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  1. #221
    Senior Member L'avatar di Ssj 3
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    Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.

    Mi piace la caratterizzazione di Sauzer e lo scambio di battute tra il guerriero d'elitè e il terrestre.
    180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto), quindi come immaginavo sarà Kodinya a risolvere la situazione. Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due.

    Per il resto capitolo molto scorrevole e interessante su cui non ho particolari appunti da fare.
    Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?

    Esigo subito il prossimo
    Ultima modifica di Ssj 3; 04-11-2013 alle 14:20

  2. #222
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Grazie per i commenti, è bello avervi tutti e due!

    Citazione Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
    Che bello, amo il nonsense, ho ADORATO la parte sulle bibite gassate ed il Megacombo! xD
    A me piace scriverle, queste parti! Hanno anche un po' dello humour alla One Piece (personaggi stupidi come Rufy e Brook che ridono, fanno gag, sbraitano ecc.); trovo che anche in questo genere di scenette One Piece sia un po' l'erede di Dragon Ball.

    Citazione Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
    Oddio, bomba radioattiva e Chernobyl... Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale.
    L'idea mi è venuta un po' perchè ho associato il verde della pelle di Dore alla radioattività (è una specie di Hulk spaziale ), considerando anche che l'arma della radioattività è particolarmente adatta ad uno che come mestiere stermina popoli e conquista pianeti.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Letto anche l'ultimo capitolo: intuisco che Piccolo sia su per giù al livello di Goku col kaiohken x10, ma mi chiedo come Gohan possa risultare d'aiuto di fronte a due poteri così differenti dal suo.
    Quando Piccolo diceva che Gohan guarendo avrebbe potuto aiutarlo, probabilmente intendeva riferirsi a qualche intervento strategico diverso dalla mera forza combattiva. Sai che Piccolo è sempre furbo e tattico nelle battaglie contro nemici più forti di lui (Radish, Nappa, Freezer); la frase è volutamente ambigua perchè lui stesso non sa ancora bene cosa fare: in questa fase sta affrontando un nemico preso "a scatola chiusa". Deve ancora capirne la forza e i limiti!

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    180.000 è un'indice spropositato rispetto a quello dei nostri (tra l'altro è l'unico livello che all'incirca combacia con quelli ufficiali del movie 5, non so se è un caso o se è voluto),
    Anche questa è una cosa che non sapevo: diciamo che, nel consultare Internet come fonte, mi sono mosso un po' a casaccio. Nel mio caso volevo che fosse più forte di Ginew, ma inferiore ai 200.000 in modo da essere più debole di Kreezer primo stadio (lo aveva detto Kreezer stesso, che Sauzer è meno forte di lui); infatti anticipo sin d'ora che Kreezer al primo stadio era più debole del 530.000 di suo padre. Del resto, è ancora un bambino.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Hype per l'incontro con Vegeta, spero di vedere un po' di sani sfottò tra i due.
    Una domanda: Goku non sa che Vegeta è ssj?
    Esigo subito il prossimo
    Su questi punti, prestissimo il prossimo capitolo ti darà soddisfazione.

  3. #223
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Più presto che mai, ecco il capitolo successivo. Buona lettura!

    Cap. 34: Mille risate in mezzo a un mare di guai.

