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  1. #311
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    A breve posterò il prossimo capitolo.

    Ahah, ma com'è che Muten continua a spaccare nonostante gli anni!? E' l'idolo del mondo.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio

    A proposito, proprio un'ottima location per un torneo di arti marziali.
    9 chilometri a sud-ovest della città del sud, primi di maggio quando non è nè troppo caldo nè troppo freddo, non riesco proprio a pensare a cosa possa andare storto
    "Hai colto nel segno!" (cit. di Orso Bartholomew)

    Citazione Originariamente Scritto da Vegeth SSJ3 Full Power Visualizza Messaggio
    Sevbene abbia molto apprezzato certe gag,sono dell'idea che disegnate vengono meglio. Oivviamente questa e' solo una mia constatazione,anche su testo scritto funzionano,se il lettore le sa immaginare.
    Solo una domanda,infine: Vegeta comparira' in questo Tenkaichi (ovviamente come spettatore,non essendosi iscritto)?
    Naturalmente, quando scrivo una gag (ma vale in generale per tutta la storia, anche per le scene serie), nella mia mente le penso come se fossero inscenate in stile anime di Dragon Ball Z. Sono scritte per essere pensate in un certo stile.

    Vegeta... eh, senza anticipare nulla, credo che lo vedremo poco da ora in poi, visto che in questa parte della storia non è tipo da voler stare sugli spalti di una iniziativa sportiva per lui così blanda (e non può nemmeno partecipare in prima persona ad un evento simile).

  2. #312
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Diamo il via ai giochi. Si inizia con...

    Cap. 47: Il bisonte e il gattino.

