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  1. #321
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    Il Torneo prosegue... chissà come proseguiranno gli incontri.

    Cap. 48: Mostri di bravura.

    Al duello tra Ivanovich e Tung fece seguito un breve intervallo di stacco. Mr. Satan, dopo aver assistito al combattimento di Ivanovich, si era lasciato cogliere dallo stupore: “Quel bamboccio biondo non è mica normale! Dopo aver sconfitto la ragazzina ai quarti, dovrò vedermela con lui in semifinale… ad ogni modo, sono abbastanza sicuro di farcela…” Mentre divagava tutto assorto sulle sue certezze di vittoria in un mondo mentale dove lui era il più forte del mondo e gli altri stavano molte spanne sotto di lui, si sentì mettere una mano sulla spalla che lo fece trasalire: era Kaya. La ragazza, indossata una bandana nera con un teschio e due tibie incrociate all’altezza della fronte per trattenersi i capelli, era pronta a combattere. «E allora, zio! Ce la diamo una mossa, o facciamo notte??» chiese con tono impudente.
    «Se me lo chiedi con questo tono da spaccona, non posso certo darti retta, mocciosa! Ti ricordo che stai parlando con l’unico e incredibile Mr. Satan!» rispose il lottatore.
    «Aoh, mocciosa a chi? Guarda che…» iniziò Kaya che aveva tutta l’aria di voler menare le mani anzitempo, ma venne placcata da Ivanovich e Ramen, che la bloccarono per le braccia. Arrivò un ausiliario a dire che era giunto il loro turno.
    «Ti sta bene…» disse Kaya infantilmente. «Non volevi salire perché te lo dicevo io, e ora salirai ugualmen-te!»
    «Ma non perché me l’hai detto tu! È questo l’importante!» rimbeccò Satan altrettanto infantilmente, tra le espressioni sconcertate di Ramen ed Ivanovich e l’approvazione di Ganja per sua sorella, e l’indifferenza sprezzante di Moonwalker e Bukko Bukko. Se l’ingresso dei primi due partecipanti era stato all’insegna dell’emozione, ora nei due prossimi atleti regnava la sicurezza di sé. I due salirono le gradinate e si presentarono sul ring.
    «Benissimo! Continuiamo con i nostri quarti di finale, signore e signori! La seconda sfida a cui andremo ad assistere vedrà fronteggiarsi la signorina Kaya, della Città dell’Ovest, contro Mr. Satan, campione di wrest-ling, di Orange Town! Vediamo di conoscere un po’ meglio i nostri partecipanti. Kaya – dicevamo - viene dalla Città dell’Ovest, ha 18 anni e ha una sorella gemella di nome Ganja, che conosceremo più tardi perché anche lei si è classificata ai quarti di finale. Non a caso, infatti, entrambe sono allieve di Yamcha e Crilin, grandi partecipanti delle edizioni passate nonché allievi del maestro Muten, il grande eremita della Tartaruga, e suoi successori alla guida della Scuola della Tartaruga!» Un boato di gioia esplose dal pubblico. «Come si sente, signorina? Emozionata?»
    «Io? Emozionata? Mia sorella maggiore dice sempre che non so completamente cosa siano l’imbarazzo e il contegno! E anche la mia gemella è come me!»
    «Ahah… sei molto simpatica!» continuo l’intervistatore. «Dicci… il fidanzatino ce l’hai?»
    «Ouh, “il fidanzatino” cosa?? Mica sono una di quelle sceme che vogliono fare gli stacchetti musicali durante i programmi televisivi! Se avrò un uomo, deve essere minimo minimo tosto come me! Altro che “fidanzatino”… deve avere due cosi grossi così!» concluse, accompagnando con un gestaccio delle mani che indicava la dimensione desiderata dei due… cosi.
    Soya, seduta sugli spalti insieme a Bulma, Muten, Olong e Pual, arrossì e si coprì il viso al solo sentire sua sorella esprimersi in questo modo davanti a milioni di telespettatori: «Porca pupazza, che imbarazzo…!»
    “Interessante… quindi è single!” rifletté Ivanovich. “Devo guadagnare punti ai suoi occhi, e dimostrarle che come combattente ho due cosi così!”
    «Lei è davvero simpatica e passerei la giornata intera ad intervistarla, ma lo scontro deve avere inizio quanto prima! Se passerà il turno, continueremo l’intervista, promesso!
    «Oh, whatta shame! Vorrà dire che mi impegnerò seriamente per arrivare in semifinale!»
    «Ci dica due parole sulle sue aspettative relative al torneo.»
    «Ok, qual è la telecamera?» chiese la ragazza dai lunghi capelli verdi.
    «Vuoi parlare davanti alla telecamera? È quella là, dove c’è la lucetta rossa accesa…»
    Kaya si rivolse in primo al pubblico che la seguiva da casa: «Ah regà, lo vedete questo??» disse, puntando entrambi gli indici sul simbolo da pirata che la bandana recava all’altezza della fronte. «È il simbolo di Kaya! Mi chiamo Kaya e mi piacciono l’hip hop, il reggae e far capire al mondo che sono la capa!»
    Il biondino la fissò interdetto, con una goccia di sudore sulla fronte.
    Soya sospirò disgustata: «Come devo fare con loro…? E dire che ne ho due in casa, non una sola…»
    «Ma cosa indossa sulla testa?» domandò Bulma.
    «La bandana fortunata con il teschio minaccioso… è convinta che porti fortuna ma, siccome io e Ganja pensiamo che sia una scemenza, continua ad indossarla con la scusa di evitare che i capelli le diano troppo fastidio in combattimento…»
    Ganja, con le labbra incurvate verso il basso e la voce commossa, commentò: «È la mia sorellina!» poi, però pensandoci bene, aggiunse: «Ehi… ora che ci penso… devo preparami qualcosa per la mia intervista… mmm…» Incrociò le braccia e meditò su qualche dichiarazione degna di lei.
    «E ora passiamo a Mr. Sat-» non poté finire di pronunciare il nome del campione, che un drappello non troppo numeroso di ultrà scalmanati, in modo scomposto, cominciò a lanciare coriandoli e suonava trom-bette e vuvuzelas.
    «Allegria, signori che ci seguite da casa! Non appena ho fatto il nome di Mr. Satan, una folla festante dalla curva sud ha cominciato a celebrare i fasti del suo campione! Infatti leggo dei cartelloni e degli striscioni che inneggiano a Mr. Satan, alcuni dei quali con il simbolo dell’arancia, tipico della sua città natale, Orange Town! Ne deduco che sono suoi compaesani!»
    «Esatto, amico! C’è di più…» disse il wrestler, sollevando l’indice sentenzioso. «Sono tutti esponenti del mio fan club, capitanato – come puoi vedere, se guardi bene – dalla mia dolcissima figlia Videl!»
    Una bambina con lunghi capelli neri raccolti in due code e gli occhi azzurri identici a quelli del grande wrest-ler, dell’età di circa nove anni, strappò il megafono ad un malcapitato tifoso che gli stava di fianco e comin-ciò ad urlare a squarciagola: «Papyyyyy!! Sei un grandissimo, ti voglio beneeee!»
    Mr. Satan portò la mano vicino alla sua bocca ed sbraitò a sua volta: «Ciao, luce della mia vita! Anche il tuo papà ti vuole bene! Quando avrò vinto, ti farò assaggiare un po’ di birra!»
    Il biondo cronista, a cui il vocione di Satan aveva sfondato un timpano, iniziò la sua intervista al campione.
    «Ehm… Molto bene…! Mi pare di capire che sia quella, la sua figlioletta…»
    «Sì… una futura campionessa di arti marziali, che già in tenera età si avvia a seguire le orme del suo possente padre! Ahaha!» Per le molte persone al mondo che conoscevano Mr. Satan, “sbruffone” era il termine più adatto a definirne la personalità. C’era una sola eccezione, un unico caso nel quale si mostrava genuinamente, senza filtri e senza maschere, senza recitare a tutti i costi una smodata macchietta del super campione: quando aveva a che fare con la piccola Videl. Da quando sua moglie – la madre della bambina - era morta, la figlia era il raggio di sole della sua vita; se stava intraprendendo con successo quella carriera a metà tra il mondo della lotta e quello dello spettacolo, era anche perché voleva raggranellare una quantità sufficiente di ricchezze da permettere un giorno alla ragazzina di vivere serena; aspirava a chiudere prima o poi quello stile di vita da rockstar perennemente in tournée, in giro per il mondo con le sue esibizioni. Tutto questo prima che la meteora del successo svanisse: perché si sa, certe carriere durano meno di poche stagioni. Si contano sulle dita le eccezioni di alcune meritevoli star a cui la fama arride per decenni. Mr. Satan sarebbe mai potuta essere una figura del genere, e assurgere all’Olimpo del successo? Un giorno… era necessario che si presentasse una grande occasione… che fosse proprio il Tenkaichi?
    Non che Kaya si sentisse meno motivata di Satan. Era così gasata di essere arrivata ai quarti di finale che la prospettiva di fare ancora meglio la elettrizzava ancora di più. E poi… non l’avrebbe mai ammesso davanti a Soya, ma sapeva che arrivare in finale o ottenere comunque un buon piazzamento avrebbero reso immensamente felice quella sorella maggiore a cui lei e Ganja negli anni avevano dati tanti di quei grattacapi… e, soprattutto, c’era anche QUELL’altro motivo…
    L’assurdità del combattimento che si apprestava a cominciare era il fatto insospettabile che dietro la facciata da sbruffoni che orgogliosamente esibivano i due – e che certamente faceva parte del loro modo d’essere – si celassero delle serie motivazioni.
    «Ci dica, Mr. Satan! Lei ha conquistato di recente il titolo di Campione del Mondo di lotta libera! Cosa la spinge una personalità del suo calibro a partecipare con uguale accanimento e passione a questo Torneo?»
    «Semplice!» iniziò a raccontare Satan sollevando l’indice. «Quando ho saputo che il Re avrebbe indetto questo Torneo, la notte ho fatto un sogno! Ero il numero uno del mondo, il grande campione delle arti marziali! Colui che sconfiggeva alieni e mostri a mani nude! So di avere una forza incredibile che mi colloca al di sopra degli uomini comuni, e il fatto che io sono arrivato fin qui non è che l’assaggio, amici miei! Presto ne vedrete delle belle, anzi di più!» concluse infine con un occhiolino e sollevò il pugno verso il cielo con un ruggito. Poi aprì il pugno in una V di vittoria.
    «Incredibile, Mr. Satan ha già proclamato la sua vittoria prima ancora di cominciare! È da dire che non teme confronti! Credo che questa gara sarà molto appassionante… del resto, non potrebbe essere altrimenti, visti i due contendenti!» E con queste parole, l’arbitro diede subito il via alla gara.
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 22-04-2014 alle 12:12

