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  1. #331
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    «Piccolo.» lo invocò placidamente da dietro una voce rauca, pacata, profonda, che l’udito acuto del demone namecciano distingueva dal sottofondo notturno del frinire dei grilli e del ronzio di altri insetti. «Il vento si è abbassato, come è tipico di questa zona del mondo. Lo immaginavo.» Certo che lo immaginava… Dio sa tutto e, quello che non sa, lo immagina o lo prevede.
    «Che ci fai qui, Dio?» chiese bruscamente Piccolo. Sorridendo, aggiunse sardonico: «Mi hanno detto che si sta svolgendo il Tenkaichi… perché non segui un po’ di sport? Del resto mi risulta che sbirciare le attività degli umani sia il tuo passatempo preferito…»
    «Osservare e salvaguardare gli uomini, ispirarli nelle loro attività senza interferire con le stesse… è questo il compito che mi sono prefisso in qualità di Dio. E comunque, quello che continui a fare giorno dopo giorno, mese dopo mese… non è un modo di fare corretto.»
    «Ah, guarda un po’: il mio alter ego scende dall’alto dei cieli per darmi lezioni… e quale sarebbe il “modo di fare corretto”, invece?» chiese di rimando il più giovane all’anziano, con un tono insolente che ormai riser-vava solo a lui, continuando – adesso in piedi - a rivolgergli le spalle.
    «Lo sai… in fondo al tuo cuore, lo sai benissimo… Perché lo so anche io, ed in fondo è una delle cose che ci uniscono…» accennò sibillina la divinità. Non aveva bisogno di specificare al suo interlocutore che si stava riferendo all’eventualità di ricongiungersi, di fondere la parte benigna e quella maligna e ricostituire quel genio del popolo di Namecc che sarebbe potuto essere una creatura senza precedenti, visti i poteri di cui avrebbe potuto disporre.
    «Non accadrà mai!» tuonò Piccolo, voltandosi di scatto, col mantello che ondeggiava.
    «Pensaci, per favore.» ordinò Dio, stavolta con tono più secco. «Hai ottenuto un livello elevatissimo, che oltrepassa ogni aspettativa. Pensa cosa potresti diventare se formassimo un unico essere. Dopo tutto, io e te eravamo destinati a formare un essere geniale!»
    «Finché tu non mi hai espulso dal tuo essere. Mettitelo in testa, dannato vecchiaccio: io ti odio e nessuno al mondo potrà convincermi a riunirmi a te! Prima lo capirai, e prima potrai metterti l’animo in pace e morire come il penoso vegliardo che sei!» Adesso Piccolo era proprio adirato, ed era passato agli insulti. «Ascoltami e rispondi alla mia domanda, se ne sei capace: tu sei l’incarnazione di ciò che è il bene, io sono stato espulso dal tuo corpo perché rappresentavo tutti i peggiori vizi di cui gli uomini sono capaci nel loro inveterato egoismo… perché dovremmo unirci? Siamo incompatibili…» ghignò Piccolo con sarcastica logica ferrea.
    «Perché io e te siamo uno solo. E poi non sei più l’emblema di malvagità di un tempo; se ti ostini a sostenerlo, menti… sapendo di mentire.»
    «Tutte sciocchezze… io non voglio la serenità! Voglio le battaglie, voglio vedere il sangue scorrere generoso dalle ferite di nemici come Freezer e Cooler…»
    «Ciò non fa di te un essere intrinsecamente perverso; il mio giudizio a riguardo rimane invariato. In mia presenza, ti ostini a recitare il ruolo del malvagio, poiché rifiuti di accettare che siamo più simili e vicini di quanto siamo mai stati nei secoli precedenti. Vuoi negare che una persona non completamente diabolica può unirsi alle forze del bene per combattere un malvagio ancora più temibile? E che tu stesso sei entrato in questo meccanismo a suo tempo?»
    «Esatto… a suo tempo! Poiché nessuno minaccia più la mia esistenza, non c’è alcun motivo di unirmi a te!»
    «Questa è una tua convinzione… da qualche tempo un fosco presagio ottenebra il mio cuore. Un’ombra turba i miei pensieri, qualcosa di indefinibile…»
    «Tutte frottole! Sei il Dio peggiore che conosca… un menzognero di prim’ordine, pur di realizzare ciò che tu credi sia il bene…»
    Dio tacque a seguito di quell’infamante accusa; che gli bruciava, perché era vero che in passato aveva mentito, seppure le sue intenzioni fossero più che limpide, cristalline. Ad esempio, anni prima aveva detto a Goku che, dopo aver ucciso Piccolo, avrebbe potuto riportare Dio in vita con le Sfere del Drago… cosa che non era possibile, perché le Sfere avrebbero cessato di esistere con lui. Infine andò alla radice del problema che li divideva e li opponeva: «Perché tanto odio nei miei confronti, Piccolo?»
    Perché, perché… era chiaro che non c’era un perché. Anche se Piccolo non era Vegeta, su quel tema la sua testardaggine non aveva nulla da invidiare al Principe dei Saiyan. Bastava vedere con quale asprezza conti-nuasse ad opporsi agli inviti del suo alter ego. Quindi tagliò corto, alzando il tono della voce: «Non mi seccare… vattene e lasciami in pace, vecchio… o ti uccido, quanto è vero Dio!»
    «Come sei ironico. Ricordati che se muoio io, muori tu…» mormorò Dio con un sorriso afflitto. «E comun-que presto morirò di vecchiaia… per cui anche tu seguirai la mia sorte…»
    «Vattene via! SUBITO!» sbraitò il guerriero, in preda alla frustrazione; poi gli voltò le spalle. Il Dio capì che era inutile insistere: Piccolo non rifiutava per motivi razionali, rifiutava per puntiglio. Tanto valeva volatiliz-zarsi, e tornare da dove si era venuti.
    «Maledetta cariatide…» mugugnò fra sé il namecciano più giovane, rimasto nuovamente solo. Perché quel vecchio aveva parlato di un fosco presagio? Erano solo paranoie legate alla senilità, o i suoi presentimenti erano degni del depositario di una saggezza mistica e profonda? Quella visita lasciò in Piccolo un profondo turbamento interiore.

