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Risultati da 11 a 20 di 451
  1. #11
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Il grugno di Vegeta indusse il professore a riformulare la domanda:
    Saresti disponibile a collaudarla? Credo che tu sia la persona più indicata. Puoi reggere sotto sforzo le elevate gravità che la macchina può raggiungere; naturalmente potrei attrezzarla di tutti gli strumenti ginnici che ritieni utili. Inoltre tu conosci in parte questa tecnologia, mi pare; e per di più hai viaggiato a lungo nello spazio, e in caso di emergenza sapresti giostrarti meglio di chiunque altro.
    Il pensiero di Vegeta corse allo spazio, a Freezer e ai pensieri tormentosi di sempre. E poi... Kakaroth! Era vero, Kakaroth era ancora vivo! Lo aveva detto il Dio Drago namecciano, il giorno in cui avevano cercato di riportare Goku in vita – Goku non poteva essere riportato in vita perché era già vivo, e non poteva essere trasferito sulla Terra perché si era opposto a questo desiderio. Quindi doveva essere ancora in giro per lo spazio, magari ad allenarsi chissà dove, magari chissà di quanto era migliorato, magari stava cercando altri modi per surclassare la potenza di chiunque e di lasciare Vegeta indietro, sempre più...
    - Accetto. - rispose Vegeta, prima ancora di rendersi conto era atterrito dal pensiero che Goku diventasse... irraggiungibile. - Quando si parte? - L'espressione di Vegeta, normalmente accigliata, sembrò in quell'istante diventare ancora più truce.

    A poche centinaia di metri di distanza dall'hangar, nella cucina della casa di Bulma, la ragazza stava sfogandosi con il suo fidanzato per i modi scortesi del Principe dei Saiyan. Certo, per Yamcha sarebbe stato piacevole poter fare colazione in pace leggendo in silenzio le notizie sportive. Il giovane, però, non aveva dimenticato che l'ultimo periodo era stato a dir poco tempestoso per la loro relazione, tra litigate e sfuriate, allenamenti nell'aldiqua e nell'aldilà, trapassi a miglior vita ed invasioni aliene; lui era caduto combattendo in prima linea, lei era partita nello spazio aperto per riportarlo in vita... Il semplice fatto di essere tornato alla placida vita quotidiana lo rendeva soddisfatto malgrado il carattere pepato e difficile della fidanzata, e gli permetteva di tollerare col sorriso gli sfoghi di Bulma, quegli sfoghi che erano stati causa dei loro famosi tira e molla. E poi era vivo da troppo poco tempo per potersi lamentare; e comunque, al di là di questo, quasi quasi gli piaceva aver davanti la sua Bulma, poterla vedere coi suoi occhi a pochi metri di distanza e poter godere della sua compagnia, anche quando dava di matto.
    - Capisci che fastidio che mi dà?! Non riesce ad apprezzare nemmeno il talento di mio padre, la sua abilità universalmente riconosciuta! Non sono mica io, la sola a dire che è un genio!
    - Beh, cara, non vorrei sembrare l'avvocato del diavolo, anche perché sai quanto lo odio... - il ragazzo voleva arginare con la diplomazia l'ira della sua amata. - Però molte delle cose che a noi sembrano delle comodità tecnologiche super avanzate, forse per lui sono tecnologia obsoleta... chissà con quali aggeggi evolutissimi avrà avuto a che fare! Ricorda che voi avete viaggiato a bordo di navicelle provenienti da altri pianeti e fra l'altro nemmeno nuovissime... immagina quelle che avrà usato lui. È difficile impressionarlo sul terreno tecnologico!
    - Sì, lo capisco... - Bulma sembrò per un momento mostrarsi comprensiva. Poi ripartì: - Però, questo non lo autorizza ad essere sgarbato con me! Non pensi che potrebbe chiamarmi col mio nome di battesimo, anziché terrestre o donna?? Mah!
    Sì... certo, cara. - Yamcha accolse l'obiezione con un leggero sospiro.
    Lo dici con convinzione o solo per darmi il contentino?? - chiese lei insoddisfatta, con uno sguardo sospettoso. Era in questi momenti che Yamcha si rendeva conto di quanto la sua innamorata fosse proprio femmina fino in fondo.
    - No no, sono convinto... sei tu la padrona di casa, e fai già tanto per lui, ospitandolo! Anzi... - aggiunse con convinzione il giovane - quando ti deciderai a buttarlo fuori? Credo che sarebbe una liberazione per tutti!
    - Non dire scemenze... lo sai che non è cortese! E poi per il momento un ospite in più non è di troppo disturbo: considerato che casa mia è piena di un centinaio di namecciani, la presenza di Vegeta quasi non si sente... sta tutto il tempo in camera sua, oppure esce senza dire nulla e senza farsi sentire! Se non altro, siamo sicuri di tenerlo sotto controllo affinché non danneggi il nostro mondo.
    - E tutta quella tirata che hai appena fatto sulla sua maleducazione? Dovresti provare a dargli una lezione di bon ton...
    - Se vuoi puoi dargliela tu una lezioncina... - chiuse con un sorriso malizioso, insinuando che nemmeno Yamcha era in grado di impartirgli quella famosa lezione. Povero Yamcha, colpito e affondato.
    Fortunatamente, entrò la madre di Bulma a stemperare gli animi.
    - Buondì, ragazzi! Non crederete mai alla novità del giorno! Ho incontrato Vegeta e l'ho invitato per un giro in centro a fare shopping... e lui ha accettato! Uh, come sono contenta! E poi gli farà bene stare un po' in mia compagnia mentre andiamo in giro per negozi... è sempre così serio e musone...!
    I due fidanzati trattennero a stento le risate, al solo pensiero che quella scena potesse divenire realtà.

