L'italiano - indipendentemente dal colore al quale esso appartenga - è tendenzialmente caciarone, sbruffone, millantatore, opportunista, individualista. Opportunismo ed individualismo innanzitutto. Basta osservare la storia d'Italia per rendersi conto che il sentimento popolare rivoluzionario in trasversale è una cosa assolutamente aliena alla nostra cultura.
In Italia non abbiamo mai avuto rivoluzioni in senso global-popolare intese. Tutt'al più, abbiamo avuto associazioni segrete di stampo medio-borghese che hanno guidato, in qualche modo, o dei moti di pensiero, o dei progetti golpisti, ma di rivoluzioni popolari totali dove tutte le genti della Penisola si siano armate all'unisono di forconi e badili a rincorrere i potenti, nemmeno l'ombra, mai. Quindi, il risultato può essere deludente, ma è perfettamente coerente con l'essere "italiano".
Beppe Grillo ha speso (e sta spendendo) gran parte della propria vita per una battaglia nobile in assoluto. Però, mi piacerebbe sapere se mai si sia posto questa domanda: "La teoria non fa una grinza ed è universalmente condivisibile e condivisa da chiunque abbia un minimo di buon senso, ma come sarà nella pratica, applicata ad un popolo che da millenni si comporta sempre e solo nello stesso modo? Che cosa sarebbe o dovrebbe essere cambiato nella mentalità e negli animi degli italiani affinché, oggi, sia possibile un cambiamento che nella storia italiana non solo non è mai avvenuto, ma neanche è mai stato ritenuto possibile?". Se questa domanda è stata posta, mi piacerebbe conoscere la risposta, se c'è stata.
In sintesi, il "grillismo" è un ideale superlativo che solo una mente schietta, lucida e tagliente - come quella di Beppe, appunto - avrebbe mai potuto concepire, ma pretendere di applicarne gli effetti in Italia... non so come dire... secondo me equivale ad avere progettato un'astronave interplanetaria nei minimi dettagli, per poi scegliere la polenta come materia prima...