    Kodinya, che - in disparte – adesso sovrastava a mezz’aria l’altro campo di battaglia, iniziò a scrutare il terri-torio. “Prima di tutto mi interessa sapere che fine abbia fatto quella piccola squilibrata: non mi è piaciuta per niente la faccia con cui si allontanava!!” Cercandola con lo sguardo, la localizzò. «Ah, eccola… guarda te, se doveva mettersi a stringere amicizia con quei mocciosetti terrestri!» la disapprovò, dopo averla adocchiata.
    «Sono la più forte del pianeta interoooo!» dichiarò Kapirinha esultante, seduta per terra, coi pugni levati verso il cielo, per poi ricadere lunga distesa sulla schiena, come sfiancata. Nel giro di pochi minuti, sotto il potente effetto iperstimolante del Megacombo, la piccola guerriera era sballata, completamente fuori di testa; stava per perdere il controllo di sé, come tradivano i suoi occhioni lucidi color miele e la pelle rosa pastello del viso, che aveva assunto una tinta blu in corrispondenza delle guance e della cima delle orecchie. Chiacchierava smaniosamente e senza freni. Di questo passo, le tre ragazze e il ragazzino stavano socializzando amichevolmente.
    «Ma di quale pianeta?» chiesero in coro Kaya e Ganja.
    «Di tuttiiiiiii!» esultò nuovamente Kapirinha. Scoppiarono risate collettive ed irrefrenabili tra i quattro.
    «Ma allora sei simpatica!» esclamò Ganja, cui fece eco la gemella: «E noi che pensavamo fossi una stronza!»
    «Anche voi due siete simpatiche! E poi mi piacciono i vostri capelli, mi ricordano la mia infanzia e il mio pia-neta natio...»
    «Anche tu hai dei bei capelli... lunghi, scuri e ricciolini!» la elogiò Kaya. «Ma come fai a farteli così ricci?»
    «No, no... sono i miei ricci naturali! Non uso prodotti di bellezza!» spiegò la piccola guerriera, attorciglian-dosi una ciocca attorno al dito indice; per sbadataggine, inavvertitamente si tirò da sola quella ciocca di capelli: «Ahiahi!! Mi fai male, Kapirinha! Cioè, ti fai male! Cioè, mi faccio male da sola!» e a quella gag scoppiò una crassa risata ignorantona.
    «Ehi!» esclamò Ivanovich, desideroso ancora una volta di mettersi in mostra, visto che i discorsi sul tema di cosmetica e bellezza non erano decisamente il suo forte. Puntò l’indice da maestrino in avanti e disse: «Sapete come si dice dalle mie parti? Ogni riccio un capriccio!»
    «Uffiiiiiiii!» sbuffò Kapirinha, con le guance blu e lucide come due palloncini. «Non sono una tipa capriccio-saaaa!»
    «Ihihih… però adesso siete amiche non per la pelle, ma per i capelli!» esclamò Ivanovich.
    Kapirinha strillò: «Sìììì! Io vivo per voi, amiche mieeee!» E le risate scoppiarono con fragore per un po’, poi si spensero. Intervenne Ivanovich, ragionando divertito con un ampio sorriso: «Certo che sembriamo proprio un bel branco di maiali sdraiati su un divano…»
    Le reazioni a quell’asserzione furono: «Eh?» «In che senso? » «Cos’è un maialo?» Quest’ultima domanda era stata posta da Kapirinha; a quanto sembrava , sul suo pianeta non esistevano i suini.
    «Facile.» spiegò Ivanovich «Sapete cosa fanno dei maiali sdraiati su un divano?? I porci comodi!»
    «Aspetta, aspetta!» intervenne Kaya, anch’ella in vena di spiritosaggini argute. «Sapete cosa fanno i maiali distesi in posa sul divano, davanti ad una macchina fotografica?? La loro porca figura!!» E nuovamente l’insana ridarella prese il sopravvento, con Kapirinha che rideva più di tutti pur capendo quelle battute me-no di tutti.
    «Porca zozza…» imprecò Kodinya, schifata dal vedere l’amica darsi alla pazza gioia nel bel mezzo di una missione. «La balorda ride come una scema e ha uno strano colorito bluastro! Devono essere quei sintomi di cui mi aveva parlato! Io pensavo che si fosse ripulita, e invece ci è ricascata… Brutta roba, la droga…» Scosse la testa: «Finché non fa danni… prima di tornare dal Re, andrò a recuperarla. E ora seguiamo lo scontro dell’imbecille numero uno della galassia: il capitano speciale di ‘sta minchia. Intanto noto che Neiz e Dore non si vedono in circolazione… che siano stati sconfitti? Sarebbe troppo bello… due stronzi in meno…»
    In quegli stessi minuti, Ramen si alternava tra l’assistere l’adorato maestro Tenshinhan e la visione del combattimento, con la paurosa idea che anche il maestro Jiaozi dovesse combattere per finire in fin di vita, se non peggio. Grazie alla previdente Soya, che si portava sempre dietro una capsula-cassetta di primo soccorso, le contusioni, i graffi e le ferite riportati dal treocchi durante lo scontro erano stati appena disinfettati; ma quel primo soccorso era ancora troppo poco per migliorare le sue condizioni. Per quanto fosse privo di sensi, i suoi lineamenti erano tesi, gli occhi erano chiusi ma corrucciati e la bocca semiaperta; il danno al cranio doveva causargli un dolore indescrivibile. Per dargli un po’ di sollievo, il discepolo gli asciugava il sudore e gli inumidiva in viso con una pezza che si era fatto prestare da Soya, in quel momento interessata alle sorti del “suo” Crilin. «Ma come cavolo fanno ad essere così festosi, quei deficienti… la situazione è critica e le condizioni dei nostri maestri sono pessime! Accidenti…»
    Crilin se la stava cavando male: non disponeva di strumenti che gli permettessero di colmare in alcun modo il divario con il nemico. Sauzer aveva aumentato di poco la propria aura. «Forza, giochiamo ancora un po’ con le lame! Voglio farti vedere una cosa! Lanciami ancora una volta quelle tue lame laser! Due, tre, cinque… quante ne vuoi, insomma!»
    Crilin obbedì, e plasmò cinque Kienzan, lanciandoli in sequenza e mettendo assieme una sorta di stormo disordinato. «Èpée de noblesse!» sancì solennemente Sauzer, facendo scaturire attorno al polso una lunga spada d’energia dorata che svettava al di sopra del suo braccio. Ora sì che combatteva soddisfatto: la lama energetica era una delle sue tecniche preferite, perché gli permetteva di atteggiarsi a valoroso moschettiere. «Per duellare contro una lama, ci vuole un’altra lama!» Con notevole agilità e spontanea eleganza, Sauzer affrontò i cerchi energetici con la sua spada: alcuni di essi vennero colpiti in senso perpendicolare e respinti verso l’alto o verso il basso, altri invece collidevano per alcuni secondi lungo il filo, provocando scintille e un fastidioso ronzio. «Ma non sei capace di manovrarle, allora… che delusione! La mia tecnica è molto più raffinata!» si lamentava, mentre giocherellava con le lame per poi deviarle e mandarle allo sbando. «Scommetto che hai sempre fatto grande affidamento sulle tue seghe rotanti, perché ti aiutano a danneggiare nemici molto più forti di te! E il ragionamento non è sbagliato… uno spirito volenteroso tende a prevalere sulla pura forza fisica… Ma la mia è una lama più resistente ed affilata, perché è emanazione di uno spirito molto più nobile e potente del tuo… il mio!!» Senza esitazione, dopo essersi disfatto dei Kienzan, Sauzer si lanciò all’attacco con la sua spada. La mossa seguente di Crilin fu ancora una volta istintiva: «Colpo del Sole!!»
    «Perdinci! Ma allora è un vizio! Però i vizi si pagano…!» gridò il Capitano, accecato dall’immane bagliore e scocciato da quell’insulso attacco che, ancora una volta, lo ostacolava. Crilin approfittò di quel momento per andare a nascondersi dietro un alto sperone roccioso, azzerando l’aura in modo che Sauzer non riu-scisse ad intercettarlo nemmeno quando, recuperata la vista, attivò lo scouter. “Dove si è nascosto quel nanerottolo, perdiana!? Si sarà cacciato nella fossa scavata dal mon pauvre Neiz?” Sauzer scese a controllare e a perlustrare con il rilevatore sull’occhio, poi lanciò un raggio che si allargò in un’ondata ampia nella buca; Crilin seguiva la ricerca di cui era preda con fortissimo batticuore: “Cacchio, mi sta cercando là sotto…”
    «Umano, ascoltami bene!! Se non esci allo scoperto, farò saltare in aria tutto! I corpi dei tuoi amici saranno travolti e disintegrati, inermi come sono!» E non sapeva che sul posto erano presenti pure gli allievi delle due scuole… un cavaliere oserebbe mai prendere in ostaggio degli innocenti? E un invasore alieno, lo farebbe? Era preferibile non dover scoprire la risposta a tali interrogativi: «F-Fermo… eccomi qua!» esclamò Crilin uscendo allo scoperto.
    «Malnato codardo!» lo ingiuriò saltandogli addosso e afferrandolo per il colletto della maglia blu; poi co-minciò a tartassarlo di pugni nello stomaco uno dopo l’altro: «Così impari a prendermi in giro! Nei duelli non ci si nasconde! Questa è l’ammenda per il tuo comportamento vile!»