    ****************************************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Lo ammetto, forse sono stato un po’ troppo demenziale in questo capitolo (salvo l’ultima parte). Ma diciamocelo chiaramente: quando mi ricapitava l’occasione di scrivere uno scontro simile? ;-) Spero che vi siate divertiti a leggerlo quanto io mi sono divertito a scriverlo!
    - C’è un problema di lingue, lo so: nel mondo di Dragon Ball (anzi, nell’universo) esiste una lingua in cui tutti possono intendersi, da Bulma a Freezer. Però c’è anche il namecciano, che è una specie di “dialetto locale”, per non parlare di alcune battutine e vocaboli inglesi del manga (“Nice Nice!”, “Nice shot!” “Muscle Tower” ecc.); quindi, visto che nel mondo di Dragon Ball ci sono varie etnie (indiani come Nam, pellirossa come Upa e Bora, orientali come nonno Son Gohan), magari potrebbero esserci varie parlate locali. Se la lingua universale la traduciamo come l’italiano, quelle “minori” potrebbero essere lo spagnolo, l’inglese eccetera. Ci può stare? :-D Ovviamente la mia è tutta una scusa per poter utilizzare le canzoni di Don Omar, Ke$ha e Michael Jackson; con la speranza che il primo non venga a cercarmi sotto casa per i diritti d’autore, la seconda venga pure a cercarmi (l’aspetto con ansia ), e il terzo non se la prenda troppo se ho usato la sua canzone e la sua immagine, mentre si esibisce nel moonwalk sul pianeta di Re Kaioh.
    - La battuta di Ganja “Questa cosa mi sa di plagio” si riferisce al fatto che il binomio “danza + lotta” è già presente in One Piece (conoscete Mr. 2 Von-chan??). Fra l’altro, rivedendo Scary Movie 3, ho visto che compare Michael Jackson che combatte in modo simile a Moonwalker… ma ho rivisto il film dopo aver completato la stesura del capitolo, giuro! Non mi ricordavo che ci fosse quella scena. :-D
    - L’ultima parte del capitolo, dedicata a Piccolo e Dio, vuole rispondere ad una domanda: possibile che Piccolo e/o Dio non avessero mai pensato a ricongiungersi, soluzione che avrebbe evitato molti guai? Ecco una possibile risposta.

  2. #332
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    La citazione al leggendario Mr.2 l'ho subito colta.
    Anche la presentazione del ballerino-lottatore mi è parsa molto Oda style, devi essere proprio un grande fan di OP

    Il dialogo Piccolo-Dio mi è piaciuto un sacco, come ho già detto apprezzo moltissimo come gestisci sia le parti introspettive che le relazioni tra i vari personaggi, e cito anche la descrizione dell'ambiente/circostanze in cui si svolge il dialogo come punto assolutamente positivo.
    Grande che hai mantenuto il carattere di Piccolo scontroso e cazzuto, sottolineando il suo essere un orgoglioso guerriero, una cosa che il buon Tory ha invece perso per strada..
    A un certo punto ti è scappato qualche "essere" di troppo, per qualche riga dell'ultima pag. a partire dalla 21esima
    Ci starebbe usare un sinonimo come entità lì in mezzo.


    Spero che in futuro i due si uniscano, o comunque tentino per poi essere fermati magari dai cyborg stessi.

  3. #333
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    La citazione al leggendario Mr.2 l'ho subito colta.
    Anche la presentazione del ballerino-lottatore mi è parsa molto Oda style, devi essere proprio un grande fan di OP
    In effetti, a parte Von-chan, in OP c'era anche il personaggio di Jango che era una citazione (velata, ma non troppo) a Michael Jackson. Moonwalker è più esplicito in tal senso.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Il dialogo Piccolo-Dio mi è piaciuto un sacco, come ho già detto apprezzo moltissimo come gestisci sia le parti introspettive che le relazioni tra i vari personaggi, e cito anche la descrizione dell'ambiente/circostanze in cui si svolge il dialogo come punto assolutamente positivo.
    Grande che hai mantenuto il carattere di Piccolo scontroso e cazzuto, sottolineando il suo essere un orgoglioso guerriero, una cosa che il buon Tory ha invece perso per strada.
    In effetti nel rapporto Piccolo/Dio di questo capitolo mi sono basato su ciò che si vede nella saga di Cell, con la differenza che lì era Piccolo ad andare a cercare e "pregare" la sua controparte: quindi l'indole malevola era attenuata dal fatto che... era in stato di bisogno. Qui invece era stato addirittura "molestato" da Dio mentre se ne stava per gli affari suoi. Diciamo che è solo con Dio che si sente in dovere di riaffermare la propria natura originariamente maligna.

    Prossimo capitolo in arrivo!!

