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  1. #101
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Pochi minuti dopo, Piccolo atterrò davanti alla casa dove Goku abitava con la sua famiglia, reggendo il suo ex rivale tra le braccia. Si avvicinò alla porta e iniziò a chiamare Chichi a gran voce. Chichi, sentendosi chiamata, accorse subito: fu grande lo stupore quando vide l'alieno verde che le portava il marito così sofferente e privo di coscienza.
    «Mostro! Che cosa fai qui??» cominciò a gridare, isterica più che mai; mossa dai suoi pregiudizi contro il demone namecciano, lo assalì con una valanga di accuse: «Che hai fatto a Goku? Dov'è Gohan?? Che gli hai fatto?? Dimmi la verità, non ti azzardare a raccontarmi menzogne! Avete combattuto e hai usato qualche tecnica infame delle tue, giusto??»
    Piccolo le rispose a tono, sbraitando seccato anche lui: «Stai zitta, stupida! Se avessi un po' di cervello, capiresti che tuo marito sta molto male! Basta guardarlo! E Gohan è andato a chiamare un medico!»
    Chichi, ammutolita, lo guardò con cipiglio accigliato di disapprovazione, poi gli disse: «Muoviamoci... stendiamolo a letto.» Goku, anche da disteso, non smetteva di agitarsi e fremere disperatamente; Piccolo gli strappò la canottiera, per permettergli di respirare meglio.
    Dopo la sfuriata a scapito di Piccolo, Chichi cominciò a deprimersi e ad immalinconirsi mentre asciugava e detergeva il sudore corporeo del suo marito; senza che se ne rendesse conto, le lacrime le rigarono il volto. No, così non andava bene: doveva darsi una mossa. Appoggiò l'orecchio sul petto muscoloso del marito, in un gesto di premura e di attenzione insieme: il cuore batteva in maniera dannatamente irregolare. Doveva essere un problema cardiaco, non ci voleva un genio a capirlo. Si risolse a telefonare Bulma: anche se non si erano frequentate molto negli anni, Bulma e le vicende in cui era stata coinvolta avevano sempre trasmesso l'impressione di una donna affidabile, che sapeva giostrarsi in tutte le situazioni; una tipa con una marcia in più, insomma. «Oddio mio! Povero Goku! Lascia fare a me, Chichi... mi metto subito in movimento! Ti terrò informata!»
    Poco dopo, Gohan era già lì. Fece scendere il medico dal dorso: infatti lo aveva portato lì in volo.
    «Mamma, ho portato il dottore del paese! Quello dei vaccini!» Il dottore era un caprone antropomorfo che, in altre circostanze, avrebbe avuto un'espressione bonaria; indossava un paio di occhialetti, il lungo camice bianco e lo stetoscopio al collo. Entrato in casa, iniziò subito a visitare il Saiyan.
    In quel momento, alla Capsule Corporation, Bulma si mise immediatamente in contatto videotelefonico con il Dr. Hatataku, cardiologo di chiara fama internazionale, fondatore di una nota clinica nella Città dell'Ovest: un alto luminare celebre e stimatissimo nel mondo scientifico, probabilmente l'equivalente medico del Dr. Brief, di cui era caro amico. Date le difficoltà (il paziente ed il medico abitavano in due regioni del mondo diverse, quindi Goku non poteva essere subito ricoverato), Bulma si offerse di accompagnare il medico sul posto: una visita a domicilio era la soluzione più celere e meno scomoda per l’ammalato; dopo aver invitato il medico a farsi trovare pronto a partire insieme ad un'infermiera, chiuse la comunicazione e fece un rapido resoconto della situazione a Yamcha, Pual e Olong e diede loro le istruzioni, da brava organizzatrice.
    «Yamcha, sai dove abitano Tenshinhan e Jiaozi?»
    «Sì, più o meno sì.»
    «Bene! Non abbiamo il loro numero, quindi dovrai andare a cercarli! Prendi dalle mie capsule il jet medio! Parti subito! Io vado a prendere il Dr. Hatataku. Poi, mentre siete in viaggio, ricordatevi di chiamare Crilin e Muten... dobbiamo dare a Goku tutto l'aiuto possibile, e anche di più!!» si raccomandò.
    «Va bene, cara, non preoccuparti! Ci vediamo direttamente a casa di Goku.»
    Bulma si fiondò fuori di casa, aprì l'astuccio porta-capsule e scelse il velivolo che più le faceva comodo. Casualmente, notò nel grande spiazzale nel giardino esterno la navicella di Vegeta, quella dove in quel momento si stava allenando, come di consueto. Strinse nella mano la capsula e, in tutta fretta, decise di avvisarlo. Anche lui aveva il diritto di essere informato di ciò che stava accadendo a quello che lui chiamava Kakaroth, no? La ragazza bussò al portellone della navicella, attese alcuni secondi e Vegeta aprì; Bulma gli spiegò la situazione.
    «Balle! Non può essere una cosa grave... un vero Saiyan non può morire di malattia!»
    «Pensala come vuoi» rispose la ragazza con tono frettoloso. «Io sto andando lì e, se cambierai idea, penso tu sappia come trovarci. Tanti saluti!» concluse, girando i tacchi e andandosene bruscamente. Sembrava che quel Saiyan volesse di proposito farla irritare ogni volta. In realtà, quella non era una provocazione: Vegeta era davvero convinto che quelle preoccupazioni fossero tutte scemenze, e non voleva lasciarsi sopraffare dall'ombra di inquietudine che tali rivelazioni gli avevano lasciato. Per queste ragioni, decise di mantenersi indifferente e tornare agli allenamenti.