  2. #12
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    LOL, questa parte è divertente, dà il giusto stacco rispetto alla prima. ^_^

    Ammetto che io Vegeta me lo sarei aspettato più sgarbato, specialmente con la signora Briefs (non che nel manga venga detto qualcosa in merito, ma dato il carattere frivolo della donna mi viene spontaneo pensare che lui non la tolleri ), però comunque le scene funzionano.

    Una cosa: come mai alcuni dialoghi non hanno la punteggiatura all'inizio? Penso che dovresti aggiungerla, perché così a volte non si capisce chi sta parlando (specialmente nel primo dialogo tra Vegeta e Bulma).

    Bravo, comunque.

  3. #13
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Niente, ogni tanto capita che i trattini fatti con l'elenco puntato saltino, e quindi venga fuori una cappella come quella che hai visto; ad ogni modo, ho corretto! Grazie, ci starò più attento per i prossimi capitoli.

    Nel merito:
    anche io ho pensato che Vegeta non la tollera (peccato: nell'anime una delle poche cose veramente divertenti, a cui mi sono evidentemente ispirato, è lei che fin dal primo incontro cerca di abbordarlo, ha decisamente capito tutto fin da subito ), infatti ho anche scritto nel capitolo che lui la considera un buon motivo per non farsi vedere in giro per casa.

    Per evitare polemiche e dialoghi inutilmente caustici ai danni dei poveri coniugi (che nella mia mente hanno un ruolo secondario), ho fatto sì che Bulma stabilisse le condizioni preliminari dell'ospitalità, ossia che deve rispettare almeno loro due, che in fin dei conti sono i veri padroni di casa.

  4. #14
    Yay L'avatar di Feleset
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    Il rapporto tra la signora Briefs e Vegeta è uno dei miei filler preferiti, ed è anche abbastanza in sintonia con lo spirito del manga.

    Sì, capisco i motivi della tua scelta, io d'istinto avrei optato per fargliela ignorare (ovvero Mrs Brief che continua a parlare da sola e Vegeta se ne va), però è anche vero che lei potrebbe accorgersene e rompergli le scatole finché non risponde.

  5. #15
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    Continuiamo. Dopo un paio di capitoli dedicati a Vegeta, un breve intermezzo per spezzare, dedicato a...

    Cap.3 - Intermezzo I: Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge.

