Garrickle lo riconobbe subito. «Ma tu sei il ragazzo che incontrammo qualche tempo fa quando eravamo ad Est! Quella cicatrice, dunque…» disse, notando lo sfregio rimasto sulla guancia di Gohan. «Non ci aspettavamo che riuscissi a fuggire… cavandotela con quel piccolo ricordino sulla faccia! È strano che non ti abbiano ucciso… sei davvero così forte? Questo spiegherebbe perché le pallottole ti rimbalzavano addos-so.»
«Dovremmo ringraziarlo, Garrickle… se non fosse stato per lui, non saremmo riusciti a lasciare la città col furgone, poco prima che venisse distrutta…» fece notare saggiamente Sergej.
«Ce la siamo cavati per un pelo.» accennò il ciccione col suo vocione.
«E invece di ringraziare la vostra buona stella, continuate a creare problemi agli innocenti…» proseguì Go-han seccato, mentre Bulma e Trunks seguivano quel dialogo con stupore. Poi il figlio di Goku si diresse tranquillamente verso i tre, strappò loro di mano le armi e le accartocciò come fossero fatte di carta stagnola. «Come osate aggredire due innocenti? Andatevene via subito e rigate dritto, altrimenti avrete di che pentirvene… intesi??»
«Ma veramente è stato quel marmocchietto ad aggredi-!» provò a spiegare Sergej.
«SILENZIO!» tuonò Gohan. «Non costringetemi a ripetere quello che vi ho detto! Non amo uccidere i mal-vagi! Non disturbate più nessuno e, se potete, cercate di aiutare chi è in difficoltà, in questo mondo di di-sgrazia!»
«Sissignore! Subito! Obbediamo!» Così i tre furfanti montarono sul furgone in fretta e furia, e sparirono dalla scena.
«Sei consapevole che non ti obbediranno, vero?» domandò Bulma, scettica.
«Lo so… non dovrei essere così idealista e sognatore. Però mia madre dice sempre che se vuoi che un se-me germogli, devi prima piantarlo… anche se non puoi mai sapere se realmente metterà radici. Altrimenti è pure inutile sperare che nasca qualcosa… Insomma, io ci provo.»
«Bella entrata in scena, comunque. Avevi tutta l’aria di tuo padre...» osservò Bulma sorridendo.
«… e io che volevo fare un misto tra mio padre e Piccolo! Anche lui ne faceva, di belle entrate in scena!» scherzò il figlio di Goku. Poi rivolse l’attenzione verso il bambino, che continuava a capire ben poco di ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi. «Tu sei Trunks, vero? Sei cresciuto un sacco dall’ultima volta che ti ho visto, ma tu non puoi ricordarti di me.» spiegò Gohan al piccolo che lo guardava dubbioso, perché per l’appunto non ricordava di averlo visto altre volte in vita sua. Il ragazzo porse la mano destra al bambino, che gliela strinse; in quel gesto gentile, il figlio di Vegeta poté percepire istintivamente che Gohan aveva una specie di indefinibile calore interiore, qualcosa di diverso da tutte le altre persone che aveva conosciuto.
«Cosa fate da queste parti?» domandò poi il mezzosangue più grande a Bulma.
«In questi ultimi giorni mi sono decisa a venire a recuperare qualcosa in giro per la città…»
«Qualcosa cosa, se posso saperlo?»
«Oggetti utili da riciclare… sai com’è, non è facile di questi tempi. Cose che obiettivamente non valgono più nulla, ma che non si sa mai…» spiegò Bulma, appoggiandosi alla pala che aveva ripreso in mano.
«Posso capirti bene… guarda come vado in giro vestito.» disse Gohan, indicando gli indumenti che indossava, ovvero la tuta da combattimento di Goku. «Mi vesto di ricordi, e ne vado orgoglioso!»
Bulma ridacchiò, poi rivolse un invito all’adolescente. «Facciamo così: aiutaci a spostare un po’ di macerie e a recuperare un po’ di roba… in premio ti offro un prestigioso invito a cena al ristorante “Da Bulma” e una serata-nostalgia! Ti va?» domandò la donna.
«Ma certo! Come potrei rifiutare? Al lavoro!» rispose entusiasta il figlio di Goku.