  2. #322
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    «Dimmi una cosa, The Champion… se sei davvero forte come (tu solo) dici di essere, dov’eri quando gli alieni hanno attaccato la terra?» domandò Kaya tendenziosamente, con un sorrisetto ironico, portandosi in posizione d’attacco.
    «Ragazzina, continua pure a mancare di rispetto al Campione di wrestling! Quando avrò finito con te, nes-suno potrà dire che tu e la tua gemella vi somiglierete! Non sembrerete nemmeno parenti!» sbraitò Satan, rosso dalla vergogna, dribblando egregiamente la trappola verbale dell’avversaria.
    «Bla bla bla…» ribatté allora la ragazza, con gratuita insolenza.
    Mr. Satan passò furibondo all’attacco; con un balzo urlò: «Satan… Power!» mirando con un pugno alla faccia di Kaya. La ragazza abbassò facilmente il capo e schivò , lo colpì con una serie di pugni al petto, lo afferrò a mani nude per la blusa da combattimento e, sollevandolo, lo sbatté a schiena in giù sul pavimento del ring. «Kaya è dotata di una forza erculea che farebbe paura a tutti i maniaci e i molestatori! Chi lo avrebbe mai detto, guardando il suo dolce aspetto fisico?» commentò il biondino, mentre Satan messo al tappeto faticava a rialzarsi a causa della violenza dell’attacco e della fulmineità con cui era stato eseguito.
    «Sentito cos’ha detto, vecchio Muten?» chiese Bulma maliziosa, spingendo ripetutamente il gomito contro l’anziano eremita. «Voi porci non siete più al sicuro come pensavate…»
    «M-ma che dici?» domandò il vecchio di rimando. «Non sono mica un depravato…»
    L’arbitrò iniziò a conteggiare i secondi. Dopo sei secondi, Satan riuscì ad alzarsi totalmente. Kaya non attese oltre per saltare in avanti e puntare un calcio alto contro l’avversario, che a sua volta, essendo più lento, non riuscì a scansare il colpo; poté solo approntare una difesa puntando le palme delle mani e parando dolorosamente lo stinco della ragazza. Con la forza delle due braccia si impegnò a respingere la gamba di Kaya; il pubblico assisteva con sconcerto alla scena in cui un uomo alto, forte e nerboruto, con la forza di due braccia contrastava strenuamente una giovane ragazza la quale, a sua volta, si sforzava di rompere quella difesa. Poi, la svolta: velocissimamente, molto più rapida di quanto Satan si aspettasse, Kaya ruotò il proprio corpo all’indietro, piroettò su sé stessa e in un attimo si avvinghiò alla parte superiore del possente pugile. Strinse la presa con il braccio destro sotto il collo dell’avversario, e le gambe attorno al suo torace: «Eh eh… adesso comincerai a sentirti mozzare il fiato, bello…» sussurrò minacciosa la ragazza. «Sverrai, privo di respiro… a meno che non accetti di rassegnarti alla sconfitta, e in tal caso ti lascerei respirare per dichiarare la resa…» Mentre lei pronunciava queste parole, il campione cominciava a sentir diminuire la sua riserva d’ossigeno… il suo volto divenne di un rosso sempre più scuro, mentre la piccola Videl, in compagnia del resto del fan club, dagli spalti incitava il genitore: «Papà! Papà, non mollare, papà!» Mr. Satan stringeva la presa con entrambe le mani sul braccio di Kaya attorno al suo collo, ma non riusciva a liberarsi del tutto; era tantissimo se riusciva a fare allentare la presa di qualche centimetro. Sudava, digrignava i denti; la frustrazione cresceva al sentir uscire dagli altoparlanti la cronaca del suo incontro: «La forza di Kaya ha dell’indescrivibile! Ha bloccato Mr. Satan con una stretta alla quale lui non riesce più a sottrarsi!» Sentiva martellare nella sua testa l’eco degli incitamenti della bambina, sempre più intensi e piagnucolosamente disperati: «Papà! Non farti mettere sotto da quella scema senza cervello!! Forzaaaaa!» Fu a quelle parole che la rabbia di Mr. Satan esplose: per un frammento di secondo si senti mille volte più forte di un leone e riuscì a sbloccare con uno strappo improvviso il braccio di Kaya che lo attanagliava; prese a gomitate l’addome della ragazza che ancora lo stringeva con le gambe, come una morsa.
    «Colpo di scena, gentili spettatori!» commentò l’arbitro. «Quando ormai sembrava che Kaya stesse preva-lendo, ecco che Mr. Satan è riuscito a sottrarsi alla sua presa mortale!»
    «Ma che diav…??» imprecò Yamcha, dal suo punto d’osservazione. «Quel tizio ha aumentato la sua aura! Come può conoscere una tecnica simile??»
    «Sarà stato semplicemente un effetto collaterale della sua rabbia… o forse gli incoraggiamenti di sua figlia gli hanno dato forza.» ipotizzò Tenshinhan. «Non credo che uno sciocco del genere abbia questa preparazione atletica…»
    «Questo significherebbe…» osservò Crilin, con gli occhi commossi e le labbra tirate come se stesse per piangere. «… significherebbe che non c’è forza più potente dell’amore di un padre!! Che bellissimo concetto… Potrei anche tifare per quel buffone!» concluse il futuro neo-papà.
    «Non dovresti tifare per la tua allieva?» domandò Jiaozi, perplesso. «Guarda…»
    In effetti, Mr. Satan sembrava in ripresa: attaccava Kaya in sequenza con pugni e calci di ogni genere, ma la ragazza parò ogni colpo aumentando di poco le energie investite. Nel far ciò, però, la fanciulla indietreggiava sempre più… “Sono distrutto…!” pensò Satan, sudato ed ansante, che aveva capito ben poco delle risorse superiori di cui era dotata la sua avversaria. “Un ultimo colpetto e finirà fuori dal ring!” rifletté senza mancare un colpo, quando, saltando contro la ragazza per colpirla con un calcio alto, non trovò che l’aria. A mezz’aria, girò la testa a destra, a sinistra, in alto; con un’espressione da cartone animato ambulante, dovette constatare che Kaya non era dove lui sperava che fosse. A sua volta Kaya guizzò dall’alto, dove si era portata, sfuggendo all’offensiva dell’avversario; con un potentissimo calcio ruotato verso il basso, lo abbatté al suolo; poi girò su sé stessa sferzando l’aria, e mise di nuovo i piedi a terra. Il pubblico osservava con tanto d’occhi l’agilità e la misuratezza dei suoi movimenti, così come fissava a bocca a aperta quel grosso campione che adesso giaceva sul terreno al di sotto del ring. «Mr. Satan cade fuori dal ring per via di un calcio di Kaya dotato di forza e velocità indescrivibili! Vince Kaya, qualificandosi per la semifinale!»
    «Humpf…» mugugnò la ragazza sistemandosi una ciocca di capelli verdi. “Yamcha mi aveva messa in guar-dia: ogni concorrente, anche quello apparentemente più stupido, racchiude una potenziale minaccia… a volte, anzi è il più pericoloso…” si disse Kaya. Poi, però, guardando quel baffuto pagliaccio che ora stava riverso a terra con gli occhi bianchi, scosse la testa: “Ma non era questo il caso…” Mr. Satan venne portato in infermeria, per ricevere le cure mediche di primo soccorso; lì si sarebbe concluso il suo sogno di gloria al Torneo. Kaya scese dal ring per ricevere i complimenti della gemella e dei due ragazzi.
    «Se va avanti così, noi quattro spaccheremo tutto!» commentò Ganja galvanizzata dalla vittoria di sua sorella, ricevendo l’approvazione di Kaya ed Ivanovich. «I nostri maestri non potranno che essere orgogliosi dei nostri progressi!» esclamò il biondo.
    «Sarà…» obiettò scettico Ramen. «… è veramente così facile avanzare in questo torneo?»
    Il gruppetto sentì un passo pesante avvicinarsi alle loro spalle. Con una risatina baritonale e sommessa, Bukko Bukko asserì: «Mi fa piacere che il mio avversario designato sia più raziocinante dei suoi amici, almeno quanto basta da non saltare a conclusioni affrettate… spero in un buon duello. Sei giovane, ma ciò non significa niente…» concluse, sistemandosi con gesto distinto il cravattino a papillon che aveva indossato in vista della grande gara. Detto ciò, si avviò verso l’uscita, strisciando per terra la coda, lasciando la sua solita striscia di muco giallognolo.
    «Raziocinanteeeeeeee???» si domandarono sbalordite le due gemelle, che ignoravano il significato di quella parola.
    «Come parla forbito…» osservò Ivanovich.