    Da quando aveva assimilato Nail, fin da subito Piccolo aveva notato in sé dei cambiamenti, e non solo sul piano della potenza; col passare dei mesi, i suddetti cambiamenti si erano fatti più intensi. Vivendo da alcuni mesi in pace sulla Terra, il guerriero namecciano aveva avuto modo di riflettere su sé stesso e sulla propria esistenza. Nail gli aveva promesso che l’assimilazione non avrebbe in alcun modo alterato la personalità dell’individuo-base della loro unione: non era una menzogna. Del resto, un vero namecciano non mente mai. Tuttavia, si era reso conto che negli ultimi mesi aveva cominciato a maturare una visione nuova della vita, un nuovo modo di guardare al mondo e alle relazioni con le persone… con gli esseri umani. Era vero che le due personalità di Piccolo e Nail non si erano fuse; tuttavia Piccolo aveva acquisito dal suo compatriota non solo una grande forza, ma, in aggiunta, anche un’antologia di ricordi che, acquisiti direttamente nella sua mente, gli avevano fatto conoscere il vero stile di vita namecciano. Una collezione di episodi che testimoniavano una vita quotidiana improntata ad onestà e gentilezza, generosità e giustizia... quelle che dalla sua nascita Piccolo aveva cinicamente reputato solo belle parole per ricamare bei discorsi indirizzati ai ragazzini scemi, si erano rivelate essere degli ideali in grado di dare colore e luminosità ad una vita tutto sommato semplice, come quella di Nail; il quale aveva vissuto un’esistenza di soddisfazioni, almeno fino alla sconfitta per mano di Freezer, senza che la sua grande forza combattiva si rivelasse determinante per il suo vivere bene. Aiutare qualche anziano nelle attività domestiche più faticose; cooperare nelle attività agricole nei campi di ajissa, per rinverdire la loro bella patria; giocare coi ragazzini e mettere alla prova i più giovani guerrieri, che lo adoravano e stimavano come il mito della comunità: tutte attività semplicissime eppure appaganti. È vero, aveva anche appreso molto sulla civiltà millenaria, sulla natura e sulle tradizioni del suo pianeta natale, e certamente adesso ne sapeva di più su quel mondo che era suo, ma che forse non sentiva come suo. Questo era stato indiscutibilmente un bel dono da parte di Nail, ma che gli interessava fino a un certo punto: vivere come un normale namecciano, forse, non era quello che cercava. Se ne era reso conto frequentando i superstiti compatrioti durante il loro periodo di soggiorno sulla Terra, quando si intrufolava nella Capsule Corporation. Dialogava con gli anziani saggi, e riscuoteva in generale la stima della comunità sia come combattente che come mago.
    Ad ogni modo, la vera novità del suo esistere, acquisita in quei mesi, era che si può essere felici e raggiungere uno stato di perenne serenità senza essere i più potenti dell’universo, talora senza nemmeno usare la forza e la violenza: questo era l’insegnamento che il figlio del Grande Mago Piccolo aveva ereditato dal collega guerriero namecciano. L'influsso della guardia del corpo dell'anziano saggio era stata tale, da spingere il demone cresciuto sulla Terra a mettere in gioco la propria vita per difendere e condividere l'orgoglio del popolo di Namecc... anche quando il nemico, Freezer l'invasore, si era dimostrato molto più potente di lui e Goku messi assieme. Nail, in conclusione, non aveva modificato la sua personalità… però aveva invogliato Piccolo a fare uno sforzo di riflessione ed autocritica.
    D’altro canto, il maestro di Gohan aveva di per sé una grande intelligenza strategica e una altrettanto grande riflessività. Dopo la conclusione della battaglia finale su Namecc, era tornato ad isolarsi in luoghi naturali, come era solito fare fino all’arrivo di Radish; tuttavia, i quasi due anni trascorsi dall’arrivo del fratello di Goku avevano segnato il suo carattere ed egli era abbastanza sveglio da rendersene conto, e da non voler mentire a sé stesso: l’ingresso di Gohan nella sua vita aveva inciso notevolmente sui suoi atteggiamenti e sul suo modo di pensare. Quel ragazzino dai modi di fare così gentili, innocenti, disinteressati e sinceri… Se ci si pensa, non c’era nulla di normale nella nascita della loro “amicizia” (quanto gli stonava usare questo termine!): era pazzesco, il Mago Piccolo che allenava il figlio del proprio odiato rivale; del resto, se non fosse stato figlio di Son Goku, non sarebbe nemmeno valsa la pena di addestrarlo. Prima di allora, Piccolo aveva passato la sua esistenza da solo, desideroso di realizzare l’ambizione del suo illustre genitore, alla costante ricerca di una maggiore potenza. La forza, la prepotenza, l’astuzia, la perfidia, il sadismo… erano queste le ragioni della sua vita, le ragioni per le quali la sua vita aveva iniziato ad esistere al mondo. Le aveva coltivate prima ancora di conoscere Goku, e aveva continuato ad allenarsi con pazienza dopo aver subito la vergogna di una nuova sconfitta per la famiglia demoniaca. Lui era un demone… il Grande Mago Piccolo!
    La prima volta che Gohan si era lamentato perché non aveva voglia di allenarsi e di diventare un guerriero, Piccolo aveva ribattuto: “Odia il tuo destino, se provi rancore e risentimento… proprio come faccio io.” A ripensarci in seguito, Piccolo si rendeva conto che questa frase riassumeva in modo incredibilmente efficace un’esistenza breve eppure centenaria, alimentata dalla negatività, mossa fin dalle origini dal desiderio di distruzione fisica e morale. Ma perché poi? Se lo chiedeva razionalmente… perché aveva agito così? Perché ne era convinto fin dentro l'anima. Avrebbe continuato ad agire così, se quel giorno il suo destino non si fosse incrociato con quello del figlioletto di Goku? Per il semplice motivo che era nato come demone, figlio di un demone?