    La faccia perplessa e rammaricata del medico caprone mostrava come la situazione fosse per lui incomprensibile: quei sintomi non gli permettevano di capire che malattia fosse; l'unica misura che riuscì ad adottare fu un'iniezione di antidolorifico per sedare l’ammalato come era necessario; mentre era restio a somministrare altri medicinali, in assenza di esami ed analisi, per paura di controindicazioni a lui ignote. Se non altro, l'ammalato aveva smesso di agitarsi e i suoi muscoli erano più distesi. Fortunatamente, nel giro di pochi minuti, Bulma si fece di nuovo viva con Chichi, avvertendola dell'arrivo imminente del cardiologo.
    Il medico caprone rimase in casa fino all'arrivo del collega cardiologo, per sorvegliare il paziente: adesso Goku era pallido, il suo respiro pesante e la sua espressione sofferente ma, se non altro, non si agitava più.
    Al suo arrivo, Hatataku iniziò una visita completa ed accurata, sotto gli occhi di Gohan, Chichi e lo stregone del Toro, Bulma e Piccolo, nonché il medico caprone. «Questi sintomi non mi convincono per niente. Da un lato potrebbero essere ricondotti a varie patologie che sicuramente hanno colpito il cuore, dall'altro non c'è una patologia specifica che rientri in questi parametri. Sarebbe opportuno un esame del sangue, per cominciare.» Effettuò dunque il prelievo di alcuni campioni di sangue. «C'è un solo modo per accelerare le diagnosi. Andrò da un collega di mia conoscenza che ha un laboratorio di analisi in una città qui vicino e gli chiederò di analizzare questi campioni di sangue; nel frattempo controllerò le banche dati informatiche in cerca di dati e informazioni... non è possibile che proprio io non ne sappia niente! Vi giuro che, nonostante la mia esperienza in materia, non ci sto capendo nulla.» dichiarò il medico con accento visibilmente preoccupato. A quel punto, il medico estrasse da una capsula un jet biposto e partì con la sua infermiera. Anche il caprone, rendendosi conto che la sua presenza era inutile al momento, disse che sarebbe tornato all'ambulatorio in paese per espletare il suo lavoro ordinario; lasciò il numero telefonico d'emergenza, promettendo che, se fosse stato necessario, sarebbe tornato subito per sedare di nuovo il paziente: ormai ritrovare l’indirizzo gli sarebbe riuscito agevole.
    Poco dopo, iniziarono ad arrivare gli amici di Goku. I primi a farsi vivi furono Muten, Crilin e la tartaruga, che aveva insistito tanto per essere presenti; il volto di Crilin si deformò in una grottesca espressione di commozione infinita. Sicuramente, tra gli amici stretti di Goku, era lui il più emotivo. Dopo un po', arrivò anche il gruppetto di Yamcha. Tutti vollero dare un'occhiata per capacitarsi delle condizioni di salute dell'amico ammalato, ma si resero ben presto conto che tutto quell'affollamento era controproducente; la stanza era piccola e la folla dava un senso di soffocamento. Di propria iniziativa uscirono tutti dalla casa e si riunirono nel cortiletto antistante, lasciando che al capezzale del malato rimanessero solo la moglie, il figlio e Bulma, che si era impegnata a fare da filo diretto con il medico e perciò aveva annullato tutti i suoi impegni aziendali della giornata.
    Piccolo si distaccò dal gruppo dei terrestri, mettendosi in disparte.
    Mentre Tenshinhan e Jiaozi si erano seduti a terra, pensierosi, con lo sguardo verso il basso, fissando il terreno, Crilin, Yamcha e gli altri, dritti in piedi, attendevano l'evolversi della situazione. Si scambiavano poche parole... la tensione era più che palpabile. Per di più, erano perfettamente consapevoli della propria impotenza ed inutilità in quelle circostanze. Ogni tanto qualcuno attirava l'attenzione degli altri con qualche amarcord del passato del tipo “Vi ricordate quando...?” Era il genere di discorsi che si fanno quando la malinconia fa presentire il verificarsi di un evento luttuoso; e, anche se nessuno osava parlarne, il peso che si sentivano fin dentro l'anima era tale che tutti inconsciamente temevano proprio il peggio.
    L'unico che si lasciò scappare un «e se lo stessimo perdendo?» fu il piccolo Jiaozi, che fece demoralizzare tutti i presenti. Fu immediatamente rimbeccato da Tenshinhan: «Stupido! Non devi neanche pensarlo!»
    Un'improvvisa percezione turbò i presenti: all'improvviso arrivò Vegeta; indossava una canottiera nera e dei pantaloni di tuta grigio scuro, con il logo della Capsule Corporation, il che lasciava intuire che aveva interrotto apposta i suoi allenamenti. Era andata proprio così: durante i suoi esercizi, era andata crescendo in lui la preoccupazione destata dalla notizia che gli aveva dato Bulma. Sì, Vegeta – sempre a modo suo - era divenuto sempre più inquieto, più di quanto la sua coscienza fosse in grado di accettare, più di quanto gli amici di Goku potessero comprendere.

  2. #102
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    «Chi ti ha invitato qui?» chiese Tenshinhan con accento di collerico fastidio; tra i presenti, il treocchi era il meno conciliante nei confronti di Vegeta: ne aveva subito i soprusi, ma non aveva convissuto con lui abbastanza da abituarsi a tollerarlo o semplicemente ignorarne la presenza.
    «Chiudi il becco, imbecille» lo tacitò seccamente il Principe, per poi entrare disinvolto nella casa del rivale. Si indirizzò nella stanza da cui venivano delle voci sommesse, e trovò ciò che gli interessava. Si fermò a circa un metro dal letto, squadrando il Super Saiyan infermo dall'alto con la fronte corrugata dal disappunto.
    «Come sta adesso?» domandò in modo generico, senza lasciar trapelare emozioni.
    «È stato sedato» spiegò Bulma. «Un medico di mia fiducia si sta dando da fare per trovare una cura...»
    «Bah.» brontolò Vegeta. Uscì dalla casa, e si andò a posizionare su un albero del cortile, silenzioso, schiena appoggiata ad un grosso ramo, in attesa di sviluppi.

    Più tardi, squillò il cellulare di Bulma. «Salve, Bulma! Sono Hatataku! Ho spulciato in lungo e in largo le più ricche banche dati mediche del mondo, informatiche e non, ma è assurdo... del male che ha colpito il signor Goku non c'è traccia. Da un rapidissimo esame preliminare del sangue, risulta una grave infezione di origine virale... sicuramente l'incubazione del virus risale a non poco tempo fa. Ho però il dovere di informarvi che i risultati non sono del tutto attendibili, dato che sono stati compiuti in maniera sbrigativa.»
    «Che cosa significa allora? Non esistono rimedi??» domandò Bulma nervosa, abbassando il tono della voce per non farsi udire dai presenti.
    «Aspetti, Bulma, c'è dell'altro. La composizione del sangue è parecchio anomala...»
    «Ma certo! Perché Goku è un extraterrestre... però mi raccomando, contiamo sulla vostra riservatezza.»
    «È chiaro.» Hatataku, come del resto il padre di Bulma, era un genio abbastanza bizzarro da non lasciarsi strabiliare all’idea di star curando un alieno. «Comunque questo fattore comporta che il virus si riproduca e si disintegri a ritmi frenetici: dunque possiamo desumere che tutti voi siete probabilmente fuori dal rischio di un contagio. Il problema...»
    «Ho capito!» lo interruppe Bulma. «Il problema sussiste solo per Goku, dunque! Che si può fare?»
    «Continuerò a fare indagini... troverò un rimedio, lo troverò! Quanto è vero che mi chiamo Hatataku!»
    «Aspetto sue notizie! Grazie della sua immensa disponibilità.»

    Le ore trascorsero, si fece ormai pomeriggio inoltrato. Chichi si voltò verso Gohan con un sorriso tristissimo, forse il più triste del mondo, il sorriso di chi si sforza di ostentare serenità ma porta il peso della rassegnazione nel cuore. La moglie di Goku aveva foschi presentimenti, ma si era imposta di non perdere la speranza. «Gohan, fammi un favore. Fatti un giretto fuori e vai nel bosco a prendermi qualche ramoscello dalla solita pianta... Hai presente la tisana che mi faccio la sera quando voglio riposare? Quando papà si risveglierà, voglio preparargliene un po'...» Gohan fiutò qualcosa di strano in quella richiesta, ma non volle sollevare obiezioni; era un bambino per niente stupido. I presenti compresero che Chichi temeva che nel giro di pochi minuti accadesse il peggio e non voleva che il figlio vedesse il genitore andare all'Altro Mondo sotto i suoi occhi; anche Chichi aveva sperimentato sulla propria pelle la morte di un genitore in tenera età, infatti era stata allevata dallo Stregone del Toro, praticamente solo.
    Fu un caso che, proprio quando Gohan fu lontano, un urlo spezzò il silenzio che pesava su tutti in quel momento. Goku aveva ricominciato ad agitarsi; tossiva ed ansimava, sudava come un dannato e si sbracciava, sdraiato sul suo letto, portando ogni tanto le mani contratte sul cuore. Chichi non sapeva più cosa fare, in preda al panico per quell'inaspettata reazione del marito, quindi richiamò Bulma. «Dobbiamo chiamare il medico... serve dell'altro antidolorifico! Il cuore gli sta facendo male in maniera pazzesca!»
    Un gemente urlo sovrumano di dolore e fece rimbombare non solo la casa, ma tutta l'area circostante. Istintivamente tutti, ma proprio tutti schizzarono dentro la casa e non resistettero all'impulso di entrare nella stanza da letto. Goku ansimava con estrema fatica; in un'ultima fiammata di malessere, aprì gli occhi come non aveva fatto più da quando Gohan aveva cercato di soccorrerlo nel bosco, in mattinata. Nel breve istante in cui i suoi occhi furono aperti, abbracciò i presenti nella stanza con un unico sguardo e il suo volto contratto per i patimenti si distese in un sorriso ampio. Prima di richiudere gli occhi, tutti videro un velocissimo lampo di preoccupazione nei suoi occhi, e lo ricollegarono a quel che il povero Saiyan disse subito dopo: «Go... han...». Poi chiuse gli occhi e la bocca e, in modo totalmente innaturale rispetto a pochi secondi prima, il suo corpo si afflosciò e il suo volto si compose in un'espressione seria, ma finalmente serena. Fu subito chiaro a tutti quello che era accaduto, così come fu subito chiaro a tutti che l'ultimo pensiero di Goku era andato a Gohan, l'unico dei suoi cari assente in quel momento. Magari si era chiesto dove fosse, forse temeva che qualche nuovo nemico lo stesse minacciando e avrebbe voluto essere con il figlio per poter combattere e difenderlo, come aveva sempre fatto. Per di più, fu subito chiaro a tutti che quella era la seconda volta per Son Goku: ossia la volta definitiva, il non ritorno. Al solo pensiero, Crilin e Yamcha, distrutti, strinsero i denti e gli occhi ma non furono capaci di reprimere le lacrime; le due donne, lo Stregone del Toro, Olong, Pual e la tartaruga, senza pudore si erano trasformati in fontane di lacrime, mentre il maestro Muten, reso più forte dall'esperienza di vita secolare, simulava forza d'animo dietro gli occhiali da sole e la folta barba bianca. Anche Tenshinhan, a capo chino, serrava gli occhi e bocca in un patetico tentativo di sopprimere le lacrime; non aveva versato lacrime per quell'icona ammirata e rispettata che era stato per lui Taobaibai, ma il Super Saiyan lo aveva conquistato in modo più profondo. La malinconia traspariva anche dalle lacrime di Jiaozi; il dispiacere aveva deformato persino il suo viso naturalmente neutro. Piccolo diede le spalle alla comitiva, chinò il capo e incrociò le braccia, mentre Vegeta, più che costernato o addolorato, sembrava furente: stringeva i pugni e digrignava i denti, mentre il suo sguardo era più spaventosamente irato del solito. Il Principe dei Saiyan si risolse ad allontanarsi dalla stanza, preda di un istinto incontrollabilmente violento. Per evitare di distruggere tutto, si mise a correre verso l'uscita e percorse il cortile davanti all'ingresso. Spiccò un salto e sparì nel tramonto di quel pomeriggio.