  4. #334
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    Cap. 50: Got to have Kaya now…

    Per l’indomani, ovvero per la giornata dell’11 maggio, erano in calendario le semifinali. Come previsto, molti spettatori, che alloggiavano temporaneamente soprattutto nella grande Città del Sud, cominciarono con un certo anticipo ad affollare lo stadio. Fermento e trepidazione erano nell’aria: quali sorprese avrebbero riservato i quattro semifinalisti? Oltre al fatto che sembravano davvero bravi, i presenti più avanti negli anni ricordavano come i maestri dei quattro giovani atleti fossero guerrieri formidabili: da giovani erano delle vere e proprie promesse, da adulti avevano salvato il pianeta.
    «Signore e signori, buongiorno! Vi do nuovamente il benvenuto al torneo Tenkaichi per un’elettrizzante giornata all’insegna delle arti marziali! Con le sfide di oggi, ci addentriamo sempre più nel vivo del torneo, che culminerà nella finale di domani! Quattro semifinalisti, due scuole di arti marziali: infatti, per uno strano caso mai verificatosi in precedenza – e credetemi, l’organizzazione del torneo non ha effettuato imbrogli – nelle semifinali vedremo contrapposte due coppie di atleti appartenenti a due tradizionali e storiche Scuole di arti marziali: la Scuola della Tartaruga e la Scuola della Gru!» Qui si sollevò un boato di esultanza del pubblico. «Altra particolarità di questa edizione è rappresentata dal fatto che i quattro concorrenti arrivati a questo punto sono tutti giovanissimi, sotto i venti anni d’età. Degli adolescenti, pensate! Eppure, dopo i loro maestri, sono loro i combattenti più forti del mondo! Anche per questo hanno legato facilmente, infatti sono già amici e fra loro esiste una grande sportività, nel più puro spirito delle arti marziali!!» Ancora una volta la folla esultò. «Il primo scontro dal quale uscirà il nome di uno dei finalisti vedrà affrontarsi Ivanovich, di Vodka Town, contro Kaya, della Città dell’Ovest!»
    Ivanovich esibiva un’espressione e un portamento disinvolti, celando quelli che erano i suoi veri sentimenti. E dire che fino a poco prima della cena, la sera prima, era così sereno! Poi, durante il pasto in compagnia, Kaya se n’era saltata fuori affermando felicemente di essere contenta di poterlo affrontare. Anzi, per usare le sue parole testuali: «Che figata! Mi fa piacere affrontarti, domani! Tanto già conosco bene le capacità di mia sorella… e tra te e il tuo amico serioso, mi stai più simpatico te!» Non l’avesse mai detto: da quel momento si aprì per Ivanovich una serata e poi una nottata di turbolenta eccitazione per quelle parole; per di più, parole provenienti da una ragazza carina, con quei fluenti capelli verdi, dolc... ehm, no, scusate, semmai un po’ tamarra. Beh, insomma… al biondo adolescente Kaya piaceva e non poco, persino più di sua sorella, e l’idea di doverla combattere lo confondeva perché avrebbe comportato la necessità di prendere a pugni quello splendido visino da impudente cafona. Pensandoci ancora, però, Kaya aveva dichiarato di apprezzare i ragazzi “con due cosi così”, e come tale avrebbe dovuto comportarsi, anche per colmare il divario dovuto alla sua età inferiore. Quindi non avrebbe dovuto trattarla con troppi riguardi solo perché era una ragazza… Meglio ancora: avrebbe menato le mani con riguardo, senza che lei se ne avvedesse… Si sperava!
    Ecco dunque che Ivanovich si apprestava a comparire ancora una volta in pubblico, sforzandosi di esibire una parvenza serena, senza che le acrobazie del suo animo, tribolanti e festose ad un tempo, trasparissero all’esterno; tanto più che Kaya, com’era prevedibile, sarebbe stata naturalmente spavalda e raggiante, come di consueto; per di più, indossava la sua bandana portafortuna, che le stava d’incanto.
    I due salirono i gradini. La ragazza domandò: «Tutto a posto, biondo?»
    «Ma certo…. Come direbbe tua sorella, mi sento col dentro di bestia!»
    «Ahah… bravo, hai imparato! Però so anche che nei quarti non hai dato il meglio di te… quindi voglio vedere che sai fare…»
    «Tanto nemmeno tu facevi sul serio con quel Mr. Satan!» replicò Ivanovich. Poi, volendo darsi delle arie, aggiunse: «E sappi che non ti tratterò con riguardo perché sei una ragazza!»
    «E meno male! Ci mancherebbe altro! Altrimenti te le suonerei prima ancora del via!» e con questa frase Kaya si collocò alla sinistra del telecronista, mentre Ivanovich si andava a posizionare alla sua destra.
    «Ieri abbiamo visto Ivanovich, della Scuola della Gru, battersi con Tung. Ha dato un assaggio della sua mae-stria mostrandoci come fosse già ampiamente più in gamba dell’avversario. Ma chiaramente pochi al mondo possono competere con la Scuola della Gru!»
    Infatti Ivanovich si avvicinò al microfono e dichiarò: «Certo che posso fare di meglio! E… non avrò riguardi verso la mia sfidante solo perché è una ragazza!» Così, giusto per rimarcare il concetto davanti a migliaia di persone. Kaya ne fu entusiasta.
    «Kaya appartiene alla Scuola della Tartaruga, ed è sicuramente all’altezza del suo avversario! Per la cronaca, il tuo avversario dei quarti, Mr. Satan, si è già rimesso in piedi, ed ha annunciato di volere la rivincita! Anche se, lo ammetto, ieri ho avuto l’impressione che non stessi sfoderando la tua vera forza! O sbaglio?»
    «No che non sbagli, arbitro! Non per nulla sono Kaya, e questo…» indicando il teschio minaccioso con le due tibie incrociate sulla bandana «…è il mio simbolo micidiale!»
    «Allora, Kaya! Ieri non ti ho chiesto cosa ti spinge a partecipare a questo torneo! Conoscendovi, non penso che sia solo il premio in denaro! L’avevo domandato anche a tua sorella ma… beh, si è finiti a parlare d’altro! Cosa ci puoi dire a riguardo? Sono curiosissimo!»
    «Io e mia sorella Ganja ci aspettavamo questa domanda…» rispose, quasi stesse per rivelare lo scoop del secolo, cercando di creare un’atmosfera di suspense.
    «Sì… quindi?» chiese di rimando il giornalista. L’intervistatore e l’intervistata non prestavano attenzione al fatto che tutta la platea era in un silenzio di piombo, in attesa che l’arcano venisse svelato.
    «Abbiamo deciso che lo rivelerà quella tra noi due che arriverà in finale!» Tutto il pubblico dagli spalti cascò per terra: migliaia di persone con un tonfo caddero dai loro sedili, così come caddero a terra persino Ivanovich e l’arbitro.
    Soya, con un sorriso furbetto, era l’unica rimasta seduta al suo posto, per cui rivelò al resto del gruppo: «Io lo so… ma la mia bocca è cucita, come pretendono le mie sorelle…»
    Kaya allora, col suo solito modo di fare spaccone, si impossessò del microfono e dichiarò: «Domani, prima della finale, vi sarà rivelato, perché di sicuro almeno una di noi sarà una finalista! Nel frattempo, tifate per noi!»
    «Ehi, ma come? E per me chi tifa??» domandò con rammarico Ivanovich, rialzandosi in piedi.
    «Ah, accattivarti il favore del pubblico è un problema tuo…» rispose Kaya incrociando le braccia e sorriden-do maliziosa.
    «Ok, i nostri due sfidanti sono caldi! Direi di dare il via al duello… e, come al solito, che vinca il migliore!»
    “Niente riguardi!” pensò il biondo allievo della Gru. Allo scoccare del via, Ivanovich partì in quarta: non attese nemmeno lo scorrere di un nanosecondo per mettersi a correre all’impazzata, rapidissimo. Kaya fu talmente presa in contropiede che ebbe appena il tempo di sentire udire lo scalpiccio delle sue scarpe sul pavimento, subito prima di vederselo arrivare addosso, a gamba tesa, con un calcio allo stomaco che le fece strabuzzare gli occhi. Kaya venne trascinata sul ring per diversi metri dall’impeto della pedata.
    «Ooooooooh!» protestò la ragazza. «Aoh, ma è così che ti hanno insegnato ad attaccare?? Sei pazzo??»
    «Ti ho promesso che non avrò riguardi verso di te!»
    «L’ho capito, ma non starai forzando un po’ troppo la mano? Guarda che combattere sul serio mica vuol dire fare gli stronzi!»
    Ivanovich la fissò accigliato dopo quel velato insulto. «Non prendertela e relax, take it easy, biondo…» disse Kaya. Poi, per alleggerire i toni della situazione, domandò: «Sai perché la lattuga a letto si lamenta??»
    «Eh?» Ivanovich inarcò un sopracciglio.
    «Perché l’insalata russa!» Si sentì la cassa di una batteria seguita dai piatti: badum-tsss! Il pubblico scoppiò in una fragorosa risata ignorante.
    «Ah sì?? Senti questa, Kaya!» annunciò Ivanovich con un sorriso minaccioso, quasi si sentisse provocato da quella battuta. «Sai qual è lo sport più odiato dai gatti?? Il CAN-ottaggio!» E di nuovo: badum-tsssss! E risate generali del pubblico.
    «E-ehm…» prese la parola il telecronista. «Scusate, signori atleti… vi ricordo che siamo al torneo Tenkaichi, non a “Facce ride”, la gara di barzellette della prima serata in tv…»
    Lo scambio di freddure era interrotto, ma non importava. “Mi sento davvero più rilassato. Kaya ha il potere di donare allegria e serenità ai suoi amici… che figa!!!” pensò il biondo adolescente che, con rinnovata freddezza, si apprestava a partire nuovamente all’attacco. Dopo essersi rimessi in posa, i due passarono reciprocamente all’attacco. Fu un accanitissimo scambio di calci, pugni, colpi di karate, ora schivati, ora incassati, ora parati, mediante i quali i due sfidanti studiavano le rispettive forze ed abilità di movimento. L’impeto sprigionato fu tale, che a poco a poco i due si levarono verso l’alto e continuarono le reciproche offensive galleggiando a mezz’aria, sempre più in alto. Arrivati a una quindicina di metri d’altezza, si afferrarono e strinsero le mani in una prova di forza muscolare, con i volti tesi e i denti che quasi stridevano per lo sforzo. Quando Kaya rifilò una ginocchiata in pieno stomaco ad Ivanovich, entrambi mollarono la presa; Kaya ruzzolò verso il ring con una capriola, mentre Ivanovich venne respinto all’indietro dal calcio ma, galleggiando, arrestò la caduta libera. Poi, rapidissimamente, colpì Kaya, nel momento in cui la ragazza toccava il pavimento, mettendola per la prima volta al tappeto.