  6. #16
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    Però, che strano… influenzato dal cattivo esempio, in origine Piccolo era stato corrotto, ed era diventato un concentrato di cattivi sentimenti, al punto che Dio l’aveva definito “simbolo del vizio”. Ora, influenzato dal buon esempio di Gohan e della precedente vita di Nail, da un po’ questa etichetta non gli si attagliava più, e stava cominciando a rimeditare su sé stesso e su quello che voleva fare nella sua vita. Gli capitava di sorprendersi a pensare tra sé: “Anch’io ho dei principi morali!”; e ancora faticava ad ammetterlo e a crederci davvero. E, nonostante tutto ciò, qualcosa del suo indomito e bellicoso spirito persisteva ancora. Il namecciano sorrise amaramente, valutando l’ironia del destino a cui era andato incontro, mentre si reimmergeva nella meditazione presso la cascata che aveva scelto come suo luogo preferito, e dove Gohan sapeva di poterlo trovare solitamente. Aveva scelto come sottofondo sonoro delle proprie riflessioni il brusio naturale di quel paesaggio che, qualche secolo prima, il suo genitore aveva selezionato come destinazione per salvare la vita al figlio e permettergli di scampare ai cambiamenti meteorologici che avevano devastato il pianeta natale. Chissà, forse la scelta non era stata casuale, visto che le caratteristiche climatiche ed atmosferiche del pianeta azzurro erano simili a quelle del pianeta verde.
    La meditazione lo aiutava a potenziare le proprie facoltà intellettive da namecciano, a focalizzare la propria energia interiore e a riflettere sugli errori del suo passato. Furbo come una volpe lo era stato da sempre, forte era nato e le insolite vicissitudini in cui era incorso lo avevano rafforzato ulteriormente… ma saggio sarebbe potuto e dovuto diventarlo, e a tale scopo non c’erano allenamenti o tecniche, occorreva placare la propria furia distruttrice ed affrontare razionalmente ogni ostacolo che si fosse presentato.
    Momento di pausa. Il guerriero namecciano estrasse dalla casacca viola un flacone d’argilla, che usava per mantenere fresca l’acqua. Bevve abbondanti sorsate, poi – accortosi che il recipiente era vuoto - decise di sgranchirsi i muscoli, mettendosi in movimento e facendosi un giro alla ricerca di una sorgente d’acqua pura. Di ritorno, compiuta la commissione, il suo fine udito avvertì dei rumori anomali rispetto alla calma consueta del fiume che alimentava la cascata: urla umane. Si mise in volo e rintracciò l’origine di questi suoni: un ragazzino, completamente vestito in semplici abiti campagnoli, annaspava nelle acque del fiume e urlava implorando aiuto, sperando di essere sentito casualmente da qualcuno, mentre il flusso delle acque lo trascinava irresistibilmente e pericolosamente verso la cascata. Piccolo si avvicinò a razzo sopra il pelo dell’acqua e trasse in salvo il giovanotto. Alcuni minuti dopo, lo aveva già poggiato su un ampio spazio erboso. Tutto bagnato fin dentro le mutande, ancora sconvolto, il ragazzino esclamò: “Cavolo, non avrei dovuto prendere in prestito la barca di papà… a sua insaputa, fra l’altro! E ora chi lo sente?!” Il guerriero dalla pelle verde lo fissò dall'alto della sua statura; poi emise una piccola sfera di energia e la usò per incendiare un piccolo cespuglio d’erba giallognola: “Asciugati, e bada di mettere un po’ di pietre attorno a quel fuoco, affinché non si scateni un incendio” concluse. “A-ah… sì, grazie, signore! Grazie sul serio, mi ha salvato! Non so come sdebitarmi…! Se avessi ancora tutti quei pesci che avevo pescato fino a poco fa, gliene darei un po’… avevo preso un buon bottino oggi! Se non mi si fosse rovesciata la bar-“ “Lascia perdere. – il namecciano troncò bruscamente il discorso, quindi con un ghigno ironico e tagliente aggiunse – Non mi piace il pesce.” E, levatosi in volo, lentamente se ne andò.