    Gohan avvertì qualche voce in lontananza non troppo udibile, ma non l'associò a suo padre. Si avviò verso casa. Attraversò il bosco; con rapidi balzi sui sassi che emergevano dal pelo dell'acqua supera il fiume, in pochi minuti fu di nuovo a casa per trovare gli amici riuniti con espressione compunta davanti alla casa. Essi si scansarono per lasciarlo passare ed entrare nell'abitazione. Chichi annunciò mestamente, con gli occhi stracarichi di lacrime che già le rigavano il volto: «Gohan... papà non c'è più.» Chissà quanto ne sarebbe stato felice Freezer.

    *************************************************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Il medico caprone è preso dal fumetto Dr. Slump & Arale, dove è il medico del Villaggio Pinguino e gestisce l'ambElatorio. Invece Hatataku è una mia invenzione: il suo nome è una storpiatura dell'inglese "heart attack" (= attacco cardiaco, infarto).
    Qualche minimo spunto, come avrete notato, è preso dalla scena iniziale dello special di Trunks del futuro.

    Non risparmiate i commenti: positivi o negativi, saranno comunque ben accetti.
    In particolare, Ssj3, visto che continui a seguire, che ne pensi dei capitoli precedenti, quelli sullo scontro tra Goku e la famiglia Freezer?

  3. #103
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    E' stata una morte molto più improvvisa e a sangue freddo di quanto avrei mai immaginato.
    Pensavo che, dai primi sintomi alla fine, sarebbero passati giorni o settimane (magari il manga mi contraddice, ora non ricordo) anche per prepararci ad un avvenimento così cruciale.

    Questa scelta ha reso il tutto ancora più traumatico, dunque trovata riuscita, senza dubbio.

    Del combattimento con Freezer non riesco ancora a capire se mi abbia convinto il finale o meno xD
    Concentrare tutte le energie in un colpo per spezzare il collo all'avversario è sicuramente un epilogo credibile, ma non dragonballiano.
    Di solito i combattimenti finiscono in maniera più spettacolare che tattica, e una mossa del genere solitamente fallisce (es. Super Vegeta che colpisce Perfect Cell con un calcio al collo) oppure pone fine ad una contesa già segnata in partenza (Rekoom vs Gohan) non ad una lotta fra pari.
    Non so qual'era il tuo intento: a me ad es. Freezer ha fatto un misto di pena e compassione in quel momento, magari era ciò che volevi.

    Il ruolo di Goku nei capitoli (11-12-13) non l'ho percepito come quello di un personaggio POV, sembrava che come lettore dovessi ammirare le ultime gesta di un eroe dall'esterno.
    E ciò è coerente col fatto che, in questa storia, Goku ha un ruolo marginale, per cui ho apprezzato.
    A questa sensazione ha contribuito il sapere già come sarebbe finita.

    Il cap.14 l'hai fatto dal punto di vista del super saiyan, se non ricordo male: avrei preferito descrivere gli stessi eventi ma con gli occhi di un Gohan o di Chichi, questo nell'ottica di scrivere una storia a sè stante dall'opera a cui si ispira.
    D'altro canto, in quanto fanfic di DB, chi si approccia alla lettura si aspetterà e vorrà vedere Goku come un protagonista "a prescindere" finchè è presente.

  4. #104
    Senior Member L'avatar di calogero99
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    Io mi aspettavo una malattia diversa, come se inizialmente si sentiva stanco per circa mezz'ora, poi sveniva, qualche volta si svegliava e dopo un po' di tempo moriva, così è un finale più tragico, ma è ciò che volevi, e l'hai ottenuto.

  5. #105
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    Commenti interessanti! Grazie, ragazzi
    'Spe che rispondo a tutto.

    Citazione Originariamente Scritto da calogero99 Visualizza Messaggio
    Io mi aspettavo una malattia diversa, come se inizialmente si sentiva stanco per circa mezz'ora, poi sveniva, qualche volta si svegliava e dopo un po' di tempo moriva, così è un finale più tragico, ma è ciò che volevi, e l'hai ottenuto.
    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    E' stata una morte molto più improvvisa e a sangue freddo di quanto avrei mai immaginato.
    Pensavo che, dai primi sintomi alla fine, sarebbero passati giorni o settimane (magari il manga mi contraddice, ora non ricordo) anche per prepararci ad un avvenimento così cruciale.

    Questa scelta ha reso il tutto ancora più traumatico, dunque trovata riuscita, senza dubbio.
    Su questo siete d'accordo. A parte il voluto effetto traumatico, mi sembrava che non storpiasse troppo l'idea di una malattia improvvisa e sconosciuta da curare "appena compariranno i primi sintomi" (cit. Trunks), quindi un male da curare in maniera immediata perchè tende a degenerare in maniera altrettanto rapida.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Del combattimento con Freezer non riesco ancora a capire se mi abbia convinto il finale o meno xD
    Concentrare tutte le energie in un colpo per spezzare il collo all'avversario è sicuramente un epilogo credibile, ma non dragonballiano.
    Di solito i combattimenti finiscono in maniera più spettacolare che tattica, e una mossa del genere solitamente fallisce (es. Super Vegeta che colpisce Perfect Cell con un calcio al collo) oppure pone fine ad una contesa già segnata in partenza (Rekoom vs Gohan) non ad una lotta fra pari.
    Non so qual'era il tuo intento: a me ad es. Freezer ha fatto un misto di pena e compassione in quel momento, magari era ciò che volevi.
    Se devo trovare un riferimento "simile" (non uguale) nel manga, è il finale del Goku vs. Nappa, o magari Goku vs. Rekoom. Immagino che un finale del genere possa un po' scontentare perchè quelli sono due scagnozzi e Freezer è un "boss finale"- il mio preferito! - per il quale si desidererebbe una fine più grandiosa. Goku ha dovuto fare ricorso alle sue conoscenze tattiche (ha rispolverato le care vecchie Immagini Residue) perchè, come notava Vegeta e come si rendeva conto lui stesso, andando avanti di quel passo, si sarebbe consumato senza mettere a segno attacchi di un certo livello - necessari, contro un Freezer eccezionalmente robusto, più della sua solita natura. se ti ha fatto compassione, era voluto anche questo: Freezer ha rinunciato a tutte le possibilità di redenzione che Goku gli ha offerto, e per questo è stato totalmente annullato, annichilito.