    Come al solito, seguì un intervallo, durante il quale il pubblico preferì non abbandonare i posti a sedere – a parte i devoti di Mr. Satan, accorsi con rammarico a chiedere notizie del loro idolo. Fra la gente seduta a chiacchierare, a commenti entusiastici a favore dei vincitori delle prime due gare, si alternava un po’ di delusione da parte dei più pretenziosi, per il fatto che la bilancia aveva finito per pendere sempre dal lato delle due Scuole di arti marziali. Qualche malevolo, infine, aveva pure sibilato di raccomandazioni e vittorie pilotate… ma si sa, le malelingue non mancano mai. A questi rispondevano gli entusiasti, sostenendo concitatamente che durante le semifinali si sarebbero visti scontri incredibili, quando sicuramente i quattro giovani – dati per favoriti ai quarti – se la sarebbero vista fra di loro.
    «Il prossimo a combattere del nostro gruppo sarà Ramen, il ragazzo coi capelli rossi…» disse Bulma.
    «Ho buone aspettative su di lui: nei rapporti con i maestri, ho notato una certa preferenza da parte di Ten-shinhan… e se ha riscosso la stima di un maestro così severo…» fu la replica di Muten.
    La ricomparsa del biondo arbitro coi suoi occhiali scuri preannunciò l’inizio del terzo combattimento. «Si-gnore e signori, riprendiamo i nostri combattimenti! Nel prossimo duello si sfideranno Bukko Bukko e Ra-men!» Accompagnati da sonori applausi e fischi festosi, i due sfidanti fecero il loro ingresso sul ring.
    «Il signor Bukko Bukko» disse il cronista indicando la creatura con il palmo della mano «è un esemplare di gecorospo gigante delle paludi a sud-est del pianeta! Come tutti i nostri finalisti, anch’egli è una new entry del Tenkaichi, ed è il primo della sua specie ad intervenire a questo evento… La sua presenza qui ci ricorda che le arti marziali uniscono le razze più diverse del mondo in una grandissima manifestazione sportiva e in un abbraccio fraterno!» La gente proruppe in applausi ed acclamazioni. «Signor Bukko Bukko, rivolgo anche a lei la domanda di rito: cosa l’ha portata ad iscriversi al Torneo Tenkaichi?»