    Nei vari altri incontri eliminatori, i nostri beniamini si distinsero fra gli altri per forza e velocità. Quel che si favoleggiava sulle due leggendarie scuole di arti marziali, fondate rispettivamente dal maestro Muten e dal suo rivale, era vero; la loro fama era meritata. I loro esponenti, agli occhi degli spettatori, continuavano ad apparire come esseri che aspiravano a travalicare costantemente i propri limiti. Poco contava che i loro maestri fossero gli eroi del momento: Kaya, Ganja, Ramen ed Ivanovich non erano certo dei raccomandati! Gli ottimi risultati riportati erano tutta farina del loro sacco. Non per nulla, si registrarono anche dei ritirati che si diedero per vinti già in quella fase. Non indugiamo oltre sullo svolgimento dei vari brevi incontri che dovettero sostenere per qualificarsi: sta di fatto che, com’era prevedibile, superarono le eliminatorie e, nel pomeriggio, gli otto qualificati erano già riuniti per estrarre a sorte il loro turno nei quarti di finale, decidendo dunque con chi e in che ordine avrebbero combattuto. Gli otto finalisti furono fatti accomodare in una sala dove si sarebbe tenuto il sorteggio; eccezionalmente, venne permesso anche ai quattro “presunti” salvatori del pianeta di assistere alle estrazioni. Tenshinhan e Jiaozi si resero conto che uno degli altri quattro finalisti era loro familiare, quando questi avanzò verso di loro con passo pesante come quello di un bisonte: «Ci conosciamo?» chiese il treocchi.
    Era un uomo corpulento, dai lineamenti mongoli, e dagli arti tozzi; stempiato e dai lunghi capelli neri e unti, portava dei baffoni neri. Vestiva abiti in pelle, ed indossava un fazzolettone arancione al collo. «Io invece mi ricordo bene di voialtri… ‘mpari.» sorrise l’uomo.
    Quell’appellativo accese una lampadina nella mente dei due maestri della Gru. «Tu sei uno di quelli che volevano impedirci di edificare la nostra palestra…» ricordò Tenshinhan.
    «Allora anche tu hai buona memoria! Mi chiamo Tung, se non ve lo ricordate…» disse l’energumeno con voce grossolana, per poi continuare con indubbia faccia tosta. «Sappiate che non vi porto rancore per quell’episodio!»
    «E ci credo! Avevi torto!» esclamò Tenshinhan, indignato.
    «Prepotente!» aggiunse Jiaozi.
    «Basta, ‘mpari, non c’è bisogno di fare così! Ormai io e l’amico mio Uska siamo diventati bravi picciotti, non rompiamo più i maroni a nessuno, ci limitiamo ad allevare bisonti e mufloni… nobili creature! Produciamo un ottimo formaggio di latte di muflone, ve lo farò assaggiare… Però, quando è stato indetto il torneo, non potevamo fare a meno partecipare!» spiegò affabilmente il rozzo personaggio.
    «E il tuo amico? Non ha superato le eliminatorie?» domandò allora Tenshinhan.
    «No, ‘mpare mio… del resto tra noi due lui è quello bravo con la katana, io so tirare meglio coi pugni!» disse, accompagnando la spiegazione con due pugni sferrati contro l’aria. «Sarò io a far avverare il nostro sogno di vittoria… il sogno di tanti anni…»
    Tenshinhan e Jiaozi sorrisero, comprensivi e paternali; a modo suo, quel villico montanaro era un sognatore, ed essendosi redento era pure simpatico. «In bocca al lupo, Tung… in fondo, un augurio te lo meriti.» disse bonariamente il treocchi.
    In quel momento entrò nella sala colui che avrebbe curato l’estrazione a sorte dei numeri, una vecchia conoscenza dei nostri quattro maestri: il solito caro telecronista ed arbitro biondo delle passate tre edizioni. Anche per lui il tempo era trascorso, tutto sommato in modo abbastanza generoso: indossava il solito abito scuro con cravatta a righe, e gli occhiali da sole; portava sottili baffetti scuri che incorniciavano qualche rughetta attorno alla bocca, ed i capelli imbrillantinati portavano la stessa pettinatura. Fu felice di rivedere di persona ancora una volta quei giovani che aveva lasciato come promesse delle arti marziali, consacrate da brillanti incontri, ed ora ritrovava nelle vesti mature dei maestri indiscussi del combattimento. Li salutò più che calorosamente, stringendo la mano a ciascuno dei quattro: «Sono commosso… Ma… Non manca qualcuno? Dov’è Son Goku? È lui il campione in carica del Tenkaichi, non dimentichiamolo!» Gli amici di Goku dovettero allora raccontare la tragedia che aveva colpito il giovane Saiyan, sua moglie e il loro unico figlio. Seguì qualche silenzioso attimo di malinconia. «Scommetto che il figlio di Goku è quel ragazzino che si vedeva in qualche scena delle riprese video… a proposito, siete stati grandiosi! Vi ho visti crescere e maturare! Ora grazie a voi il mondo è stato salvato… e siete dei maestri! Me lo sarei aspettato, non mi sorprendete affatto!» Poi, abbassando il volume della voce ed avvicinandosi con fare sospettoso, soggiunse: «Dite la verità… nelle trasmissioni, prima che la linea si interrompesse, si vedeva un guerriero biondo… era Goku, prima di ammalarsi e morire, vero? C ha salvati per l’ultima volta! L’ho sempre detto che non era normale quel ragazzo, e quei capelli biondi erano indice di una trasformazione anomala…»
    «No…» spiegò Crilin. «Quello era un altro ragazzo del gruppo… a cui non interessa il Torneo…» Vegeta sa-rebbe inorridito a sentirsi definire come “un altro del gruppo”; ma era il modo più semplice di spiegare la storia senza fare troppe rivelazioni!
    «Ditemi… non è che ora verrà pure quel terribile Piccolo?? Sinceramente ho un po’ di fifa…» domandò abbassando la voce con fare circospetto.
    «Non si preoccupi… ormai si è calmato. Non è più la furia scatenata di un tempo, e comunque ci ha detto di non essere interessato alle gare.»

