La sorte volle che anche Gohan e Videl quel giorno si fossero diretti nella stessa città scelta da Garrickle e soci per i loro bagordi. La grande Città dell’Est, come tutti i grandi centri urbani, era molto cambiata negli anni. Essa non era ormai altro che lo spettro di quella grande metropoli, misto di tradizione e tecnologia, che era stata fino a non troppi anni prima; il degrado era ovunque. Gohan e Videl vi giungevano per la pri-ma volta insieme dopo mesi e mesi di viaggio; nonostante sapesse volare, c’erano tanti posti al mondo che il Saiyan meticcio non aveva ancora visitato; la stessa cosa può dirsi a maggior ragione per la figlia di Satan. In quel lungo periodo avevano visto molte cose, visitato posti diversi, anche se talvolta simili fra loro, senza mai fermarsi nello stesso posto per più di qualche giorno.
Alcuni quartieri della periferia della città erano totalmente annichiliti, divorati da un’immensa fonte di energia; gli edifici di confine tra la zona distrutta e quella sopravvissuta ne erano usciti provati, quasi rosic-chiati dalle fiamme e colpiti dall’onda d’urto dell’esplosione.
«La città è distrutta a zone…» analizzò Videl, dopo aver dato un’occhiata sommaria, aggirandosi lentamente per le vie del centro. «…mai per intero, nel più puro stile dei due cyborg.»
«È vero: devastano solo qualche zona della città a casaccio, poi se ne vanno… Ma non per misericordia, solo per conservarsi qualcos’altro da distruggere più avanti.»
Voltando l’angolo, si imbatterono in una scena che aveva un retrogusto sconcertante. La gang composta da Garrickle e i suoi stava rapinando una vecchietta.
«Forza, vecchiaccia stolida!» la minacciava il bandito puntandole addosso la pistola. L’anziana, atterrita, tirò fuori il poco che aveva, cosicché Garrickle insoddisfatto ordinò all’amico smilzo: «Sergej, mettile le mani addosso e controlla se nelle tasche ha qualcosa!»
«Che palle…» mugugnò Sergej, mentre eseguiva la perquisizione. «Le vecchie di merda devo palparle sempre io… se fosse stata una bella maiala, invece…»
Videl, assistendo in disparte alla scena, fremeva dalla voglia di intervenire e pestare i tre malviventi, come ogni volta che assisteva in diretta ad una malefatta. «Ascoltami, Videl…» le sussurrò Gohan accostandosi al suo orecchio, dandole indicazioni sul da farsi. «Sono armati di pistole; inoltre, quell’energumeno che sta con loro ha anche un enorme bazooka. Aspettiamo che la lascino in pace, altrimenti la useranno come ostaggio; poi, una volta disarmati, non correrai alcun rischio a batterli.»
«Hai ragione. Ottimo, faremo così.» ribatté Videl, intenzionata ad attuare le istruzioni dell’amico. I tre mal-viventi abbandonarono la vecchia, delusi, visto che non ne avevamo ricavato un granché. A quel punto Gohan scattò in avanti in direzione dell’energumeno e, raggiuntolo, gli strappò dalle mani, senza difficoltà, la grossa arma: «… così eviterai di far male a qualcuno.»
«Chi diavolo è quel bastardello?» domandò Sergej.
«Che cazzo ne so! Tira fuori la pistola, e ammazzalo come un pidocchio!» intimò Garrickle al compare. En-trambi spararono alla testa, al torace, alle gambe di Gohan, che li fissava furibondo; le pallottole rimbalza-rono con un tintinnio metallico sulla pelle del ragazzo.
«Figlio di…!» esclamarono i due sbalorditi. Videl ne approfittò per schizzare in avanti; passando all’azione, colpì il ciccione con una ginocchiata al pancione, ma il nemico assorbì in modo ammirevole il colpo. Quindi Videl gli allungò dei pugni al viso, poi con un calcio alto al mento che lo sbatté a terra all’indietro. Poggiando piede a terra e voltandosi, Videl si accorse che gli altri due criminali avanzavano minacciosi verso di lei: «Due contro uno… ma bravi!»
«Anche tre contro uno…» soggiunse da dietro il ciccione, che si era rialzato. Evidentemente il colpo subìto non era stato abbastanza potente.
«Come se avessi paura di tre buoni a nulla come voi!» Di nuovo Videl scattò in avanti colpendo Sergej con un calcio allo sterno; il nemico strabuzzò gli occhi e finì a terra tramortito.
«Fuori uno!» esclamò trionfante Videl. «Ora restano solo due mezze calzette, nulla di più facile!» e con queste parole, si lanciò addosso al grassone.
Gohan, a pochi metri da loro, sorrideva: era sempre uno spasso vedere l’amica sfoderare la sua solita grinta.