  4. #224
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    Quella sorta di nascondino e il susseguente pestaggio costituirono un temporeggiamento provvidenziale. In quei minuti, infatti, la flying car viola di Yajirobei era atterrata in prossimità di Soya, Ramen e Jiaozi. Il samurai ciccione, sceso pesantemente dalla sua vettura, salutò con voce scorbutica, a dispetto dal tenore amichevole delle sue parole: «Ehilà, gente! Che aria tira qua? Bleah, che postaccio… ma in effetti è l’ideale per combattere…»
    Jiaozi, meravigliato per l’inaspettata apparizione, si ricordò di lui: «Ah! Yajirobei! Sei venuto a darci una mano?»
    «Ma che, sei matto?! Sono solo venuto a portarvi una scorta di senzu da parte del maestro Karin! Non sono tantissimi, purtroppo, quindi usateli con criterio e fateveli bastare!»
    «Sapevamo che il maestro Karin non si sarebbe dimenticato di noi, anche se ci hai messo un bel po’ per arrivare...»
    Yajirobei, con un grugnito seccato, porse il sacchettino con i fagioli magici a Jiaozi, affinché guarisse subito i feriti; poi, appallottolando una caccola del naso, rispose senza scomporsi: «Invece di ringraziare…! Sapete come dico sempre io? “Meglio tardi che mai...” e poi dico sempre anche “La vita è una questione di culo: o ce l'hai, o te lo fanno!” Voi l'avete avuto, quindi ringraziate e non siate polemici!» Nel frattempo, sotto gli occhi increduli di Soya e Ramen, Yamcha e Tenshinhan erano miracolosamente in piedi, sani, salvi e al mas-simo delle forze; solo i vestiti strappati e bruciacchiati testimoniavano i guai affrontati e, malgrado tutto, superati.
    «Perfetto, il mio compito qui è finito! Fatevi forza e ci vediamo alla prossima!»
    «Ma come? Te ne vai di già, Yajirobei?» chiese Yamcha. «Sicuro che non vuoi restare a darci una mano?»
    «Sicurissimo! Non dire scemenze, lo sai bene che non sono affatto utile… quindi, non ha senso che io rischi la vita qua…»
    «Ad ogni modo grazie: mi sento in perfetta forma, di nuovo pronto a combattere!» dichiarò convinto Ten-shinhan, liberando la sua energia interiore, mentre il destinatario dei suoi ringraziamenti se l’era già svignata senza ritegno. Dopo aver fatto il punto della situazione, i tre super guerrieri si divisero i compiti: Tenshinhan sarebbe intervenuto al fianco di Crilin, portandosi in battaglia due senzu; Yamcha, per non sentirsi da meno, avrebbe assunto il ruolo di riserva nell’eventualità che fosse stato necessario il suo intervento, mentre il piccolo Jiaozi avrebbe portato un paio di senzu a Gohan, la cui aura era percepita come flebile, e a Piccolo, che a quanto sembrava stava fronteggiando il figlioletto di Freezer.
    «E quei quattro?» domandò Yamcha scioccato: si riferiva alla bizzarra chiacchierata che si stava svolgendo fra le due gemelle, il biondo allievo di Tenshinhan e la bassa guerriera dalla quale non pareva provenire alcuna minaccia. «Tutti quegli scalmanati stanno stringendo amicizia...»
    «Non è così male che se ne stiano lì a chiacchierare...» sorrise Soya «… se non altro, staranno lontani dal campo di battaglia!»
    Crilin sputava sangue; i suoi occhi erano cerchiati di nero, e il suo viso appariva più scavato. «Hai pagato abbastanza la tua slealtà! Adesso posso finirti!» Mentre l’alieno pronunciava questa frase, Crilin avvertì l’aura di Tenshinhan appena ripresosi. «Break!! C-chiamo… un mio amico!! T-tenshin…han, ti prego, vieni ad aiut-!» Non poté concludere la richiesta d’intervento, perché un pugno di Sauzer gli aveva trapassato lo stomaco, e adesso schizzi di sangue e succhi gastrici colavano dal suo addome.
    Soya strabuzzò gli occhi e scoppiò in lacrime: «Oh, Crilin! Nooo!»
    Sauzer si sbarazzò di quel corpo, ormai in procinto di diventare una salma, gettandolo via con schifato disinteresse quasi fosse un sacco dell’immondizia; il pelato fu recuperato da Tenshinhan che, presolo in braccio, si affrettò a riportarlo in piena salute con un senzu. «Anche se lottate in due, non ci vorrà molto a terminarvi.»
    Kodinya si era fatta un’idea sufficientemente chiara di ciò che era accaduto tra i vari combattenti prima del suo arrivo sul posto; ora che era lì, avrebbe assistito al concludersi del combattimento di Sauzer, per poi andare a fare rapporto al Re. Con sua somma meraviglia, l’alta guerriera sentì che, oltre la linea dell’orizzonte, un’aura incredibilmente ampia e potente era in progressivo avvicinamento a velocità supersonica. “Ma… questo spirito così imponente… non posso usare lo scouter su di esso, o andrà in tilt! Non riconosco quest’aura… terribilmente forte e con un che di spietato… Non so perché, nell’animo mi sorge un sentimento di nostalgia… Non sarà mica…??”
    Anche Yamcha avvertì quell’aura, riconoscendola: «Ecco! Ora ci siamo tutti… ci mancava solo lui! Ma non so se è uno su cui possiamo fare affidamento, e se ci sarà di aiuto…» Proprio mentre Tenshinhan e Crilin si erano portati in posa d’attacco, il nuovo arrivato fu finalmente visibile: adesso Vegeta troneggiava fiero sul campo di battaglia, davanti ai tre contendenti. Un sorriso si allargò sul volto dal pallido incarnato di Kodinya, che fra i presenti era quella che lo conosceva meglio di tutti, malgrado non avesse riconosciuto la sua aura: questo perché non lo aveva più incontrato da quando aveva imparato a gestire quel genere di percezioni.
    «Vegeta!» esclamò il basso combattente pelato. «Sei venuto ad aiutarci!»
    «Ci conosciamo, testa pelata?» chiese di rimando Vegeta, sfoderando per provocazione un ghigno derisorio. «Non me ne frega di quel miserabile del vostro nemico! Voi ed io non siamo amici e non siamo alleati… Sbrigatevela da soli!»
    «Miserabile… à moi? Dopo che avrò completato la missione, sarà il tuo turno, maledetto screanzato.» ribatté Sauzer. «Non ho ancora il dispiacere di conoscerti, ma presto morirai! Lasciami misurare l’indice della tua forza combattiva! » aggiunse, premendo un pulsante dello scouter.
    «Io invece ti conosco: tutti nei confini del regno della famiglia Cold hanno sentito almeno parlare di quel disgustoso lecchino del Capitano Sauzer, l’anima nera di Cooler! E, ad ogni modo, non sei un avversario di mio interesse… io punto più in alto! Sta’ a vedere!» E concentrò la propria aura in modo talmente rapido che lo scouter, nel tentativo di rilevare il livello, andò in tilt ed esplose.
    «Si è rotto! Lo scouter si è rotto!!» ripeté Sauzer sgomento ed incredulo. «Ignorami pure, sciagurato… la prossima volta ti vedrò supplicare!». Kodinya smorzò un sorrisetto divertito sotto i baffi. A quel punto, Vegeta si spostò in volo davanti alla sua ex collega.
    «Hola, testone del cazzo! È bello rivederti in splendida forma! Vedo che hai conservato l’armatura dell’ultima volta che ci siamo incontrati, eh?! Decisamente ti donano le spalline gialle! Come te la passi??»
    «Ehi, cara la mia troia!» Com’è bello essere amiconi, eh? «Anche tu qui?»
    Kodinya strinse le spalle. «Ti avevo promesso che sarei venuta a trovarti, no? Il Re ha organizzato questa spedizione, ed ho chiesto di farne parte! Tu che mi dici??»
    «L’ultima volta non ero pienamente in me, ossessionato com’ero dall’idea di raggiungere lo stadio di Super Saiyan… ricordi? Beh, ora guarda!» annunciò, facendosi avvolgere da un’inequivocabile aura d’oro.
    «Minchia, quanto sei figo! Allora ci sei riuscito, alla fine!» commentò ammirata Kodinya, fissando il Saiyan dagli occhi verde acqua e dai capelli biondi. Vegeta sghignazzò con una luce maligna negli occhi: questo traguardo gli aveva restituito la sua piena baldanza; per di più, come spiegò egli stesso alla sua ex collega: «Per la prima volta, quest’oggi ho la possibilità di mettere alla prova i miei nuovi super poteri su di un nemico alla mia portata, e che nemico poi! Mi hai appena confermato che abbiamo grandi visite, oggi!» asserì convinto e galvanizzato, accennando col pollice al campo dove stavano lottando Kreezer e Piccolo.
    «Vegeta! Hai presente chi c’è di là? Sei sicuro di farcela??» domandò Kodinya esterrefatta. Crilin notò di sottecchi come tra i due dovesse sussistere una qualche forma di complicità o amicizia, un rapporto probabilmente nato negli anni in cui Vegeta lavorava al soldo di Freezer: Vegeta non era mai stato visto in un atteggiamento simile, sulla Terra.
    Il Super Saiyan guardò tutti, ma non diede alcuna risposta. Tornò alle sue sembianze naturali, poi concluse: «Vi saluto, gente! Statemi bene!» E con una risata strafottente si allontanò.
    Tenshinhan lo insultò per l’indignazione: «Dannato bastardo…»
    Gli fece eco Crilin con un broncio infelice: «Poteva anche darcela, una mano…»