  3. #313
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    Finalmente si diede inizio al sorteggio. Su un tabellone bianco era riportato un grafico che aspettava solo di essere completato con i nomi dei concorrenti; un’urna conteneva otto foglietti di carta numerati, che corrispondevano ai partecipanti ai quarti. Tenshinhan contattò telepaticamente Jiaozi. “Jiaozi… mi senti?”
    “Sì…”
    “Adesso faremo ricorso al giochetto del sorteggio truccato… dobbiamo formare le coppie in modo che sembrino casuali, ma naturalmente le manovreremo per far sì che i nostri ragazzi e le due ragazze non si incontrino subito…” I quattro maestri, ad insaputa degli allievi, avevano concordato di “guidare la sorte” combinando gli scontri in modo tale da permettere ai ragazzi di studiarsi a vicenda, analizzare le proprie mosse e tattiche: i maestri non li avevano istruiti sulle tecniche della scuola avversaria, ma in questa fase volevano che fossero loro, con la propria abilità di osservazione e con la perspicacia, ad esaminare l’avversario ed i potenziali altri avversari che si battevano nei vari incontri disputati e a dedurne strategie vincenti. Le arti marziali devono sfruttare e sviluppare anche le abilità intellettive di chi le pratica.
    “Va bene. Dimmi tu come combinare i match…” rispose Jiaozi.
    «Ordunque… dalla batteria A, la prima classificata è la signorina Kaya…» cominciò il biondino.
    “Kaya, della scuola della Tartaruga… mettiamola al numero… 3, dai. Combatterà al secondo incontro.” Fu la prima direttiva del treocchi. Con un bip di Jiaozi, il numero estratto da Kaya fu proprio il 3.
    «Il secondo della batteria A è il signor Tung, proveniente dalle montagne del nord-est del continente…» Il corpulento energumeno di montagna infilò la mano nell’urna dei numeri, mentre Tenshinhan ordinava al suo amichetto: “Smistiamolo… lo conosciamo già, mettiamolo al primo incontro.” Grazie alla magia di Jiaozi, Tung estrasse il numero 1.
    «Ora è il turno del signor… Bukko Bukko?» esitò il biondo arbitro, chiedendo conferma dell’esatta pronuncia del nome del concorrente. «Sono io…» disse una bestia alta due metri e mezzo: la flaccida pelle della sua pancia gonfia e coperta da porri e verruche di un verde molto chiaro, mentre quella della testa, che copriva anche schiena ed arti, era spessa e dura, coperta di squame, di color marrone tenue; muso sporgente, occhietti neri incassati nel viso, e una corta coda tozza che strisciava per terra quando l’animale era in posizione eretta, lasciando una schifosa bava giallina. Una strana creatura pensante, a metà tra il rettile e l’anfibio, a riprova che nel mondo esistevano bestie dei tipi più strani. «Ho la zampa troppo grossa per quella scatola; potresti estrarre tu il mio numero, cortesemente…?» disse Bukko Bukko, con sorprendente educazione. “Strana creatura… ma la sua aura non è terrificante quanto il suo aspetto” pensò Tenshinhan. “Questo sfiderà uno dei nostri. Mettilo al terzo scontro!” Così, il nome del mostro andò ad occupare la posizione numero 5 del tabellone.
    «Vediamo… dalla batteria B, la signorina Ganja…»
    “Ok, piazziamola quarto scontro, che è ancora vuoto! Così non ci resta che completare gli abbinamenti con gli altri quattro.” Ganja fu la numero 8.
    «Passiamo alla batteria C. Primo qualificato è il giovane Ramen… prego, venga a prendere il suo numeret-to.» “Perfetto, Ramen contro la bestia… mettilo al numero 6, coraggio!” Numero 6 per il rosso Ramen.
    «… poi, il secondo qualificato è… il signor Moonwalker.» Era un bizzarro personaggio dalla pelle color caffellatte, lunghi capelli mossi con un tocco di gel, vestito con giacca e pantaloni color avorio. Essendo a petto nudo, si intravedeva il suo fisico atletico, definito; indossava un cappello di lusso modello borsalino, anch’esso di color avorio. L’atleta fece una giravolta; poi, con passo sinuoso, indietreggiò strisciando fluida-mente fino all’urna, arrestandosi con un urletto in falsetto: «Auh!»
    “Dobbiamo ancora abbinare Ivanovich… come avversari, sono rimaste libere le due ragazze e Tung; questo Moonwalker può benissimo combattere contro una delle due ragazze… vediamo, mettilo al numero 7.”
    Ultimo blocco, lettera D: il primo qualificato era Ivanovich. “Jiaozi, lui non deve combattere subito contro Kaya… mettilo contro la nostra vecchia conoscenza, Tung.” Bip… Ivanovich venne collocato al numero 2.
    «Bene, l’ultimo rimasto, Mr. Satan, naturalmente andrà a collocarsi al numero 4 del tabellone. E con questo, il sorteggio è terminato.»
    «Ehi! È forse questo il trattamento che riservate al campione mondiale di lotta libera?? Che modo di fare è?!» protestò indignato Mr. Satan. Era una persona celebre: non era conosciuto solo negli ambienti della lotta, ma – amando molto le esibizioni di potenza – era usuale vederlo partecipare, da oltre un anno a quella parte a programmi televisivi, e ciò lo aveva reso un personaggio mediatico facilmente riconoscibile al di là del suo look appariscente, con i folti capelli afro, i baffoni neri da pirata e gli ampi mantelli colorati che era solito indossare nelle sue apparizioni pubbliche. «Non solo mi fate aspettare fino all’ultimo, ma non estraggo nemmeno il bigliettino! Ho diritto anche io, come e forse più di tutti, ad estrarre il mio numero!»
    «Ma non…» Il biondo cronista avrebbe voluto obiettare che non era necessario, perché era palese che Satan sarebbe finito nell’unico posto libero del tabellone.
    «Niente ma!!» ruggì Satan. «A me la scatola con il bigliettino!» Il campione inserì la mano nell’apposito buco, tirò fuori il famigerato bigliettino, infine commentò: «Numero 4! Ottimo, ORA va bene.» Le gemelle, stranamente, si tennero per sé quel giudizio di “scemo pagliaccio” che avevano formulato nelle loro menti contro il campione del mondo. Probabilmente erano impazienti di concludere l’estrazione, quindi non volevano ingaggiare baruffe inutili.
    «Bene, il sorteggio è terminato…» dichiarò l’annunciatore. «I quarti di finale si svolgeranno a partire da domani mattina. Per stasera siete liberi di andare alla fiera, riposarvi o allenarvi… appuntamento a domattina!»
    Yamcha, Crilin, Tenshinhan e Jiaozi si scambiarono delle occhiate complici, e qualche sorriso. Il sorteggio era stato manovrato spudoratamente, ma se non altro con equità; forse quel gesto non era stato il massimo, eticamente parlando; ma, in un torneo il cui esito davano per scontato (avrebbe vinto di certo uno dei loro quattro allievi), valeva la pena di cogliere l’occasione e far fruttare gli spunti formativi che l’evento offriva. Un imbroglio a fin di bene.