  5. #335
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    «I nostri due combattenti sembrano allo stesso livello di forza, ma… sarà realmente così?» fu la domanda retorica del cronista. «Una cosa è certa: siamo a livelli molto elevati!»
    “È svelto nei movimenti aerei… per forza, ha imparato a galleggiare prima di noi!” rifletté Kaya rialzandosi e ripensando al fatto che Ivanovich, così come Ramen, già sapeva volare più di sei mesi prima, ai tempi della battaglia con Cooler e i suoi. “Come ripete sempre Crilin, dove non arrivi con la pura forza, puoi arrivarci con la tattica! Userò qualche tecnica speciale del mio dina-mitico arsenale!” Per non perdere occasioni preziose, Kaya balzò in avanti agguerrita ed annunciò la sua mossa successiva: «Colpo del vento…»
    Bulma riconobbe al volo quell’attacco: «Il colpo di Yamcha!»
    «… e degli artigli della tigre!!» completò Kaya,
    «Versione femminile.» precisò serena Soya, con il ditino da maestrina sollevato, mentre Ivanovich si posi-zionò in difesa e Kaya si lanciò all’attacco. La gemella di Ganja assunse una posa da felina selvaggia, con la schiena inarcata e le mani contratte in avanti, digrignando i denti, come se fosse realmente possibile visualizzare l’alone di una feroce quanto famelica tigre alle sue spalle. Iniziò subito una selvaggia serie di furiose zampate contro il biondo adolescente, che in un primo momento parò i colpi, non senza fatica; ben presto, però, la ragazza infranse la resistenza avversaria e Ivanovich finì in balia delle manate e dei calci dell’avversaria, che concluse l’offensiva con una doppia zampata a mani congiunte, il morso finale della tigre, che sbatté Ivanovich a terra. Kaya, riprendendo fiato, si asciugò il sudore della fronte; approfittando di quella frazione di secondo in cui la guardia era abbassata, Ivanovich ruotò sul fianco e calciò le caviglie della ragazza, facendola cadere a terra. Il biondo iniziò a rialzarsi, guardando Kaya con un sorriso burlone e compiaciuto per la furbata appena compiuta. Anche Kaya, che si era lasciata cogliere di sorpresa, sollevò il capo e mormorò offesa: «Mortacci tua! Deficiente!» Poi, ovviamente, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
    «Sono finiti entrambi a terra, e ridono! Anche se lo scontro è molto intenso, i due giovani non smettono di stimarsi reciprocamente! Sana rivalità! È questo, ciò che le arti marziali devono essere!» commentò il cronista.
    Nel frattempo, Ivanovich aveva spiccato nuovamente il volo e stava preparando un nuovo attacco; convo-gliando la propria aura nella mano, annunciò: «Ora faccio sul serio! Tecnica speciale della Scuola della Gru…» Kaya ebbe pochissimo tempo per portarsi in posa: aveva già intuito quale sarebbe stata la prossima mossa e optò per la scelta di contrastarla, facendo sfoggio della tecnica uguale e contraria. «Kame…»
    «Dodon….» iniziò Ivanovich.
    «…hame…» continuò Kaya.
    «…paaaaaaa!!»
    «…haaaaa!!!»
    Due onde veloci, potenti, si diressero l’una verso l’altra; dalle palme delle mani di Kaya, una grande onda azzurra; dal dito indice di Ivanovich, un’onda di energia gialla-arancio, più sottile ma altrettanto intensa. L’urto e il confronto tra le due masse energetiche durò per una lunga manciata di secondi, finché Ivanovich constatò che in quel modo non ne sarebbe venuto a capo: “Se continuo così, mi consumerò inutilmente… si consumerà anche lei, ma il gioco non vale la candela!” E così decise di cessare di emettere la sua Dodonpa per poi schizzar via lateralmente; Kaya si accorse del movimento quando vide che la sua Kamehameha aveva sfondato la difensiva avversaria; pur apprezzando la manovra astuta, si mosse lesta verso Ivanovich intercettandolo a mezz’aria.
    In disparte, i loro quattro maestri seguivano l’incontro. «La mossa della Dodonpa è stata intelligente, da parte di Ivanovich…» osservava Crilin.
    «Ammetto però che anche Kaya si è mossa bene.» rispose Tenshinhan.
    «Stanno combattendo una semifinale degna di questo nome!» commentò entusiasta Jiaozi.
    «Tecnica della morra cinese! Carta!» urlò la ragazza stampando un ceffone su volto di Ivanovich. «Sasso!» continuò colpendolo con violenza allo stomaco; prima che Kaya passasse alle forbici, Ivanovich indietreggiò galleggiando e tenendosi il ventre indolenzito: «Vuoi essere seria!? Non usare tecniche assurde!» urlò con voce lagnosamente irata.
    «Ma queste sono arti marziali…!» ribatté Kaya, che iniziava a sudare per la fatica, sistemandosi la bandana sulla testa. «Me l’ha insegnata un vecchietto superfigo, mentre cercava di toccarmi il culo!»
    «Chissenefrega! La finale deve essere mia!» esclamò Ivanovich scagliandosi contro Kaya; puntandole dita indice e medio di ciascuna mano congiunte, iniziò a colpire la ragazza come una mitragliatrice inarrestabile. Sì, era proprio indispettito… se quella mattina, prima dell’inizio degli scontri, qualcuno gli avesse raccontato che avrebbe colpito l’adorata Kaya con quella veemenza, sicuramente non gli avrebbe creduto!