    Piccolo, la cui aura trasparente lo avvolgeva alla massima intensità, era pronto in posa d’attacco, stavolta sul serio. «Sarò onesto: del resto, se - come dici - ci tieni tanto alla correttezza, questo è già un bel passo avanti! Non ti aspettare che userò riguardi con te solo perché sei un bambino…» lo avvisò «…tanto lo so che sei un mostro terribile, come tuo padre...»
    «Grazie, amico verde… non c’è bisogno che mi fai i complimenti!» rispose Kreezer, quasi lusingato dal paragone con l’illustre genitore.
    Piccolo distese le braccia in avanti; il suo corpo era avvolto da fremiti d’elettricità. Concentrò la forza nelle braccia; dalle palme delle mani fuoriuscì una duplice onda d’energia che si congiunse in un indomabile ca-vallone dorato. Kreezer decise di rispondere in modo analogo, lanciando da una mano una voluminosa emissione di energia di color amaranto-rossiccia. Le due onde si confrontarono per alcuni secondi; dopo una fase iniziale di parità, quella di Piccolo prese il sopravvento: acquisì terreno rispetto a quella del ragazzino, fino a prevalere completamente ed investire il nemico.

  5. #225
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    Kreezer, travolto dall’attacco, si domandò: «Ma da dove sbucano oggi tutti questi tizi straordinariamente forti?!» Era costretto ad aumentare ancora una volta la percentuale di potenza da cui attingere.
    Piccolo approfittò di quel frangente per infliggere una ginocchiata al bambino alieno all’altezza del ventre, facendolo capitombolare all’indietro di alcuni metri, per poi attaccarlo con ripetuta ferocia con una raffica di numerosissimi pugni e calci feroci, senza concedergli respiro. Il nipote di Cooler ebbe la sveltezza di balzare fra un pugno e l’altro e di sferrare un doppio calcio a gambe giunte all’altezza del diaframma di Piccolo; quest’ultimo sulle prime tentò di resistere senza indietreggiare, nonostante le gambe del ragazzino premessero sul petto del namecciano quasi volessero sfondarglielo per traforarlo fino alla schiena. Kreezer cominciò ad alternare calci sferrati al petto a velocità ancora superiore: stavolta Piccolo, per non rischiare di farsi sfondare il torace, indietreggiò. Necessitava di un espediente per interrompere l’offensiva del piccolo alieno: gli puntò addosso gli occhi e sparò due raggi energetici. «Questo so farlo anch’io!» gridò Kreezer, ripetendo a sua volta quell’attacco di raggi rossicci dagli occhi. “Maledizione…! È solo un moccioso, ma quanto a tecniche non ha nulla da invidiare al padre…” imprecò tra sé il guerriero namecciano. «Kreezer…» ansimò «chi ti ha insegnato a combattere in questo modo?» chiese Piccolo, nel tentativo di riprendere respiro apprendendo qualcosa di più sui nuovi nemici. «In parte mio papà, ma soprattutto mio zio, di recente …» spiegò in breve Kreezer con un sorrisino presuntuoso. “Anche questo Cooler deve essere letale quanto suo fratello, se non peggio… sono entrambi a livelli di abilità paurosi!” fu la deduzione di Piccolo.
    «Per esempio, lo zio mi ha spiegato che alle volte i deboli plebei cercano di intavolare discussioni apposta per far perdere tempo alla gente seria come noi! E siccome ho capito che stai cercando di fare lo stesso, non te ne darò la possibilità!» Inutile specificare quanto fosse orgoglioso Cooler nell’ascoltare il nipote parlare come lui: gli insegnamenti stavano dando ottimi frutti. Kreezer mise in atto i suoi propositi: levitò nuovamente all’attacco a testa bassa, con un’agilità inattesa, intenzionato a prendere a testate il nemico. Piccolo, preso in contropiede da quell’accelerazione, liberò completamente la propria aura a scopo difensivo, scatenando contro il ragazzino una sorta di ventata energetica; il figlio di Freezer non si perse d’animo, aumentò la propria forza e, contrastando la difesa del maestro di Gohan, lo attaccò come un rinoceronte con una sequenza di una, due, tre capocciate al petto e, salendo, al mento. Piccolo si sbilanciò e cadde indietro dopo un volo di alcuni metri; Kreezer volle cogliere l’occasione di quella posizione supina. Unendo le manine in una martellata, il ragazzino alieno gli frantumò il ginocchio. Al crack della rottura si accompagnò l’urlo disumano di dolore di Piccolo: adesso lo stinco era ruotato in maniera innaturale. «Maledizione… Piccolo…!» sibilò Gohan con un filo di voce, seguendo lo straziante martirio del suo maestro.
    «Eheheh…» sghignazzò il nipote di Cooler. «E il premio del migliore urlo di dolore del giorno va a… il rompi-scatole dalla pelle verde! Voglio vedere come farai a rialzarti con la zampa a penzoloni!»
    Piccolo guardò con odio quella piccola peste che lo stava mettendo in difficoltà in quel modo. Poi si infilzò le nere unghie della mano nella coscia e se la mozzò con sofferenza, gettandola via con tutta la stoffa viola che la rivestiva, sotto lo sguardo attonito dell’avversario. Senza esitare, dal moncherino di coscia che gli era rimasto rigenerò una nuova gamba. «Figata! Mi ricordi degli animaletti che vivono sul mio pianeta… anche a loro spezzo le zampine; poi, per evitare che se le facciano ricrescere, sai che faccio?? Gli spacco la testolina! Ti sarà anche ricresciuta la gamba, ma le tue energie non si rigenerano così facilmente, eh?!»
    «Curioso…» commentò il guerriero dalla pelle verde rialzandosi. «Anche tuo padre una volta mi disse una cosa simile…» Per l’esattezza, quell’osservazione era stata fatta da Freezer a Nail, i cui ricordi continuavano a conservarsi anni dopo, nella mente di Piccolo.
    «Dunque confessi! Anche tu hai cospirato contro di lui, come se non bastasse il fatto di aver ostacolato me e mio zio quest’oggi! Motivo in più per ammazzarti!» esclamò il ragazzino, avventandosi su Piccolo a gamba tesa.
    Jiaozi si era portato nei pressi di questo scontro; adesso, da dietro un costone roccioso, con la telepatia contattò il figlio di Goku: “Gohan, mi senti? Sono io, Jiaozi!”
    “D-dove sei? chiese Gohan, appoggiato alla roccia, volgendo la testa come un fantoccio inerme.
    “Sono qua… dietro la roccia alla tua sinistra…” disse, sporgendo la testolina. Inorridì al vedere che Gohan era pieno di graffi, croste di sangue rappreso e crosticine di varie dimensioni. “Ti ho portato un paio di senzu… potresti venire qua a prenderteli?”
    “Magari potessi…! Sono tutto ammaccato, per non dire stremato… Dentro mi sento peggio di come si vede da fuori…”
    Jiaozi, titubante, preferì rimanere nascosto, consegnando al ragazzino i due magici semi facendoli fluttuare mediante la telecinesi: «Scusa se non mi avvicino, ma… i parenti di Freezer mi fanno tanta paura…»
    «Non preoccuparti!» sdrammatizzò Gohan che, grazie al fagiolo, aveva riacquistato piena forza e salute, diventando ancora più forte di prima, grazie al suo retaggio Saiyan. «Vai pure, Jiaozi! Sei stato gentile ed in gamba!» Era giunto di nuovo il momento di tornare in campo.
    Ormai Piccolo non riusciva più a tenere testa all’escalation di potenza del figlioletto di Freezer, cosa di cui si rese conto anche l’avversario: «Più di così non sai fare, eh? Sei arrivato al limite della tua forza! Altrimenti, se potessi, aumenteresti il tuo livello per resistere e rispondere ai miei attacchi…» Piccolo ringhiava, frustrato per la vergogna di aver realizzato che c’erano tutti i presupposti per una sua prossima sconfitta.
    «Ottime notizie, gigante verde! Mi dispiace per te: eri così determinato quando sei comparso, ma hai falli-to… Ho fatto i miei calcoli: con metà della mia forza totale ti supero, quindi basterà un po’ più della metà per porre fine alla tua esistenza!»
    «Co-cosa?? Solo metà della forza totale??» ripeté Piccolo, con lo sgomento in viso, che lo faceva somigliare ad un grottesco gargoyle. “Dunque questa razza di mostri ha un’innata potenza fuori scala… non hanno bisogno di allenamenti speciali per potenziarsi: a loro basta seguire il normale sviluppo fisico…”
    «Esatto! Eheheh… Vedi, sono queste le facce che piacciono a me: quelle che trasudano terrore! In questo dovresti prendere esempio dal tuo maestro, Gohan… Non capisco come mai voialtri vi azzardiate ad agire con tanta spavalderia, se non sapete nemmeno a cosa andate incontro… temerari!» esclamò, voltandosi verso il piccolo Saiyan. Ciò che vide lo sorprese: «Ma sei di nuovo in piedi?? E tutte le ferite che ti avevo regalato??»
    «Magia… sono guarito.» annunciò Gohan recuperando il suo sorriso determinato. «Sono pronto a combattere al fianco di Piccolo… Stavolta ti sconfiggeremo!»
    Il combattimento era ad un nuovo punto di svolta, quando l’allievo e il maestro avvertirono una nuova aura approssimarsi dal campo di battaglia: Vegeta, allontanatosi in quel momento da Crilin, Kodinya e gli altri, nel giro di qualche secondo si era catapultato nell’altro campo di battaglia, quello più interessante per lui, dove avrebbe trovato, oltre a Piccolo e Gohan, anche il figlio e il fratello del suo detestato aguzzino.