  7. #17
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    Ho deciso di cambiare titolo alla fanfiction, che ora diventerà: "DB - La storia mai raccontata!"

    Qualche moderatore può cambiare titolo al topic?

  8. #18
    Yay L'avatar di Feleset
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    Ecco fatto! ^^
    Scusa se non ho ancora letto il seguito, in questo periodo sono un po' indaffarata.

  9. #19
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    Feleset-chwaaaaaaan! **Love-hurricane alla Sanji**
    Mia adorata e prediletta (e unica) lettrice!

    Attendo il tuo giudizio, magari nel frattempo perfeziono il quarto capitolo che comunque può definirsi quasi pronto.

    Dimenticavo: grazie per aver esaudito la mia richiesta sul titolo!
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 06-11-2012 alle 18:35

  10. #20
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    Salve a tutti!
    Il quarto capitolo è pronto, e l'attenzione torna su Vegeta.
    Ho visto che il topic ha ricevuto un certo numero di visualizzazioni che non può essere dovuto solo alle visite mie e di Feleset, per cui devono esserci lettori che hanno dato un'occhiata alla storia e magari sarebbero interessati a seguirla: orsù, non siate timidi e commentate, se siete già iscritti. Accetto commenti di ogni tipo, purchè argomentati.
    Pubblico il nuovo capitolo sperando di farvi cosa gradita, e ringrazio coloro che hanno dato almeno una letturina.

    Cap. 4 – Travel the world and the seven seas...