    Accadde allora che Kaya, impegnata ad evitare i colpi o quantomeno ad incassarli in maniera attutita, si vide sfuggire dalla testa la sua bandana portafortuna, che già si era allentata durante le battute precedenti dello scontro. Quando se ne accorse, era troppo tardi: il pezzo di stoffa nera svolazzava con leggerezza verso il pavimento del ring, e raccoglierlo sarebbe significato prestare il fianco all’avversario. Come combattere dignitosamente senza la bandana? La preoccupazione per aver perso l’amuleto prediletto si leggeva a chiare lettere sul volto della ragazza; infatti, non tardò ad arrivare il conforto delle due sorelle. Soya dal suo sedile, e Ganja da dietro le quinte, sbraitarono all’unisono: «Puoi farne a meno, razza di rimbambita!!! Pensa a combattere!»
    Nel frattempo, Ivanovich fissava la ragazza: era imbambolato, quasi ipnotizzato. I lunghi capelli verde scuro fluttuavano sospinti da un’aria leggera, piacevole; lucidi, lisci, curati, scintillanti, riflettevano luminosamente i raggi del sole. Erano bellissimi. “Posso diventare pazzo… per quei capelli…” sragionava l’adolescente estasiato, subito prima di scansarsi per il rotto della cuffia da una martellata a due mani che la ragazza stava per rifilargli alla testa. Il confronto procedette serrato, fisico, martellante, ma Ivanovich faticava a tenere fissa la concentrazione: lo spettacolo ammaliante dei capelli di Kaya lo distraeva.
    «Attenzione! Adesso Kaya sembra in ripresa rispetto ad Ivanovich!» fu il commento concitato dell’arbitro.
    «Cosa ti distrae? Cos’è cambiato, biondo?» chiese Kaya al ragazzo, mentre non cessavano di scambiarsi colpi. Aveva notato che il suo livello di concentrazione non era più il medesimo.
    «T-tu… sei tu… i tuo-» ma si zittì: Kaya non doveva sapere quale fosse il suo tallone d’Achille.
    «Non vuoi dirmelo? E che me frega!? Mi basta aver capito che non sei attento come prima…» disse, colpendolo con un gancio al mento. «… colpa tua! E sarei cretina a non approfittarne!» Anche perché, pensò la ragazza, avvertiva che le sue energie iniziavano ad affievolirsi.
    Il povero giovane provò a sferrare una ginocchiata al petto ma, appena raggiunta, la ragazza si dissolse. “Un’immagine residua! Anche lei usa questa tecnica, come sua sorella!” pensò Ivanovich. Poi si voltò in direzione dell’aura di Kaya che percepiva, ma trovò due copie, affiancate in quello stesso punto: “Ce ne sono due, e tutte e due bellissime! Qual è quella vera? Non mi resta che provare il tutto per tutto!” «AAAAAAHH!!» con un urlo, l’allievo della Gru si lanciò con il pugno serrato e il braccio ben teso, andò in-contro ad una delle due ragazze, sperando che non fosse un ologramma. Speranza vana: quando fu sul punto di colpire Kaya, questa si dissolse, e l’altra lo afferrò con entrambe le mani per il braccio, poi piroettò su sé stessa e portandosi dietro pure Ivanovich nel suo sfrenato roteare.
    Ganja gongolava, mentre Ramen si era battuto il palmo della mano sulla fronte: «Ma perché è così tonto?? Lo odio, quando fa la figura dello scemo! Era così difficile percepire l’esatta provenienza dell’aura??»
    Ivanovich precipitava; Kaya che era intenzionata a non dargli respiro, tuffandosi a tutta velocità al suo seguito. «E ora il colpo di grazia!» dichiarò la giovane combattente, allungando le braccia coi pugni chiusi davanti a sé ed incrociandole per lungo. «Cross Bone Jolly Roger… Attack! A tutta velocità!» gridò, evocando con queste parole la sua mossa finale, da lei ideata ispirandosi al simbolo dei pirati, ossia il teschio che campeggiava sulla sua bandana.
    Frastornato, Ivanovich pensò solo: “No… non devo farmi colpire…!” Provò a scansarsi; dato che Kaya mirava allo stomaco, Ivanovich ottenne di peggiorare la propria situazione facendosi colpire al torace. Ivanovich crollò a tappeto; non riusciva ad essere malinconico, dato che prima di essere colpito l’ultima cosa che aveva visto era stata l’espressione risoluta negli occhi verdi che illuminavano il bel volto di Kaya, e i suoi lunghi capelli con la loro speciale lucentezza. Così, il biondo cadde disteso a terra, e la ragazza dai capelli verdi, dopo aver eseguito l’attacco conclusivo, atterrò dritta in piedi ad attendere il verdetto dell’arbitro che diede il via al conteggio. L’allievo della Gru non si rialzò tempestivamente, e fu dichiarato sconfitto. «Ivanovich si ferma qui! La vincitrice della prima semifinale è Kaya, che accede alla finale!» proclamò il cronista, sollevando il braccio della ragazza, reggendolo per il polso. Kaya, stremata, sorrideva; il suo era un sorriso stanco, senza ombra di spavalderia, per la prima volta da molto tempo. Tutti coloro che facevano il tifo per lei (nonché gli scommettitori che avevano puntato fior fior di Zeny sulla sua vittoria) esultarono festosi.
    «Complimenti ad ambo i contendenti per lo spettacolo mozzafiato che ci hanno regalato, e diamo appun-tamento a tutti per la seconda semifinale, che si disputerà oggi pomeriggio alle 16! A più tardi!»

