Subito dopo, Ramen proseguì l’uso della tecnica dello Spirit Rifle, con altri due attacchi spirituali che - potenti, precisi ed invisibili - travolsero in pieno la ragazza facendola rotolare per terra. Ganja non ebbe nemmeno il tempo di vedere i fendenti aerei che, sparati in sua direzione, rendevano l’aria bollente ed ondulata.
«Che cos’è quello? Una nuova tecnica?» domandò Crilin.
Tenshinhan rievocava con un certo piacere nella propria memoria il giorno in cui Ramen aveva chiesto umilmente di poter apprendere la somma tecnica del Kikoho, il colpo più devastante della Scuola della Gru. Alla richiesta, Tenshinhan diede picche: se non fosse stato in grado di padroneggiarla alla perfezione, l’uso di quel colpo si sarebbe rivelato deleterio per chi lo usava e per chi gli stava intorno. Sfortuna voleva che Ramen, solitamente mansueto ed obbediente, su certi argomenti risultava ostinato ed insistente; la sua crescita nelle arti marziali era uno di quei temi. Passarono due, tre giorni, una settimana, due settimane di pressanti richieste; infine il maestro dai tre occhi volle dargli soddisfazione: “Per accontentarti, ti insegnerò il meccanismo su cui si basa il Kikoho, ma guai a te se ti azzardi ad usarlo… dovranno passare anni, prima che tu sappia sfruttarlo in modo consapevole!”
“Sissignore!” rispose solerte e trionfante l’adolescente: era o non era quella una prima vittoria su quel te-stardo del suo maestro?
“Guarda che non scherzo…” lo minacciò con espressione seria. “Se ti azzardi a usare questa tecnica senza il mio permesso, sei fuori dalla Scuola della Gru! Sappiti regolare! Intesi??”
“Non dubiti della mia parola, signor Maestro!”
Qualche tempo dopo – ricordava Tenshinhan - Ramen lo condusse in cortile, davanti ad un tronco d’albero robusto e resistente, ma ormai spoglio e secco. Quel vecchio vegetale fu la cavia su cui Ramen testò, davanti agli occhi sbalorditi del maestro, la sua nuova tecnica, lo Spirit Rifle. Il “Fucile spirituale” altro non era, in fondo, se non una versione più leggera e “maneggevole”, quindi meno stressante, del tradizionale Kikoho.
«Così giovane, è già capace di ideare una nuova tecnica di quel livello! Quel ragazzo ti farà le scarpe, vecchio mio…» osservò Yamcha con un sorriso, dando un’energica pacca sulla spalla del treocchi.
Nel frattempo, sul ring…
«Ohi ohi ohi! La mia povera cucuzza!» si lagnò Ganja massaggiandosi la fronte. «Che attacco potente… da vicino deve fare molto male! Ad ogni modo, bella lì! Quell’attacco era tanta roba, Ramen!» Ora però doveva ideare una nuova strategia d’attacco, tenendo conto che il giovane possedeva anche una tecnica così pericolosa. “Riesco a percepire i suoi movimenti, ma lui è ancora più bravo di me a seguire i miei… devo rendermi imprevedibile…” pensò Ganja; calò le palpebre, tirò un sospiro meditativo e si massaggiò le tempie con i pollici. Quindi si sollevò in aria, mentre Ramen la studiava in attesa della prossima mossa; la ragazza cominciò a librarsi lentamente verso di lui, con le braccia e le gambe ciondolanti e l’espressione svanita. Le scappò un colpetto di singhiozzo: «Hic!» Ramen la fissava spiazzato.
Rapidissima, contando sull’effetto sorpresa, Ganja calò di colpo addossò a Ramen mollandogli una pedata al mento; e ancora: «Hic!» Seguì un’inattesa e disordinata giravolta di cui approfittò per calciare con lo stinco il collo del ragazzo; poi, con un’agile capriola, ruotò su sé stessa e avvinghiò le gambe attorno al torace di lui, prendendolo a pugni al viso come avrebbe fatto un avvinazzato in taverna. «Hic!» Poi lasciò la presa e scivolò effettuando una ruota sul pavimento… «Hic!!»
«Ahiahi… accidenti… che male…» si lamentò il ragazzo. «Che cavolo ti è preso?! Come mai non riuscivo a seguire i tuoi movimenti??»
«Non conosci il colpo dell’ubriacone? Me l’ha insegnata un caro vecchietto… poi ho scoperto che la sua era tutta una manovra per palparmi le tette, quindi ho dovuto metterlo al tappeto, però almeno ho imparato una cosa nuova!» spiegò Ganja con la solita spavalderia. «Non puoi padroneggiare questa tecnica, perché sei troppo un bravo ragazzo… non ti sarai mai ubriacato, scommetto!»
«Ubriacarsi non è un vanto!» rimbrottò Ramen indispettito, non solo per il fatto che una tecnica così de-menziale si fosse rivelata tanto dolorosa, ma soprattutto per il fatto che esisteva una tecnica che non poteva apprendere con il semplice addestramento. Che rabbia! “No… non devo pensare di essere sempre il migliore e di saper fare tutto subito!” si disse il giovane adolescente. “La presunzione è nemica della crescita! Piuttosto devo pensare a come rispondere… Idea!”
«Ganja! Guarda l’uccellino!» gridò Ramen portandosi le mani ai lati del viso.
«L’uccellino? Quale uccel-...?»