  6. #226
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    Nell’Aldilà, Re Kaioh e il suo pupillo osservavano con meraviglia gli ultimi eventi.
    «Quindi ora Vegeta è… un Super Saiyan?? È una cosa grandiosa!» osservò il Saiyan con grande entusiasmo. «Allora la crisi sulla Terra può considerarsi risolta! Deve essere fortissimo… Quando morirà, mi piacerebbe sfidarlo! Non vedo l’ora… accetterà di sicuro!»
    Re Kaioh però sembrava rammaricato. «Ti sembrano cose da augurargli in questo momento? Se è vero che vuole gettarsi nella mischia, deve solo vincere, altroché! E comunque non vi rincontrerete, perché verrà destinato sicuramente all’Inferno! A parte questo, non mi sembra molto collaborativo nei confronti del resto del gruppo… sembra voler badare solo ai propri interessi!»
    Goku pestò lo stivaletto per terra, esclamando serafico: «Accidenti! Cosa gli costa essere un po’ più cari-no??»
    «Aspetta, figliolo… c’è dell’altro.» aggiunse re Kaioh con palpabile preoccupazione.
    «Mi dica… la ascolto…»
    «Gli allievi dei tuoi amici… sono dei veri geni della comicità! Devo allenarmi, o persino il divino re Kaioh ri-schia di essere superato sul suo terreno! Hmpfff…» Re Kaioh trattenne a stento una risata.
    «Beh? Cosa c’è?»
    «Ho fatto una battuta: “divino Re Kaioh”, perché non per nulla sono un dio… ahahahahah!» concluse ridendo la divinità azzurra.

    *****************************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Capitolo un po’ lungo, lo ammetto: mi premeva fare definitivamente entrare in scena Vegeta.
    Per i livelli di combattimento, per il momento vi lascio in sospeso: la battaglia contro Kreezer non è ancora finita!
    Precisazione su Sauzer. Il nome ufficiale della spada energetica di Sauzer sarebbe “Sauzer’s Blade” (letteralmente “lama di Sauzer”). Mi sembrava un nome un po’ misero per un personaggio che ho voluto rivisitare come una specie di cavaliere, quindi ho inventato la dicitura “Èpée de noblesse” (=Spada di nobilt&#224, che fra l’altro è un gioco di parole: nella Francia della monarchia assoluta e dell’aristocrazia, “nobiltà di spada” si intendeva quella aristocrazia composta da coloro che avevano sostenuto guerre e battaglie per il Re e che da questi erano stati ricompensati con la concessione di privilegi nobiliari e feudali. Non a caso, per ridipingere alcuni tratti della personalità di Sauzer, mi sono in parte ispirato al cliché secentesco del moschettiere del Re.

  7. #227
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    Letto il capitolo 32!
    Sempre divertente e mai noioso leggere la tua Fanfiction...
    Ahahah, finalmente Piccolo! E ora arriva il bello xD

  8. #228
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    Letto adesso l'ultimo: che dire, neanche a farlo apposta, ho avuto soddisfazione sui punti in cui la aspettavo

    La comicità dei 4 giovani può essere compresa solo da un maestro come Re Kaioh, mi pare evidente

    Bella rimpatriata di Vegeta e trombamica, non è andato in aiuto dei terrestri ma sono sicuro che qualcun altra rimedierà.
    Hype a 1000 per il combattimento con Re Cooler.