    Il gruppetto dei maestri e degli allievi uscì dalla sala e si diresse alla ricerca degli altri amici, ipotizzando che, data l’ora del pomeriggio, potessero essere dalle parti della fiera per rilassarsi. Fu proprio lì che li trovarono, intenti a concedersi un gelato per merenda.
    «E allora, che novità abbiamo?» chiese gioviale Muten alle gemelle, mentre Bulma concedeva un cucchiaino di gelato a suo figlio.
    «Spaccheremo tutto!» rispose Ganja.
    «Siamo passate… è stata una giornata incredibile, c’era qualche centinaio di concorrenti, ma noi quattro abbiamo spaccato, e di brutto anche!» raccontò Kaya in un turbinio di parole.
    «Naturalmente voi due, ma anche i due allievi di Tenshinhan e Jiaozi! Me l’aspettavo…» commentò il vecchio.
    Soya chiese interessata: «E i quarti?» Raccontarono dell’avvenuto sorteggio, e Ramen mostrò al resto del gruppo un foglietto sul quale aveva accuratamente annotato le coppie che si sarebbero scontrate, a mo’ di promemoria. Eccone il contenuto:

    TUNG VS. IVANOVICH
    KAYA VS. MR. SATAN
    BUKKO BUKKO VS. RAMEN
    MOONWALKER VS. GANJA

    «Nomi sconosciuti, a parte voi quattro e Mr. Satan, che compare ogni tanto in tv… sembra che ci sia stato un ricambio generazionale, in questi dieci anni…» commentò Muten, da intenditore. «Gli altri che tipi sono? Sono forti?»
    «Non lo sappiamo… nessuno di noi ha visto combattere il proprio avversario. Non possiamo saperlo, finché non ce li troviamo davanti!» disse Ramen.
    «Io sarò il primo a combattere… l’idea mi emoziona.» osservò Ivanovich.
    «E il calendario degli incontri?» chiese Bulma a Crilin.
    «Allora, avremo… domani, i quarti; l’indomani, ossia l’11 maggio, le semifinali… e poi…»
    «…il 12, la finalissimaaaaaa! Gyeaaaahhh!» proruppe Ganja, entusiasta.
    A quel punto Soya sollecitò a raccontare lo svolgimento delle eliminatorie, e così iniziò il lungo racconto della giornata che avrebbe impegnato narratori ed ascoltatori per la serata e durante la cena comune, prima di andare a dormire.

