Io non la penso così, e te lo dico da recensore videoludico.
La cosa basilare per me è sensibilità unita a conoscenza della storia condite dalla passione. Conoscendo la storia del videogioco (aiutandoti anche con il sincero retrogaming), puoi permetterti di conoscere e approfondire i meccanismi base del videogioco stesso così da capire meglio la sua evoluzione e diramazioni nel corso del tempo. Sapere di programmazione e gamedesign ti può aiutare semmai nella comprensione tecnica di un prodotto videoludico ma quello che andrà a giudicare il recensore non è il mero aspetto tecnico ma il risultato finale ovvero quanto un titolo sia efficace o meno globalmente ed in rapporto, per l'appunto, alla storia: se non sai dell'esistenza di Karateka, allore ignori da dove viene Street Fighter. E se non sai di Street Fighter, non puoi capire appieno la rivoluzione visiva di Virtua Fighter. E se non sai di Virtua Fighter non puoi capire Soul Calibur. Tutto ciò non significa che basta saperne a livello storico per essere un bravo recensore, occorre possibilmente anche l'esperienza diretta. Il recensore/critico, quindi, non è un programmatore ma un utente come gli altri e, in quanto tale, valuta il prodotto finale (che non è un'opera tecnica ma un intrattenimento). Detto banalmente egli valuta quanto un gioco riesca a divertire o meno, grafica e gameplay sono solo finalizzati a questo, indipendentemente da quanto siano complessi. La stessa cosa succede col critico d'arte: egli non valuta la mera opera d'arte (che può essere materialmente tutto e niente) ma l'insieme, facendo leva su sensibilità/fondamenti di storia e magari anche filosofia (il cui fine è in stretta parentela con quello dell'arte).