Più tardi tornarono nella casa-rifugio, dove Bulma si diede da fare per riempire gli stomaci dei due giovani mezzi Saiyan; Gohan ebbe modo di fare conoscenza col piccolo Trunks, apprendendo i suoi interessi, i suoi passatempi e ciò che connotava la sua giovane vita. Alla fine della cena, Bulma tirò fuori dal ripostiglio uno scatolone ed iniziò: «Voglio mostrarti qualche foto dei tempi che furono. Mi ricordano quello che siamo stati, in un’epoca più serena… Guarda queste qua, per esempio.»
Volle mostrare al figlio di Goku svariate foto del loro caro vecchio gruppo di amici, finché lo sguardo di Go-han non si posò sulla più recente: «Ah! Ma questi sono i nostri amici! Crilin, Tenshinhan… ma da dove salta fuori, questa foto?»
«Risale all’ultimo torneo di arti marziali… ricordi?» spiegò Bulma.
«Eh… come dimenticarlo…» sospirò Gohan. Quel giorno era stato l’inizio della fine, e Gohan ricordava distintamente gli eventi avvenuti in quella data anche se lui, a quel Tenkaichi, non aveva preso parte.
Bulma raccontò l’episodio del fotografo Kodak, che aveva voluto sviluppare per loro un pacchetto di foto extralusso ad un prezzo esorbitante, che Bulma si era offerta di pagare per tutti. «Quella è stata l’ultima serata che abbiamo trascorso assieme…»
«C’ero pure io!» sottolineò Trunks allungando la testa vicino a Gohan ed indicando sé stesso in versione neonato.
«Lo vedo… ci sono anche i vari allievi delle due Scuola che hanno partecipato al torneo. Qua ci sono quelle due mezze matte addestrate da Yamcha e Crilin, e questi sono i due allievi di Tenshinhan e Jiaozi… dei ragazzi davvero in gamba, per essere dei comuni esseri umani.» disse Gohan, che aveva un ricordo alquanto nitido delle gare.
«Questo è il nostro Crilin.» Bulma raccontò a Trunks per sommi capi di come nella botte piccola vi fosse il vino buono; ricordò anche come uno dei chiodi fissi del pelato fosse quello di trovare una compagna di vita – obiettivo che alla fine aveva raggiunto: «Ma che sfortuna! Ha avuto appena il tempo di godersi la sua vita da sposino, prima che accadesse quello che è accaduto… che destino crudele.» E pensare che la povera Soya era pure incinta, di un figlio che non ebbe mai la possibilità di nascere… destino due volte crudele, spietato.
Poi lo sguardo di Gohan si appuntò sull’immagine di Yamcha. «Yamcha… povero Yamcha… ho impresso nella mente il ricordo delle sue ultime parole, quel giorno… è morto sotto i miei occhi…»
«Il dongiovanni.» puntualizzò Trunks.
«C-cosa?» balbettò incredulo Gohan al sentir parlare in questi termini del guerriero con le cicatrici.
«Mamma mi ha detto che quel signore era un dongiovanni, anche se non mi ha voluto spiegare cosa vuol dire. Ha detto anche che non dovrò mai diventare così.» aggiunse con candore fanciullesco. Poi indicò altri due personaggi della foto. «Ah, e questi sono altri due signori da cui non devo prendere esempio: il maestro Muten e Olong… due per-pever… ehm, come si dice, mamma?»
«“Pervertiti”» rispose Bulma.
«Ma cosa significa?» romando ancora il bambino.
«Sei ancora piccolo per saperlo: te lo spiegherò quando sarai più grande!»
Trunks si imbronciò: «Mamma, ma come faccio a non essere come loro, se non mi dici cosa vuol dire pervertiti?» chiese, con la logica ferrea dei bambini.
Gohan scoppiò a ridere: «Trunks è molto intelligente! Si vede che ha preso da te!» si complimentò con l’amica, mentre Trunks fissava la mamma imbronciato, a braccia conserte. “E nei suoi atteggiamenti ci vedo anche un po’ di Vegeta…” Poi si mise a ridacchiare. «Bel modo di presentare le persone, comunque! Poveretti!»