    L’indomani mattina, la giornata prometteva di essere radiosa, a cominciare dal clima. Così, mentre il gruppetto degli spettatori, guidato da Bulma, si diresse fra gli spalti dello stadio che ospitava gli incontri ufficiali; i quattro concorrenti si prepararono; indossarono le divise da combattimento, rosse quelle della Tartaruga e verde scuro quelle della Gru. Poi, ricevettero gli auguri e l’incoraggiamento dei maestri.
    Tenshinhan ruppe per una volta l’austerità che lo caratterizzava: si piegò leggermente all’altezza di Ivanovich, più basso di lui, gli pose le mani sulle spalle e, con fare paterno, gli rivolse parole affettuose d’augurio: «Ivanovich, tu combatterai subito… in bocca al lupo! Tieni sempre a mente le mosse e le tecniche che abbiamo provato… non farti scoraggiare da nessun avversario, e dimentica tutte le frecciatine che di solito ricevi per il fatto di essere il numero due della palestra! Se ti abbiamo portato qua, è perché hai realmente delle ottime capacità… sta a te mostrarle senza paura.»
    «… senza dimenticare mai di divertirti, ovviamente!» completò Jiaozi.
    «G-grazie, maestri…» rispose il ragazzino con gli occhi che gli ridevano di commozione.
    Poi i maestri voltarono le spalle ed andarono per la loro strada, in cerca di un angolo da cui sbirciare in modo più ravvicinato gli incontri, proprio come tempo addietro era solito fare il maestro Muten.