  3. #323
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    «Oh oh oh! È presto detto!» ridacchiò il gecorospo con un gracidio da trombone. «Deve sapere che la mia gentile consorte mi accusa di essere pigro e sedentario, e di rifiutare qualsivoglia attività fisica! Dal momento che quando ero un cucciolo ho seguito dei corsi di arti marziali, ho voluto rispolverare la mia esperienza passata per accontentarla, anche per una questione di quieto vivere coniugale! Anzi, colgo l’occasione per salutare caramente la mia tenera mogliettina.»
    «E mi pare giusto!» replicò il biondo. «Le mogli, bisogna anche saperle rendere felici! Si vede che lei è pro-prio un galantuomo… e poi, elegante e paciarotto! Le faccio il mio in bocca al lupo!» Poi, dedicando la sua attenzione all’altro concorrente, lo introdusse alla platea: «Noterete che la divisa indossata da Ramen non vi torna nuova… infatti egli è il secondo allievo della Nuova Scuola della Gru che accede ai quarti di finale, dopo il nostro primo semifinalista Ivanovich, suo coetaneo! Un altro allievo di Tenshinhan e Jiaozi, dunque! Dico bene?» domandò avvicinando il microfono alla bocca del ragazzo.
    «Esatto! Io ed Ivanovich ci conosciamo e ci frequentiamo da quando eravamo molto piccoli.»
    «E allora ci dica…» iniziò l’intervistatore con aria fintamente maligna, piegandosi verso Ramen. «… sia sincero, chi è il più forte tra voi due?»
    «No comment.» rispose con un sorriso serio il ragazzo dai capelli rossi. «Non mi piace vantarmi: saranno i fatti a parlare per noi. Dico solo che io sono quello serio e lui è quello cialtrone!» volendo da un lato troncare le discussioni teoriche sul tema, insinuando dall’altro di avere una certa sicurezza dei propri mezzi.
    «Una risposta molto diplomatica! Questo mi rende ancora più curioso… e sono certo che i vostri insegnanti siano alquanto fieri della vostra preparazione atletica.»
    Da dietro, Ivanovich non perse l’occasione per fare il fenomeno davanti alle due gemelle: «Mannaggia a lui, mi ha dato del cialtrone! Ma se avesse detto che era più forte lui di me… gliele andavo a cantare e suonare di santa ragione, in pubblico, ecco!»
    «Ma se dice che non vuole vantarsi» ribatté Ganja «vuol dire che un po’ si crede migliore di te, no?»
    «Hmm…» rifletté il ragazzo biondo portandosi un indice alle labbra. «Forse…! Ad ogni modo, ormai è tardi per andare sul ring a rompere le scatole…» In effetti, l’arbitro aveva appena dato il via al combattimento, senza troppi indugi.
    Bukko Bukko si accucciò sulle quattro zampe; poi, caricando il suo peso sulle zampe posteriori, scattò in avanti come un vero rospo; a mezz’aria, si portò in posizione eretta e con la zampa destra sferrò un calcio rotante in senso antiorario a Ramen, il quale si protesse stendendo a riparo il braccio sinistro. Seguirono due pugni sferrati con entrambe le zampe anteriori, quelle enormi zampe da geco, che colpirono Ramen dritto in faccia. L’urto con la zampa dell’avversario gli aveva paralizzato il braccio sinistro, tanto che il ragazzo si ritrovò a pensare: “È davvero forte! Nelle zampe ha la forza di un anfibio gigante in grado di spiccare salti altissimi…” Ramen ebbe appena il tempo di intuire che era bene stare attenti a quelle gambe più ancora che alle sue possenti braccia, che Bukko Bukko disse allegro: «Bene, la ginnastica di riscaldamento è andata a buon fine. Mi sento in splendida forma!»
    Ramen si rimise in piedi, col viso ancora dolorante. Era il suo turno di attaccare: riflessivo, il giovane decise di combattere al massimo della sua forza, senza però lasciarsi andare ad impetuose scariche di energia che lo avrebbero consumato subito. Si mise a correre a tutta velocità verso l’avversario, per poi scatenarsi in un’offensiva totale a base pugni e calci di ogni genere e sorta. L’animale subì tutti i colpi, cadde anche a terra e subì persino una ginocchiata che, dopo la una sfrenata picchiata, lo raggiunse allo stomaco; incassò tutti gli attacchi meravigliosamente bene. Alla fine della lunga sequenza, Bukko Bukko appariva lievemente affaticato ed indolenzito; ansimando, commentò: «Se io fossi un normale essere umano, sarei molto più provato dai tuoi attacchi, ragazzino… felicitazioni, mi stai facendo divertire… mia moglie non potrà dire che questo scontro è una passeggiata.»
    «Amici spettatori, ci troviamo davanti a due atleti di altissimo livello! Si evince dal loro movimento e dalla abilità delle loro mosse! Non riesco a capire chi sia il più forte, parola d’onore!» commentò il telecronista.
    “Il segreto della sua forza e resistenza…” osservò il rosso, tutto sudato, mentre riprendeva fiato “… è la sua eccezionale robustezza, il suo fisico da rospone… per fortuna il maestro mi ha insegnato come dosare le mie energie…” Senza attendere oltre, Ramen scattò con una gomitata al muso della bestia che, assorbendo il colpo, lo afferrò energicamente per la caviglia e lo sbatté sulle mattonelle del ring, alcune delle quali si incrinarono.
    «Quel mostro ha un’aura davvero notevole per il livello di questo torneo… credi che ci sia da temere per la sua vittoria?» chiese Yamcha al suo amico treocchi che, dopo un attimo di silenziosa esitazione, rispose: «Ramen non ha ancora dato fondo alle sue risorse, tecniche e mentali.» Tenshinhan non rispose sì né no, ma Jiaozi precisò: «Ten ha molta fiducia in Ramen.»
    Tuttavia, quasi a smentire le parole dei Maestri della Gru, il bestione approfittò della posizione supina del giovane per allungarsi, con tutta la sua enorme stazza, sopra il ragazzo, bloccandolo con forza per i polsi e per gli stinchi. Poi sollevò in alto la sua coda da rettile; per quanto si divincolasse, il ragazzo da quella posi-zione non riusciva a liberarsi. Lo schifoso liquido giallognolo cominciò a colare investendo entrambi i con-tendenti; il pubblico contemplava attonito e disgustato lo spettacolo, chiedendosi se Ramen non fosse per caso arrivato al capolinea. Fu Bukko Bukko a decidere di rialzarsi dopo diversi secondi, lasciando il ragazzo immerso in una pozzanghera gialla ad eccezione della testa, zuppo di quella poltiglia. «Non potrai più combattere… se tu non fossi così in gamba, non mi sarei spinto ad usare questo sistema…»
    «Cos’è… cos’è questa robaccia…??» domandò schifato rialzandosi dalla pozzanghera.
    Muten intuì l’accaduto: «Quel Bukko Bukko deve aver secreto una sorta di veleno… nessuno sa molto dei gecorospi, perché sono una comunità isolata dagli uomini. Ma non credo sia letale, vedendo il personaggio, anche perché altrimenti verrebbe squalificato.»
    «Qualche secondo, e lo scoprirai a tue spese…» rispose il mostro al ragazzo. Non finì la frase che il viso di Ramen si contrasse in una maschera dalla bocca spalancata, lanciando un’imprecazione che rimbombò in tutto lo stadio: «Porcaccia la miseriaccia infameeeeeeee!!»
    Ivanovich e le gemelle lo osservavano con tanto d’occhi: era curioso vedere Ramen, solitamente così com-posto, perdere le staffe in quel modo. Lo videro togliersi la casacca dell’uniforme e cominciare a grattarsi il torso atletico e le braccia come un assatanato in preda agli spasmi. «Il mio liquido urticante fa il suo effet-to…» mormorò il gecorospo. Mentre Ramen si grattava e si contorceva come un cane pulcioso, Bukko Bukko lo sollevò di peso per la vita, si avvicinò al bordo del ring e si accinse a farlo volare dal ring, quasi fosse un sacco della spazzatura. Lo fece oscillare e poi lo lanciò in avanti: «NOOO!» proruppero in modo irruento Ganja e gli altri, preoccupati per la sorte dell’amico; in un attimo il ragazzo sparì sotto il livello del ring. «Signor arbitro…» lo invocò Bukko Bukko, desiderando che venisse proclamata la sua vittoria. Non aveva fatto i conti con Ramen, che era tanto in gamba quanto ostinato: fu una sorpresa per tutti vederlo riemergere da sotto, oscillante e fluttuante e con la pelle tutta rossa per il prurito e il continuo grattugiarsi. «Colpo di scena! Sembrava che Ramen fosse finito fuori campo, vero? E invece non ha mai toccato l’erba sottostante: ha usato la famosa tecnica di arti marziali della Bukujutsu! Non deve essere facile, quando si è in preda ad un terribile prurito! Il liquido urticante di Bukko Bukko è atrocemente efficace!» Il giovane si portò a una decina di metri d’altezza sul livello del ring; continuando comicamente a grattarsi a denti stretti, rimproverò il suo avversario: «Non è stato leale da parte sua! È stato sleale ed insidioso!»
    «Insidioso? È stata solo astuzia… e poi, per riuscirci, ho avuto il merito di bloccarti per un bel po’… sleale? Non ho usato armi o corpi contundenti, ma solo umori prodotti dal mio corpo… è tutto perfettamente regolamentare, fidati.»
    «Che schifo! Non la sfiorerò più, nemmeno con un centimetro quadrato della mia pelle!»
    «Ah, sì? E di grazia… come conti di vincere??»
    «Ho le mie tecniche! Innanzitutto…» con queste parole cominciò a concentrare a propria forza spirituale, emettendola gradualmente: la sua pelle si surriscaldò e il liquido urticante cominciò ad evaporare. «Oooh! Signori del pubblico, Ramen deve aver trovato un modo per far evaporare il liquido con cui Bukko Bukko lo aveva ricoperto! Ecco spiegato quel fumo dall’aspetto sinistro che sta salendo dal suo corpo!»

  4. #324
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    «Una buona trovata… pochi ne sarebbero stati capaci...» commentò il gecorospo sorridendo amabilmente. «Non temere, giovane Ramen! Non è nulla che una buona doccia calda non possa risolvere del tutto!»
    «Sta di fatto che hai ancora il corpo cosparso di quello schifo, e io non voglio toccarti!» disse, grattandosi gli addominali; segno del fatto che parte del veleno pruriginoso doveva essere penetrato nella pelle a maggiore profondità.
    «Si prepari, signor Bukko Bukko! Col prossimo colpo, per lei il torneo finisce qui!» esclamò, puntando il dito in avanti il dito indice, che si illuminò. «DODOOON… PAAAA!» Dalla punta del dito indice di Ramen fuoriuscì un’intensa onda di energia dorata, luminosissima.
    «La famosissima onda Dodonpa, uno dei colpi più celebri della Scuola della Gru!» spiegò l’arbitro al pubbli-co.
    «Fantastico! Ma allora ci sa fare sul serio!» esclamò Kaya che, prendendo a braccetto sua sorella, iniziò ad esibirsi in uno dei suoi balletti: «Ra-men-spac-ca! Ra-men-spac-ca!»
    «Anche io so usare la Dodonpa!» sbraitò Ivanovich piantando i piedi e mostrando due file di dentacci aguzzi. «Anche io spacco!»