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Il ruolo di Goku nei capitoli (11-12-13) non l'ho percepito come quello di un personaggio POV, sembrava che come lettore dovessi ammirare le ultime gesta di un eroe dall'esterno.
    E ciò è coerente col fatto che, in questa storia, Goku ha un ruolo marginale, per cui ho apprezzato.
    A questa sensazione ha contribuito il sapere già come sarebbe finita.
    In effetti è l'ultimo canto del cigno... un Goku così forte e vincente non lo vedremo mai più (in questo universo), e quindi ho scelto di raccontarlo assistendo dal punto di vista dei suoi comprimari. Non a caso ho dato a ben due capitoli il titolo di Titanomachia!

    Citazione Originariamente Scritto da Ssj 3 Visualizza Messaggio
    Il cap.14 l'hai fatto dal punto di vista del super saiyan, se non ricordo male: avrei preferito descrivere gli stessi eventi ma con gli occhi di un Gohan o di Chichi, questo nell'ottica di scrivere una storia a sè stante dall'opera a cui si ispira.
    D'altro canto, in quanto fanfic di DB, chi si approccia alla lettura si aspetterà e vorrà vedere Goku come un protagonista "a prescindere" finchè è presente.
    Più che altro, siccome ragionavo nell'ottica che "questo sarà l'ultimo capitolo con un Goku attivo che cammina e si muove", ho voluto farlo essere una presenza viva che interagisce con gli altri, finchè può. Conoscendo la fine che avrebbe fatto, era facile intuire che questo capitolo era la descrizione di un suo ritorno - per quanto poco duraturo - alla vita quotidiana. Come a dire... godiamoci Goku e la sua vita normale, finchè li abbiamo!

    Presto il prossimo capitolo!
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 15-06-2013 alle 15:21

  6. #106
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    Cap. 16: Post mortem.

    Un puro spirito vitale si trovava, suo malgrado, in una zona buia, calda e asciutta di cui aveva un vago ricordo.
    «Uff... credo di essere morto... di nuovo...» sbuffò guardandosi intorno, avviandosi lievemente verso la luce che vedeva in fondo a quel luogo. Riconobbe al primo impatto prima il brusio di sottofondo, poi quel fastidioso ma pur sempre moderato caos tipico degli uffici postali.
    «Volete mantenere la fila, per favore?»
    «Signor diavolo... quel tipo mi è passato avanti...»
    «Volevo stare in fila con mia moglie... insieme anche dopo la morte!»
    «Hai tutta l'eternità per stare con tua moglie, scemo!»
    «Sì, ok, ma non usare questo linguaggio o finirai a reincarnarti! Ahah!»
    Il nostro spirito si mise in coda e attese pazientemente il suo turno: fortunatamente la fila era scorrevole. Del resto Re Enma era abbastanza efficiente nell'assegnare ogni anima defunta alla sua sorte ultraterrena, e purtroppo sembra che nell'universo ci siano abbastanza anime più o meno cattive che gli agevolano il compito senza suscitare troppe perplessità.
    «Il prossimo...» brontolò Re Enma.
    Lo spirito si presentò al suo cospetto, davanti alla gigantesca scrivania.
    «Ehi, ma ci siamo già conosciuti noi due!» commentò con un largo sorriso sarcastico Re Enma. «Son Goku, come dimenticarti?»
    «Ciao, Re Enma! Come stai?»
    Da dietro si levarono le proteste degli altri spiriti incolonnati; è cosa nota che durante le code negli uffici ci si spazientisce facilmente. «Allora, ci diamo una mossa? O facciamo salotto, eh?»
    «Silenzio! Qui comando io!» li rimproverò re Enma con la sua voce cavernosa e rimbombante. «Continuiamo! Cosa ci fai qua così presto?»
    «Ah, non lo so... ricordo solo che poco fa ero con mio figlio, e ora sono qua!»
    «Vediamo... qua nel mio registro c'è scritto che sei stato colpito da una malattia e sei morto...»
    «Ah...ecco perché mi sentivo così stanco, stamattina... ero malato! Come posso tornare sulla Terra?»
    «Non puoi tornare... che domande!»
    «Ma come no? Nemmeno con le Sfere del Drago?»
    «No... credo proprio di no... almeno, non credo ci siano scappatoie alle leggi divine, in questo caso...»
    «Ma io voglio stare ancora con mia moglie, mio figlio e i miei amici!!» protestò imbronciato il Saiyan. «Sono troppo giovane per restare qua!»
    «Eppure questo è il nuovo andazzo a cui ti dovrai abituare! Io non accetto reclami!» urlò spazientito il Re dell'Oltretomba. «Leggo qua che per i meriti da te conseguiti in vita ti spetta la possibilità di mantenere il corpo. Forza» ordinò ai suoi sottoposti «trovatemi il timbro “Eroe”, devo imprimerlo su questa pagina. Ma dannazione! È mai possibile che in questo benedetto ufficio non si trova mai niente?» Eh... caro Re Enma, la burocrazia dell'Aldilà non è poi troppo differente dalla nostra, sotto certi aspetti.
    Finalmente il timbro “Eroe” saltò fuori da un cassetto e fu sbrigativamente impresso sulla pagina corrispondente alla vita di Goku, il quale in un batter d'occhio riacquistò il corpo e le sue sembianze normali che ricordava di avere fino alla mattina.
    «E ora che devo fare?» domandò Goku.
    «Vai dal tuo Re Kaioh di riferimento! Ma muoviti, che mi blocchi la fila, diamine!»
    Il Saiyan portò due dita alla fronte e provò a concentrarsi, ma il mormorare delle anime in sottofondo gli complicava le cose; dato che non lo vedeva muoversi, Re Enma lo rimproverò intimandolo a sbrigarsi. «SILENZIO! Lo capite o no che qui c'è qualcuno che sta provando a concentrarsi??» sbottò il Super Saiyan. Quando regnò il silenzio, l'eroe si concentrò; individuata l'aura inconfondibile di Re Kaioh, si teletrasportò da lui.
    Re Enma si sorprese: «Perfetto! Pare che si sappia anche teletrasportare ora... spero di non vedermelo scorrazzare qua e là per questo mondo!»