  6. #336
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    Al campo della banda...
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    Dopo aver recuperato la bandana ed essersela allacciata al collo come una cowgirl, Kaya si inginocchiò da-vanti ad Ivanovich, e gli chiese: «Ehi, biondo! Come butta?»
    «Sfinito… ma ti sei meritata la vittoria…» ansimò.
    «Vabbè, non è che io sia fresca e rilassata, eh? Mi hai messa a dura prova… ma stai bene? Ce la fai a rialzar-ti?»
    «Sì… se mi aiuti tu… ma perché?» chiese lui, con tono strascicato.
    «No, siccome perdi sangue dal naso…» accennò la ragazza. Lei gli porse la mano e lo aiutò a rimettersi in piedi; lui si toccò il labbro superiore, sul quale sentiva uno strano sapore. Sangue, che era fluito giù dalle narici. «Ma come…?»
    «È un sogno che si realizza!» commentò Soya con la voce spezzata dalla commozione, le labbra incurvate verso il basso e gli occhi quasi lucidi. «Mia sorella in finale!»
    «Eppure è strano…» osservò Bulma. «Il ragazzo perde sangue dal naso, eppure non ricordo che tua sorella lo abbia colpito proprio lì… o forse ho perso di vista qualche movimento?»
    L’unico che aveva capito cosa fosse accaduto, e perché Ivanovich perdesse rivoli di sangue dal naso, era Muten. Guardando da dietro le sue lenti scure dai riflessi verde scuro i due giovani che dialogavano al termine di quell’incontro, rifletté: “Non c’è mai stato un colpo inferto al naso. Quel sangue vuol dire solo una cosa: anche lui è un allupato, come me… e la visione di Kaya lo ha colpito, sortendo l’effetto che tutti abbiamo visto. Ha tutta la mia comprensione!”
    Infatti, quando Kaya se lo prese sotto braccio e ritornarono insieme dietro le quinte, il biondo le chiese: «Kaya, che ne dici? Uno di questi giorni, ti andrebbe di farci un giro assieme… io e te?»
    «Ahah…» rise la ragazza. «Ma non sei un po’ troppo giovincello per me? Sentiamo… dove mi porti?»
    «Ehm… non saprei… non guido ancora la macchina…» rispose lui.
    «La moto-jet ce l’hai?» domandò allora Kaya.
    «E-ehm… no…» Silenzio imbarazzato: ormai il ragazzo disperava.
    «Sei troppo scemo per poterti dire di no! Io ci sto dentro!» rispose infine Kaya, allargando il sorriso. Nel frattempo, arrivarono dietro le quinte dove li attendevano, rispettivamente, la gemella dell’una e il nemico-amico dell’altro.
    Ganja saltò addosso a Kaya, stringendole la testa con le braccia. Kaya si irritò: «E lasciami, cretina! Ma è il modo di stringere, questo?!»
    «Visto che ‘sta cavolo di bandana non ti porta fortuna??? Hai vinto ugualmente!» E non immaginavano che la fortuna di Kaya era stata proprio perderla durante il combattimento!
    Ad Ivanovich, che fissava ancora Kaya con un sorriso ebete, Ramen rivolse il suo rimprovero stizzito: «Che cavolo hai da sorridere???»
    «Eh… sapessi…» rispose il biondo senza smettere di sorridere.
    «Io non ti capisco, giuro! Kaya era un’avversaria alla tua portata! Avresti potuto vincere, invece ti sei fatto battere come lo scemo che non sei altro!»
    «Oh, insomma! Nessuno si aspetta che tu capisca, mister primo della classe! Fatti i cavolacci tuoi! Nella lotta sei in gambissima, ma nella vita ci sono anche altre cose!»
    «È arrivato il maestro di vita, signori miei!» lo derise il rosso.
    «Vuoi che te le suoni?» minacciò Ivanovich.
    «Se devi affrontarmi come hai fatto con Kaya, puoi risparmiarti direttamente la brutta figura! E io che mi illudevo di affrontarti in finale! Deficiente!»
    «Cretino!»
    «Stupido!» E lo scambio di carinerie tra i due sarebbe durato ancora per un bel po’…
    Fra i maestri, Tenshinhan ancora non si capacitava della sconfitta del suo allievo. Non che le sconfitte fossero qualcosa di assolutamente negativo, ma in quel caso il divario tra i due non era affatto abissale. Tuttavia quella sconfitta gli lasciava l’amaro in bocca: «Non capisco! Ivanovich stava andando bene, e poi tutt’a un tratto… è come se avesse smesso di focalizzare l’attenzione sul suo duello… Mi fa una rabbia quando prende le cose con quella leggerezza…»
    «Scusa, Ten, è da stamattina che volevo chiederti una cosa…» chiese Jiaozi per distoglierlo da quei pensieri. «Ma cosa vuol dire “topa”?»
    Tenshinhan sbarrò gli occhi incredulo di aver sentito quella parola uscire dalla bocca del suo piccolo amico, poi si asciugò il sudore con un fazzoletto. «Eh-ehm… è un modo molto colorito di definire le donne…» spiegò nella maniera più casta possibile.
    «Ah, ma pensa! Non si finisce mai di imparare!» replicò con stupore l’ingenuo sprovveduto con la sua vocina. «Allora adesso ho capito tutto!»
    «Tutto cosa? Cos’è che avresti capito?» ribatté il treocchi sbalordito.
    «Prima ho sentito che Ivanovich diceva a Ramen: Sono contento di battermi con lei… è proprio una bella topa! Vuol dire “bella ragazza”, no?»
    Tenshinhan fremette a bocca aperta per alcuni secondi; poi, d’improvviso, cascò a terra gambe all’aria, fra le grasse risate di Yamcha e Crilin.