«La tipetta ha carattere…» disse all’improvviso una voce maschile alle sue spalle. «È la tua fidanzatina, Son Gohan?»
Quella voce… A Gohan si gelò il sangue nelle vene! Si voltò di scatto, e trovò nientemeno che… «I cyborg!»
«Salve, carino… chi non muore si rivede, è proprio il caso di dirlo.» lo salutò 18, con un ghigno gentile. «Ti stai facendo un bel ragazzo, eh?»
Anche Videl e i suoi avversari rimasero paralizzati e impallidirono al trovarsi di fronte, a pochi metri, le due terribili creature.
«Merda, ragazzi! I cyborg! Lasciamo perdere ‘sta cretina e rompiamo le righe…!» gridò Garrickle. Sfortuna-tamente il compagno smilzo era svenuto, quindi il ciccione dovette caricarselo in braccio; i tre scapparono urtando scompostamente Videl, che dal canto suo sarebbe rimasta volentieri a guardare l’evolversi della situazione. Tuttavia Gohan le urlò: «Allontanati, Videl… vai a metterti al riparo!»
Videl ubbidì senza farselo ripetere due volte. 18 allungò il braccio in avanti, pronta a lanciare un colpo di energia alla volta della ragazza.
«Fermati, 18… non dobbiamo per forza uccidere tutti quelli che gli stanno intorno.»
«Hai ragione, 17… tutto questo distruggere mi sta imbarbarendo.» disse la donna cyborg accarezzandosi annoiata una ciocca di capelli. «Che strazio.» Gohan li fissava in silenzio; il suo sguardo era carico di rancore ed ostilità. Bastava che 17 e 18 scrutassero quei due occhi neri e profondi per capire come la loro vita sa-rebbe cessata immediatamente, senza esitazione, se lui avesse avuto una forza superiore alla loro. Bisognava inculcargli una bella lezioncina di umiltà. Per questo 17 gli tolse con decisione dalle mani il bazooka, che ancora era in suo possesso: «Lasciami vedere questo giocattolino…» Poggiò la pesante arma sulla spalla e, chiudendo un occhio, osservò attraverso il mirino, come a voler prendere la mira.
«Fermati, 17! Non farlo!» esclamò Gohan, notando che la bocca dell’arma era pericolosamente puntata in direzione dell’alto muro dietro il quale si era nascosta Videl per seguire in sicurezza lo scontro. Tuttavia l’espressione seria di 17 si mutò in un ghigno malvagio; senza dire altro, il cyborg premette il grilletto: il col-po partì in un’esplosiva coltre di fumo, ma Gohan riuscì con un calcio a spostare l’asse del bazooka verso l’alto, facendo perdere precisione al tiro. Il proiettile, descrivendo una curva irregolare, andò ad esplodere vicino al muro dietro cui si trovava Videl, che venne travolta dal crollo del muro stesso.
«NOOOOO!» urlò Gohan disperato, fuori di sé, trasformandosi in Super Saiyan. «Bastardo! Sei un maledetto bastardo!!»
«Che strano bazooka! Quegli imbecilli lo avevano truccato… ecco perché ha rilasciato quel grosso suppostone, facendo tutto ‘sto macello...» commentò in tutta tranquillità 17, ora che si era tolto il capriccio di lanciare un colpo con quell’arnese. «Tieni, 18… divertiti.» disse infine, lanciando l’apparecchio alla sorella.
«Truccare un bazooka come fosse un accendino… che roba.» soggiunse 18.
Gohan si lanciò all’attacco contro 17: era inutile esitare o tentare la via della fuga strategica perché, se non avesse iniziato lui, sarebbe stato 17 a raggiungerlo ed attaccarlo. Lo attaccò con un pugno al viso, poi proseguì affondandogli un pugno nel ventre. Combatteva alla sua massima potenza; ciononostante, 17 non mostrava il minimo segno di aver accusato il colpo. Al cyborg fu sufficiente dargli una manata sul petto per spingere il mezzo Saiyan all’indietro di diversi metri. Gohan venne respinto, ma riuscì a poggiare la punta del piede sull’asfalto e darsi un’ulteriore spinta indietro. Portò le mani incrociate sulla fronte e gridò con quanto fiato aveva in gola: «MASEEEENKOOOO!» Dalle mani fuoriuscì un potentissimo lampo demoniaco dorato, che investì totalmente 17; l’energia spirituale rilasciata fu tale da scuotere totalmente la zona circostante per un cerchio di svariati chilometri d’area. Polvere e sassi si innalzavano e contribuivano a generare uno scenario caotico ed indistinguibile, che 18 osservava coi capelli scompigliati dai movimenti dell’aria.