Alcune ore dopo il litigio Mashiro aveva preso la decisione di recarsi a casa di Takagi per scusarsi. La smania di avere l'ultima parola nella discussione si era dissolta non appena aveva visto l'amico varcare la porta dello studio. La paura di non vederlo più tornare per colpa di alcune parole dettate esclusivamente dall'ansia e dal caldo aveva immediatamente spento il vermiglio fuoco della rabbia con la gelida acqua del senso di colpa.
"Devo scusarmi prima che sia troppo tardi! Dopo tutto quello che abbiamo passato assieme...io e Shujin non possiamo rovinare la nostra amicizia per colpa di un litigio così stupido!"
Erano questi i pensieri che affollavano la mente del giovane mangaka mentre pedalava con tutte le sue forze diretto verso la casa di quello che temeva essere diventato un ex amico.
Andava così di fretta che corse pure il rischio di venir investito da una macchina, ma sul momento non se ne curò più di tanto.
Senza avere a che fare con ulteriori potenziali incidenti Mashiro riuscì ad arrivare illeso alla dimora di Takagi. Entrò nell'abitazione senza nemmeno prendersi la briga di bussare ed iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva nei polmoni: "Shujin, ti chiedo scusa! Non pensavo veramente tutto quello che ho detto!"
La sua voce echeggiò forte e chiara per tutta la casa, rendendo praticamente impossibile a chiunque fosse presente al suo interno non sentirla. Il giovane rimase in attesa per più di un minuto (anche se per lui sembrava essere trascorsa un'eternità
, ma alle sue orecchie non giunse alcuna risposta.
"Possibile che non ci sia in casa nessuno? Eppure la porta era aperta..."
Provò ad urlare di nuovo le sue scuse, ma anche stavolta sembrava non esserci nessuno disposto ad accettarle.
"Non c'è veramente nessuno..."
Non appena tale pensiero attraversò la mente del mangaka le sue orecchie captarono un suono molto debole che fino a quel momento gli era sfuggito.
"Non ne sono del tutto sicuro...Ma sembra quasi il ticchettio prodotto dai tasti un computer quando vengono premuti."
Affidandosi al suo udito Mashiro capì che il rumore proveniva dalla camera da letto di Takagi. Provò a bussare alla porta, ma non rispose nessuno.
"Eppure continuo a sentire quel rumore..."
"Shujin lo so che sei lì dentro! Ti prego...smettila di ignorarmi. So bene di averti offeso e non sai quanto mi dispiace...Voglio solo un'opportunità per scusarmi con te come si deve! Se poi non vorrai comunque tornare a lavorare con me me ne farò una ragione, ma voglio che tu sappia che tutto quello che ti ho detto non corrisponde assolutamente alla verità."
Ancora una volta non rispose nessuno a quella disperata richiesta di perdono. Tuttavia Mashiro era convinto di aver udito un lieve cambio di ritmo nella pressione dei tasti, quasi come se la persona intenta a scrivere avesse avuto un attimo di esitazione. Ora però il ritmo era tornato ad essere regolare.
In preda allo sconforto Mashiro si inginocchiò di fronte alla porta, mentre calde lacrime iniziavano a scendere lungo le sue guancie.
"Ha deciso di non perdonarmi...Ormai è evidente...."
Il ragazzo rimase immobile in quella posizione per alcuni interminabili minuti, fino a quando non si accorse che le dita di Takagi, o di chiunque fosse presente oltre quella porta, avevano smesso di danzare sulla tastiera. Ora l'unico rumore che giungeva alle sue orecchie era quello che nel corso degli anni aveva imparato ad associare ad una stampante in funzione.
Quando l'accessorio ebbe finito di stampare un innaturale silenzio scese sulla casa, interrotto dopo alcuni momenti da un rumore di passi in avvicinamento. Mashiro realizzò che chi era all'interno della camera da letto stava per uscire e cercò di rimettersi in piedi prima che ciò avvenisse, ma le gambe non sembravano intenzionate a rispondere ai suoi ordini.
Così quando la porta si aprì il giovane si ritrovò a fissare Takagi dal basso verso l'alto. Notò che nella mano destra stringeva un buon numero di fogli, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi di che cosa potesse trattarsi che l'amico lo invitò a prenderli.
Dopo un attimo di esitazione Mashiro li prese in mano.
"Ma questo è....!"