    Le ore della tarda mattinata e del primo pomeriggio trascorsero serene, e in breve i nostri beniamini si ritrovarono allo stadio, ai loro posti di combattimento: chi negli spogliatoi, chi in un angolo nascosto a sbirciare il ring da una posizione privilegiata, chi seduto in platea. Ramen e Ganja erano già sul ring, ai lati del telecronista, e la loro semifinale stava per avere inizio.
    «Finalmente eccoci all’appuntamento con la seconda semifinale! Fra non molto, scopriremo chi accederà all’incontro decisivo, che decreterà il più forte atleta del mondo! Questa volta la sfida sarà tra Ramen, della Nuova Scuola della Gru, e Ganja, della Nuova Scuola della Tartaruga! Stamattina abbiamo assistito ad un match tra i loro due compagni… sono praticamente sicuro che anche i nostri attuali sfidanti siano allo stesso livello! Partiamo da Ramen: nel primo turno, ci ha mostrato forza ed abilità contro il gecorospo Bukko Bukko, dotato di caratteristiche particolari che ne facevano un avversario alquanto ostico. Ramen, ora il tuo avversario sarà una normale ragazza, anche se molto molto in gamba… sei teso, emozionato? Sereno?»
    «Abbastanza sereno. Ho assistito a tutti gli incontri di Ganja e di sua sorella, e più o meno conosco il loro stile, visto che ho avuto modo di analizzarlo… Diciamo che vado abbastanza a colpo sicuro.»
    «Vado abbastanza a colpo sicuro!» ripeté Ganja scimmiottando le ultime parole di Ramen simulando un fastidioso vocione da ragazzo, con chiaro intento derisorio.
    «Tu smettila di prendere in giro!!» si infuriò il rosso.
    «State buoni, ragazzi.» disse il biondo per moderare la situazione. «Passiamo a Ganja! Questa simpatica ragazza ci ha fatto divertire con un combattimento a sfondo musicale dove ha dato mostra di una agilità, ma anche di una forza davvero notevoli! Inutile che ti chieda se sei emozionata o agitata, tanto ho capito che tu e tua sorella non vi turbate per nulla.»
    «Esatto! Infatti mia sorella maggiore sostiene che a noi le cose dette, da un orecchio ci entrano e dall’altro di escono!» affermò la ragazza al microfono del cronista. Il pubblico scoppiò a ridere, con il disappunto di Soya che si sentiva chiamata in causa in modo inopportuno.
    Quando l’arbitro, che si era messo a ridere, si ricompose, disse: «Sento che l’eccitazione del pubblico è alle stelle! Direi di dare subito il via all’incontro, senza indugiare oltre! In bocca al lupo e, come al solito, che vinca il migliore!»
    I due giovani atleti si misero in posizione d’attacco senza esitazioni.
    «Avanti, zio!» fu l’incitamento di Ganja verso Ramen. «Fatti sotto, vediamo che sai fare!»
    «Forza, capacità tecnica, agilità, e soprattutto lealtà! Queste sono le doti che un atleta di arti marziali deve avere… Che sia uno scontro leale, Ganja!»