    Sulla Terra, in quel momento, era pomeriggio inoltrato. Era veramente quella la fine di Son Goku? Era morto definitivamente? Nessuno dei suoi amici e nessuno di coloro che avevano imparato a conoscerlo bene riusciva a crederci: del resto, pure quando veniva dato per spacciato, aveva il talento di saltare nuovamente fuori, puntualmente. Non era possibile che tutto finisse così. Una morte così semplice, banale e stupida come una bolla di sapone che si gonfia fino a diventare enorme e poi scoppia senza emettere nessun rumore. No, non ci si riusciva a credere! Forse fu questo pensiero inconcepibile a far sì che il pensiero di tutti si rivolse a quella che ritenevano la soluzione più valida: le Sfere del Drago.
    Tutti si ricordavano che, per Goku, quella era la seconda volta... la sua seconda morte. E la regola vietava di riportare in vita per due volte la stessa persona; però, forse si sarebbe potuto fare appello agli indubbi meriti che Goku aveva maturato verso il pianeta.
    Piccolo, sulla soglia della porta, volse lo sguardo verso Gohan. Mentre sua madre si disperava con la testa fra le braccia incrociate sul materasso dove giaceva il cadavere del marito, il piccolo – dopo il triste annuncio – era caduto carponi e non riusciva a smettere di piangere, mentre il suo sguardo corrucciato fissava il vuoto e le lacrime dagli occhi scivolavano verso il mento e stillavano a terra. In quell'esatto momento Il guerriero namecciano decise che non poteva indugiare oltre: si sentiva in dovere di darsi una mossa per il suo allievo, per il bene di Gohan. Si avvicinò al bambino e, guardandolo con sguardo fiero, ordinò: «Gohan, resta qui a consolare tua madre. Io andrò a parlare con Dio.» Dopodiché uscì nuovamente fuori e volò via. Tutti gli altri lo videro. Tenshinhan fu il primo a commentare: «Piccolo se n'è andato via... era furente. Come Vegeta... evidentemente entrambi hanno sofferto la morte di Goku... non me l'aspettavo proprio da loro.»
    «Non penso sia per questo.» ribatté Crilin. «Avete notato che direzione ha preso?»
    «Sì... e allora?» replicò a sua volta Jiaozi.
    «Non vi ricordate cosa c'è in quella direzione?» osservò di nuovo Crilin con un sorriso che tradiva furbizia.
    «Non saprei... a me non viene in mente nulla...» rispose il treocchi.
    «Ma certo!» esclamò Yamcha esaltato, colpendosi il palmo sinistro col pugno destro. «C'è il santuario di Dio!»
    «Non mi convince! Cosa vorrà da Dio? Ricordate al torneo quanto lo odiasse? Perché era la sua nemesi... Non so voi, ma io voglio vederci chiaro! Io lo seguo!» commentò risoluto Tenshinhan per poi innalzarsi in volo, seguito dall'immancabile Jiaozi e da Crilin. Yamcha, dopo aver avvertito Bulma, li seguì a ruota. Nel frattempo, Bulma contattò Hatataku e lo avvertì dell'accaduto. Il dottore, sorprendentemente, si rivelò affranto e distrutto; rispose all'annuncio della ragazza dichiarando solennemente: «Continuerò le ricerche in memoria del suo amico, lo prometto. Questa malattia dovrà essere studiata e debellata.»
    Durante il viaggio, parlarono poco; non erano dell'umore. Cosa doveva aspettarsi Piccolo da quella visita al Dio della Terra? E cosa dovevano aspettarsi tutti loro?
    Yamcha osservò solo: «Forse vuole chiedere a Dio di fare uno strappo alla regola, per riportare Goku in vita.»
    «È cambiato sul serio, Piccolo... ha maturato un certo senso di giustizia. E dire che nessuno di noi ci avrebbe scommesso, a parte Goku!» commentò con un ghigno ironico Tenshinhan.
    «Però, da quanto ne sappiamo, non è possibile riportare in vita coloro che sono deceduti per cause naturali... e un virus è una causa naturale.» continuò Yamcha.
    «Può essere anche che “cause naturali” debba intendersi come “morte di vecchiaia”, quindi una morte per malattia non farebbe testo... no?» obiettò Crilin.
    «Boh... chi ci capisce...» mormorò Yamcha alla fine.
    Peccato che non fossero rimasti ancora qualche minuto a casa di Goku: avrebbero potuto vedere il cadavere di Goku smaterializzarsi letteralmente sotto i loro occhi. Madre e figlio, invece, rimasero attoniti a contemplare quel prodigio.
    Dopo un viaggio lungo perché gravato dallo sconforto, gli amici di Goku arrivarono al santuario di Dio. Si sorpresero di trovarsi davanti la scena spiazzante che ora si mostrava ai loro occhi. Sotto lo sguardo terrorizzato di Mr. Popo che tremava come un impotente infelice, il demone dalla pelle verde stava letteralmente reggendo con la mano destra la divinità dritta davanti a sé per il bavero del mantello, con un’espressione da gargoyle assassino che prometteva tuoni e fulmini, urlando: «Cosa diavolo vuol dire? Spiegati subito, vecchio inutile, altrimenti distruggerò questo dannato posto… lo giuro sulla tua testa!»
    «P-Piccolo, lasciami... non hai bisogno di minacciarmi... sfoga pure la furia, se ti serve, ma lo sai già che posso venire incontro alla tua brama di spiegazioni quando vuoi...» balbettò l'anziano namecciano.
    Dopo che Piccolo l'ebbe poggiato a terra con un grugnito, non senza un'ombra di sdegno, Dio iniziò a parlare, appoggiato al suo bastone di legno. «Non merito le tue ingiurie. Il tuo animo è cambiato, non sei più l’incarnazione del vizio che eri una volta… come sai, riesco a leggere le motivazioni più recondite nella tua mente. Placa la tua ira, conosco le tue vere intenzioni… esse non sono pure e sante, ma contaminate dalla violenza e dall’aggressività. Eppure meriti una spiegazione… la meritate tu e questi ragazzi.» concluse Dio accennando ai giovani guerrieri, che avevano appena messo piede sulla bianca pavimentazione del santuario.
    La domanda era ovvia e sottintesa, e anche senza esplicitarla i quattro amici terrestri avevano intuito quale fosse il nodo centrale che aveva dato vita al breve alterco tra i due namecciani.