    L’onda si abbatté implacabile sul nemico che, furbo, ricorse ad uno dei suoi mezzi: piegato gattoni, appiccicò le sue zampone da geco al pavimento; i polpastrelli, adatti ad appiccicarsi a tutte le superfici, gli permisero di ottenere una perfetta aderenza alle piastrelle. Ramen si orientò in modo da colpirlo alla testa, tentando di staccarlo dalla pavimentazione; cercò di intensificare lo sforzo, ma presto si rese conto che le sue zampe erano troppo ben appiccicate alla superficie.
    «Bukko Bukko ha alcune caratteristiche del geco, oltre che del rospo! Infatti, le sue zampe gli permettono di opporre una resistenza ferrea alla strategia offensiva di Ramen.»
    «Oh oh oh… deluso?» chiese Bukko Bukko con tono a metà tra lo sbeffeggiante e il cordiale. “Se mi stacco ora, mi fa volare: devo aspettare solo un attimo di distrazione… e poi, devo essere fulmineo nel tramortirlo, o anche solo nel gettarlo fuori campo…”
    “Eppure ce la devo fare! Come posso…?” rifletteva nel frattempo Ramen, che aveva smesso di usare l’onda di energia. “Ma certo! È una tecnica difettosa ed imperfetta, ma per il mio scopo va più che bene!” Il rosso si portò a distanza, incrociò le braccia davanti a sé e lanciò un urlo. «Shini no Ken!» L’agile ed atletica figura dell’adolescente si scoppiò: non uno, ma due Ramen si presentarono alla vista di tutti.
    «Sbalorditivo! Ramen è capace di usare una tecnica simile a quella dei quattro corpi del suo maestro Ten-shinhan, infatti si è sdoppiato!» Ivanovich rosicava dall’invidia: quella era una tecnica che lui non era mai riuscito ad imparare, fino ad allora.
    «Eheheh…» ridacchiò Muten. Alcuni anni prima era stato egli stesso, nei panni di Jackie Chan, a salutare l’arrivo di una nuova generazione di giovani guerrieri, e adesso stava vedendo gli albori della generazione successiva. «Sembra che il nostro Tenshinhan abbia trovato qualcuno in grado di fargli le scarpe!»
    I due Ramen scesero dall’alto seguendo una traiettoria parabolica: Bukko Bukko, che nell’esitazione del momento non aveva osato mollare la presa dal pavimento, si preparò ad incassare un attacco combinato da quelle due copie, ignorando che adesso la loro forza era dimezzata. Invece, i due ragazzini rossi lanciarono dei raggi energetici dalle mani, che distrussero le mattonelle nei punti a cui aderivano le zampe della bestia, che persero il contatto col terreno.
    “Riunione!” stabilì Ramen mentalmente e, senza perdere secondi preziosi, i due corpi tornarono ad essere uno solo, ricongiungendosi nel Ramen che stava davanti a Bukko Bukko. Poi, con un calcio concentrato al muso della bestia, lo ribaltò: ancora frastornato, con i suoi occhietti scuri il gecorospo ebbe appena il tempo di vedere quella piccola furia dai capelli rossi piombargli a piedi uniti sul grosso ventre verdolino, unto di liquido giallino. Il mostro urlò tirando fuori la spessa lingua e gorgogliando per il dolore, poi si lagnò: «G-giovanotto… non avevi detto…» balbettò «che non mi avresti più… t-toccato?»
    «L’importante era evitare quella robaccia urticante…!» ribatté il rosso. «Se non lo sai, le scarpe servono a questo!»
    Bukko Bukko provò a rimettersi in piedi, ma stentò. “Perfetto… il colpo di grazia…” pensò Ramen, e puntando ancora una volta l’indice verso l’avversario e proclamò: «DODON… PAAA!!» L’onda d’energia andò ad impattare contro l’avversario già gravemente debilitato, facendogli perdere conoscenza; anche quel papillon, che aveva retto per tutta la durata del combattimento, alla fine saltò via, e svolazzò per poi finire a terra. L’arbitrò contò fino a dieci, poi dichiarò la vittoria del giovane allievo della Gru che, sudato e affannato, crollò al suolo ridendo.
    «Tenshinhan, il tuo allievo ha avuto una trovata geniale! Ha ottimizzato la tua tecnica dei quattro corpi che, in un corpo a corpo, gli sarebbe stata nociva, riducendo la sua forza d’attacco!» commentò entusiasticamente Crilin. «È stata la chiave della sua vittoria!»
    «È una tecnica adatta per i diversivi, non per il confronto diretto…» spiegò il treocchi. «Quando gli ho spie-gato dove stesse il difetto, è stata sua l’idea di riciclarla…»

    **************************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Il capitolo è lunghetto, spero per voi non troppo noioso: mi sono dilungato sulle dinamiche e sul carattere dei personaggi perché non volevo che essi, vincenti o perdenti che fossero, sembrassero delle semplici comparse senza personalità, e i loro scontri troppo scontati e banali.
    La versione di Videl che compare in questo capitolo è chiaramente pre-Cell game: ha ancora un carattere diverso rispetto a quello della saga di Majin Bu (suo padre qui non è ancora un paladino della Terra, e lei non ha ancora sviluppato quel senso di giustizia che la portava a collaborare con le forze dell’ordine), ma già si intravede in lei una ragazzina di carattere! :-)
    Curiosità: il nome di Bukko Bukko è ottenuto unendo Bufo Bufo (nome scientifico del rospo) con gecko (vocabolo inglese per geco).
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 02-06-2014 alle 11:45

  5. #325
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    Credo che l'incontro più interessante del capitolo sia Ramen Vs Bukko Bukko.
    Ramen poi,in confronto al Tenshinhan dei precedenti tornei tenkaichi, è come Luffy post-timeskip in confonto a quello pre-timeskip: non solo più forte,ma anche con versioni perfezionate delle tecniche della precedente versione.
    In parole povere,bel capitolo!
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  6. #326
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    Recuperati entrambi i capitoli!
    Mi sono piaciuti soprattutto lo scontro mr.satan-kaya e la sua preparazione, specie con riguardo al momento introspettivo che hai concesso al campione del mondo.

    Per il resto, Ramen sembra un passo avanti a tutti, ma essendo debilitato mi chiedo se avrà o meno tempo di recuperare il 100% delle energie in previsione delle semifinali

  7. #327
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    Se gli sarà concesso di fare una doccia calda,come ha detto Bukko Bukko,il problema è risolto,sennò lo vedo messo male,poverino XD.
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  8. #328
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    Quello che segue è uno dei capitoli che preferisco a livello di situazioni comico-surreali! Fra l'altro, in apertura troverete subito notizie sullo stato di salute del buon Ramen.

    Cap. 49: Ancora col dentro di bestia!