  4. #314
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    Il ring era ampio, tutto pavimentato con piastrelle bianche; l’inizio del primo incontro era atteso con impa-zienza dal pubblico che, posizionato sugli spalti, rumoreggiava e vociava disordinatamente. L’allegria e l’entusiasmo erano nell’aria. Quando finalmente il biondo telecronista comparve sul ring, un coro di gioia esplose festoso.
    «Signore e signori, buongiorno a tutti!» gridò il biondo con il braccio teso in un gesto teatrale. «Diamo fi-nalmente inizio agli incontri ufficiali della ventiquattresima edizione del Torneo Tenkaichi di arti marziali! Dopo tutto questo tempo sono entusiasta quanto voi, ma anche molto curioso di assistere a dei combatti-menti che, in base alle capacità dei concorrenti, si preannunciano incredibili! I nostri atleti giunti fin qui so-no molto in gamba, hanno dimostrato notevoli capacità durante le selezioni e sono sicuramente fra i più abili combattenti del mondo! Pensate, gli otto che si avviano a lottare hanno superato i turni delle elimina-torie, venendo scelti fra una rosa di centosedici iscritti!» Un urlo fragoroso si sollevò dal pubblico. «Le regole le conoscete tutti: le riepilogo una sola volta, e saranno valide fino alla finalissima!» disse, riassumendo le solite regole, a cui se ne aggiungeva una nuova: divieto di infliggere ferite mortali, a pena di squalifica. «Ma adesso basta con le chiacchiere! Diamo immediatamente il via al primo scontro, che vedrà contrapposti il signor Tung contro il giovane ma abile Ivanovich! I due concorrenti salgano sul ring.»
    Il grosso energumeno e l’atletico adolescente biondo fecero il loro ingresso sul ring con malcelata emozione: arrivava il momento che avevano sempre sognato. «Questa per entrambi è la gara d’esordio; è la prima volta che partecipano ad una competizione di alto livello. Conosciamoli un attimo, prima di lasciare loro il ring...» Si avvicinò a Tung ed iniziò ad introdurlo agli ascoltatori vicini e lontani, compresi coloro che seguivano il Torneo. «Il signor Tung viene dalla regione montuosa del nord-est del continente; lavora come allevatore di bestiame insieme ad un suo amico, Uska, che ha partecipato alle eliminatorie, purtroppo senza riuscire a passare il turno…»
    Si udì una voce sgraziata e gracchiante dagli spalti: «VAI ‘MPAREEEEEEEEEEEEE!» gridò il magro Uska facen-do sentire la sua presenza all’amico. «È il mio ‘mpare…» accennò Tung con voce commossa.
    «Ci dica, come mai ha scelto di partecipare al nostro Torneo?» chiese l’arbitro.
    «Beh, sicuramente perché sono troppo forte, e fra l’altro è sempre stato il sogno della mia giovinezza! Ricordo con nostalgia le edizioni precedenti, bellissime…»
    «Eh, a chi lo dice… ricordo anche io quelle belle edizioni… era un vero piacere farne la telecronaca…» ribatté l’altro, con il tono di chi rievoca nostalgicamente i bei tempi andati.
    Ivanovich lanciò un colpetto di tosse: «E-ehm… il Torneo…»
    «Ah già, ci scusi, signor Ivanovich! Ci dica, signor Tung, vuole rilasciare qualche altra dichiarazione?»
    «Voglio salutare i miei bisonti e i miei mufloni che mi seguono da casa!» disse l’uomo agitando la tozza ma-nona.
    «Ehm… benissimo! Ed ora la parola ad Ivanovich. Ha quattordici anni…»
    «Ma ora vado per i quindici!» si affrettò a precisare il ragazzo. Ramen, che osservava fuori dal campo, commentò con imbarazzo: «Bel modo di mostrare la propria maturità…»
    «Sì… viene da Vodka Town. Come potete vedere dall’ideogramma che indossa sulla divisa, è un allievo della Nuova Scuola della Gru, dove ha avuto come maestri Tenshinhan e Jiaozi! I nostri più affezionati ascoltatori ricorderanno con piacere questi due esperti atleti che in passato ci hanno fatto sognare con incontri meravigliosi! Se tanto mi dà tanto, l’abilità del giovane Ivanovich deve essere straordinaria! Sei emozionato, ragazzo?»
    «Beh, un po’ sì…» rispose egli.
    «Ahaha! Che gattino spelacchiato!» lo sbeffeggiò Tung, per via di quello stato d’animo così facilmente leggibile.
    «Maledetto cicciabestia! Come ti permetti di prendermi in giro??» si adirò il ragazzo.
    «Alla faccia dell’emozione… il ragazzino ha grinta da vendere!» replicò l’energumeno.
    «Te la dimostro io la grinta, culone!»
    «Bene, mi sembra che gli spiriti siano già ardenti… non resta che porgervi il mio in bocca al lupo!» dichiarò l’annunciatore; scendendo dal ring, concluse: «Che vinca il migliore… tre, due, uno, via!»
    Ivanovich fece un educato inchino al rozzo avversario, poi entrambi si portarono in posa. L’adolescente fissava il suo contendente con uno sguardo accigliato che richiamava quello di un felino in agguato; per questo Tung lo apostrofò beffardo: «Micio di primo pelo!» Una goccia di sudore colò lungo la tempia del ragazzo. Tung iniziò a correre a passo di carica verso l’avversario, pronto a colpirlo con un pugno pesante come il piombo. Il ragazzo si sottrasse all’attacco rotolando agilmente di lato. Poggiati saldamente ambo i piedi sul pavimento, scattò in avanti e tentò di sferrare un pugno al volto dell’avversario, che abbassò il capo, afferrò poi l’altro braccio del ragazzo e lo colpì con un pugno all’addome. Ivanovich incassò il pugnò rantolando, balzò all’indietro e rispose all’avanzata di Tung ingaggiando un rapido scambio di colpi; i due, incitati ora da una parte, ora dall’altra degli spalti, si tenevano testa a vicenda.
    «Il nostro amico biondo sembra più agile del bestione…» osservò Ganja da dietro le paratie, parlottando con Kaya e Ramen.
    «… ma non quanto noi!» le fece eco sua sorella.
    «Non sapete niente… il mio compagno può fare molto meglio di così!» rispose loro il rosso, quasi stizzito, come a voler condividere l’orgoglio di appartenere alla stessa scuola. “Non capisco” rifletté Ramen, quasi immedesimandosi nelle difficoltà del nemico. “Non capisco perché quel deficiente di Ivanovich stia tergiversando tanto a combattere sul serio; quel Tung non dovrebbe riuscire a tenergli testa.”
    Ad un certo punto, Tung riuscì ad afferrare Ivanovich per entrambi i polsi. «L’altro giorno mi allenavo in montagna in vista del torneo.» iniziò a raccontare, con un sorriso in cui si intravedevano alcune caselle an-nerite, segno di scarsa igiene orale. «Ho visto un cucciolo di gatto selvatico spaurito, debole ed indifeso, tutto da coccolare… sembravi tu!»
    «Basta! Mi hai proprio stufato adesso!» esclamò l’adolescente, furibondo, ripartendo all’attacco. Con la rabbia negli occhi azzurri, il giovane simulò un’astuta finta: fece per colpire l’avversario con un gancio al mento ma, mentre Tung si accingeva a pararlo, gli sferrò un calcio rotante al fianco sinistro, sbattendolo violentemente a terra verso destra. Poi avanzò ulteriormente, approfittando della pesantezza con cui l’avversario tentava di rialzarsi, per attaccarlo con un altri due rapidi calci al torace, facendolo indietreggiare ancora una volta. Si fermò, consapevole del fatto che i colpi subiti non avevano certo messo knock out l’avversario. «Strabiliante, amici spettatori! Nonostante un’iniziale parità, il giovane Ivanovich sembra stia sfoderando una forza davvero fuori dal comune!»
    Fu Tung stavolta a ripartire all’attacco. Prese una rincorsa verso l’adolescente, poi saltò in avanti per sor-prenderlo con un calcio al ventre; Ivanovich però saltò verso l’alto, facendo sì che il contendente rovinasse disastrosamente sul pavimento. Tung si rialzò immediatamente, per vedere che il giovane aveva raggiunto un’altezza strabiliante. «Che padronanza di movimenti!» commentò il telecronista. «Ivanovich ha invertito il senso di marcia, e dopo essersi innalzato con un salto ora si prepara a scendere a precipizio!»
    Il corpulento combattente ebbe appena il tempo di constatare che il ragazzino gli si dirigeva contro in pic-chiata a tutta velocità, coi pugni protesi in avanti; approntò una rudimentale difesa incrociando le tozze braccia davanti al proprio viso. Ivanovich lo colpì con vigore, ma Tung si impose di resistere, opponendosi all’offensiva con tutta la forza possibile, flettendo le ginocchia per contrastarlo al meglio. I due si contrapposero con strenua determinazione per alcuni secondi: Ivanovich spingeva, Tung resisteva, ed entrambi avevano vene pulsanti lungo le loro braccia; fra i due, però, dopo diversi secondi sembrava che a Tung gli occhi stessero uscendo dalle orbite, da quanto faticava a resistere. Resosene conto, Ivanovich aumentò bruscamente l’energia utilizzata indietreggiando e poi colpendolo in modo secco a più riprese finché, dopo averlo così spintonato più volte, lo costrinse al bordo del ring. Ivanovich poggiò di nuovo piede a terra, sorridendo trionfante, poi con facilità calciò l’avversario alle gambe facendogli perdere l’equilibrio. Inaspettatamente, Tung si ritrovò lungo disteso per terra.