  7. #107
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    «Vi sono arcani motivi per cui quello che so essere il vostro desiderio non potrà essere esaudito. Dei segreti aleggiano intorno alle Sfere del Drago. Sto per rivelarvi delle verità molto riservate… sacre. Per questo motivo vi chiedo di non diffonderle; potete confidarle al massimo ai vostri stretti congiunti, ovviamente, ma altrettanto ovviamente siete pregati di limitare le vostre rivelazioni a queste stesse persone. In virtù delle poche conoscenze che sono di vostro dominio, voi a tutt’oggi ritenete che Re Kaioh sia il vertice della gerarchia divina: sappiate che così non è.» Stupore generale. Dio proseguì con tono pacato e solenne. «L'universo in cui noi viviamo... che noi conosciamo così poco, nella nostra misera piccolezza... Nessuno di noi ha mai incontrato le divinità supreme che siedono ai massimi vertici dell'esistente. Non ne so molto nemmeno io stesso, che sono un dio. Sono esseri per lo più ignoti, venerati persino dai Kaioh… i misteriosi Kaiohshin. Si tratta di creature la cui potenza è assolutamente inimmaginabile per ciascuno di noi. Sono loro che, in tempi talmente remoti da essere al di là di ogni nostra possibile immaginazione, dettarono le norme generali che indirizzano l'universo sulla retta via. Di più non so dirvi: so dirvi solo che attualmente è in carica un giovane Kaiohshin: data la sua età, è plausibile che egli governerà ancora per milioni di anni. Questa è solo la premessa delle mie spiegazioni... Dal tenore di quanto vi sto rivelando, avrete già intuito i motivi per i quali ho esitato prima di aprir bocca. Vi ho richiesto la massima riservatezza... sono fiducioso nel fatto che sappiate come comportarvi riguardo a queste informazioni, che devono restare ignote alle creature dell’universo.» Lesse perplessità nei volti dei suoi ascoltatori, prima ancora di leggerla nei loro animi. In effetti gli amici di Goku, imbarazzati, indugiarono nel replicare. Per Tenshinhan, al freschissimo lutto per la morte dell’ex rivale si aggiungeva l’imbarazzo di aver preteso troppo da Dio, chiedendogli implicitamente delle spiegazioni, e in lui serpeggiava il vago sentore della propria superbia; ugualmente, Crilin e Yamcha si guardarono vicendevolmente negli occhi, con uno sguardo tra il serio e il turbato.
    Dopo qualche minuto, Yamcha ruppe il silenzio, in modo alquanto rispettoso, mosso forse dall'inquietudine che quelle parole così arcane che erano state pronunciate da una fonte così autorevole: «Signore, non occorre che Dio si giustifichi… va bene così. Abbiamo capito che ci sono cause di forza maggiore per le quali il nostro amico non tornerà mai più con noi.»
    «Stai zitto, idiota!» rilanciò Piccolo, per poi voltarsi verso il suo alter ego positivo con tono sprezzante: «Voglio sentire dove vuoi andare a parare, vecchio!» Era pur sempre un demone che si trovava di fronte al suo alter ego positivo, malgrado il suo animo fosse cambiato e maturato negli ultimi anni: discorsi del genere difficilmente lo sbalordivano o lo preoccupavano; in più, in quel momento era l'ira a parlare per lui.
    «Non agitarti, Piccolo. Avrai le tue spiegazioni... e anche voi, ascoltatemi. Credo che in fondo meritiate delle delucidazioni. Non so perché ho tanto desiderio di parlarne… forse perché sono vecchio, forse perché non posso deludere delle persone di assoluta fiducia quali voi siete, così come lo era Goku. Non penserete davvero che Re Kaioh e questo indegno vecchio decrepito siano i massimi reggitori dell'universo, non è vero?» rise il vecchio namecciano. Una risata carica di stanchezza, che sapeva di vecchiaia; ogni tanto nelle sue giornate gli capitava di ragionare a voce alta e a testa bassa, e il suo parlare era più un soliloquio che un dialogo col fedele Mr. Popo, che pure era sempre presente. «Gli dei sono così: quando accetti che ne esista uno, perché ne hai ricevuto conferma sulla tua pelle, non hai il tempo di abituarti all'idea che sia lui l'entità suprema... che ti ritrovi di nuovo a dubitare della realtà...»
    Poi si riscosse dalle sue riflessioni interiori, e prese di nuovo in considerazione i suoi uditori.
    «Sappiate anche che tutto ciò che esiste, tutta la natura che voi conoscete ed anche quella che non conoscete deve sottostare a delle leggi eterne ed immutabili, dettate da quei Kaiohshin di cui vi parlavo. Rispettare le leggi dell’universo e non permettere deroghe ed eccezioni è sacro compito e dovere delle divinità. La lotta per la sopravvivenza, il desiderio di prevalere, la morte e l'addio al mondo materiale, il crearsi e il distruggersi della materia... questo e tanto altro ancora è ciò che compone i ritmi dinamici dell'universo. Se lette in quest'ottica, molte di quelle che ci appaiono ingiustizie o drammi non sono altro che l'evolversi naturale di questo e di tutti i mondi che esistono, e io stesso ho imparato a fare miei questi principi da quando mi sedetti per la prima volta sul trono divino. A voi, come a tutti, queste leggi ineluttabili possono sembrare il divertimento cinico di qualche essere superiore; però delle regole sono necessarie perché la creazione possa continuare a sussistere e ad evolversi ora e sempre.»
    «Taglia corto e vieni al dunque! Cosa c'entra questo col nostro problema??» interruppe brutalmente Piccolo, irritato da tutto quel discorso che gli sembrava sprizzare pompa magna da tutti i pori.
    Dio lo ignorò ma obbedì all'ordine, riprendendo il discorso. «Secoli fa, seguendo un ricordo ancestrale del mio pianeta d'origine, decisi di creare le Sfere del Drago. Volli che fossero le sfere della speranza, dono di Dio per l’umanità, con cui potesse riscattarsi dai dolori e dai dispiaceri che la vita mortale normalmente comporta... anche se non sempre sono state usate per fini nobili, non c'è bisogno che ve lo dica. Tuttavia, affinché il mio dono fosse legittimo, ho dovuto porre dei limiti invalicabili... per farvi un esempio, siccome le leggi di natura impongono che gli esseri viventi muoiano, ho dovuto stabilire che non si può tornare in vita più di una volta, e mai se il decesso è avvenuto per cause naturali. È questa la ragione per cui ho fissato dei limiti alla possibilità di resurrezione... ho dovuto farlo. L'alternativa sarebbe stata quella di eliminarla completamente, ma ho sempre saputo che sul pianeta esistevano persone con intenti meritevoli. Per questo non ho voluto toglierle agli uomini; dunque, ho dovuto limitarne i poteri per evitare l’abuso. Immaginate cosa succederebbe se ognuno avesse la possibilità di resuscitare i propri anziani familiari deceduti per motivi naturali? Oppure riportarli in vita ogni volta che si vuole? Sarebbe un disastro per l'equilibrio del pianeta, un disastro planetario… contro tutte le regole di natura! E non possiamo fare eccezioni: Dio deve sempre tutelare la giustizia e l'uguaglianza fra gli uomini. Ecco perché non è possibile essere meno rigidi…»
    Seguirono alcuni istanti di silenzio perplesso. Poi Crilin propose: «E se andassimo sul nuovo pianeta Namecc?»
    «Sarebbe inutile, ragazzi. Anche le sfere namecciane, nonostante le differenze con quelle terrestri, sono soggette a limiti analoghi, sempre collegati alle leggi che governano l'universo. Era una cosa che avevo supposto per deduzione, ma me lo ha confermato mio fratello, l'anziano saggio Muri... sapete, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di saperne di più sulle mie origini, nel periodo in cui la comunità namecciana è stata ospite sulla Terra. Dispiace a me, prima ancora che voi... perché io sono Dio, ma sono impotente. Sono inchiodato dall'impotenza.»
    «Tutte sciocchezze!» Piccolo riversò il suo disappunto in un impeto di indignazione. «Dovrei credere che uno come Goku e la sua famiglia non meritano uno strappo a queste regole maledette!?» Era la prova che Piccolo era andato davvero sviluppando un inaspettato senso di giustizia.
    A questo punto Tenshinhan, fremente per il nervosismo, sbottò amaramente: «Ma questo è assurdo!»
    «T-Ten! Calmati!» esclamò Jiaozi che gli stava a fianco, impaurito.
    «Non mi sono convertito alla causa della giustizia per poi lasciare che sia la natura a compiere le più gravi ed insensate ingiustizie! Stando a queste sue teorie, Freezer avrebbe avuto ragione a fare il bello e il cattivo tempo perché Madre Natura lo ha dotato di una superiore abilità combattiva! A cosa valgono allora i nostri sforzi per il bene?»
    «Sono più importanti di quello che credi, Tenshinhan.» rispose Dio in maniera illuminante. «Tutti gli esseri viventi dotati di anima e coscienza nascono liberi di scegliere il bene ed il male, e di mettere i propri sforzi al servizio della causa che hanno scelto. Se si crede davvero nelle forze del bene, si deve essere disposti a faticare e a sacrificarsi pur di aiutarle a trionfare... è questo che ci ha insegnato Goku. Non dubitare mai del valore della giustizia, Tenshinhan.»