    Ottima la citazione a Freezer-Nail, elemento che arrichisce il capitolo, già di per sè ben scritto e godibile.
    Il piccolo Kreezer plasmato a sua immagine e somiglianza da Cooler stermina i plebei proprio come lo zietto gli ha insegnato, carino e coccoloso insomma.

    Attendo con ansia il prossimo

  9. #229
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    Grazie ai miei due commentatori. Questo è un capitolo che vi dovrebbe piacere, visto che sarà totalmente incentrato su...

    Cap. 35: Il destino dei Saiyan.

    «Ma guarda quanta bella gente!» prese la parola il Principe dei Saiyan, dandosi un’occhiata intorno. «L’onnipresente muso verde, il figlio di Kakaroth, il figlio di Freezer e…» si fermò, con una pausa d’indecisione. Aveva sempre sentito parlare di Cooler, ma nei fatti non lo aveva mai visto di persona. Era davvero lui?
    «Adesso basta! Quanta insolenza!» sbottò indignato Cooler, rizzandosi di scatto in posizione eretta e pe-stando un piede sul terreno. «Allora avevo proprio ragione a dire che c’è sempre uno sciocco in agguato pronto a fare irruzione! Per tua norma e regola, ti trovi al cospetto di Cooler… Sua Maestà Re Cooler, per te.» precisò il figlio maggiore di re Cold, senza esitazione. «Tu chi saresti, terrestre?»
    «Io, “terrestre”?» ripeté Vegeta, levandosi a mezz’aria perché le sue parole giungessero a voce chiara all’orecchio di Cooler. «Sono un Saiyan, idiota!»
    Cooler sorvolò sull’insulto: era altro che gli premeva. «In base alle mie informazioni, la razza dei Saiyan non contava superstiti, a parte Son Goku! È anche vero, devo ammettere, che non sapevo avesse un figlio… dunque non sarebbe la prima volta che le mie informazioni sono incomplete.»
    «Dunque sei proprio tu, il celebre Cooler! Avevo sentito un bel po’ di trambusto da queste parti, ma ciò che mi aveva attratto era l’aura di questo marmocchio! Il livello e la natura della sua energia sono inconfondibili. Non l’avevo mai visto coi miei occhi: ai tempi in cui militavo per Freezer se ne sentiva parlare, di tanto in tanto! Non mi aspettavo una forza simile da un bambino… Poi arrivo qua e cosa trovo? Non uno, ma ben due membri della più bella famigliola del Creato! Tu ti stai trattenendo, eh? Per questo non avevo capito chi fossi, con quest’aura così bassa, prossima allo zero!»
    «Zio!» chiamò Kreezer a gran voce. «Vuoi che mi sbarazzi pure di quest’altro plebeo?? Oggi ci sto prendendo gusto!» domandò Kreezer, trattenendo infastidito la stizza di sentirsi dare del marmocchio.
    «Non sono un plebeo… anche nelle mie vene scorre sangue reale, ragazzino!»
    Per Cooler non fu difficile fare due più due: “Militava per mio fratello… dice di essere un Saiyan e il suo aspetto lo confermerebbe… sostiene di appartenere ad una schiatta reale…” «Ma tu… non sarai mica…?» azzardò Cooler.
    «Indovinato! Sono Vegeta, il Principe dei Saiyan… e anche l’ultimo purosangue, ormai! Tuo fratello ti avrà parlato di me, suppongo.»
    «A me, ne ha parlato!» intervenne di nuovo Kreezer. «Mi ha detto che sei un ribelle e un bastardo! Zio, posso ucciderlo?? Eddaaai!»
    «Sii paziente, pargolo… voglio vederci chiaro.» rispose benevolo lo zio, per poi rivolgere lo sguardo al Saiyan: «Il famoso Vegeta, dunque... Il Principe decaduto dei Saiyan, nonché dipendente di mio fratello... l'insubordinato ribelle e traditore! Eravamo tutti convinti che fossi morto.»
    «Lo ero. Immagino tuo fratello ti abbia parlato anche delle Sfere del Drago…»
    «Ah. Quegli oggetti magici.» accennò Cooler con indifferenza. «Peccato. Sai com’è… Freezer si era tanto vantato di aver posto termine alla dinastia reale Saiyan su Namecc. Dal mio punto di vista, un altro degli errori di Freezer è stato quello di avere risparmiato dallo sterminio proprio un Saiyan di casta aristocratica, il quale teoricamente avrebbe avuto maggiori probabilità di far avverare la leggenda del Super Saiyan. Forse in qualche modo gli stavi simpatico... oppure, ti considerava una buona vittima da tiranneggiare a dovere.»
    A quelle parole Vegeta strinse i denti, e gli sfuggì un ringhio sommesso al rinnovato ricordo dello sfrutta-mento fisico e morale subito per anni. Era inutile: per un orgoglioso come lui, essere stato usato da Freezer era una piaga che non si era ancora rimarginata. Però… forse il Destino gli aveva offerto una possibilità per superare completamente l’umiliazione che per anni gli era stata inflitta.
    «Mio fratello avrà taciuto molti dettagli decisivi, ma su una cosa aveva ragione: sei stato insulsamente pre-suntuoso. E poi, non hai nemmeno la coda...»
    «Non è la coda a fare un Saiyan…» sentenziò Vegeta, laconico.
    «Ma se ce l’ha pure quel piccolo bastardino…» ribatté Cooler, nell’evidente intento di sminuirlo.
    «Cosa?» Solo allora Vegeta si accorse che dal sedere di Gohan ondeggiava una coda scimmiesca. «Ah, ma guarda! Non ci avevo fatto caso. Nei bambini, la coda ricresce facilmente, e sembra che questo carattere si perpetui anche nei meticci…» Tale circostanza gli suggerì un’idea mirabolante.
    Guardò il cielo del pomeriggio, portandosi la mano al mento: “Non ho mai capito come funziona la Luna di questo mondo! In tre anni e più, non l’ho mai vista comparire!” Tutti i presenti, perplessi, lo guardarono, perso com’era nelle sue macchinazioni. A quel punto, Vegeta dichiarò: «Ad ogni modo, sarebbe ancora presto, a quest’ora della giornata… Ma non c’è nulla che non si possa risolvere! State tutti a vedere!» Concentrò parte della sua energia nella mano e plasmò una power ball candida e splendente, che lanciò ad un’altezza considerevole. Gridò: «Vai!»; in una colossale concentrazione di luce abbagliante, la sfera si dilatò e, combinandosi con l’ossigeno dell’aria, si convertì in una luna artificiale. Tutti i presenti rimasero attoniti al fenomeno a cui avevano assistito: dunque i Saiyan potevano anche creare un satellite? O solo Vegeta ne era capace?
    Gohan mantenne lo sguardo fisso su quella fonte di luce; era così tanto tempo che non vedeva uno spettacolo così bello e particolare, anche per l’insolito orario del giorno… e poi, erano passati quasi quattro anni dall’ultima volta che i suoi occhi avevano contemplato la luna, creata da Vegeta. «Ti regalo la Luna, ragazzino... goditela, e goditi anche la tua bella codina!» disse Vegeta.
    Piccolo, all’udire le parole di Vegeta, ricordò l’accaduto della notte di quasi cinque anni prima in cui Gohan, trasformatosi per la prima volta, aveva rischiato di causare un quarantotto: «Non guardare! Gohan, non guardare quella luna!»
    Anche Cooler, fremente all’idea che la situazione potesse sfuggirgli di mano, intimò: «Son Gohan! Distogli lo sguardo!» Troppo tardi: gli occhi del piccolo mezzosangue, dopo aver assorbito raggi lunari a sufficienza, si accesero di rosso sangue. Il suo cuore fu assalito dall’eccitazione, ed iniziò a martellare ossessivamente; la dentatura umana assunse le spaventose sembianze di fauci ferine con zanne lunghe ed aguzze. In breve, stracciati gli indumenti color viola prugna, tutte le sue membra raggiunsero dimensioni gigantesche, e tutto, ad eccezione del muso, delle mani e dei piedi si rivestì di una fitta pelliccia scura da gorilla.
    «Gohan… ti senti bene?» chiese Kreezer con una leggera preoccupazione nella voce; poi, cercando di essere spiritoso, chiese: «Ma che cav…? È uno scimmione mannaro?»
    «Tuo padre non te ne ha parlato, nipote?» intervenne lo zio. «I Saiyan possono trasformarsi in scimmioni giganti, se c’è una luna piena sufficientemente luminosa! O almeno, questo è ciò che so io… Per questo volevo evitare che si trasformasse.»
    «Figata! Più gigantesco di nonno Cold!» esclamò il bambino alieno.
    «Altro che figata, mocciosetto…» lo volle disilludere Vegeta: «Quando un Saiyan subisce quella trasforma-zione, la sua potenza si decuplica letteralmente!» Nel frattempo, la belva aveva raggiunto le sue dimensioni massime. Uno scimmione dalle orecchie a punta adesso sovrastava l’intera area; innalzò il muso allungato verso il cielo e si lasciò andare ad un roboante ruggito.
    “Anche se le cose stessero davvero come ha detto Vegeta e la forza di Son Gohan si decuplicasse, mio nipote potrebbe anche reggere il confronto… anche se la vittoria sarebbe rischiosa, e molto laboriosa…” pensò Cooler, che sull’onda di questi ragionamenti decise di prendere le redini della situazione e stroncare ogni rischio sul nascere. Sollevò le dita indice e medio congiunte e sprigionò una buona parte della sua potenza, in un gesto che a Vegeta risultò tristemente familiare. A super velocità, il Principe si portò accanto al fratello di Freezer e riuscì ad afferrargli e deviargli le braccia, nell’esatto momento in cui sparava vari raggi energetici blu intensamente concentrati, mirati al cuore della belva secondo l’intenzione del monarca. Gli occhi del Principe incontrarono quelli del Re, che scansò la mano dell’altro schiaffeggiandola con ripugnanza. Mettere le mani addosso al Re… quale arrogante affronto!
    «Sei veloce, Vegeta…» osservò il Re, al colmo del disappunto.
    «Non posso permettere che tu uccida un Saiyan proprio mentre sta dando il meglio di sé, anche se si tratta del figlio dell’odiato Kakaroth… ovvero, quello che tu conosci come Son Goku. Piuttosto, sappi che da adesso hai un nuovo nemico da affrontare: il Principe dei Saiyan. Forza, spostiamoci lontano dal bestione e dagli altri… il loro scontro è una questione che non ci deve riguardare, per ora.» lo sollecitò Vegeta. Cooler decise che lo avrebbe fatto fuori entro breve, per poi sistemare anche il figlio del Super Saiyan Son Goku… e così, la missione sarebbe stata completata. I due extraterrestri adulti, ormai proclamatisi reciprocamente nemici, si spostarono di qualche centinaio di metri.