    *********************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Il momento della finale si avvicina… chi vincerà il torneo di arti marziali? Scopritelo nei prossimi capitoli! Mi pare che non ci sia molto da precisare: le tecniche usare dai due atleti in questo capitolo sono tutte dei loro maestri, tranne la Tecnica della Morra Cinese che è un’invenzione del nonno Gohan e che Kaya dichiara di aver appreso da Muten (il vecchio che voleva palpeggiarla, ovviamente); invece Il Colpo del vento e degli artigli della tigre è un “riadattamento”. L’unica mossa originale è il “Cross Bone Jolly Roger Attack”, nato dalla fantasia folle di Kaya. :-)
    Il titolo cita una canzone/album di Bob Marley intitolato appunto “Kaya” (= altro sinonimo per indicare la marijuana).

  7. #337
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    Eh eh eh, a quanto pare Ivanovich è innamorato di Kaya, vedo nella mia sfera di cristallo una bella storiella d'amore tra i due .
    Scherzi a parte, ce li vedo bene insieme, ed è carino vedere qualche accenno di romaticità adolescenziale in una storia d'azione, cosa che purtroppo il buon Tory non ha fatto (se non facendolo sfociare in delle gag).

    Tornando al caro torneo, ora Kaya si qualifica per la finale, ma chi sarà il suo sfidante: sua sorella o l'amico del "maestro di vita" ()

    Giusto una curiosità: nello scontro Kaya e Ivanovich hanno usato tutta la loro forza? (la max potenza, tipo Goku quando fa alzare i sassi contro Nappa) Perché mi fa strano vedere che non abbiano caricato la loro aura (se non lo hanno fatto prima). O forse sono io che ho saltato qualcosa.

    Intanto bello scontro, vedremo cosa ci proporranno Ganja e Ramen
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  8. #338
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    Citazione Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
    Giusto una curiosità: nello scontro Kaya e Ivanovich hanno usato tutta la loro forza? (la max potenza, tipo Goku quando fa alzare i sassi contro Nappa) Perché mi fa strano vedere che non abbiano caricato la loro aura (se non lo hanno fatto prima). O forse sono io che ho saltato qualcosa.
    Sinceramente non penso siano a quei livelli; io li vedo più meno al livello del 22° Tenkaichi.


    Comunque considerando che Kaya (che sarà pari a Ganja, essendo gemelle) e Ivanovich erano pari e la prima ha vinto solo per "la distrazione" del secondo e che Ramen è più forte del suo amico/nemico direi che abbiamo già il vincitore del torneo, salvo imprevisti o colpi di scena.

  9. #339
    il VERO Super Saiyan L'avatar di Vegeth SSJ3 Full Power
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    Quando mai avrei affermato Kaya/Ivanovich = Goku/Napa (8.000)?
    Ho semplicemente citato un esempio di "massima potenza":
    Goku calmo è 5.000
    carica l'aura e arriva ad una "massima potenza" di 8.000.

    Kaya e Ivanoich calmi sono X
    nello scontro combattevano con Y(massima potenza)?
    questo volevo dire.
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  10. #340
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Va premesso che, nella mia mente, gli otto finalisti al Torneo si muovono ancora su livelli compresi fra il ventunesimo e il ventiduesimo Tenkaichi del manga.

    In un contesto di questo genere, mi sembrava fuori luogo che dei combattenti dal livello combattivo sui 200 (pressappoco, tanto per intenderci a livello numerico) avesse bisogno di fare la scena dell'aura o della fiammata trasparente per caricare la massima forza. Non hanno tutto questo "serbatoio" di potenza da cui attingere.

    I livelli sono simili a quelli dei giovani Crilin e Tenshinhan (lo dice Yamcha in uno dei capitoli recenti); ma ciò che differenzia gli allievi dai maestri non è tanto la forza, quanto il fatto che i primi possono attingere a metodi combattivi più raffinati ed evoluti.

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