  8. #108
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    Ancora qualche momento di pesante silenzio... che di colpo fu spezzato dall'improvvisa comparsa di una voce più che nota. «Amici! Mi sentite?»
    «Goku?!» si meravigliò Piccolo.
    «Ma certo... questa è la voce di Goku!» ammise Crilin, che avrebbe riconosciuto quella voce fra sei miliardi.
    «Ma dov'è?» Yamcha, che insieme a Tenshinhan e Jiaozi scrutava perplesso l'aria circostante.
    «Che domande! Dove volete che sia... Sono nell'Aldilà! Vi sto parlando direttamente nelle vostre menti tramite i poteri di Re Kaioh!» rispose Goku con naturalezza.
    «Certo... sennò, non potresti mica!» Gli fece eco la divinità azzurra, compiaciuta delle proprie abilità. «Salve a tutti i miei ex allievi! Come state? Ho inventato delle nuove battute... volete sentirle??»
    «Ehm... scusi, re Kaioh, ma dovevo fare quella comunicazione ai miei amici...» lo interruppe Goku.
    «Ah già, è vero! Che sbadato!» ribatté re Kaioh, punto nella sua suscettibilità. Come tutti ricordavano, l'essere azzurro era un grande cultore delle battute comiche, arte nella quale era convinto di eccellere, e mal tollerava di essere interrotto quando stava parlando di questo tema.
    «Cosa volevo dirvi? Me lo sono dimenticato...» si imbarazzò il Super Saiyan, la cui labile mente aveva ovviamente perso il filo del discorso.
    Un pietoso gocciolone di sudore pietoso solcò le tempie di ciascuno dei presenti, da Jiaozi a Dio.
    «Ah, già! Ora ricordo! Volevo dirvi che non dovete disperarvi per la mia morte... Mi hanno spiegato la situazione e, nel mio caso, non è possibile che io risusciti di nuovo.» Gli amici ascoltavano il discorso costernati, con gli sguardi rivolti verso il cielo. «Però non preoccupatevi! Re Kaioh mi ha detto che mi verrà accordato un trattamento speciale perché ho salvato il nostro mondo e la galassia in più occasioni. C'è di più: di solito, una persona che è stata normalmente buona, oppure coloro che hanno commesso cattive azioni, non possono tenere il corpo e diventano puri spiriti. Ma a me hanno concesso di tenermi il corpo... inoltre, non invecchierò mai più! Sapete... qui ci sono esperti di arti marziali vissuti nel passato, e quindi potrò divertirmi un mondo. Perciò, anche se mi dispiace per Chichi e Gohan, non cercate più di farmi resuscitare. Del resto, credo che ormai la pace sia tornata e non ci sia più bisogno di un Super Saiyan sulla Terra. Questo è tutto... Ci rivedremo quando morirete anche voi! Addio!» chiuse Goku, la cui voce allegra sembrava riecheggiare nell'etere, ad una distanza talmente irrisoria che i suoi amici ebbero l'impressione di poter vedere il viso allegro e sorridente del Saiyan.
    «Accidenti a lui! Ma che fa, porta sfiga??» ribatté Yamcha con una battuta.
    «Che ragionamento è? Come può essere così egoista?» osservò contrariato Piccolo, colui che – in tempi ormai moralmente lontani - aveva cercato di conquistare il mondo e seminare il terrore.
    «Credo che dovremo abituarci a non vederlo più fra noi...» sorrise sornione Tenshinhan, il cui umore - dopo aver ascoltato l'ultimo messaggio del defunto - si era disteso. Jiaozi annuì, rasserenato anch'egli.
    «Nonostante sia morto, con la sua allegria alla fine ci ha tirato su di morale....» commentò Crilin, sorridendo con una vena mesta.
    Passò qualche minuto di silenzio; infine Piccolo e i quattro giovani uomini concordarono di lasciare il luogo sacro.
    Era scesa ormai la sera. Il giorno appena concluso aveva causato una frattura irrimediabile tra ciò che era accaduto nel periodo antecedente e ciò che sarebbe avvenuto in seguito: un cambiamento drastico e irreversibile era avvenuto, e nulla sarebbe mai più stato uguale a prima.
    Nell'Aldilà, Goku continuò a dialogare con Re Kaioh. Un po' in imbarazzo, formulò la sua richiesta: «Mi servirebbe un ultimo favore... la prego...»

    Adesso lasciamo che ciascuno dei guerrieri se ne torni a casa, in preda alla rassegnazione e alla desolazione, e concentriamoci su Vegeta. Cosa ne era stato di lui, dopo la dipartita del suo rivale? Qualche giorno dopo, il Principe dei Saiyan si era ritrovato a dominare dall'alto un impervio e nebbioso scenario di monti e rocce dalla cupa tinta grigio-bluastra, vivificato da un vento gelido. Un luogo forse non scelto a caso, perché – col suo vento gelido e con la solitudine totale di quel vuoto - rispecchiava il luogo interiore dell'anima del Principe. Solo pochi giorni prima, vivere era per lui sinonimo di rincorrere Kakaroth, per cercare di raggiungerlo. Ma ora? Aveva parlato con Bulma con l'intento (non manifestato) di chiederle in prestito il Dragon Radar... pazzesco, avrebbe voluto riportare la sua preda nel regno dei vivi. Beh, pazzesco mica tanto... cos'è la vita di un Saiyan se non si ha un degno rivale all'altezza delle proprie aspettative? Sarebbe andato pure a stanare i namecciani sul loro nuovo pianeta, qualunque esso fosse... Con somma scontentezza era venuto a sapere da Bulma che nemmeno le Sfere del Drago potevano più essere d'aiuto. E meno male che non aveva rivelato alla ragazza le sue intenzioni: sbottonarsi troppo e metterla al corrente di un intento simile sarebbe stata una mossa da sprovveduto, quale lui non era. La verità, per chi lo conosceva bene, era che Vegeta rimaneva estremamente ritroso nel mostrare ad altri un lato della sua personalità diverso dalla truce facciata che tutti conoscevano.
    Inutile approfondire i pensieri che si avvicendavano nella mente del Saiyan e che poco per volta lo stavano facendo ammattire: è fin troppo facile intuirli. Tanta era stata la fatica nel cercare di raggiungere Kakaroth, fatica sia fisica che spirituale, tanto si era impegnato, che il solo pensiero che tutto fosse andato in malora lo faceva esplodere di una rabbia senza ritegno. Esplodere, non solo metaforicamente: da quando Vegeta si era recato fra quelle rocce, la fisionomia del territorio era cambiata a causa delle sue deflagrazioni che causavano brevi sismi e sgretolavano le montagne, poi i massi. Era furioso: non avrebbe più avuto la possibilità di dimostrare a Kakaroth che anche lui sarebbe riuscito a sconfiggerlo. Il guanto di sfida era stato lanciato e raccolto, ma la sfida non avrebbe mai avuto luogo. Allo stesso tempo, si era convinto del fatto che Kakaroth avrebbe continuato a osservarlo, a spiarlo dall'Altro Mondo. A quel punto, un'unica certezza gli restava, nell'ampio vuoto lasciato da Goku: «Ti supererò, Kakaroth! Lo giuro sul mio onore, stavolta, sull'onore del Principe dei Saiyan!»

    *******************************************
    L’ANGOLO DELL’AUTORE
    Quando si parla dell'universo da cui viene Trunks del futuro, una delle domande che ci si pone è: perché Goku non è stato resuscitato? Nemmeno con le Sfere di Namecc, poi? Io ho provato a dare una spiegazione, un po' inventata da me e un po' basata su quello che si vede nel manga. :-)
    Che altro? Il discorso che Goku fa dall'Aldilà è preso (ma con modifiche) dallo stesso discorso che nel manga Goku pronuncia dopo la sconfitta di Cell... lo avrete riconosciuto, credo.
    Da questo capitolo in poi, la presenza di Goku sarà abbastanza rarefatta: l'abbiamo visto poco finora e lo vedremo ancora meno. :-) La storia proseguirà concentrandosi più che altro sul suo gruppo.

  9. #109
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    Letto! In effetti mi ponevo sempre quella domanda, e questa è la risposta più azzeccata! Questo capitolo mi ha un po' delucidato le idee.

  10. #110
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Andiamo avanti! Prossimo capitolo!

    Cap. 17: The show must go on.