  10. #230
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    «Come mai hai fatto la tua comparsa solo adesso, Vegeta?»
    «Da qualche ora percepivo le mosse dei tuoi uomini e di quei terrestri... ma tutti loro – che, come avrai capito, sono mezze calzette in confronto a me - mi avrebbero dato solo noia.» affermò Vegeta con disprezzo. «Infatti, anche se conosco quegli uomini, li ho lasciati al loro destino, in balia del tuo Sauzer… non nutro alcun interesse per loro…»
    «Non riesco a capire cosa tu intenda.» disse Cooler seccamente, ignaro di cosa volesse intendere il Saiyan quando parlava di “percepire le mosse”; da questo punto di vista, Vegeta era avvantaggiato.
    «Lo scoprirai presto! Comunque… tuo nipote mi ha attirato qui, ma la vera sorpresa me l’hai fatta tu, Cooler: non mi aspettavo che ti scomodassi a raggiungere questo pianeta periferico.»
    «Un Re che si rispetti non può permettere che sulla sua dinastia pesi il marchio dell’infamia. Desideroso di vendetta per i fatti di Namecc e per quelli avvenuti un anno dopo su questo pianeta, sono venuto in cerca del Super Saiyan, per scoprire praticamente subito che era deceduto di morte naturale. Però sono contento: ho scoperto che la linea di sangue di Son Goku sopravviveva nella persona di suo figlio. Sono arrivato in tempo per evitare che quel bambino cresca: sembra che abbia una potenza molto sopra la media… sarà un fattore ereditario, visti i suoi natali…»
    «Non necessariamente: di solito i figli dei Saiyan non hanno una crescita così prodigiosa e, a parte ciò, suo padre era ben lontano dal diventare un Super Saiyan quando il mocciosetto venne alla luce. Io ho sempre creduto che sia un qualche strano effetto derivante dal miscuglio fra razze…»
    «E dimmi, cosa vuoi fare ora? Sfidarmi? » domandò il Re con atteggiamento altezzoso. «Chi credi di essere, la brutta copia di Son Goku?»
    «No, perché io sono già la bella copia! Infatti, dopo averti sconfitto, io ti ucciderò, cosa che Kakaroth non farebbe!»
    «Oh, e come faresti? Non c’è nessuno che possa anche solo eguagliare la mia potenza nell’universo.»
    «Nemmeno un Super Saiyan?» proclamò Vegeta con sguardo fiero. Strinse i pugni con un ghigno minaccioso; un lampo di perfidia gli fece brillare le pupille, e il Principe dei Saiyan si accese d’oro per alcuni secondi, sotto gli occhi di Cooler, per poi tornare allo stadio di base.
    Il viso di Cooler rimase stupefatto per qualche impercettibile secondo, durante il quale non riuscì nemmeno a balbettare. Riavutosi da quella reazione iniziale, commentò: «Dunque abbiamo ulteriori prove concrete che la famosa leggenda era tutto un racconto per i creduloni… altro che uno ogni mille anni: ne abbiamo avuti due in pochi anni, e il figlio di Son Goku potrebbe essere il prossimo.» Subito dopo, un lampo di genialità attraverso lo sguardo di Cooler. Prima di allora non aveva mai incontrato di persona un vero Saiyan di pura razza: quel popolo rientrava nell’area di influenza di Freezer, una zona dell’universo estranea alla sua giurisdizione. Ora, per la prima volta gli capitava di incontrarne uno, e per di più il Principe, l'erede della casa regnante… come se non bastasse, in versione Super Saiyan. La scoperta poteva avere un valore inestimabile, per lui: Re contro Principe, nobile contro nobile, una sfida aristocratica e leggendaria tra i due più potenti esponenti di quelle due razze. Avrebbe affrontato il Super Saiyan, l’ancestrale terrore della sua dinastia: «Non ho mai creduto a quella che per me era… una fiaba, e a seguito di ricerche ho scoperto che non era altro che una mediocre mistificazione del nostro passato storico. Tuttavia…»
    «Dunque sei d’accordo con me nel dire che Freezer era un’idiota, a crederci!» osservò Vegeta.
    Cooler, che odiava suo fratello, mal tollerava che si parlasse in quei termini di un qualsiasi membro della sua famiglia. «Lasciami finire. Tuttavia…» aggiunse Cooler, con uno schiocco di coda al suolo. «…la fiaba aveva un fondo di verità. E poiché questa “verità” è inaccettabile, devo porre fine allo scempio che la comparsa del Super Saiyan ha determinato! Ti racconterò cosa ho scoperto: non siamo in molti a conoscere questa storia, ma voglio fartene dono prima di spedirti dai tuoi antenati, mio caro Principe.»