  5. #315
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    «Tung è caduto fuori dal ring! Il vincitore del primo incontro è… Ivanovich!» proclamò il telecronista.
    Ivanovich si chinò per aiutare sportivamente Tung a risalire sul ring. «Ahi ahi ahi…» si lamentò il montanaro, indolenzito. «Mi piace il tuo modo di combattere… poche parole, tecnica e potenza! Così si fa!»
    «Dici? Grazie…» rispose il ragazzo con modestia, sapendo di non aver affatto dato fondo alle proprie risorse. «I miei maestri mi hanno insegnato ad essere serio ed a parlare poco, quando combatto… ogni parola in più rischia di essere un punto in meno per me.»
    «Vuoi saperla una cosa? Tutta quella sceneggiata del gattino era una farsa, ‘mpare… Il mio obiettivo qui al torneo era vincere, ma non sarei stato contento di passare il turno quando ti comportavi da micino impaurito. Volevo farti incavolare! Ora mi hai battuto tu… riconosco che sei più forte di me, giovanotto… ma anche se non sarò io il vincitore del Tenkaichi, sono contento di averti fatto tirare fuori le palle! Solo così lo scontro poteva essere leale! Da ora in poi farò il tifo per te. Stringi ‘sta mano…» lo invitò Tung allungando la mano destra verso di lui. Perplesso, Ivanovich gliela strinse. «Più forte, giovanotto!» Ivanovich capì che l’avversario lo aveva capito meglio di quanto il ragazzo stesso si fosse capito da solo. Nei mesi di preparazione alle gare, in un ambiente chiuso e familiare come la palestra, si era sempre comportato da spacconcello, e anche con Kaya e Ganja continuava ad atteggiarsi da galletto della situazione. Ora che, però, era a confronto col mondo intero, in un contesto internazionale… beh, la cresta gli si era abbassata da sola, involontariamente! Tung, col buon senso di cui solo un semplice montanaro o un contadino sarebbero capaci, lo aveva compreso; e aveva scelto di non essere tanto sleale da approfittarne. Per questo il giovane sorrise e strinse la mano convinto. «È stato un bel combattimento… grazie, signor Tung!»
    «Chiamami “‘mpare”! Ahahah!» rispose Tung con una risatona gioviale. Mentre i due scendevano dal ring, Ramen disse alle due gemelle: «Visto? Ve l’avevo detto che Ivanovich doveva ancora dare il meglio di sé!» Così, Crilin e Yamcha si congratularono con Tenshinhan e Jiaozi per il buon risultato ottenuto dal loro allievo. Lungo il breve sentiero che portava alla sala d’attesa, Ivanovich chiese allo sconfitto: «Come fai ad essere così forte, ‘mpare? Che addestramento hai seguito??»
    «Ma chi si è mai addestrato! Non ho scuola, io...! Il segreto della mia forza? Anni e anni vissuti fra sani esercizi fisici e sogni di gloria, e ottima alimentazione a base di latte e formaggi di muflone! »