    Per quanto a casa di Goku il lutto fosse vissuto con maggior dolore, Chichi e Gohan avevano deciso di non demordere e di tenere duro.
    Determinante era stato, anche in questo caso, l'intervento di Goku. Il capofamiglia aveva cercato di prendere qualche precauzione dall'Aldilà, perché gli sarebbe dispiaciuto che sua moglie e suo figlio avessero vissuto nella depressione per colpa sua. E qui entrò in gioco re Kaioh a cui, come abbiamo visto, Goku aveva chiesto “un ultimo favore”: favore che consisteva nella possibilità di mettersi direttamente in contatto telepatico con moglie e figlio. Ciò avvenne nella notte che concluse quella fatale giornata, dopo che Piccolo e i quattro amici terrestri fecero il resoconto della loro fallimentare spedizione, a cui Gohan e Chichi prestarono orecchio con gli occhi arrossati trattenendo a stento il pianto. Chichi li pregò seccamente di lasciarli stare in pace per un po', congedando loro ed anche Bulma, che si era offerta di passare la notte con loro per dare un minimo di sostegno morale. Quando tutti se ne furono andati, madre e figlio si chiusero ognuno nella propria stanza, si buttarono ciascuno sul proprio letto e si sentirono finalmente liberi di dare sfogo alle lacrime.
    Fu allora che Goku si intrufolò nelle loro menti, col contributo della divinità amica, la quale promise che stavolta non si sarebbe intromesso con le sue chiacchiere.
    «Gohan! Chichi! Mi sentite?»
    «Goku?» «Papà!»
    «Vi sto parlando nelle vostre menti dall'Aldilà! Per questo, adesso tutti e due potete sentirmi, ma non potete vedermi... Volevo dirvi delle ultime cose. Sapete, qui nell'Altro Mondo non c'è il telefono, quindi è meglio che approfitti di questa occasione... purtroppo non ci devono essere contatti diretti tra i vivi e i morti!» ridacchiò l'eroe.
    Chichi esplose in lacrime... ancora più copiose, se possibile. Gohan ascoltava stupito, ma attento, desideroso di imprimersi nella mente quelle che sarebbero state le ultime parole che avrebbe sentito dalla voce del suo genitore.
    «Su, su, Chichi... non fare così. Lo so che ti ho fatto soffrire molto e che non mi sono comportato come il marito ideale che avevi in mente... però sappi che ce l'ho messa tutta. Stavo veramente bene con te... persino quando andavamo assieme al mercato. Non penso che altre donne sarebbero state tanto pazienti quanto te! Mi hai regalato anni felici... di questo posso solo ringraziarti!» Nella solitudine della propria camera da letto, Chichi non poté fare a meno di sorridere felice.
    «Gohan, veniamo a te. Ti chiedo scusa se per lunghi periodi non ti sono stato vicino... spero potrai perdonarmi, e ti auguro di vivere felicemente la tua vita, anche se non ci sarò io al tuo fianco.»
    «Papà, non dire così! Non devi chiedermi scusa!»
    «Però devi ammettere che, stando insieme, ci siamo molto divertiti! E questa è la cosa che conta di più, non è vero?»
    «Certo!» annuì Gohan con un energico sorriso.
    «L'unica raccomandazione che ti faccio è di proteggere la mamma e di difenderla ad ogni costo! E, anche se sembra strano detto da me, di renderla orgogliosa impegnandoti coi tuoi studi. Credo che la Terra ormai sia in pace... ad ogni modo, io ti consiglierei di non tralasciare mai gli allenamenti, in modo da essere pronto per ogni evenienza. Credo che anche Chichi dovrebbe essere d'accordo su questo punto...» Chichi ascoltava con un sorrisetto indispettito; non doveva essere troppo d'accordo, in fondo.
    «Adesso devo salutarvi. Mi sento in colpa: non avrei mai voluto che foste tristi a causa mia, anche perché io stesso da piccolo ho perso mio nonno, e so cosa significa la morte di una persona così cara. Però sappiate che anch'io, come mio nonno fece con me, continuerò a vegliare su di voi da questo Mondo. Credo che comunque ci rivedremo in futuro... anche se spero per voi che questo momento arrivi il più tardi possibile! Addio!»
    Le parole del Saiyan defunto penetrarono in profondità nei cuori della donna e del bambino, che miracolosamente quella notte riuscirono a concedersi un meritato sonno, complice anche la stanchezza accumulata in precedenza. Ancora una volta, Goku era riuscito a scacciare la malinconia con la sua forza d'animo e l'inconfondibile spensieratezza; così, paradossalmente, proprio i più stretti congiunti del Saiyan ebbero il privilegio di non soffrire troppo a lungo per il lutto.
    A questo punto, lasciamo che Gohan e Chichi riprendano le loro occupazioni quotidiane rispettivamente di studente e casalinga, a cui entrambi attesero con un perenne sottofondo di malinconia; il vuoto lasciato dal capofamiglia, da quel capofamiglia, non sarebbe mai stato colmato. L'unica nota che variava in positivo le giornate di Gohan furono, ed è facile capirlo, le visite al suo adorato maestro Piccolo, col quale proseguì gli allenamenti, che in una certa misura giovarono ad entrambi; e, contro questi momenti di relativo sollievo del figlio, Chichi imparò a non aver nulla da ridire.

    Era un giorno chiaro e luminoso. Sembrava che tutti gli elementi naturali, gabbiani, mare, brezza marina si fossero messi d'accordo per creare il clima stereotipato da isoletta tropicale, giù alla Kame House.
    Era trascorso un mese da quando Goku era morto. I giorni e le settimane che seguirono quel funesto giorno furono un tripudio di clima mite e temperato, perché naturalmente la natura se ne frega delle nostre sventure personali, e ci propina il bel tempo quando noi nel cuore abbiamo cielo coperto e tuoni. Del resto, da quando in qua c'è un collegamento tra il nostro benessere e quello che accade in natura? I fatti accadono e basta, e siamo noi a esprimere delle valutazioni positive o negative secondo il nostro interesse. Ebbene, a Crilin in quel periodo la vita non sorrideva. Viveva per inerzia: si alzava al mattino per inerzia; sempre per inerzia consumava i suoi pasti; ancora per inerzia, si spostava sulla spiaggia a sferrare qualche calcio e qualche pugno contro l'aria.
    Muten, per quanto intristito dalla dipartita di uno dei suoi allievi, aveva adottato l'atteggiamento sereno e benevolmente rassegnato che si confà a chi, di disgrazie, nella vita ne ha viste tante. Ciò che preoccupava di più il vecchio eremita era il suo allievo pelato. Nonostante il dolore, Crilin avrebbe dovuto superare questo atteggiamento passivo e remissivo; tuttavia, il vecchietto aveva deciso di lasciare che la malinconia abbandonasse spontaneamente il giovane, dopo una sana e profonda riflessione.
    Il ragionamento di Muten non era errato: standosene da solo, Crilin ebbe modo di riflettere. A farla breve, Crilin si era cominciato a chiedere cosa gli aveva lasciato Goku. Cos'era rimasto del passaggio dell'eroe in questa vita mortale? Effetti molto concreti, certamente: molte volte la Terra era stata salvata dal male. A parte questo, Goku, con il suo buon esempio, aveva dato a tutti un insegnamento di vita: ciascuno può diventare un eroe, lavorando su sé stesso, sviluppando al meglio le proprie capacità e mettendole al servizio del bene. Non tutti possiamo essere degli eroi a pieno titolo... però ciascuno di noi ha il dovere di sviluppare quella briciola di eroismo che conserva in sé. Goku era stato capace di trasmettere la capacità e la voglia di migliorarsi a suo figlio Gohan e ai suoi cari amici che lo circondavano, persino a quel pazzo di Vegeta.
    Cos'avevano avuto in comune Goku e Crilin? In cosa potevano sentirsi accomunati? Il loro profondo legame di amicizia era nato insieme alla loro formazione di base, con le lezioni impartite loro dal maestro Muten, e si era rinsaldato a mano a mano che il loro amore per le arti marziali andava crescendo. Già... la Scuola della Tartaruga aveva inculcato loro i valori morali per i quali valeva la pena di combattere, per realizzare un mondo migliore. Entrambi, con l'aiuto dei loro amici, avevano messo in pratica tali insegnamenti. Fu questa constatazione a far accendere nella mente di Crilin una lampadina luminosa come la sua testa pelata.
    Così, quella mattina chiara e luminosa, Crilin convocò il maestro Muten e la fedele e paziente tartaruga di mare nel soggiorno della Kame House. Si sedettero attorno al tavolo da pranzo, con il rettile disteso sul pavimento.
    «Vi ho riuniti qui per comunicarvi la decisione che ho preso.»
    «Dicci tutto, Crilin.» disse il vecchio con pacata serietà, mentre dai suoi occhiali da sole brillava un barlume di curiosità.
    «Maestro, dopo molte riflessioni sono giunto ad una decisione, e spero che mi darai il tuo permesso. Ho intenzione di rinnovare la Scuola della Tartaruga. Credo che nel mondo ci siano ancora giovani in grado di appassionarsi alle arti marziali proprio come ci eravamo appassionati io e Goku. E sono convinto che abbiano bisogno di un maestro che li possa guidare non solo nel mondo della lotta, ma anche della vita e della giustizia, proprio come tu hai fatto con noi anni fa.» disse Crilin, accompagnando con un sorriso le sue sincere affermazioni.
    Per un attimo Muten rimase interdetto dalla commozione: quelle poche parole genuine lo avevano toccato davvero. Tuttavia, senza lasciar troppo trapelare la sua emozione, Muten incalzò: «È una decisione ammirevole ma di grande responsabilità, figliolo. Ti senti pronto a farlo?»

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