«Colpo del Sole!» gridò il rosso sorridendo furbo, scatenando un’ondata di luce bianca che abbagliò la vista di Ganja, nonché quella di tutte le migliaia di presenti. “Sapevo che avrei finito per fare ricorso ad un diversivo così stupido, per usare il Colpo del Sole!” Come al solito, gli unici in grado di seguire gli sviluppi successivi dello scontro furono solo coloro che indossavano occhiali da sole, fra cui l’arbitro. «Signori spettatori, avete appena assistito ad una tecnica tipica della Scuola della Gru! Non temete, fra poco i vostri occhi torneranno come prima!» li rassicurò. «Nel frattempo, Ramen è già passato al contrattacco! Quale sarà la sua prossima mossa?»
La prossima mossa di Ramen? Il ragazzo iniziò a saettare ai quattro angoli del ring rendendosi impossibile da individuare per le persone comuni. «Mi hai giocato proprio un bello scherzetto, testarossa… peccato per te che io non abbia bisogno di vederti! Posso seguirti con gli occhi della mente!» (“Ma se ci vedessi, sarebbe meglio, mortacci sua!” aggiunse mentalmente la ragazza. Una cosa era dover attaccare percependo i movimenti avversari, come aveva fatto prima, ma diverso era doversi difendere da un attacco altrui!)
“Se le cose vanno come sospetto, posso vincere!” pensava Ramen schizzando a tutta velocità, finché non si lanciò silenziosamente verso Ganja, che si sforzava di avvertire persino i minimi spostamenti d’aria. «Sei qui!» urlò la ragazza puntando le mani in avanti e spingendosi verso l’alto. Ramen fu più abile: la seguì dal basso in quel movimento, e approfittò di quel suo attimo di esitazione e smarrimento per afferrarle la gamba con entrambe le mani, e scaraventarla a distanza. La incalzò ulteriormente e, allungando il braccio in avanti, colpì ancora una volta: «Spirit Rifle!» Nonostante l’allieva della Tartaruga tentasse di divincolarsi, la folata del fucile energetico era troppo potente, precisa e veloce perché potesse resistervi. Infine, con una ginocchiata alla schiena prolungata verso il basso, Ramen abbatté Ganja spingendola fuori dal perimetro del ring. La ragazza cadde sull’erba con un tonfo sordo; l’adolescente dai capelli rossi sbuffò, accusando segni di visibile stanchezza.
«Con una manovra rapidissima, il giovane Ramen ha causato la caduta fuori dal ring della sua avversaria Ganja! Quando due avversari sono così in gamba e ricchi di inventiva, è sempre con dispiacere che annun-cio la sconfitta di uno dei due… ad ogni modo, vincitore di questa seconda semifinale è Ramen, che così accede direttamente alla finale!» proclamò con entusiasmo l’arbitro.
Nel frattempo, Ramen stava già aiutando Ganja a risalire sul ring, porgendole gentilmente la mano. Ed ecco che, in un semplice gesto, tutto l’accanimento della battaglia era evaporato in due secondi. «Come ti senti?» domandò educatamente Ramen.
La ragazza, risalita sul ring, lo guardò accigliata ed imbronciata. «Col dentro di…»
«…bestia?» la interruppe il ragazzo.
«No! Di merda.» Ed era insolito che la ragazza (o la sua gemella) attraversasse un momentaccio “col dentro di merda”, visto il carattere spensierato che la contraddistingueva.
«Non farne una tragedia! Guarda che non stiamo mica per morire! Abbiamo tutta la vita davanti per alle-narci e diventare più forti…» disse lui, mentre entrambi si avviavano verso l’uscita del campo.
«Giustooooooo!» esclamò la ragazza. «Non ci avevo pensatooooo!»
«Flippata.» replicò Ramen.
«Tanto la prossima volta vinco io!!» concluse Ganja strizzando l’occhiolino all’indirizzo del ragazzo. I due si strinsero calorosamente la mano.
L’arbitro sollecitò un applauso del pubblico «…per queste due giovani e leali promesse delle arti marziali! L’avvenire di questo nobile sport è sicuramente nelle loro mani!» Un tripudio scrosciante di applausi ed acclamazioni si levò entusiasta e festoso dagli spalti, lusingando Ganja – quanto amava sentirsi al centro dell’attenzione, in modo così plateale! – ma anche il più timido e riservato Ramen.
«Il nostro prossimo appuntamento è fissato per domattina alle dieci con la finale del ventiquattresimo torneo Tenkaichi! Non mancate! Buona serata a tutti!»
“Mi dispiace essere stata sconfitta…” pensò Ganja. “…ma il motivo per cui volevo vincere è lo stesso per cui anche Kaya vuole la vittoria. Quindi, se c’è lei in finale, bella lì! Mi fido di lei! A proposito… eccola lì…” Il vincitore e la sconfitta erano infatti arrivati negli spogliatoi, dove incontrarono la gemella di lei e il rivale di lui. Kaya aspettava Ganja a braccia conserte ed occhi chiusi, in un atteggiamento vagamente saccente.
«Ohè… cosa vuol dire questo modo di fare??» chiese Ganja irritata alla sorella.
«Io non ho detto niente…» rispose Kaya.
«Dai, forza! Dillo, testina!» la sfidò Ganja di rimando.
«Ti ci voleva una bandana portafortuna efficace come la mia!!!»