    L'astronave sfrecciava lenta nello spazio più profondo. Lenta, se confrontata con la velocità tenuta dal mezzo usato da Goku per andare su Namecc; lenta, perchè non vi era fretta di raggiungere una destinazione precisa, e perché queste erano state le istruzioni del professore. Il dr. Brief, infatti, aveva intenzione di testare il veicolo in varie condizioni, sottoposto a varie sollecitazioni, assecondando quante più variabili possibili e sottoponendo il veicolo a tutte le velocità possibili per esso. Tutto attorno, le profondità dello spazio cosmico le scorrevano attorno, come un freddo lenzuolo di seta nera; ma questa immagine non era adeguata a comunicare le forti sensazioni che si potevano avvertire in un'esperienza come il viaggio nello spazio aperto, indescrivibili per chi non le aveva mai sperimentate sulla propria pelle. Come trasmettere ad un ipotetico interlocutore la concezione di uno senso di oppressione più scura del vuoto infinito? Qualunque viaggiatore non abituato si sarebbe sentito allibito e affascinato da quello spettacolo, affascinato in modo enorme e schiacciante; avrebbe sentito su di sé il peso della propria piccolezza in rapporto all'illimitato e al mistero del cosmo. Chiunque sarebbe stato indotto a pensare che l'universo se ne frega di coloro che lo abitano, esseri talmente minimi e insignificanti che il venir meno di qualunque essere vivente non avrebbe mutato la sostanza dell'esistente.
    È chiaro che questi pensieri metafisici, ovviamente, valevano zero per un viaggiatore navigato come il Principe dei Saiyan. Egli, fin da bambino, aveva sempre attraversato le galassie per eseguire le sue missioni e, anche se diverse volte in letargo, era ormai indifferente al brivido di sottofondo che pervadeva il cosmo. Del resto, da anni non aveva più una casa propria dove tornare, e sulla Terra non aveva una “casa”, aveva solo un alloggio, un'abitazione; gli spostamenti erano stati per anni la sua routine ordinaria. Era quasi normale che lui vedesse lo spazio semplicemente come la scenografia dove si svolgevano i suoi spostamenti.
    E poi la sua mente non poteva lasciarsi distrarre da pensieri di ordine esistenziale, perchè era focalizzata su un unico progetto. Doveva allenarsi e doveva trovare il Super Saiyan, l'essere della leggenda, il vero guerriero più forte dell'universo. Kakaroth, insomma. Perché doveva trovarlo? Cosa si aspettava da lui? Doveva trovarlo, doveva vederlo coi suoi occhi e basta; non c'era un perché. L'inconscio lo orientava a fare questo, mosso forse dall'istinto di competizione dei Saiyan e forse dal risentimento verso l'odiato rivale. Per questo, durante gli allenamenti, il suo spirito era perennemente all'erta in cerca di una grande aura che balzasse all'occhio, che non passasse inosservata. Non sarebbe stato troppo difficile... di aure forti se ne potevano anche trovare nell'universo, ma a quei livelli...! E poi quella era un'aura Saiyan a lui ben nota, praticamente unica. Il fatto che fino ad allora non avesse avvertito nulla non era servito a scoraggiarlo, né in quel contesto era possibile che qualcosa lo distraesse o lo dissuadesse. Sì, ok, il suo era un piano avventato, eufemisticamente parlando; altrimenti lo si potrebbe definire da pazzi, senza capo né coda. Quante probabilità di successo aveva? D'altronde nessuno avrebbe potuto dissuaderlo: in primis perché non aveva ritenuto opportuno metterne al corrente nessun altro; un po' anche perché... seriamente, chi avrebbe potuto dissuaderlo, ragionevolmente? A quali livelli potrebbe arrivare l'ostinazione di un Saiyan?
    Su Namecc, Vegeta aveva acquistato una potenza spaventosa, e sicuramente era diventato uno degli esseri più potenti della galassia. I mesi di fiacca gli avevano fatto perdere una parte della sua potenza. L'ozio: quanto gli faceva rabbia associare quel vocabolo a sé stesso, al Principe dei Saiyan, quanto la riteneva distante da sé stesso! Eppure, dai tempi della sua infanzia, quello era il periodo di nullafacenza più lungo che avesse mai trascorso, e non ne era pentito: di più. Erano stati mesi di nulla, di vuoto totale, di tempo completamente sprecato.
    Per questo, Vegeta aveva sfruttato il funzionamento del simulatore gravitazionale per un allenamento preciso e rigoroso, mediante il quale voleva recuperare la piena potenza che il suo corpo aveva già raggiunto in precedenza. A tale scopo, aveva deciso di servirsi dei primi fattori moltiplicativi della gravità per recuperare la forma fisica perduta, con calma e senza fretta, utilizzando anche l'attrezzatura da palestra che gli aveva fornito il padre di Bulma. Con quest'ultimo, i collegamenti erano stati frequenti, a cadenza più che settimanale: oltre ad interessarsi dell'incolumità della sua cavia (che tuttavia sapeva essere una delle creature più robuste dell'universo), lo scienziato voleva ricevere il resoconto tecnico direttamente da Vegeta, per individuare difficoltà che i computer avrebbero potuto non rilevare.
