto.

  10. #20
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    bella,bella,bella!!!m piaci come rendi bene il personaggio d radish.
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