    Prima che si disputasse l’ultimo scontro dei quarti di finale, il giovane semifinalista Ramen si concedeva una doccia calda purificatrice. Nel frattempo, Kaya e Ganja si riunirono a consulto segretissimo: quello che erano solite chiamare “sistaz’ talking”, ovvero la conversazione tra sorelle. «Sì, certo che voglio vincere! Abbiamo un obiettivo concreto!!» esclamò Ganja, pronta a battersi pur di raggiungere il suo scopo, che era comune a quello della sorella, ma che ancora non ci è dato conoscere.
    «E allora indossa la mia bandana! Ti porterà fortuna!»
    «Ancora? Sono tutte scemenzeeeeeeeeeee! E comunque sono troppo ben motivata per perdere contro quello spilungone!» ribatté la gemella dai capelli corti, riferendosi al suo sfidante Moonwalker al quale accennò col capo.
    «Ma li mortaaaacci tua! Fai come credi!» imprecò Kaya.
    «Tanto i mortacci miei sono anche i mortacci tuoi! Siamo sorelle!»
    «Giusto, sorellina! Allora pace! Vai e spaccalo!» e con questa surreale riappacificazione – come di frequente accadeva - si concluse la concitata discussione, giusto un attimo prima che la concorrente venisse chiamata. Ganja percorse i pochi gradini che la portavano al ring, seguita da Moonwalker che, a passo molleggiato, fu finalmente visibile alla folla in visibilio che gremiva gli spalti.
    «Nell’ultimo match dei quarti di finale si batteranno il signor Moonwalker e la signorina Ganja! Ve li presento subito!» Mise una mano sulla spalla della giacca color avorio dell’uomo. «Moonwalker è un abilissimo atleta di Funky Town… ha trent’anni, è single…»
    «Esatto! Lo dica alle signorine che ci seguono da casa…!» intervenne l’uomo con un largo sorriso.
    «E poi leggo qua sulla sua scheda personale che ha anche una formazione da ballerino!»
    «Sono qui apposta per darvi un saggio delle mie capacità!» spiegò egli con un gesto sicuro della mano. «La tradizione vi ha mostrato che un combattente deve avere modi di fare rudi e deve essere un tipo manesco, e molte persone sono convinte che sia realmente così. Io vi mostrerò che potenza ed eleganza possono coesistere in un unico stile… lo stile della scuola Funky Fight!» Voltando le spalle, l’uomo in completo color avorio si esibì in un fluidissimo passo strisciando i piedi all’indietro, ondeggiando plasticamente le spalle. «“Eleganza & Stile” sono le parole d’ordine della scuola di lotta Funky!»
    «Scusi se glielo dico, ma non è una scuola molto famosa… Io non l’ho mai sentita nominare…» osservò l’intervistatore biondo.
    «Certo, non è molto famosa… ne faccio parte solo io, finora… ma con la mia vittoria al torneo, diventerà arcifamosa. Aow!» Così lanciò un urletto, dando una scossetta col bacino in avanti e calcandosi il cappello sulla testa.
    “Questo scemo pagliaccio è qua per farsi un sacco di pubblicità! Che marchettaro! E poi, combattere ballando? Questa cosa mi sa di plagio… devo averla vista, in qualche anime…!” pensò Ganja disincantata, socchiudendo a fessura gli occhi.
    «Interessante! Le faccio il mio augurio per uno scontro che possa dare il via ad una carriera di successo. E ora passiamo all’altra sfidante: si chiama Ganja e, come vi ho già accennato precedentemente, è la sorella gemella di Kaya, che abbiamo già visto combattere nel secondo incontro di oggi. Sono gemelle identiche, infatti cambia solo il taglio di capelli!»
    «Beh insomma… abbiamo gusti un po’ diversi! Comunque sì, siamo fighe uguali!!!» rispose la ragazza sem-pre più entusiasta stringendo i pugni.
    «Prima non ho chiesto a tua sorella cosa vi spinge a partecipare a questo torneo! Semplice voglia di mettersi alla prova o altro?» domandò l’arbitro con tono retorico. «A tua sorella potrò chiederlo alla semifinale, mentre tu…?»
    Ma Ganja, che durante il duello di Kaya si era preparata un discorso ben preciso per fare bella figura, strinse i pugni e si appropriò del microfono e della scena in maniera brutalmente inappropriata: «Gyeeeaaah! Ascoltatemi bene, randagi! Mi chiamo Ganja, amo la musica rock e lo scopo della mia vita è spaccare come se non ci fosse un domani! Il mio motto è: Let’s make the most of the night like we’re gonna die young!»
    Bulma allora chiese: «Ma cosa c’entrava...? L’arbitro le aveva domandato un’altra cosa…»
    Soya, che le stava accanto, scosse la testa: «Ancora quella canzone, “Die Young”, quanto la odio! Porta solo sfiga!!»
    Olong però la contraddisse: «A me quella canzone piace, perché la cantante è una gnocca e ha un bel sedere formoso!» Poi, abbassando la voce e piegandosi verso Muten, soggiunse: «Sai, l’ho vista in tv con un paio di pantaloni in pelle nera che le fasciavano in modo aderente il…!» A queste parole, o meglio al pensiero che esse evocavano, Muten schizzò dal naso due abbondanti getti di sangue. Soya e Bulma, con due file di dentacci aguzzi fra le fauci, sbraitarono all’unisono: «Siete due porci!» Anche Trunks volle sottolineare il concetto della natura suina di Olong, tirandogli felicemente un orecchio con la sua forza erculea da baby Saiyan meticcio.
    «Yamcha, ma perché quella ragazza sta facendo un discorso introduttivo così lungo?» domandò innocentemente Jiaozi.
    «Non lo so…» rispose sbalordito il giovane uomo con le cicatrici. «Se non è ammattita di colpo, non lo so…»
    Nel frattempo Ganja aveva continuato in modo incontrollato a sfogare le proprie manie di protagonismo in uno sproloquio autocelebrativo dove decantava i propri interessi e le sue doti caratteriali, concludendo con il seguente appello: «...E se vi chiederò “come butta?”, voi mi risponderete “col dentro di…”?» Soya sgranò gli occhi, e divenne rossa per la vergogna di avere una sorella che stava facendo la scema in diretta mondovisione. La platea rimase in un imbarazzato silenzio, un po’ frastornata da quella cascata di parole, un po’ perché effettivamente non sapeva cosa rispondere alla giovane atleta che si aspettava di sentirsi completare la frase. «Quando vi domando “col dentro di..?”, se anche voi ci state dentro con me, dovete rispondere “Bestia!” Adesso riproviamo… col dentro di…?»
    Una voce collettiva si levò all’unisono dagli spalti: «BESTIAAAAAAAAAAAAA!»
    Soya si infuriò coi suoi soliti denti da pescecane: «E la gente le dà pure retta!»
    «Bravissimi! E con ciò, io avrei finito.» concluse Ganja, restituendo il microfono al cronista facendolo stridere, mentre Moonwalker spazientito batteva l’indice sul suo orologio da polso. Si diede inizio al duello, ma non prima che Moonwalker avesse consegnato un piccolo telecomando nelle mani del biondo presentatore, invitandolo ad usarlo secondo le direttive che egli avrebbe fornito. Ganja partì all’attacco, volendo colpire l’avversario a forza di pugni: egli, però, ruotò su sé stesso con cinque-sei giri rapidi, chinando elasticamente la schiena e ritraendo il capo rispetto alle spalle. «Qui ci vuole ritmo! Musica, maestro!» Era il segnale concordato con l’arbitro che, a quelle parole, premette il tasto del telecomando ricevuto.
    «Ho preparato una playlist che fungerà da colonna sonora del nostro incontro! Vedrai… combattere contro di me sarà uno spettacolo imperdibile per te e per tutti!» affermò con un sorriso minaccioso Moonwalker, mentre le prime note cominciavano a diffondersi dagli altoparlanti e i bassi sincopati venivano pompati poco a poco dalle casse.
    «Ma allora si balla?? Figataa!!» gridò Ganja. «Non chiedo di meglio… preparati a vedere come balliamo noi randagie di strada!»
    «Non si balla… Si lotta! Via!»