    Successivamente, aveva deciso di utilizzare le gravità superiori per potenziarsi ulteriormente. L'allenamento, pensò Vegeta, doveva essere lento, intenso e metodico, e non doveva trascurare alcun muscolo del suo fisico. Non voleva assolutamente avere punti deboli, nemmeno uno solo.
    Dopo diverse settimane, addirittura qualche mese di viaggio, Vegeta intercettò qualcosa di sospetto: una congerie di aure evidentemente appartenenti a razze aliene diverse, la cui forza era sopra la media, ma non di troppo: nulla che lo potesse seriamente impensierire; e non avrebbe potuto dargli filo da torcere, nemmeno fino a un anno prima, quando la sua potenza era notevolmente più bassa. La deduzione per lui fu semplice: in quei paraggi, che rientravano nella sfera d'influenza del suo ex-sovrano, doveva esserci una di quelle che in gergo tecnico veniva chiamata “colonia freezeriana”, ossia una stazione di rifornimento e base di stazionamento che Freezer aveva fatto piazzare su pianetini troppo piccoli per sfruttarli commercialmente o economicamente, in modo da utilizzarli almeno a scopo strategico e logistico.
    «Una colonia freezeriana! Da quanto tempo non ne vedevo una... l'ultima volta dev'essere stata quando ero di ritorno dalla Terra, sul pianeta Freezer 79... Mi verrebbe voglia di ammazzare tutti quei leccapiedi!» Era chiaro che l'odio di Vegeta verso anni di umiliazioni non si era mai sopito.
    La rabbia gli montava ogni volta che si ritrovava a pensare che lui avrebbe dovuto dominare come un re, e non strisciare come un soldatino... come se fosse uno di quegli squallidi imbecilli senza personalità! Quella era l'occasione di sputare addosso a quel sistema di potere che Freezer aveva costruito nei decenni, anche a costo di sacrificare qualche vita tutto sommato innocente. Cercò di calmarsi e di ragionare a sangue freddo: cosa poteva fare di questa colonia? Poteva sfruttarla a suo vantaggio? Poteva quel pianetucolo arrecargli qualche danno? Potevano sapere qualcosa sul Super Saiyan che aveva combattuto contro il loro monarca? O poteva al massimo derubarne le scorte alimentari, i carburanti e il vestiario a proprio vantaggio? Queste ultime domande lo avevano orientato verso la decisione di attraccare sul pianeta: è vero, il dr. Brief gli aveva fornito un quantitativo di risorse che definire ingente era riduttivo, il tutto sotto forma di comode capsule; però, per precauzione, poteva essere opportuno abbondare. Era pur sempre nello spazio! Disattivò la gravità artificiale, in modo da poter abbassare il livello di combattimento senza essere schiacciato dal proprio peso. Indirizzò la nave verso una delle piattaforme di attracco costruite a una distanza di diverse centinaia di metri dalla base, su degli appositi pilastri rocciosi.
    «Un'astronave sconosciuta in avvicinamento.» - osservò il controllore di turno, un alieno umanoide dal fisico tozzo, in armatura, con un paio di piccole corna e una strana barba di stampo asburgico-ottocentesco di color indaco, seduto al suo posto di lavoro nella cabina posta all'ingresso della colonia. Pensò di contattare la base all'interno: «Signor Pyaa, c'è una nave in fase di attraccaggio. Potrebbe non essere una delle nostre,e nemmeno una di quelle al servizio di Re Cold o di Cooler, in quanto non ci è giunto alcun protocollo di comunicazione preliminare rispetto alle manovre di attracco.»
    «Individua immediatamente l'indice numerico del suo livello combattivo.» comunicò una voce tramite le cuffie che il controllore indossava: chi parlava era il signor Pyaa, un corpulento dinosauroide dalla pelle verde scuro e dalla folta e lunga capigliatura rosso-arancio.
    «Signore, il livello è bassissimo. È una persona sola, con un misero 20.»
    «Misero davvero... pensaci tu.» - e chiuse il collegamento, credendo che il discorso morisse lì e ritenendo a buon diritto che del nuovo arrivato potesse occuparsi il controllore stesso, senza il minimo rischio per la sua incolumità.
    Senonché, qualche minuto dopo, si udì una strana sequenza di suoni. La navicella era atterrata, ma a quanto sembrava non era la monoposto che il capitano si era aspettato, quando gli era stato comunicato che il misterioso avventore era da solo. Il rombo dei motori tradiva una navicella di una dimensione media, potremmo dire, considerando la flotta di Freezer.
    Dopo un po', la porta saltò in aria all'improvviso.
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 11-11-2012 alle 20:37

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