    *********************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE.
    Il torneo è finalmente entrato nella fase calda, dunque! Com’era prevedibile, i nostri quattro beniamini sono passati tutti.
    Per quanto riguarda gli altri quattro finalisti:
    - Mr. Satan lo conosciamo tutti, ma in questa linea temporale non è l’eroe salvatore del mondo per-ché non c’è mai stato (e mai ci sarà) un Cell Game nel quale potrà esibire le sue indubbie capacità eroiche; finora, è solo il campione del mondo di wrestling.
    - Tung era stato una comparsa di un vecchio capitolo (18), e qua si è fatto conoscere in una luce di-versa;
    - Moonwalker e Bukko Bukko sono due nuovi personaggi, che presto avremo modo di conoscere. :-)

  6. #316
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    Ottimo capitolo e davvero molto interessante li scontro tra Tung e Ivanovich, in puro stile DB ma con un po' di introspettivita' e Sportivita' in piu'. Complimenti!
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  7. #317
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    Ho dimenticato (e dire che mi ero tanto imposto di ricordarmelo) di allegare la foto di gruppo degli otto finalisti!

    Rimedio ora e ve la allego sotto spoiler:
    Spoiler:


  8. #318
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    Molto bella,solo una curiosita': Mister Satan non dovrebbe avere un mantello colorato (qusto e' cio' che si deduce dalla descrizione nel capitolo) ?
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

  9. #319
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    Risposta paracula in stile SBS di Oda su One Piece: Mr. Satan non ci vive col mantello addosso; quando la foto è stata scattata, se lo era appena tolto.

    Risposta reale: non mi sono nemmeno posto il problema del mantello quando realizzavo il disegno; siccome in altre occasioni l'ho disegnato senza mantello, la mia mano è andata in automatico senza nemmeno pensarci.

  10. #320
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    Ottime risposte! (specie se mi citi la SBS di Oda)
    Prossimamente... Dragon Ball R.S., il DB alternativo!

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