Succedeva sempre così: prima o poi, il discorso cadeva sempre sul defunto Vegeta, che era uno dei principali bersagli della curiosità del figlio. Il bambino avrebbe voluto saperne di più su quel padre misterioso che era scomparso poco tempo dopo avergli dato la vita, ma prima di vederlo crescere. Certo, sua madre non poteva raccontargli molto: in parte perché gli anni antecedenti all’approdo di Vegeta sulla Terra erano avvolti nel mistero, data la riservatezza del Principe nel parlarne; in parte perché, di quel poco che Bulma conosceva, buona parte erano notizie poco lusinghiere, quindi non adatte ad essere raccontate ad un bambino, per di più loro figlio: “Sai, tuo papà era un pericoloso assassino…” “Sai, molti popoli innocenti sono stati annientati ad opera di tuo padre…” C’era stato un passato in cui Vegeta non agiva in modo del tutto diverso da 17 e 18… e questo era meglio che Trunks non lo sapesse, per adesso. In compenso il legame tra madre e figlio era fortissimo, dato che raramente si separavano. Del resto Trunks passava poco tempo fuori casa, per cautela. Bulma, che amava ricordare di essere stata bravissima a scuola (in quanto ragazzina prodigio), gli faceva da maestra per le materie scolastiche; e il bambino era orgogliosissimo di sapere che anche suo padre aveva appreso l’alfabeto terrestre da sua madre… una cosa in più che li accomunava!
Bulma e Trunks arrivarono e trovarono un punto interessante pieno di rovine abbandonate da molto tempo; la madre estrasse da una capsula vari strumenti da lavoro, ed entrambi si misero all’opera. Lavorarono in tranquillità per qualche ora, finché, ad un certo punto, un rumore in lontananza attirò l’attenzione di Bulma.
«Aspetta, Trunks!» disse la donna con tono sospetto, sollevando di colpo lo sguardo ed inarcando un so-pracciglio, facendogli cenno di fermarsi per un attimo. «Rombi di motori! Arriva qualcuno! Chi sarà??» esclamò la donna, posando la pala che stava usando e imbracciando un vecchio fucile a trombone, pronta ad ogni evenienza. Il rumore si fece sempre più insistente e possente, finché alla vista si presentò un furgone malandato che si fermò a pochi metri da loro.
Ne uscì il terzetto di ladri affrontato in precedenza da Videl, capitanato da Garrickle. «Forza, signora, ci dia tutte le cose di valore che ha addosso… non si faccia pregare e sbrighiamola subito, questa faccenda.» inti-mò il capo puntandole la pistola contro con insistenza.
Bulma pensò bene di fare un po’ di scena, giusto per cacciarli senza che nessuno si facesse male: «Levate le tende, luridi bastardi…!» li minacciò, puntando loro addosso il fucile. «… e fate in fretta, altrimenti faccio un bel buco in fronte a tutti e tre!»
«Mamma! Non si dicono le parolacce!» la rimbeccò il figlio contrariato. Per tutta risposta, il fucile a trom-bone di Bulma pensò bene di sfasciarsi in pezzi fra le sue mani, che caddero per terra.
«Dannato rigattiere! Se lo becco, gli faccio risputare tutti i soldi che ha voluto per questo stupido ferrovec-chio…» imprecò la donna, sbattendo per terra gli ultimi componenti che le erano rimasti fra le mani.
«Veramente non è che l’hai pagato molto, mamma… sei stata un po’ tirchia…» ribatté Trunks, la voce dell’innocenza.
«Tu stai zitto!» sbraitò Bulma, innervosita dalla situazione, estraendo le due pistole dalle fondine che portava sui fianchi.
I tre si guardarono in faccia scioccati, poi scoppiarono a ridere. «Assurdo!» commento Sergej, con le lacrime agli occhi. «Di ‘sti tempi, pure le donnicciole vanno in giro armate fino ai denti!»
«Di’ la verità, femmina: cosa siete, tipo un duo comico?» li sfotté Garrickle.
Di punto in bianco, senza essere stato interpellato, il grassone del trio sospirò: «Ah, come vorrei poter sparare a questa donna col mio grosso bazooka…»
«Ci vedo del doppio senso, in ciò…» replicò Bulma perplessa, inarcando un sopracciglio.
«Adesso basta con le scemenze… Sergej, spara a questa vecchia gallinaccia.»
«Ehi! Vecchia gallinaccia lo dici a tua sorella!» protestò la donna a gran voce mostrando due file aguzze di denti da pescecane. Sergej, però, non si fece ripetere l’ordine due volte, e sparò. Trunks si mosse rapida-mente facendo scudo a sua madre col proprio corpo, e il proiettile gli si spiaccicò dritto in fronte, per poi ricadere inutilmente al suolo.
«Sergej, hai sparato a salve? Sei proprio un cretino!»
«Ma no!» si lagnò Sergej, guardando la propria pistola. «Questo arnese ha sparato bene… non so che cazzo sia successo!»
«Il mio bazooka…» si lamentò il ciccione, rigirando fra le mani la misera pistola che si era procurato adesso e rimpiangendo la sua vecchia arma.
«Lasciate fare a me, idioti!» annunciò allora Garrickle. «Ci penso io ad ammazzare ‘sta vecchia.»
«”‘Sta vecchia”?? Ma se sono ancora nel fiore della bellezza e della giovinezza!» replicò seccamente Bulma.
«Mia madre non vuole essere chiamata vecchia gallinaccia!!» urlò Trunks lanciandosi contro i tre; a nulla servirono le ulteriori pallottole di Garrickle e soci, che pure erano spietati e pronti a togliere di mezzo il bambino. Quest’ultimo li prese a schiaffoni e a pedate nel sedere: si vedeva proprio che quelle erano le mosse di un bimbetto inesperto, ma furono abbastanza efficaci. Dopo poche mazzate, i tre erano malconci e doloranti.
«Vedo che siete rimasti i soliti tre disonesti criminali» asserì una voce dall’alto. «Perché non provate a cambiare stile di vita?» Gohan atterrò sul posto, schierandosi al fianco di Bulma, pugni sui fianchi e sguardo deciso.