  9. #329
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    “As he came into the window, it was a sound of a crescendo…” Con una passeggiata elegante, oscillando le braccia, l’uomo slanciò le braccia sferrando otto, nove, dieci, quindici pugni veloci e, nonostante tutto molto potenti, tanto che Ganja, spiazzata, nel pararli si sentì formicolare gli avambracci. Il pubblico, entusiasta, iniziava ad applaudire in modo cadenzato. Tra il ritmo, i movimenti e la musica, la ragazza faticava ad avere una buona percezione dei movimenti dello sfidante. La situazione era leggermente disarmante. Ganja decise di interrompere quell’offensiva con un calcio basso alle gambe, contando sul fatto che l’uomo fosse concentrato sulla parte superiore del suo corpo. Moonwalker, però, allungò un piede in avanti poggiandone la punta sul pavimento, quindi poggiò tutto il resto del corpo sulla gamba poggiata, e Ganja mancò il suo bersaglio, sbilanciandosi in avanti e traballando. Moonwalker ne approfittò e con un calcio al ventre la sbatté al suolo: “You’ve been hit by/ you’ve been hit by/ a Smooth Criminal!” E la folla iniziò ad emettere fischi di incitamento a favore del giovane uomo.
    «Lo stile della Funky Fight è davvero trascinante, signore e signori! Ganja è stata travolta una prima volta, e io mi sento quasi un DJ della notte, a forza di parlare sopra questa musica!» commentò l’arbitro.
    «Rialzati, fanciulla!» la incitò Moonwalker. Con una corsetta si allontanò e si esibì in un balletto sul posto, agitando le braccia ed incrociandole, canticchiando con voce squillante: “Ganja are you ok? Ganja are you ok, are you ok?? Ganja are you ok, are you ok, are you ok??” Si tolse il cappello tenendolo tra il pollice e l’indice, mostrandolo col braccio teso fra le sottili dita della mano; poi, con un gesto magistrale, lo fece passare dietro la schiena, lo raccolse con l’altra mano e se lo piantò di nuovo sul capo.
    «Si muove molto bene…» osservò Muten, con due fazzolettini di carta arrotolati su per il naso.
    «Mia sorella deve concentrarsi meglio!» ribatté Soya, urlando per farsi sentire. «Le tecniche di percezione che le hanno insegnato negli ultimi mesi Crilin e Yamcha dovrebbero essere utilissime a non farsi disorientare da questo casino di musica! Se solo non fosse così fuori di testa…!»
    Poi Moonwalker si riavviò i lunghi capelli mossi e ordinò all’arbitro: «Vada pure col prossimo pezzo…»
    “Ha uno strano modo di intendere le arti marziali…” pensò perplesso il cronista. “Ma alla gente piace… sembra una festa…” disse guardando le persone che si agitavano e vociavano festosamente; premette dunque il tasto.
    “Devo essere meno brutale e più strategica… ‘sto cretino di un giullare non va sottovalutato, porcaccia la miseriaccia!! Lui combatte seguendo il ritmo…. Farò lo stesso!” rifletté Ganja, rimettendosi prontamente in piedi e preparandosi ad un nuovo attacco, mentre partiva una nuova melodia. La ragazza spiccò un salto molto alto, mentre il suo avversario incrociava le braccia al petto e iniziava a ondeggiare il didietro al ritmo di una calda voce maschile che rappava di “fuerza del mar”, “caliente del sol” “fuego” e “bailar”… le donne del pubblico impazzirono: «Figooooo!» «Facci vedere come muovi il culetto!» Ganja piombava dall’alto a piedi giunti, mentre Moonwalker si piegò in avanti fino a raggiungere il pavimento con le mani, strisciando rasoterra sinuosamente come un serpente. Quando la ragazza impattò con i piedi sul ring lui si spostò se-guendo quel movimento, poi si sollevò sulle braccia e capriolò all’indietro per quattro volte dandosi lo slancio con la forza delle braccia. “Scappa pure, pirla… quanto lo odio!” rimbrottò la ragazza, per poi galleggiare in posizione orizzontale seguendo una traiettoria curva; approfittando delle sue capriole, andò ad intercettarlo con la punta del piede nel punto in cui le mani avrebbero poggiato sulle mattonelle e, colpendolo, lo portò inevitabilmente a rovinare per terra. «Ti sta bene!» disse, ingiuriandolo davvero poco sportivamente con il dito medio. Moonwalker si rialzò, ed iniziò un duello a base di calci e parate di stinchi al ritmo del rap che faceva da colonna sonora e che anche Ganja era riuscita ormai ad assimilare, così come il suo contendente. Il pubblico, coinvolto nello spettacolo, scandiva i colpi col battito delle mani. “La mano arriba/ cintura sola/Da media vuelta/Danza Kuduro…” Ganja poggiò le palme delle mani per terra, sollevò la gambe divaricandole ed iniziò a vorticare su sé stessa trasformandosi in un mulinello spara-calci preciso ed inarrestabile che mitragliava di pedate il povero Moonwalker, seguendo la cadenza delle sillabe e i consigli del testo. “No te canses ahora/que esto solo empieza…” La ragazza si diede la spinta con le braccia e saltò addosso all’uomo, avvinghiandogli le ginocchia attorno al torso “… mueve la cabeza/Danza Kuduro” E qui Ganja rifilò una sonora capocciata in fronte a Moonwalker, che perse il cappello e cadde lungo disteso a terra.
    «Ci sto prendendo gusto!» annunciò Ganja.
    “Ci sta prendendo il groove invece… è quello il problema!” pensò l’avversario ad occhi chiusi, mentre l’arbitro iniziava il conteggio. «Fermi il conteggio dei secondi… sono ancora in grado di combattere…» ordinò Moonwalker, rialzandogli mentre sulla fronte gli si dipingeva un livido scuro. «Arbitro, metta la prossima canzone!» urlò Moonwalker con fare concitato: era intenzionato a impadronirsi nuovamente delle sorti dell’incontro.
    “In radio c’era un pulcino… in radio c’era un pulcino… il pulcino pio, il pulcino pio…”
    «E-ehm… come c’è finita quella canzone là in mezzo…?» si domandò imbarazzato Moonwalker, arrossendo e sudando sulle tempie.
    «No!» ruggì Ganja con le fiamme d’ira negli occhi, pestando il piede per terra. «Qualunque cosa, ma non quella! La prossima!!» Subito si ricompose, però: doveva calmarsi, concentrarsi… cosa le avevano sempre insegnato Yamcha e Crilin, ripetendolo fino allo sfinimento? Liberare la mente e focalizzare i sensi e l’istinto sul respiro avversario, sulla sua presenza, sul suo spirito… era questo che doveva fare, mentre si portava in posizione d’attacco. Dalle casse partì una base elettronica che a Ganja suonò familiare, tanto da sentirsi la schiena percorsa da scariche elettriche eccitanti; ed ecco una voce femminile intonare: “I hear your heartbeat to the beat of the drums…” Sì… lo sentiva… il battito cardiaco… TUM-TUM… il respiro di Moonwalker! Restando sintonizzata su queste frequenze, poteva anticipare i suoi movimenti!
    Il ballerino scrutò una strana luce negli occhi della combattente. «Ti vedo carica... Benissimo! Proposta: che ne dici di giocarci tutto in un unico round? Muoverci senza fermarci mai… fino all’ultimo beat!»
    «Facciamo come vuoi…» replicò Ganja con una luce di eccitazione negli occhi, puntandogli incontro il dito indice. «Ormai non temo più confronti. Finalmente ce l’ho… lo sento dentro di me… il RITMO!»
    «Perfettissimo! Musica, maestro… la traccia numero 7!» Partì una base pop elettronica su cui una voce femminile cadenzava le parole del testo: l’atmosfera da discoteca si faceva sempre più rovente. I due si presero a braccetto quasi fossero concordi sulla coreografia da eseguire, ed ognuno dei due diede il via ad un balletto energico a stretto contatto con l’altro, sgambettando con determinazione. Era il momento più caldo della competizione: i due si strattonavano a vicenda per forzare i movimenti dell’altro; dopo diversi secondi di quel tira e molla, Ganja prevalse, torse il braccio dell’avversario e lo colpì con tre rapidi pugni allo stomaco, mentre lui, momentaneamente piegato, cercò di riaversi appena in tempo per colpire la ragazza con un calcio al fianco. Poi piroettò in modo aggraziato, facendo svolazzare le falde della giacca e lanciando un urletto: «Aow!». Ganja non si fece mettere in soggezione: questo non faceva parte del suo carattere. Si pose dritta in piedi a gambe divaricate ed eseguì sul posto una serie di movimenti con le gambe, di ispirazione chiaramente hip-hop, mentre le braccia e le mani ruotarono intrecciandosi seguendo i bassi che pompavano dal woofer. Con un urlo, Ganja lanciò una ventata di energia spirituale che travolse Moonwalker sbalzandolo molti metri indietro.
    «Avete una tecnica avanzata…» commentò Ramen, che a torso nudo e capelli umidi dopo la doccia si era precipitato a seguire l’andamento dello scontro, dato che il vincitore sarebbe divenuto il suo diretto sfidante. Con la mano sul mento, osservava gli eventi e comparava le mosse di Ganja con quelle degli altri partecipanti che aveva avuto modo di vedere in azione in quei giorni.
    «Mia sorella sta disputando un incontro dina-mitico! Avrei voluto essere al suo posto, e non contro quel gasagonfiato di Mr. Satan!» Nel lessico delle nostre sistaz gemelle, “gasagonfiato” equivale a dire “pallone gonfiato pieno di gas”.
    Ivanovich si rivolse al suo compagno: «Ramen, ma secondo te… abbiamo i diritti d’autore per tutte queste canzoni?»
    «Non lo so, Ivanovich.» rispose serio e solenne il rosso, senza staccare gli occhi dal ring. «Credo che qualcuno avrà problemi legali per tutto ciò.»