    I fatti che ci accingiamo a raccontare risalgono a mille anni prima delle nostre vicende, e riguardano l’atavica ostilità fra le due razze più temibili dell’universo. Dal momento che – fortunatamente per noi! - non siamo dominati dalla tensione e dall’eccitazione che, in quel frangente, animava Cooler e Vegeta, possiamo attardarci un attimo di più rispetto a loro per capire come andarono realmente le cose.
    Chilled, primo e più potente figlio di Frost, era un alieno dall’aspetto peculiare, più unico che raro, che nell’universo non somigliava ad altri che ai suoi parenti: era caratterizzato dalla carnagione violacea e dal fisico basso ed agile, aveva gli occhi rossi e le labbra nere. Delle placche ossee ricoprivano avambracci e stinchi, e una sorta di casco osseo sulla sua testa era sormontato da una placca lucida arancione. Dalle spal-le spuntavano due piccoli spuntoni neri, mentre dai lati del casco osseo sorgevano due corna nere curve verso l’alto. L’extraterrestre aveva ereditato dal beneamato padre il dominio del loro pianeta d’origine, con l’auspicio di accrescere vieppiù i possedimenti, e una raccomandazione: “L’onore e la supremazia della famiglia prima di tutto”. Da qualche decennio aveva assunto il titolo di Re e, grazie ad una politica espansionistica violenta ed aggressiva, aveva consolidato in un unico regno diversi pianeti su cui dominava da sovrano.
    Come tutti i grandi conquistatori, era ambizioso; come tutti i membri della sua famiglia, Chilled era straordinariamente forte. Da diverso tempo, era giunta alle sue orecchie la fama degli abitanti del pianeta Saiya, i Saiyan: si favoleggiava che, nella storia precedente, decine di razze di invasori fossero atterrati in quel mondo, spinti da brama di conquista, con risultati fallimentari. Quale impresa migliore, per affermare agli occhi dell’universo la propria supremazia, che farsi conoscere come il vincitore dei famosi Saiyan?
    Prima di aggredirli, Chilled raccolse informazioni. Apprese che Saiya era un pianeta lussureggiante, selvatico e vergine, una sorta di paradiso terrestre tropicale sul quale abbondava la vegetazione ad alto fusto, specialmente alberi carichi di frutti commestibili; quanto alla fauna, per terra e mare erano diffuse bestie di dimensioni enormi. Sul pianeta si era sviluppato, come forma di vita intelligente, un popolo di creature dai caratteristici capelli ispidi e scuri, dall’eccezionale propensione per la lotta e il confronto muscolare. Con tutta probabilità, dovevano essersi imparentati a qualche specie di scimmia, perché dei primati conservavano ancora la lunga coda oltre alla struttura fisica. All’epoca questi esseri vivevano come animali selvatici, a contatto e in sintonia con la natura; usavano coprirsi con la pelle delle belve trucidate per proteggersi dalle intemperie. Sul pianeta agiva una forza di gravità particolarmente intensa, ma i Saiyan, popolo dalla straordinaria robustezza fisica, erano in grado di rinforzarsi e di non soccombere al peso della gravità, sviluppando una forza molto superiore a quella di svariate razze dell’universo. A ciò si aggiungeva la loro indole selvaggia e competitiva, che li spingeva a sfidarsi e combattersi come se tale loro attività rappresentasse una forma di intrattenimento e svago. Ne conseguiva che, giorno dopo giorno, i Saiyan acquisivano una potenza fisica superiore: più combattevano, più diventavano forti. Non conoscevano armi, ma non ne avevano bisogno: riuscivano a stendere bestioni molto più grandi di loro, semplicemente a mani nude. Si vociferava, ma di questo nessuno aveva informazioni certe, che nelle notti di luna piena regredissero a mostruose forme di gorilla. Sicuramente la loro caratteristica più pericolosa era un’altra: a differenza della stragrande maggioranza degli abitatori dell’universo, i Saiyan sembravano non conoscere limiti: erano capaci di trascendere in continuazione il proprio potere, fino a livelli praticamente irraggiungibili.
    Non avevano un’idea del vivere in istituzioni organizzate; erano bruti - per quanto mediamente svegli e dotati di comprendonio - che si riunivano in branchi allo stato brado, che riconoscevano il più forte del pianeta come autorevole vertice dell’organizzazione sociale. Chilled venne a sapere che il massimo esponente dei Saiyan, con cui avrebbe dovuto confrontarsi, si chiamava Vegeta: era alto, gioviale, atletico e muscoloso. Sul suo corpo recava in ogni parte i segni e le cicatrici di migliaia tra battaglie, duelli o semplici liti. Aveva delle doti che lo rendevano un vero e proprio genio della sua specie: un’intelligenza strategica che lo faceva primeggiare rispetto ad altri compatrioti; era testardo, di un’ostinazione che sfociava talora nell’incoscienza. Ma soprattutto aveva una fortuna sfacciata, come tutti i leader che si rispettino: anzi, per il suo popolo era semplicemente “Il Fortunato”. Era uscito gravemente ferito da parecchi scontri, ma le sue ferite – un po’ per caso, un po’ perché sapeva prendersene cura - si erano sempre rimarginate perfettamente; aveva sperimentato tante volte sulla sua pelle la caratteristica di uscire ampiamente più forte da ogni guarigione, da non dover temere più alcun rivale. In un contesto sociale che ancora ignorava l’avanzata tecnologia medica attuale, riuscire a rimettersi dalla morte era quasi un miracolo. Per di più, il miracolo nella sua vita si era reiterato tante di quelle volte che Vegeta, ritrovandosi più potente ogni volta che si riprendeva, amava ripetere “ciò che non ti uccide, ti fortifica”.

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