  10. #330
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    Il duello continuava sul piano fisico: Moonwalker schivò un colpo inclinandosi e formando con la piattafor-ma del ring un angolo di 40 gradi, sfidando ogni legge di gravità. «Ora chiamerò a raccolta il mio corpo di ballo!» dichiarò Ganja. Muovendosi ad elevata velocità, più di quanto fosse concepibile per Moonwalker, la ragazza generò sei copie che iniziarono a muoversi, sculettando e ondeggiando ipnoticamente le braccia, mentre la canzone recitava a ritmo rallentato: “DJ, you build me up/ you break me down/ you got my mind/ yeah, you got me…” Moonwalker non riusciva a credere i suoi occhi; il pubblico fischiava e vociava incitazioni all’indirizzo della nuova coreografia.
    «Quella tecnica… anche lei sa sdoppiarsi??» domandò Ivanovich a Kaya, esterrefatto ed incredulo. La sorella di Ganja avrebbe voluto tenersi per sé il trucco, che però fu smascherato da Ramen, esaltato: «Ma no, quelle copie non emettono alcuna aura! Sono solo immagini residue prodotte ad alta velocità!»
    Con movenze affettatamente lente e con l’oscillazione snodata delle spalle e delle ginocchia, Moonwalker si portava elegantemente in prossimità di ciascuna copia e la colpiva con gesti delle braccia improvvisi ed energici, ma ognuna di quelle immagini svaniva al minimo contatto. “AND THE PARTY DON’T START TILL I WALK IN!” gridò alla fine Ganja, ricalcando la voce della canzone, sferrando una gomitata alla bocca dello stomaco dell’avversario, che sgranò gli occhi fino alle dimensioni di due piattini da tè. Inarrestabile, Ganja era totalmente nel ritmo del pezzo: “Don’t stop, make it pop…” La ragazza sferrò un colpo di karate al fianco dell’uomo, che saltò verso l’alto.
    “DJ, blow my speakers up…” Ganja levitò alle spalle e, con una martellata laterale a due mani, lo colpì alla nuca, sbattendolo sul ring che rimase danneggiato in corrispondenza di alcune piastrelle. Moonwalker, con una giravolta elegante, poggiò i piedi per una frazione di secondo sul pavimento e si spinse verso l’alto.
    “Tonight I’mma fight till-we-see-the-sun-light” pronunciava la cantante del brano, e ad ogni sillaba corri-spondeva un calcio o un montante di Ganja verso l’avversario, scanditi dal ritmo della canzone.
    “Tik Tok on the clock, but the party don’t stop…” Moonwalker non era capace di levitare; così, mentre lui precipitava sempre più trascinato dalla forza di gravità, lei riusciva a scivolare delicatamente esibendosi nella mossa di ballo del robot, infliggendo un danno dolorosissimo per ogni movimento automatico che compiva, e il pubblico seguendo la canzone si scatenò nel coro: “Wooo-hoo-hoo! Wooo-hooo-hooo!” Per concludere la sua offensiva, Ganja eseguì una sforbiciata in avanti che si concluse con un formidabile calcio alla nuca che, dopo aver fatto volar via dalla testa il cappello borsalino, tramortì l’avversario che ricadde pesantemente sul ring, svenuto. Mentre la canzone volgeva al termine, il telecronista eseguì il conto dei dieci secondi e al contempo Ganja si esibì in un fantastico shuffle. «Gyeeeaaaaaaahhhh!!» urlò la ragazza. «Col dentro di…?»
    Stavolta il pubblico, al colmo dell’esaltazione, rispose immediatamente a gran voce: «BE-STIAAAAAAAAAA!» E la vincitrice gongolò lieta. Il pubblico, ormai conquistato dalla ragazza, festeggiò into-nando ancora una volta in coro sul finire del pezzo: “Wooo-hoo-hoo! Wooo-hooo-hooo!”
    Il biondo telecronista balzò sul ring e sollevò il braccio di Ganja reggendolo per il polso, dichiarando con il suo solito clamore: «Abbiamo la quarta semifinalista: Ganja! Gli abbinamenti per il prossimo turno sono ormai completi e, se tanto mi dà tanto, avremo degli incontri molto più che eccezionali, davvero imperdibili! Detto ciò, appuntamento a domani! Buona serata a tutti!»
    «Aspetta! Dammi qua!» esclamò Ganja strappando il microfono dalle mani dell’uomo, per poi soggiungere parlando al microfono: «La festa è appena cominciata! Restate con noi e festeggiamo tutti insieme! FIESTAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!» Subito arrivarono sul ring anche Kaya, che prese a braccetto sua sorella, e il duo composto da Ivanovich e Ramen. «Forza, che qualcuno ci porti qualche chupito rum e pera!» ordinò Ganja indefinitamente al pubblico. Ramen si avvicinò timidamente al microfono e disse invece: «Io invece preferisco un chinotto…!» La folla scese dagli spalti, e una massa di uomini e donne di tutte le razze ed età invase il ring ed il campo circostante, mentre qualcuno di imprecisato si appropriò del telecomando dello stereo e avviò da capo la playlist di Moonwalker, che ovviamente era adattissima per un party.
    Mentre i ragazzi davano il via ai festeggiamenti, Tenshinhan e Jiaozi si complimentavano con Crilin per la buona preparazione delle sue allieve; preparazione della quale – si intuiva – avevano avuto solo un assaggio. Malgrado per Crilin fossero ormai due parenti acquisite, il maggior sodalizio era stato costituito tra le due gemelle e Yamcha. Per questo adesso il giovane uomo con le cicatrici contemplava con sollievo la vittoria delle sue due allieve: aveva davvero sperato che quelle due scalmanate superassero il turno, ma temeva che il loro atteggiamento, ma soprattutto la loro tendenza a strafare senza concentrarsi, le condannasse alla sconfitta. Invece adesso constatava come entrambe fossero arrivate in semifinale, un risultato che lui stesso non era mai riuscito a portarsi a casa nelle tre edizioni passate. E considerava ciò come uno dei suoi maggiori successi.
    «Non avrei mai creduto che le mie sorelle fossero capaci di trasformare il celeberrimo Tenkaichi in… questo casino…!» osservò Soya con espressione stralunata, fra gli schiamazzi e lo scompiglio generale, mentre Pual galleggiava scuotendo la coda, per il sollazzo del piccolo Trunks che agitava le manine.
    «Beh… beate loro!» replicò Bulma. «In fondo se lo sono meritate… non puoi dire che non si siano comportate bene in combattimento…»
    «Dici? Allora aspetta di vederle impegnarsi sul serio…» sorrise la donna di Crilin. «Ma… che fine hanno fatto Olong e il maestro Muten?»
    Inutile specificare che i due si erano precipitati come due pazzi nel mezzo della festa e si stavano già scatenando in danze eccitanti con tante belle ragazze.


    Quella sera, in un’altra zona del mondo, Piccolo si era collocato sulla sommità di una rupe, che sporgeva ed emergeva da una macchia di vegetazione collinare. Il mese di maggio era il cuore della primavera, e le piante erano al culmine del loro rigoglioso verdeggiare; anche le creature dei boschi proliferavano secondo il naturale ciclo della vita. Il guerriero namecciano, in meditazione da qualche ora, non aveva più alcun interesse verso una manifestazione come il Tenkaichi; chissà come avrebbe reagito se avesse visto coi propri occhi che genere di spettacolo era diventato il torneo, rispetto all’atmosfera pesante che si respirava ai suoi tempi. Nei momenti che non trascorreva con Gohan, Piccolo si dava all’eremitaggio e all’allenamento solitario: l’inadeguatezza che aveva dimostrato durante il combattimento contro Kreezer e Cooler continuava a bruciargli; non si può dire che, in tema di orgoglio guerriero, avesse qualcosa da invidiare a Goku e Vegeta. La sua costanza era esemplare: l’umiliazione subita era un notevole incentivo ad incrementare la propria potenza. Per diverse ore in quella contrada aveva infuriato un vento del diavolo che aveva spazzato l’area, senza però scalfire la profonda concentrazione del demone. Finché il ventaccio aveva continuato a spirare, non il minimo fastidio lo aveva attraversato. Dopo qualche ora, il vento cessò; subito dopo, un turbamento si insinuò nella mente del guerriero dalla pelle verde.

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